TITOLO: Un amore che trascende il tempo
FANDOM: Arashi
GENERE: Au, Fantasy, Sentimentale
PAIRING: Sakumoto (avevate dubbi? XD) Ohmiya, Tomapi
RATING: PG-15
Capitolo 15:
Credere nei miracoli
Jun si voltò di scatto verso Mai guardandola come se fosse pazza.
“Lui...no...non può essere Sho...”
“Conoscevi mio fratello?”
“Io...”
Che poteva dirle?
Quello sdraiato nel letto, intubato, sembrava terribilmente Sho, lo Sho che aveva conosciuto e amato sotto forma di fantasma...ma quello... era il suo Sho?
In tanti gli avevano detto che assomigliava moltissimo a suo nonno materno, Koichi, forse anche quel ragazzo, per quando assomigliasse al suo Sho, non era lui.
“Matsumoto-kun...” lo chiamò Mai vedendolo strano, appoggiando la mano sulla sua spalla “Eravate uniti?”
Era tutto assurdo. Non riusciva a ragionare, sentiva la testa pulsargli e un senso di oppressione nel petto.
Scappò via, correndo talmente veloce che Mai non ebbe nemmeno il tempo di provare a fermarlo.
Jun si fermò soltanto quando arrivò alla propria auto, ormai senza fiato.
Che stava facendo?
Tremava come una foglia.
Si sedette nella macchina senza la più pallida idea di cosa fare. Si fece un pianto liberatorio ma la tempesta di emozioni contrastanti che aveva dentro non accennava a placarsi.
Tutto quello che era appena successo era assurdo e senza senso.
Ancora scosso, mise in moto e solo la fortuna lo aiutò a tornare a casa sano e salvo talmente era fuori di sé.
Appena entrato in casa decise che doveva parlare con qualcuno o sarebbe impazzito davvero.
Prese il telefono e chiamò Satoshi.
Al sesto squillo, quando ormai stava per darsi per vinto lasciarsi prendere dall'isteria, rispose.
<< Pronto?” >> rispose Satoshi con voce affannata.
“Satoshi sono Jun”
<< Jun ehi che succede?>>
“Non so cosa fare davvero... sto impazzendo!”
<< Ora calmati un attimo e raccontami tutto>>
<< Mmmm Toshi...>> sentì anche.
Jun capì che Satoshi era impegnato con Nino, in cosa non lo voleva sapere.
“Ti sto disturbando...”
<< Se mi hai chiamato vuol dire che sei davvero disperato o non lo avresti mai fatto>>
Preso un profondo respiro, Jun iniziò a raccontare a Satoshi e a Nino che commentava con affermazioni piccate ogni cosa che Jun diceva.
<< Ma... tu sei sicuro Jun? Sei sicuro al 100% che quello sia Sho?>>
“Era lui...credo...”
<< Sei a casa dei tuoi?>> chiese l'avvocato.
“Si..”
<< Restaci e mandami una mail con l'indirizzo ok?>>
Satoshi chiuse la telefonata.
Con le mani tremanti, Jun, scrisse all'amico per poi lasciarsi andare sul letto, fissando il soffitto.
Le emozioni che turbinavano dentro di lui erano tante.
Sgomento, paura, speranza...
Avevano lo stesso nome ed erano identici.
Forse non doveva scappare dall'ospedale ma in quel momento non sapeva davvero che altro fare.
Lo stomaco glì brontolò prepotentemente ricordandogli che non aveva ancora pranzato.
Si diresse in cucina, pronto a mettersi ai fornelli quando vide un post-it sul microonde.
“Tesoro devi solo riscaldare. Buon pranzo e mangia che stai deperito. Un bacio la mamma.
P.S. Tvb Va di moda vero? Hai una mamma giovanile! ;)
“Pure lo smile...” sorrise Jun deciso a conservare il bigliettino.
La madre era straordinaria. Sapeva sempre di cosa avesse bisogno suo figlio, anche per quanto riguardava il cibo, infatti gli aveva preparato dei deliziosi gyoza di cui andava ghiotto.
Li scaldò e se li gustò pensando a quanto avrebbe voluto farli assaggiare a Sho, che gli aveva raccontato quanto amasse il cibo da vivo.
L'immagine del ragazzo in ospedale era sempre davanti ai suoi occhi.
Tutto intubato e attaccato ai macchinari. Era in coma e la sua famiglia lo accudiva con amore.
Finito di mangiare, provò a guardare un po' di televisione ma saltava da un canale all'altro senza interessarsi a nulla. Anche leggere un vecchio manga non lo fece distrarre.
A casa, ad Hakone, la vista dell'adorato laghetto lo avrebbe fatto rilassare.
Verso sera, suonarono alla porta.
“Ciao Jun” lo salutò Satoshi quando Jun aprì, dietro l'immancabile Nino. Li fece accomodare in salotto.
“Meno male che siete arrivati! Sto per impazzire!”
“Ah perché non lo eri già abbastanza?” commentò Nino ricevendo una sculacciata dal proprio ragazzo “Toooshi!”
“Zitto bello” rise “Non ascoltare Kazu. In macchina era preoccupatissimo...”
Il compagno arrossì e si voltò per non farsi vedere da Jun.
“Ho davvero bisogno del vostro aiuto...” ammise Jun mentre si sedevano.
“Sei sicuro che fosse Sho?”
“Dovreste vederlo! E' identico!”
“Beh vederlo... non lo abbiamo mai visto il tuo Casper...” precisò Nino mentre Jun, che aveva giocato d'anticipo, tirò fuori la vecchia foto di Sho in divisa e la mostrò loro “Alla moda proprio...”
“Maledizione Nino!” sbottò Jun “Stai zitto!”
“Ooook...è il primo giorno di mestruo” concluse l'altro.
“Io ti ammazzo!”
“Ora calmatevi, tutti e due” intervenne Satoshi in tono pacato, scrutando la foto “E' la foto che la madre di Sho diede a Ririko-san giusto?”
“Si” confermò Jun “Il ragazzo che ho visto in ospedale è identico”
“Mi spieghi come sei arrivato a lui?”
“Ho seguito la sorella minore... Mai...”
“Jun...” lo rimproverò Satoshi “Potrebbe denunciarti”
“Non ho fatto nella di male...”
“Nulla di male? Jun hai pedinato una ragazza come un maniaco...”
“Non avevo intenzioni losche e poi le ho anche parlato”
“Peggio ancora...” sospirò l'avvocato “Perché lo hai fatto?”
“I suoi pronipoti sono una parte di Sho. Hanno lo stesso cognome... si chiama come lui quel ragazzo! Vorrà pur dire qualcosa!”
“Che in quella famiglia non hanno molta fantasia per i nomi?” provò a dire Nino e Jun gli si scagliò addosso per riempirlo di botte.
“Basta” li divise Satoshi senza troppa fatica “Non è il momento di fare rissa”
“Che rissa! E' lui che mi è saltato addosso come una furia! Per menarmi! Sono la vittima qui!”
“Se tu la smettessi di provocarlo, forse Jun non vorrebbe scorticarti ogni volta” affermò Satoshi “E tu cerca di trattenerti Jun, appena si parla di Sho dai in escandescenza. Siamo qui per cercare di aiutarti, se Kazu esagera, lo redarguisco io, tu ignoralo”
Jun annuì anche se la voglia di dare una lezione a quel microbo era forte, le mani gli prudevano.
“Lo so che può sembrare assurdo ma è davvero uguale a Sho...”
“Può anche essere la sua copia identica ma Jun... è un'altra persona. Ha vissuto un'altra vita, non ti conosce, non sa nulla di te...” tentò di farlo ragionare l'avvocato.
“Sapere di quel ragazzo ha riacceso le speranze in me...”
“Jun...” sospirò Satoshi quando Nino gli mise una mano sulla spalla.
“Ora ti dico che penso io. Ti stai attaccando a questa situazione paradossale per restare ancorato a un amore folle. Quel ragazzo non è Sho. Si chiama solo allo stesso modo ed ha lo stesso aspetto.
E' pure in coma! Può morire da un momento all'altro! Vuoi legarti davvero a un altro potenziale fantasma? Possibile che non riesci a interessarti a gente viva? Hai gusti macabri! Non dovresti lavorare in un asilo ma in un'agenzia di pompe funebri...”
“Sei un idiota!” lo insultò Jun.
“Smettetela sembrate due bambini...” li ammonì Satoshi “Che intendi fare Jun?”
“Al momento...ho le idee molto confuse”
“Sai com'è avvenuto l'incidente di questo ragazzo?” Jun scosse la testa “Proviamo a cercare informazioni. Prendi il computer”
Jun gli portò il suo portatile e si misero all'opera.
Cercò in rete degli ultimi incidenti a Tokyo ma ne ce n'erano troppi.
“Prova a cercare direttamente incidenti su Sakurai Sho”
Facendo questa ricerca, trovarono svariati articoli in cui si parlava del figlio del presidente delle industrie Sakurai, coinvolto in un tragico incidente automobilistico all'incirca tre mesi prima.
“Aspetta un attimo” Jun fermò Satoshi che stava leggendo i particolari dell'accaduto “C'è scritta la data esatta dell'incidente?”
“Qui c'è scritto... 5 Giugno”
“E' il giorno in cui Sho mi ha lasciato”
“Coincidenza” lo liquidò subito Nino.
“Non è una coincidenza! E' destino! E' Sho!”
“Si perché si chiama così!”
“Satoshi tu mi credi vero?” chiese Jun esasperato ignorando Nino.
“Non credo sia lo stesso Sho...” ammise Satoshi per poi affrettarsi ad aggiungere “Però è anche vero che ci sono molte coincidenze che combaciano...”
“Hai sentito Nino?”
“Sono tutte cazzate”
“Se non ti interessa puoi anche tornartene ad Hakone brutto idiota!”
“Senti un po' se sei matto e visionario non è colpa mia! Ti siamo venuti dietro per mesi per questa storia ma ora stai esagerando!ti sei immaginato tutto! Non c'è mai stato nessun fantasma se fuori come un cocomero! Te l'ho già detto! Sei un bel ragazzo! Puoi avere chi vuoi! Smettila di ossessionarti con cazzate inutili!”
Jun, le lacrime che gli rigavano il viso per la rabbia, prese le chiavi della macchina ed uscì di casa sentendo solo l'inizio della discussione tra i due ragazzi.
Dicevano di volerlo aiutare ma l'unica cosa che in realtà facevano era sputare sentenze sul suo amore per Sho, Nino soprattutto.
Jun non voleva arrendersi, anche se piccolissima, si sarebbe attaccato alla speranza che quello nel letto era il suo Sho.
Guidò fino all'ospedale.
Qualcosa doveva pur farla.
Salì al reparto di terapia intensiva e si fermò davanti al vetro che lo divideva da quel ragazzo immobile.
“Voglio parlarti Sho...” disse appoggiando la fronte sulla fredda superficie.
“Sei un amico di Sho?” si sentì chiedere da una voce maschile.
Jun si voltò e riconobbe il presidente delle industri Sakurai, Shun, il padre di Sho. Vestito in jeans e felpa dava un'immagine meno austera di quello che si percepiva dalla foto del sito internet.
“S...sì...” balbettò Jun.
“Sei venuto anche prima quando c'era mia figlia...”
“Si” ammise Jun. Che bella figura che ho fatto prima.
“Mai mi ha detto che sei scappato...” A volte vorrei scappare anch'io...”
Jun lo guardò sbalordito.
“Scappare?”
“Non intendo per abbandonare mio figlio. Ma a volte non sai quanto vorrei che questo fosse solo un brutto incubo e al mio risveglio sarei nella mia casa, con la mia famiglia riunita... Sho starebbe bene e non sarebbe costretto in quel maledettissimo letto...” mentre diceva ciò, l'uomo si era avvicinato a Jun e guardava il figlio.
“La posso capire...”
“Come ti chiami?”
“Matsumoto Jun...”
“Non ho mai sentito parlare di te da mio figlio”
Jun rimase in silenzio per un po' prima di rispondergli.
“Mi sembra di conoscerlo da tutta la vita...”
“Sei di Tokyo, Jun-kun?” chiese Sakurai-san guardandolo.
“Sono nato e vissuto qui fino a qualche mese fa quando mi sono trasferito a vivere ad Hakone...”
“Hakone? Io sono nato lì!”
“Lo so...” Sakurai-san sbattè le palpebre “Non sono uno stalker. Sono il figlio di Ichinose Yuriko...”
“Il figlio di Yuriko-san?!” Sakurai-san abbandonò ogni tipo di formalità e abbracciò stretto il ragazzo come se fosse suo figlio “Cavoli eravamo tutti innamorati della senpai Yuriko! Era la più bella di tutte!”
“La ringrazio per le belle parole ma lei... è sposato”
“Ho solo detto la verità! Poi ho conosciuto mia moglie e ho avuto occhi solo per lei!” sorrise “Quindi Yuriko-san si è sposata ed ha avuto un figlio”
“Due. Io sono il secondogenito. Ho una sorella maggiore di nome Minako. Loro si assomigliano molto”
“Allora dev'essere bellissima anche lei. Tu hai preso da tuo padre?”
“Forse il carattere ma di aspetto tutti mi dicono che assomiglio molto a mio nonno materno Koichi.”
“Ora che ti guardo bene... hai gli stessi occhi. Ichinose-san era una persona fantastica. Mi ricordo che una volta ero molto triste dopo un litigio con mio padre per un brutto voto a scuola e tuo nonno è stato così gentile con me da tirarmi su di morale e offrirmi un'enorme confezione di takoyaki. Ancora mi ricordo quanto era gonfia la mia pancia!” sorrise Sakurai-san.
“Mio nonno era un grande....” confermò Jun “Tutti parlano molto bene di lui e mi sembra di averlo conosciuto anche io”
“Non lo hai conosciuto?”
“Avevo all'incirca un anno quando è morto...”
“Anche tua nonna, Tachibana-san era una donna fantastica”
“Però non l'ho vista al funerale di nonna Ririko...”
“Tanaka Ririko... la fata addolorata...”
“Come?”
“Non voglio offendere nessuno la memoria di nessuno sia chiaro” si giustificò Sakurai-san “Solo che mi ricordo tutte le volte che si menzionava della triste vicenda della sua giovinezza che l'associava a mio zio morto in guerra. Purtroppo anche a molte altre donne è successa una disgrazia simile...” Jun annuì “Spero di non averti offeso Jun-kun”
“Stia tranquillo” sorrise Jun “Senta Sakurai-san...so di non essere un parente ma... potrei andare da Sho?”
“Ma certo che puoi”
Jun lo ringraziò infinitamente poi andò a mettersi camice e mascherina, necessarie per poter accedere alla stanza dove si trovava Sho. L'odore di disinfettante era forte.
Sakurai-san, appena vide che Jun era entrato, si allontanò dal vetro per lasciarli da soli.
Jun avvicinò la sedia al letto, sedendosi e guardando il ragazzo.
Gli prese la mano poté vedere d'appresso il suo volto, un po' scarno e con un lievissimo accenno di barba.
Era uguale a Sho ma a differenza del fantasma questo era più caldo.
Non doveva concentrarsi per poterlo toccare, non doveva avvisarlo su quello che voleva fare.
Era Sho... era identico.
“Amore mio... sono qui” disse a bassa voce baciandogli la mano.
Restò a lungo al capezzale di Sho, stringendo la sua mano e parlandogli.
Quando, un paio d'ore più tardi, uscì dalla stanza, trovò appisolato in corridoio, Sakurai-san. Lo scosse leggermente.
“Jun-kun...”
“Mi scusi... non mi sono accorto del tempo che volava...”
“Non ti preoccupare. Sentire il calore delle persone intorno a lui potrebbe salvarlo”
“Posso tornare ancora?” chiese Jun.
“Tutte le volte che vuoi”
E Jun tornò davvero, tutti i giorni, stando ogni volta sempre un po' di più.
Era diventato amico di infermieri e medici che lo salutavano e lo avevano soprannominato l'angelo di Sho.
Parlava al ragazzo in coma di tutto quello che succedeva intorno a lui e ricordava i bei momenti passati con Sho fantasma.
A volte si metteva a piangere, non riuscendo a trattenere l'amarezza per non poter sentire la sua voce.
Sho non reagiva a niente e a nessuno.
La notte, quando Jun tornava a casa per riposare, si arrovellava il cervello.
Pregava con tutte le forze che Sho si risvegliasse dal coma ma, allo stesso tempo, temeva che avesse ragione Nino.
E se quel ragazzo non fosse il suo Sho?
Jun aveva paura di questa ipotesi e cercava di pensarci il meno possibile.
L'ultimo giorno di vacanza, Satoshi gli telefonò.
Dopo la litigata avuta a casa dei genitori di Jun, i due avvocati erano tornati ad Hakone per sistemare le ultime cose al Kodomo no Ririko.
Dovevano riaprire la scuola, quindi l'avvocato aveva richiamato all'ordine Jun: il lavoro ricominciava ed era il momento di tornare alla realtà.
Aveva chiuso un occhio per le vacanze estive ma ora non era disposto a concedergli altro tempo. Jun doveva tornare ad Hakone per riprendere a lavorare.
“Amore mio...” disse Jun entrando nella stanza di Sho. L'odore di disinfettante ormai non lo sentiva neanche più, tanto si era abituato. Prese posto sulla sedia “Non posso più venire qui da te...”
Eppure voleva restare al suo fianco.
Gli sembrava di perderlo una seconda volta.
“Mi mancherai...” Le lacrime gli solcarono il viso e scivolarono sulla mano di Sho “Lo sai che ti amo? Ti amo tantissimo.”
Non voleva lasciarlo.
Si sollevò e per la prima volta fece una cosa che non aveva fatto in tutti quei giorni: Baciò Sho sulle labbra. Un lungo bacio.
Le dita del ragazzo si strinsero intorno a quelle di Jun.
Jun si staccò guardando il volto del ragazzo sdraiato nel lettino. Le dita si muovevano e le palpebre.
“Sho?” lo chiamò Jun mentre quello aprì completamente gli occhi.
“Do...dove sono?” emise con un filo di voce.
“Oddio sei sveglio!” esclamò Jun commosso andando a chiamare qualcuno.
In poco tempo la stanza si affollò di medici e infermieri.
Arrivò anche la famiglia di Sho al completo mentre il ragazzo veniva sottoposto a tutti i controlli.
Sho era vino!
L'emozione di Jun era grandissima.
Dopo almeno tre ore, il medico incaricato del caso di Sho, andò a cercare i Sakurai.
“Abbiamo fatto tutti i test preliminari e sono nella norma. Al momento è molto confuso e frastornato ma sta bene. Lo terremo ancora un po' in osservazione in caso succedesse qualcosa”
“Grazie sensei... lo possiamo vedere?”
“Si ma non affaticatelo troppo...”
Sakurai-san, la moglie e la figlia andarono da Sho mentre Jun rimase in disparte.
Temeva il momento in cui sarebbe stato di fronte a Sho.
Pochi minuti dopo Mai lo raggiunse.
“Jun perché non vieni?”
“Non vorrei disturbare ora...”
“Credo che se si è svegliato sia merito tuo. Non si era svegliato e non aveva mostrato segni di miglioramento fino al giorno in cui non sei apparso!”
“Davvero?”
“Si. Ce lo ha detto papà solo ora. Non voleva darci false speranze ma è tutto grazie a te. Forza vieni!” lo incitò Mai.
Titubante, Jun la seguì.
La madre di Sho era in lacrime per la gioia di riavere suo figlio e non smetteva di singhiozzare.
“Eccolo qui il tuo angelo custode” disse Sakurai-san.
Sho, ora seduto con la schiena appoggiata ai cuscini, di voltò verso l'ultimo entrato.
Il cuore di Jun iniziò a martellargli forte nel petto.
Il momento della verità era giunto.
“Vi lasciamo soli” aggiunse Sakurai-san tirando con sé moglie e figlia.
Jun aveva un groppo in gola che non gli permetteva di parlare.
“Siediti” anche la voce era la stessa di Sho.
Automaticamente Jun si sedette. Non riusciva a decifrare lo sguardo di Sho.
“Jun...” sentire il suo nome pronunciato dalla voce dolce e sensuale di Sho gli provocò un brivido lungo la schiena “vero?”
Quell'ultima parola fece smettere di battere il cuore di Jun per un attimo.
“Eh?”
“Ti chiami Jun vero?”
“Si...”
“Scusa ma... non ricordo quasi nulla...”
“Proprio niente?”
“Se provo a ricordare mi fa male la testa... fatico anche a riconoscere i miei genitori...”
A Jun si strinse il cuore e uscì di corsa dalla stanza per cercare il medico che, proprio in quel momento, stava parlando con i genitori di Sho.
“Solitamente succede dopo lunga inattività cerebrale che il paziente si senta confuso, spiazzato e abbia problemi con la propria memoria”
“Ma la riacquisterà....vero sensei?” chiese la madre preoccupata “Ha faticato a riconoscerci...”
“Con l'aiuto dei suoi cari si”
L'ultima speranza di Jun svanì. Se aveva avuto difficoltà a riconoscere i suoi genitori... non era il suo Sho... di lui non si sarebbe mai ricordato perché non lo aveva mai conosciuto.
Si allontanò da loro, andando alla propria macchina senza mai voltarsi.
Aveva perso Sho quel giorno sulle rive del lago Ashi.
Era stato al fianco di un ragazzo identico al suo Sho ma il suo amato, era svanito per sempre.
Ora doveva andare avanti, a qualunque costo.
Aveva creduto in un miracolo che però non si era avverato.
Ripartì la sera stessa per Hakone.
Tre mesi dopo....
Jun si era dedicato moltissimo al lavoro.
Non aveva avuto cedimenti, non si era rinchiuso in casa ad autodistruggersi ma anzi si sforzava il più possibile di uscire.
Si era fatto molti nuovi amici ma usciva più spesso e più volentieri con i vecchi.
Ogni tanto faceva da baby sitter a Tomoo quando la sorella e Masaki uscivano per un appuntamento romantico.
Qualche volta aveva anche acconsentito ad uscire da solo con Hiroki, il quale aveva perso ogni mira su di lui.
Ci provava a non pensare più al ragazzo di Tokyo.
A volte sognava di incontrare Sho nei suoi sogni e al mattino, quando si svegliava, gli restava una profonda malinconia.
Una domenica di dicembre, si concesse una lunga passeggiata tra i boschi del monte Hakone.
Vagando nella natura senza una vera meta, si ritrovò nella radura in cui Sho gli aveva detto addio.
Si sedette, non troppo vicino alla riva, osservando il lago.
Quel posto rievocava ricordi al tempo stesso gioiosi e tristi.
Si perse a guardare il torii immerso nell'acqua.
“Jun...”
“Sono proprio pazzo... ora mi immagino anche la sua voce”
“Amore mio...”
Si voltò, vedendo Sho emergere tra gli alberi. Scattò in piedi.
Un taglio di capelli moderni, vestiti moderni, anche se sul cappotto che indossava, Jun avrebeb avuto qualcosa da ridire.
“Ti ho trovato”
“Sei... è un sogno”
“Tu sei un sogno... il mio sogno”
“Sei... davvero tu?”
“In carne ed ossa” sorrise Sho con la sua espressione buffa “In 3D.... ma tu... hai visto un fantasma Jun?”
“Io...” Jun pensava di star sognando, a breve si sarebbe svegliato e sarebbe stato di nuovo solo “Non è possibile...”
Sho gli si avvicinò e gli posò una mano sul viso.
Era calda e morbida. Di riflesso appoggiò la propria mano su quella di Sho.
“Ti posso toccare...”
“Ci rivediamo dopo tanto tempo e tu pensi subito a quello?” Jun gli diede un colpo sul braccio “Ahi! Fa male!” si lamentò Sho “Devo ricordarmelo che ora me le prenderò spesso e sentirò ogni colpo”
“Pensavo di averti perso...ancora non ci credo che sei di nuovo qui con me...”
“Anch'io ormai ero rassegnato...” ammise Sho “Ma è successo u miracolo. Quando ti ho detto addio pensavo di ritrovarmi nella luce, nei campi elisi... insomma in quello che può esserci nell'aldilà!invece mi sono ritrovato nel bui più totale. Dopo tanto tempo sentivo in tutto il corpo. In lontananza udivo delle voci ma non capivo di chi fossero. Ero stanco, tanto stanco.
Ad un certo punto ho rivissuto nella mia mente tutta la mia vita e poi una vita più lunga che non era la mia ma del mio pronipote cioè io”
Jun non riusciva a capire.
“Quindi tu sei...”
“Io sono Sakurai Sho” sorrise “La mia voglia di vivere era più forte di quella di mio nipote. Lui non aveva nessun rimpianto. Mi ha lasciato tutti i suoi ricordi e il suo cuore. Quando ho sentito la tua voce la mia voglia di vivere è cresciuta a dismisura. Quando mi parlavi io urlavo dentro di me. Volevo abbracciarti, baciarti e dirti che ero lì ma il corpo non reagiva. Il giorno che mi sono svegliato ho sentito le tue lacrime su di me e le tue morbide labbra. Tu hai dissipato intorno a me l'oscurità che mi opprimeva....” spiegò di Sho.
“Non mi hai riconosciuto però...”
“Il momento che sono riuscito a risvegliarmi, lo Sho mio nipote, è svanita e io ho avuto un enorme vuoto nella mente. Quando ti ho visto il mio cuore ti ha riconosciuto subito, la mia anima sapeva che eri il mio amore ma la mia mente non aveva ancora preso possesso del nuovo corpo. Col passare dei giorni tutto è andato al suo posto e sono riuscito a far combaciare tutto quanto. Ci ho messo tanto è vero... ma appena il puzzle è stato risolto sono corso da te.” sorrise Sho “Ho parlato con i miei genitori, spiegandogli che dovevo trovarti perché sei la mia più grande forza oltre che il mio ragazzo”
“Ma io gli ho detto che siamo amici...”
“Non ti ha creduto nessuno Jun” ridacchiò Sho facendo arrossire Jun prima i diventare serio “Amore mio... ho dovuto morire quasi due volte, mi sono reincarnato nel corpo del mio pronipote e tutto solo per stare con te. Ora ho un corpo vero e il mio amore è aumentato ancora di più come se ci fossero due cuori a battere dentro di me solo per te Jun” disse guardandolo dritto negli occhi.
“Sei tornato... per restare...” chiese Jun ancora incredulo.
“Si per sempre”
Jun gli si lanciò addosso e gli riempì il viso di baci.
“Amo i tuoi baci!”
“E io amo te Sho. Avevo perso le speranze...” Sho lo strinse forte a sé.
“Lo so che hai sofferto tanto per causa mia, non oso neanche immaginare quanto tu sia stato male...ma se tu credi in me, in noi, io ti prometto che staremo insieme per sempre... è un sequestro in piena regola” sorrise.
“Per sempre Sho?”
“Per sempre Jun”
Jun sorrise e lo baciò a lungo.
Forse i miracoli accadono, anche quando tutte le speranze sembrano perse.
L'amore è il più grande miracolo che esista.