Noi qua piedi ben piantati a terra, tergendoci il sudore dalla fronte come di arrivati da fuori. Non vogliamo entrare; non possiamo che gettare lo sguardo a questa città dal suo limitare. Dai margini, dai confini. Questo sebbene la città stessa ormai paia non finire mai, ma bensì sfilacciarsi come in una bava fattasi via via sempre più sottile, scremata da quella mole mostruosa di case e di strade come conficcate a morte sul viso della terra; strade di dentro e di prima. Dove siamo noi invece la città finalmente s'acquieta, e da oltre le ultime vie finalmente possiamo vedere un orizzonte libero almeno parzialmente, dei campi arati. Se ci andiamo, schiacciando coi piedi certe zolle ancora arse, ecco che il nostro limitare, il nostro mondo prende le forme di un avamposto traversato in alto dalle cordigliere dei cavi dell'alta tensione. Spessi come matasse, sono i muscoli di quel folle dedalo di strade che ci sta alle spalle, dentro i visceri della città accanita. Da dove siamo noi è come se non ci riguardasse. Torri di sementi, serbatoi, cortili, officine. Ci sono nel cielo grossi cirri lividi di temporale. In avanscoperta, volgendoci dopo il cammino d'orme lasciate nel campo, guardiamo ai lunghi palazzi della nostra periferia, che visti da qui s'immaginano come forniti di bocche di lupo cui affaccino le armi per respingere fuoco su fuoco i nemici. Noi stiamo nella città al suo limitare; ci teniamo fuori. E non fa nulla se chi invece sta dentro guarda a noi come una bolla violenta che ribolle senza legge o gioia. Un'isola dei pazzi, una Venezia salva che incontri poco prima che cominci lo spazio sempre più eroso del mondo aperto, o diciamo pure quella lunga teoria di fabbricati industriali che prolungano l'anima tossica della metropoli fin dentro i suoi mandamenti. Ed è questo che ci fa pensare che la città stessa verrà mordendoci, e poi masticherà e ingoierà quest'ultimo nostro avamposto, spostando in avanti la sua area torrida tessuta d'asfalto. E noi forse allora non saremo più nulla... chissà. Ma intanto combattiamo ogni giorno qui.