Il Mostro (sempre NaNoWriMo)

Nov 22, 2009 16:44

Che io sia volubile, è un dato di fatto. Che io non riesca a stare lontana dal fandom di Sherlock Holmes per più di due secondi giorni, è un altro fatto scientificamente accertato.

Titolo: Il Mostro
Fandom: Sherlock Holmes
Rating: Verde (G, per tutti)
Genere: Fluff, Introspettivo
Avvertimenti: Fluff! Flashfic! Depresso!Watson e Critico!Holmes (uhm)
Wordcount (XD): 1426
Credits: Beta-reading di Bebbe5, la quale ha fornito i consigli dai quali Holmes ha spudoratamente copiato.
Note: Cosa sarà mai "Il Mostro"? E' la stessa subdola creatura che ha afferrato la mente di Bellis in questi giorni, che l'ha fatta rimanere indietro di 6k parole, che ora le ha fatto perdere quasi completamente la speranza di poter concludere il NaNoWriMo, e che tuttavia ora le ha ispirato una flashfic fluffosa: il dotto parere di Holmes certamente potrà essere d'aiuto a molti :P Dedicata ai miei colleghi NaNici Italiani: vinceremote!


22 Novembre 1895

"Watson."

La voce di Sherlock Holmes si intromise nei miei pensieri; io, leggermente infastidito, posai la penna sulla scrivania e sollevai uno sguardo adombrato alla figura del detective che mi stava osservando con palese curiosità.

"Cosa." fu la bisillabica replica con la quale lo favorii, mentre mi lasciavo cadere contro lo schienale della sedia e respiravo profondamente.

"Sta fissando quel foglio bianco da più di quindici minuti. Per la precisione, sarebbero sedici minuti e quarantasette secondi, ma non credo che faccia molta dif..."

Evidentemente, quel geniale intelletto aveva dedotto dalla mia occhiata non proprio amichevole che le sue parole non stavano esponendo alcuna informazione rilevante alla mia persona. Nel momento in cui si interruppe, genuinamente preoccupato, mi accorsi di essere stato inaccettabilmente scortese, e mi affrettai a porgere le mie scuse.

"Lo so, Holmes." risposi, stancamente, "Mi dispiace dei miei modi bruschi - sono solo frustrato, tutto qui. Mi passerà - non faccia caso a me."

Con un pizzico di sbalordimento mi resi conto che questa affermazione era molto simile a quella che l'investigatore aveva usato per tranquillizzarmi riguardo ai suoi periodi di depressione. Anche il mio amico dovette aver avuto la medesima sensazione di dejavu, perchè accennò un sorriso ironico e lanciò di lato il giornale nella cui lettura si era immerso di primo mattino.

"Lei non è una persona facile a scoraggiarsi, dottore. Perciò oserei ipotizzare che il motivo della sua frustrazione sia piuttosto grave. Il che mi impedisce di mostrarmi indifferente."

Questo suo modo obliquo di interessarsi alle mie cure mi rese un po' meno propenso al silenzio. Sorrisi a mia volta, "Ebbene, Holmes, provi ad avanzare qualche deduzione logica ed azzeccata." lo invitai, pensando di agire correttamente su due fronti, giacchè ormai da un intero mese la mente del detective era a riposo, e sapevo bene a quali conseguenze malsane potesse portare tale inattività; inoltre, probabilmente la conversazione avrebbe rinnovato la mia concentrazione.

Il mio amico si levò in piedi, avvicinandosi alla mensola del caminetto e soffermandosi a riordinare le idee. Quindi si voltò verso di me e indicò il cesto dove raccoglievo la carta straccia delle mie bozze, in quel momento colmo sino all'orlo.
"Dalla quantità degli scarti di produzione, e da quella - quasi inesistente - del lavoro effettivamente prodotto, posso facilmente stimare che lei abbia scritto e riscritto più volte lo stesso brano."

Divertito per la metafora, lo incoraggiai a proseguire con un cenno del capo.

"Ora, non mi risulta che lei gradisca sprecare il suo tempo, e in diverse occasioni l'ho veduta completare uno dei suoi fantasiosi racconti in poche ore, avendo a disposizione il taccuino degli appunti ed una stanza silenziosa." fece, col suo tono cattedratico, "Già ieri sera ho notato qualche anomalia nel suo comportamento, e per tutta la giornata di ieri mi sono dedicato alla traduzione di quel documento in codice geroglifico, non disturbandola in alcun modo. La presente mattina è trascorsa similmente."

A questo punto mi lanciò una fuggevole occhiata e spinse una poltroncina nella mia direzione, prendendovi posto.

"Dunque?" lo esortai, in attesa.

Si agitò sulla comoda imbottitura, tentennando il capo, "Temo che lei sia afflitto dal male comunemente noto come 'blocco dello scrittore', Watson." annunciò, con la gravità e la serietà dovute dalle circostanze.

A quella rivelazione, non potei fare a meno di esplodere in una risata sommessa. Le sopracciglia del detective scattarono verso l'alto.

"Ho forse errato?" chiese, con un tono che sembrava in realtà scartare a priori l'ipotesi.

"No, no." lo rassicurai, agitando una mano, "No, affatto. Anzi, una diagnosi dalla rapidità ed accuratezza ammirevoli, mi creda."

"Mi sfugge dunque il motivo della sua ilarità." spiegò, anche se il suo sorriso indicava tutt'altro. "Questo impedimento non rischia di compromettere il completamento del suo impegno di lavoro entro i termini previsti?"

Il pungolo della frustrazione si fece nuovamente sentire, e con fare più melanconico accennai in senso affermativo, "Ho ventimila parole da scrivere, e otto giorni per farlo." borbottai, adocchiando di sbieco la mia stilografica e la carta ancora d'un nitore deprimente.

Holmes stava rovistando pigramente nel cestino. Afferrò uno dei fogli accartocciati che ne oltrepassavano la superficie e, prima che potessi impedirglielo, lo distese sulla scrivania, iniziando a leggerne il contenuto.
"Il vicolo era stretto, buio, sudicio: un esempio della peggiore Londra. Passeggiando per le strade ampie e trafficate di Pall Mall, o costeggiando la tranquilla periferia che armoniosamente si mescolava con le verdeggianti distese campagnole, nessuno avrebbe mai potuto immaginare che siffatti covi di sporcizia e criminalità si potessero annidare nella Città che più rappresentava la civiltà e giustizia del governo Britannico..."

Sospirai, passandomi una mano tra i capelli, e giocherellando con una boccetta di inchiostro. Il mio peculiare amico mi rivolse un'occhiata interrogativa.

"Questo brano forse non rispetta i canoni di floridità e retorica imposti dalla... arte... dei romanzieri?" chiese, la voce stridente, mentre i suoi occhi grigi seguivano il testo fino a che uno sgorbio simile a una cancellatura affrettata metteva bruscamente fine all'elaborato eloquio.

Ignorai la sua consueta e subliminale disapprovazione delle mie opere e crollai il capo, "Io credo di sì, Holmes, ma..."

L'investigatore appoggiò il manoscritto, "Non vedo dove sia il problema, allora."

Incredulo, spostai lo sguardo dal viso pallido e aquilino che mi stava di fronte al foglio percorso da profonde increspature. "Amico mio, questo non è affatto il mio consueto stile. Il costrutto è forzato. Inoltre, quella descrizione costituisce una divagazione dall'intreccio. E'..." esitai, allargando le braccia, "... non ne sono soddisfatto." conclusi, in un mormorìo scorato.

"Vede, dottore." esordì Sherlock Holmes, assumendo una postura più rilassata, e giungendo le punte delle dita, meditabondo, "Dovendo confrontarsi con questo ostacolo, lei ha scelto la sua strategia e l'ha applicata senza tenere conto dei risultati sperimentali."

Perplesso, corrugai la fronte, ascoltandolo attentamente.

"La tattica da lei seguita sino ad ora consiste nell'eliminazione totale della parte da lei vergata sino al momento critico, per poi ricominciare dal punto di partenza. Ma questa procedura, mio caro Watson, non ha fornito alcun esito positivo. Anzi, l'ha portata ad un livello di frustrazione e demoralizzazione tale da irritarla oltre ogni misura." con uno dei suoi imperscrutabili sorrisetti, si rizzò, iniziando a camminare avanti e indietro attraverso il nostro salotto, "E ciò è pienamente comprensibile, dato che il livello di concentrazione di un qualsiasi essere umano non può rimanere costante all'infinito."

Mi protesi in avanti, oltre il piano di legno dello scrittoio. "Quale strategia mi suggerirebbe, invece?" chiesi, sinceramente curioso e ansioso di udire il suo consiglio.

Holmes puntò l'indice destro verso il documento che era rimasto dispiegato accanto alla penna e ai numerosi lapis che tenevo a portata di mano, "Continui a scrivere, dottore. L'unico modo in cui può evitare il blocco è... non bloccarsi."

Mi trattenni a fatica dal levare gli occhi al cielo. "Ma, Holmes, e la sintassi? Il lessico?" domandai, positivamente scioccato da quell'affermazione logica in sè, ma che non considerava minimamente la difficoltà del lavoro di composizione e stesura di un racconto.

Il mio coinquilino mi fissò per alcuni secondi. "Un artista, modellando la cera nella forma d'un viso umano, non rifinisce mai i dettagli nella prima giornata di lavoro. Si accontenta che, al crepuscolo, quella massa informe di sostanza collosa abbia assunto una vaga sembianza dell'oggetto finale. Quindi inizia a sciogliere, scalpellare, tagliare. E in lunghi mesi di dedizione, egli porta a compimento la sua opera." afferrò la sua pipa di gesso, armeggiando con lo scovolino e la borsa del tabacco, "Il suo mestiere non è del tutto dissimile da quello dello scultore, Watson. Lei modella l'inchiostro sulle creazioni della sua mente - e mi rendo conto che non sia semplice. Tuttavia, ogni piccola imperfezione della materia grezza non deve bloccare la sua mano - dia tempo al tempo, amico mio. Se veramente desidera un commento oggettivo ben fatto, allora è al sottoscritto che si deve rivolgere. Le prometto massima imparzialità."

Veramente credevo che dicesse sul serio - e stavo per balbettare qualche parola di cortese diniego, quando il detective rise silenziosamente, scuotendo il capo. Mi trovai a sorridere anch'io non sapendo bene da cosa fosse stata ispirata quella tranquillità che ora regnava nel mio cuore.

"Ebbene, grazie, Holmes - vedrò cosa posso fare." esclamai, prendendo in mano la stilografica e lisciando col palmo sinistro il foglio.

Mi apprestai a proseguire il lavoro con rinnovata determinazione, e fu con pura gratitudine che avvertii lo sguardo del mio amico su di me per le ore che seguirono.
Le parole defluivano con magica scorrevolezza dalla punta acuminata, all'unisono con l'inchiostro scuro che si addensava per poi ingrigire, come se la vecchiezza rendesse anch'esso canuto.
Scrissi fino a notte inoltrata.

A presto! :)

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