Risolleviamoci lo spirito! (Sì, ancora NaNoWriMo)

Nov 06, 2009 13:53

Dato che sono matta mi annoiavo ieri sul treno di ritorno, ho scritto questa piccola cosa per ridere un po'. In questo periodo sono proprio fissata col fandom di Sherlock Holmes, e... beh, credo che il mio testo parli da solo, in questo senso.

Vogliamo fare le persone serie? Ebbene.
Titolo: Ispirazione
Fandom: Sherlock Holmes
Rating: Verde (G, per tutti)
Genere: Fluff, Introspettivo (avreste mai pensato di trovare combinati codesti due generi?)
Avvertimenti: Fluff! Flashfic! Per il resto, tutto ok.
Wordcount (XD): 1265
Note: Dedicata a tutti i miei colleghi NaNici Italiani, con la speranza che il parere di Holmes possa infonder loro un po' di coraggio :P



Holmes fece il suo ingresso nell'appartamento che condividevamo a Baker Street, trovandomi chino sulla scrivania, con la stilografica in mano ed il taccuino aperto di fronte a me. Sollevai lo sguardo per il tempo necessario a chiedergli come stava, e se la sua gita nell'East End fosse stata di un qualche ausilio alla sua indagine.

"Potrei quasi dire che è stata essenziale, mio caro Watson!" esclamò lui, di buon umore, avvicinandosi al tavolo ancora apparecchiato per la cena e versandosi una tazza di caffè. "Ho avuto modo di constatare come il nostro peculiare cliente, il signor Worthington, sia ben conosciuto, nei borghi adiacenti al porto. La settimana scorsa è stato veduto a colloquio con un tale marinaio, un certo Tobias Hatherley, di nazionalità Australiana, dall'accento molto forte..."

Continuai a scrivere, notando con curiosità come la voce del mio amico si attenuasse, mescolandosi fastidiosamente alle parole che prima fluivano abbastanza scorrevolmente dalla punta della mia penna, ed ora invece parevano bloccate da qualche parte nella cannuccia interna.

"... fui presto in grado di stabilire l'ora nella quale Worthington aveva lasciato il porto per ritornare alla sua abitazione, nemmeno venti minuti dopo il momento in cui la povera Annie Abbott era stata assassinata, e credo di non sbagliare affermando che..."

Repressi un sospiro, mentre una gran macchia di inchiostro si allargava sulla pagina alba del mio libretto, dato che mi ero soffermato troppo in quel punto, e protesi alla cieca la destra verso il luogo dove tenevo la carta assorbente. Due boccettine ondeggiarono pericolosamente, e la mia mano avrebbe certamente incontrato la fiamma della candela che ardeva e faceva luce sullo scrittoio, se non fosse stato che Holmes l'aveva prontamente rimossa dalla sua collocazione, evitando l'irreparabile.

Non mi ero reso conto che il suo tono aveva assunto una sfumatura decisamente interrogativa, ed egli si stava rivolgendo a me.

"Watson, mi sta ascoltando?"

"Hmm?" afferrai la carta e la premetti sul punto sporcato come se fosse una ferita da cauterizzare.
Portai sul suo volto due occhi un po' annebbiati, desiderando solo di esser lasciato lavorare, ma, vedendo che mi stava fissando con improvviso accento di rimprovero, capii che egli aveva già indovinato - ah, no, dedotto - ogni particolare della mia situazione dal solo mio comportamento.

Il suo indice scarno ondeggiò, indicando il mio taccuino, "Quando deve consegnare quel manoscritto allo Strand Magazine?"

Lasciai che la mia testa cadesse in avanti, ed il mento si appoggiasse pesantemente al palmo della mia mano. "Doman l'altro. Hanno richiesto dieci colonne... ed io ne ho solamente quattro, ora come ora."

Con mio grande stupore, il detective, dopo avermi scrutato a lungo, esplose in una sommessa e silenziosa risata, nel suo particolarissimo e fastidiosissimo modo, prendendo la sua pipa di gesso dalla rastrelliera ed iniziando ad armeggiare con la borsa del tabacco.

"Non vedo nulla di buffo in questo fatto, Holmes." borbottai, asciugando diligentemente la punta della stilografica e riprendendo cocciutamente a scrivere.

Incrociò le braccia, rimanendo in assoluto silenzio per alcuni minuti.
"Ha ancora un intero giorno di tempo, amico mio. Si prenda qualche ora di riposo." mi consigliò, divertito. Interiormente sbuffai. In certe cose, il celebre investigatore era piuttosto lento di comprendonio.

"Vede, se non riuscissi a scrivere almeno un'altra colonna oggi, per arrivare a cinque, non avrei alcuna speranza di completare il lavoro entro domani." dimostrai il mio buon senso, accanendomi su una 'f' il cui ricciolo era stato mutilato da un'increspatura nel foglio.

"Oh." fece lui, perplesso, sedendo in poltrona, poco distante da me.

Seguì una buona mezz'ora di pace, che accolsi con vera gratitudine. Il mio freddissimo coinquilino aveva evidentemente scelto di non far emettere obbrobriosi stridii al suo prezioso violino almeno per il tempo necessario a lasciarmi concludere quella tanto agognata colonna, e si era immerso in educate riflessioni interiori. Sicchè, con calma e pazienza, riuscii a terminare più della metà del testo, e fiero della mia opera, con gli occhi che mi bruciavano e la mano infreddolita, poggiai la penna a lato del taccuino, rilassandomi sulla seggiola di legno.

"Vede, Watson, credo di capire il motivo del suo ritardo." la voce di Holmes, stridente ed asettica, mi raggiunse dopo meno di un secondo.

Passai il dorso della mancina sulle palpebre, che pizzicavano per il lungo lavoro nella penombra, "Cosa intende, vecchio mio?" domandai, confuso.

Il detective si levò in piedi, iniziando a passeggiare avanti e indietro attraverso il salotto.

"Lei ha scritto nemmeno tre pagine in quarantacinque minuti, Watson." mi informò, "Dopo aver vergato il primo paragrafo, lei si è incantato nella contemplazione del focolare, perso in non so quali fantasticherie, quindi ha ripreso la sua opera. Giunto alla sesta parola della frase, si è interrotto, corrucciato, e ha eliminato il verbo, cercandone evidentemente un sinonimo. Non contento della sua seconda scelta, ha nuovamente scartato la parola trovata, affannandosi a ricomporre il periodo - questo l'ho capito dal fatto che in seguito, con un sorriso di autocompiacimento, ha tracciato una spessa riga su di esso e l'ha riscritto da capo."

Quel tono cattedratico non mi entusiasmava affatto, nello stato di stanchezza in cui permanevo, tuttavia feci appello alle mie più profonde risorse di pazienza e rimasi in attesa.

"Mi sono accorto che sovente lei si accanisce sulla punteggiatura, sui vocaboli composti, perdendo l'essenza della narrazione dal punto di vista logico, ed affaticando gli occhi inutilmente su descrizioni di carattere romantico o sentimentale. Sinceramente, non mi aspettavo che tali resoconti così poveri, didatticamente parlando, le costassero tante energie. Ad ogni modo - lei non ha le idee chiare, ecco il motivo per cui tanto spesso giunge sul punto di ritardare nelle sue consegne."

Mi osservava come se si aspettasse una reazione di stupore da parte mia. Non gli diedi soddisfazione.
"Oh, brillante, Holmes, davvero." esclamai, in tono ironico, "Amico mio, ha mai sentito parlare di quel fattore fondamentale per la scrittura e per l'arte in generale, chiamato comunemente ispirazione?"

Lui annuì, esortandomi con un cenno impaziente della mano a controbattere più efficacemente.

"So benissimo che lei ha esperienza personale in materia di scrittura, Holmes. Ma converrà con me che si tratta di ambito ben diverso - quello delle trattazioni scientifiche. Non si può pretendere che un autore di romanzi possa ridurre eventi tanto straordinari ed emozionanti ad un ciclo di conferenze." espressi il mio pensiero, raccogliendo la mia borsa medica e frugando inutilmente al suo interno alla ricerca di un leggero analgesico per il mal di testa.

"Ciò nonostante, Watson, la esorterei ad essere meno fantasioso, e prestare più attenzione a riportare i fatti d'importanza nella loro indiscutibile esattezza." si interruppe un attimo, "Tra meno di cento anni, addirittura, i suoi lettori potrebbero essere convinti che io sia l'invenzione di un autore troppo avvezzo a lasciarsi trasportare dalla creatività."

Ridacchiai pianamente, "Oh, non si preoccupi di questo, vecchio mio - tra cento anni saremo entrambi dimenticati, due sagome informi nello smog della City!" ritornai, iniziando a salire le scale che conducevano alla mia stanza, "Ebbene, ricopierò domani il testo." mormorai, tra me, e poi, ad alta voce, "Buonanotte, Holmes!"

"A lei, Dottore." replicò con cortesia l'investigatore, distrattamente.

Con tutta probabilità, egli non dormì, quella notte, tanto era impegnato a districare i fili di una malefica rete ordita ai danni di una nobile famiglia britannica. Fatto sta che il giorno dopo, scendendo per la colazione, trovai sul mio tovagliolo un suo appunto col quale mi suggeriva di non aspettarlo per il pranzo, e stranamente al mio libretto, sullo scrittoio, si era aggiunto un plico di documenti redatti nella sua grafia nitida e chiara: il mio lavoro della sera prima, per la precisione.

Inutile dirlo, terminai la stesura del mio racconto breve entro la mattina.

Cya! :D A presto!

nanowrimo_ita, nanowrimo, sherlock holmes, fanfiction

Previous post Next post
Up