m_bfly - eccomi qui! Lo so che doveva essere una oneshot, e so anche che avrebbe dovuto costituire un regalo natalizio. Tuttavia, il prompt che mi hai dato è così bello così... così... gustoso, ecco... che la mia vena logorroica ha preso il sopravvento. Così, la storia è spezzata in più parti. Certo, puoi sempre vederla come una oneshot lunga, se unisci tutti i pezzi.
Avevo pensato anche di terminarla e poi postarla tutta insieme, ma, purtroppo, tra esami e pranzi in famiglia, non so quanto in lungo dovrò tirarla. Dunque - eccomi qui! :D
Titolo: Complessivamente
Fandom: Isaac Asimov (Powell e Donovan)
Rating: Verde (G, per tutti)
Genere: Mistero, Introspettivo, Fantascienza
Avvertimenti: Long-one-shot, !WIP!
Note: Dal prompt Antiche civiltà di
m_bfly, dedicata a lei con i miei più sinceri auguri di trascorrere un Buon Natale! *___*
Ulteriori Note: L'attinenza al prompt si vedrà man mano che procede la narrazione - chiedo scusa per il disagio provocato dalla mia prolissità. Questo post si ingrandirà mentre aggiungerò pezzi.
Ultime Note: La long-oneshot è ambientata nel periodo di Susan Calvin, Powell, Donovan, Lanning - insomma, nell'epoca dei racconti brevi di Io, Robot. In tali storie, gli automi erano descritti in modo molto umano, erano molto diversi dagli asettici Giskard e Daneel del periodo di Elijah Baley. Spero di rispettare la caratterizzazione dei personaggi - critiche altamente gradite, come regalo festivo.
Prologo
TD-48 era nato per svolgere la funzione di supervisore.
Le sue capacità di coordinazione e di interazione verbale erano nettamente superiori a quelle dei prototipi il cui sviluppo era stato necessario alla realizzazione del modello finale. Era stato specificamente istruito per prevedere con accuratezza estrema e precisione matematica tutti i possibili esiti dello scenario che gli si presentava di fronte, per valutare le alternative e scegliere quella più opportuna. I suoi sottoposti erano meri esecutori, erano, come si suol dire, il braccio - lui era la mente.
Ciò nonostante, era pur sempre un automa, e come tale possedeva circuiti che avrebbero limitato nettamente i suoi poteri decisionali, subordinando ogni sua azione al consenso degli esseri umani. TD-48 era fiero di poter essere utile, anzi, non desiderava altro - la Prima Legge della Robotica, fondamento essenziale della sua più intima costituzione interna, gli imponeva di non recare danno agli esseri umani, nè permettere che, a causa di un suo mancato intervento, un essere umano riceva danno. Chiaro ed incontestabile.
Mike Donovan aveva chiesto conferma di questo fatto almeno una ventina di volte, dal momento in cui aveva lasciato la Terra per raggiungere la remota colonia di Europa, satellite di Giove che la sapiente guida del robot supervisore stava aiutando a terraformare.
Il suo compagno di viaggio non poteva dirsi proprio entusiasta di questa serie di ansiosi interrogativi.
"Dillo ancora una volta, Greg. Non ci saranno problemi." una pausa, "Vero?"
Powell sospirò, esasperato, "Falla finita, Mike. Sembra quasi che tu sia un novellino alle prime armi. Sei un ingegnere, perbacco! Un tecnico! Dovresti essere tu a dire a me come è fatto un cervello robotico!"
"Chissà come mai, me lo ripeto ogni volta." borbottò il più giovane, "E puntualmente è il preludio a un mare di guai. Il fuoco di Marte, il freddo di quella Stazione Spaziale - adesso ci tocca la rugosa superficie di Europa. Non promette bene - non promette bene!"
"Oh, piantala." sibilò il teorico, scacciando con un cenno stizzoso della mano quel malaugurante pessimismo.
"Quello che mi chiedo è: perchè noi? La US Robots non ha altri addetti ai quali scaricare le patate bollenti?"
"Che vuoi farci," ribattè Powell, con un sogghigno ironico che testimoniava quanto spesso egli si fosse ripromesso di dare risposta alla stessa domanda, "La nostra esperienza è indiscutibile. Questo, poi, è un periodo di eccezionale importanza per lo sviluppo della ditta - Lanning ha promesso che la costruzione della colonia sarà ultimata entro l'anno, ma è già Ottobre, e pare che i lavori si stiano prolungando più del previsto. C'è qualcosa sotto."
"Sento odore di guai." mugugnò Donovan, sconfortato.
L'altro non osò negare di avvertire la stessa inconfondibile sensazione.
Tuttavia, gli eventi immediatamente successivi al loro arrivo sembrarono dare torto alle previsioni di sventura avanzate da Donovan. I due inviati dalla Terra furono accolti con rispettoso distacco dal personale robotico incaricato di effettuare le delicate operazioni di trasformazione geofisica che avrebbero reso il satellite una colonia abitabile da parte della componente umana.
Il loro alloggio era confortevole, racchiuso in una cupola dalle pareti metalliche adatta a trattenere un'atmosfera respirabile. Fu messo a loro disposizione l'intero insediamento, incluse ovviamente le apparecchiature grazie alle quali sarebbero stati portati a termine i collaudi.
"La US Robots non si fida di me?"
Una vena di disappunto affiorò alla voce di TD-48, mentre quello osservava i due umani che ispezionavano la strumentazione. Era programmato per essere un leader - e a nessun capo piace che le sue capacità siano messe in dubbio.
"Non è questo, Ted." lo rassicurò paternamente Powell, "C'è in gioco la reputazione della società, capisci, e di tutti coloro che ci lavorano. Faremo qualche analisi e ti lasceremo lavorare in pace."
L'automa inclinò il capo in segno d'assenso.
"Quanti sono i tuoi subordinati?" si informò Donovan, appoggiando su un tavolo alcuni schemi che dettagliavano la dislocazione dei vari centri operativi dell'insediamento in via di sviluppo.
"Quarantanove."
"Puoi fornirci il rapporto relativo al lavoro da loro compiuto in questi mesi? I loro spostamenti, gli incarichi a loro assegnati, la manutenzione, se ce n'è stata..."
"Ma certo." TD-48 non esitò a rispondere.
"Poi dovremo fare qualche domanda a te e agli altri."
"E' proprio necessario?" azzardò il robot, con un'appena percettibile punta di rammarico nel tono piatto. "Siamo in ritardo sui tempi previsti. Anche la più piccola distrazione potrebbe essere fatale."
"Vi ruberemo pochissimo tempo." fece Powell, con un sorriso.
Ted annuì e se ne andò in silenzio, con le spalle incurvate - la perfetta rappresentazione della riluttante obbedienza.
[Da Continuarsi]