Technically... (II)

Feb 27, 2014 13:21

Gwaziee a tutte, siete meravigliosamente meravigliose.

E grazie anche a chiunque si sia affacciato a sbirciare (eravate parecchie ^^ ) .. che ci sia stata anche qualcuna di questa sezione? Se così fosse, permettetemi di avvisarvi... in questo capitolo le cose cominciano a farsi interessanti (almeno ce lo auguriamo!) pertanto, se non volete vedere il ‘povero’ Adam precipitare nel baratro.. smettete di leggere finché siete i tempo XD

annuncio importante: non esiste che certe cose riesca a scriverle da sola, pertanto questa diventa ufficialmente una storia a 4 mani e collaborare con la bravissima GiuliaNishe (leggere per credere) per me è solo un onore <3

Disclaimer: stavolta il titolo è preso dalle lyrics di ‘Showbiz’ , una meravigliosa canzone dei Muse
per ovvie ragioni, il rating sale a rosso *si dileguano*




II: Controlling my feelings for too long

“E, se proprio non ce la fai, potresti sempre indossare ancora la tua camicia rosa...”

La frase dell’amico risuona nella mente di Adam come un eco incessante.
E anche di ritorno dalla fine delle prove, a pomeriggio inoltrato, quei pensieri non lo hanno minimamente abbandonato.

- No, Adam, andiamo, non puoi ricascarci. Quando li hai rivisti lo scorso mese e sei stato così bravo, non è successo niente... solo un bacio.. beh, due, ma inteso un bacio a testa, quindi uno. E che cos’è un bacio? E’ un apostrofo rosa fra le parole... ‘c’è un problema’. Un grosso problema. - riflette il bel frontman, mentre si concentra in qualche complessa prova di yoga, per ritrovare la serenità.

Tuttavia, è un’impresa impossibile se non riesce a svuotare la sua mente.

Chiude gli occhi, inspira ed espira profondamente, spinge le mani l’una contro l’altra con più convinzione, ma niente sembra funzionare.
- Tu non hai bisogno di loro. Ormai è passata più di una settimana, il che significa che mancano solo... trentacinque lunghissimi, interminabili giorni. No, non ce la farò mai da solo. Io ho un disperato bisogno di loro.- pondera mentre poggia la fronte sul pavimento, sollevando busto e gambe.

- No, è solo questione di autocontrollo, resistenza e forza di volontà e tu ne hai da vendere! E poi cosa sono trentacinque stupidi, insulsi giorni davanti alla lunghezza di una vita? Uh, questa posizione stimola il mio lato filosofico - deduce il cantante, riportando le gambe a terra e rialzandosi.

- E poi, anche volendo, non li potrei nemmeno più chiamare. Quel numero devo averlo cancellato. Sicuro che l’ho cancellato. Non può essere ancora nella mia rubrica... vero?- viene colto da un dubbio, al quale c’è soltanto un modo di porvi rimedio.

Prende il suo i-Phone e scorre nella rubrica fino alla temuta M, dove suo malgrado trova ‘Matt Muse’, un numero che a quanto pare non ha affatto cancellato.
Se lo ricorda ancora, quando s’era annotato quel recapito in occasione di una collaborazione che quel frontman Inglese gli aveva promesso.

- Beh, un tipo di collaborazione c’è stato di sicuro... non è stato un progetto a quattro mani, semmai di mani ce ne erano sei, sei gambe e tre... no, dannazione, Adam, così non ti aiuti!- si rimprovera il ragazzo, tornando a fissare il display del suo cellulare.

- Sono passati due anni, ormai. Nessuno tiene lo stesso numero per due anni, di sicuro l’avrà cambiato. Se chiamo scatterà una voce antipatica e impersonale, avvisandomi che questo numero è stato disattivato. Non può che essere così. - rimugina, ma chissà perché non ha il coraggio di premere quel tasto verde che lo porterebbe a una chiamata di verifica.

- No, così non va affatto bene!- torna al menù principale, appoggiando l’i-Phone a una mensola.       - Esco e mi schiarisco un po’ le idee. - decide, togliendosi i pantaloni da ginnastica, dandosi una rinfrescata e optando per dei più casual jeans e maglietta. - Speriamo solo che non ci siano donne in giro. Almeno, non troppo attraenti!- si augura, lasciando la sua villa.
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Adam è  di ritorno all’ora di cena, tenendo in mano una scatola con un trancio di farcitissima pizza che si è fermato a prendere.
Del resto, non è certo quello il momento di fare i salutisti, la situazione che deve affrontare richiede molti carboidrati.

E anche mentre sgranocchia gli ultimi crostoni di pizza, i suoi occhi sono fissi su quel cellulare abbandonato sulla mensola.
E’ il momento di scoprire la verità.

Si fa coraggio e si alza dal tavolo, prendendo possesso del suo i-Phone e ruscendo finalmente ad effettuare quella chiamata.
Nessuna voce impersonale, Sta squillando e al quinto squillo riceve pure una risposta.

“Dommeh, amore, mi dispiace così tanto!” esclama una voce con un tono di alta drammaticità e disperazione.
“Guarda che non sono Dom! Accidenti, Matt, è così che tu e lui custodite il vostro segreto?” replica Adam.

“Scusa, Adam, non mi ero fermato a guardare il display prima di rispondere.” si giustifica l’altro.
“Significa che hai conservato il mio numero?” domanda Adam, lusingato

“Già, come pare che tu abbia conservato il mio.” ridacchia l’Inglese. “Ad ogni modo, ti avrei riconosciuto comunque, dalla voce. Sai, stallone, sei difficile da dimenticare.” mormora sensuale.
Adam preferisce ignorare il suo innuendo.

“E poi, cerca di capire, a una certa ora le chiamate me le aspetto solo da Dom.” spiega Matt.
“Perché? Che ore sono da te, adesso?” si interessa Adam, non sapendo da che parte del mondo si possa trovare.

“Qui a Londra sono le tre e mezza di mattina, amico!” risponde Matthew.
“Oh, cazzo, scusa, non lo sapevo! Non ti volevo svegliare!” si scusa Adam.
“Al contrario, semmai mi aiuti a rimanere sveglio mentre vado all’aeroporto.” ribatte l’altro, allegro.

“Aeroporto a quell’ora? Che ritmi allucinanti hanno i vostri tour!”
“Non è un tour, è un viaggio di piacere...” borbotta l’Inglese.
“A quell’ora non può essere così tanto di piacere.” sentenzia l’Americano.

“Devo raggiungere Dom. Anche se non credo voglia essere raggiunto. Non risponde nemmeno più alla mie chiamate da ore!” si confida Matthew.
“Avete litigato?” deduce il suo interlocutore.
“Sì. Ma tornando al discorso di prima, il nostro  bassista , il nostro manager e la parte più affidabile del nostro staff lo sanno, mia madre o mio fratello non chiamano quasi mai, la mia ragazza ha una suoneria personalizzata, così la riconosco..” aggiunge, per sviare argomento, senza perdere di vista l’autostrada.

“Cos’è, l’hai messa sotto a una delle tue canzoni più romantiche?” tira a indovinare Matt.
“No! Hai presente il rumore di un masso che precipita prima di sfracellarsi? Ecco, l’ho messa sotto a quel suono, però uso quella suoneria solo quando so che lei non è nei paraggi!” replica furbetto l’altro.  “Però, ora che mi ci fai pensare ... dovrei assegnare ‘Bliss ‘ a Dom, mi hai dato una bella idea.”

“Non me lo chiedi nemmeno perché ho chiamato?” lo distoglie dai suoi piani Adam.
“Hai ragione...  non credo sia per parlare di suonerie, giusto?”

“No, in effetti, è successo qualcosa.”
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“Un mese e mezzo senza di lei. Brutta faccenda, eh?” commenta Matt, a fine riepilogo.
“Beh, almeno una settimana se ne è già andata.” cerca di consolarsi Adam. “Il punto è che mi sento troppo solo...”
Matthew scoppia a ridere sonoramente.

“Solo?! Tu? Ma se ti basta uno schiocco di dita per organizzare a casa tua il party più esclusivo di tutta la costa ed essere circondato dalle più belle donne del mondo?” controbatte, seguendo le indicazioni del suo navigatore.

“Non posso. Ho promesso ad Anne che non avrei abbordato nessun’altra donna, né tantomeno ci sarei andato a letto. E voglio fare il buono. Niente donne. Nemmeno una.” rivela Adam. “Quindi, tecnicamente...”

“Ecco che di punto in bianco ti ricordi dei tuoi amichetti di Londra..” incalza Matt, con aria fintamente offesa.
“Dei miei amichetti di Londra incredibilmente bravi a letto, intendi? Ebbene sì. Ma che c’è di male? Potremmo rispolverare un po’ il passato...” lo persuade l’Americano. “Almeno, mi risulta che voi due non siate diventate donne, no?”
“Io no di certo, ma per quel che riguarda Dom, non credo di poter garantire al cento per cento...” ridacchia l’Inglese.

“Matt, non mi sembra molto astuto prendere in giro proprio la persona dalla quale ti devi far perdonare...” lo redarguisce l’altro.
“Ma lui adesso non c’è.” sorride furbetto il più grande.
“Vero anche questo.” riconosce il più giovane. “Allora, che dici? Ci possiamo incontrare?”

“Guarda, noi abbiamo giusto qualche concerto nel Nord Europa, ma tempo dieci giorni e siamo liberi.” lo informa Matt.
“Beh, io ho le puntate di ‘The Voice’ , ma tre-quattro giorni me li dovrei riuscire a ritagliare. Restiamo d’accordo per il 20...” considera Adam.
“Bene. E dove vogliamo fare? Da te o da noi?”

“Scordatevi casa mia! Non potrei mai stare con voi nello stesso letto dove io e Anne…”
“Facile, sostituisci il letto!” ironizza l’altro.
“Matt...”
“Tranquillo, scherzavo, ho capito che intendevi dire ed è comprensibile.” asserisce l’Inglese. “Che ne dici di una bella vacanzina a Londra, allora?”

“Ok Verrò io da voi.” acconsente l’Americano.
“Ecco, bravo, venire è la parola corretta!” ridacchia Matt, malizioso, in procinto di raggiungere il parcheggio dell’aeroporto. “Io sono giunto a destinazione.” lo informa.
“Ora ti lascio andare, solo una cosa. Io voglio vedervi entrambi... riuscirai a fare pace con Dom?” chiede conferma Adam.

“Oh sì, io ci riesco sempre.. però, giusto per curiosità... tu hai qualche metodo infallibile?” domanda con finto fare disinteressato l’Inglese.
“Oh sì, l’ultima volta che ho fatto incazzare di brutto Anne, io..”

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Poco prima delle otto di mattina, Matthew raggiunge la sua meta, scende dal taxi, lasciando una cospicua mancia in euro al driver, e si appresta a raggiungere quella casa di cui ha sentito un po’ la mancanza.

Da anni conserva una copia delle chiavi d’entrata e non esista a farne uso. Sa già che non troverà Dominic all’interno, lo conosce troppo bene, sa quanto lui sia mattiniero e quanto ami le passeggiate lungo la stupenda spiaggia.

Tutto ciò gli dà solo il tempo di attuare il suo piano. E’ riuscito a trovare l’occorrente presso un negozio di oggettistica del duty free e un fioraio nelle vicinanze.
Comincia a spogliare le rose rosse dei loro petali, sparpagliandole dalle scale fino al letto, dopodiché ... comincia a spogliarsi lui.

Manca solo un dettaglio.
“ ‘Se fossi in te, smetterei la passeggiata, tornerei a casa e conserverei le mie energie per ben altro! p.s. Potresti notare qualche piccola differenza da come l’hai lasciata quando sei uscito...’ Sì, così può andare...” si complimenta con se stesso Matt, inviando quel SMS.
Ora non gli resta che attendere.

E’ solo questione di venti minuti, prima che Matt senta la porta di sotto aprirsi e chiudersi e qualcuno salire le scale di corsa.

Dominic spinge prudentemente la porta della camera da letto, e se già era rimasto colpito dalla romanticheria dei petali sparsi per tutta casa, lo spettacolo che gli si para davanti agli occhi supera ogni aspettativa: Matthew lo guarda languido, sdraiato nudo sul suo letto, coperto solo da sporadici petali, ma soprattutto un grosso cuscino di peluche rosso, a forma di cuore, che reca la scritta ‘I’m sorry’ posizionato sul suo grembo.

Tuttavia, Dominic si ricorda che ha pur sempre un orgoglio e deve farlo valere.

Si siede sul bordo del letto, senza degnare di ulteriore attenzione Matthew, provvedendo a togliersi le scarpe e a sfilarsi il cappotto, che ripone con cura sulla sedia.
Dal canto suo Matthew sa che non ha il diritto di essere il primo a parlare e attende paziente.

“E Kate? Che ne è della vostra cenetta?” interrompe il silenzio Dominic, pur dandogli le spalle.
“Non è la ‘cenetta’ che pensi tu. Credimi, ho agito da idiota completo e sai di cosa sono capace quando voglio. L’ho messa in imbarazzo davanti a tutti i suoi ospiti, che si sono caldamente raccomandati che io non sia più presente in occasioni future!” racconta Matthew, con eccessiva fierezza, senza muoversi da lì.

“E lei?” continua a interrogarlo Dom, mantenendo un tono freddo.
“E’ andata su tutte le furie, abbiamo litigato e m’ha ordinato di sparire dalla sua vista. Capisci? In questo modo non sembra affatto che abbia cercato di andarmene io.” replica il moro.

C’è una lunga pausa in cui Matt prega ogni santo di cui ricordi il nome che Dom lo perdoni ancora una volta.
“Diabolico!” risponde a un tratto il biondo, voltandosi verso di lui con un ghigno. “Sappi comunque che non mi hai di certo convinto con quello stupido cuscino…”

“Non è stupido!” ribatte Matt, mettendo il broncio.
“Sì che lo è, mi impedisce di vedere cosa c’è sotto.”

“Sai benissimo cosa c’è sotto! Dovresti piuttosto concentrarti su quello che c’è scritto sopra!”
Dom si avvicina lentamente a Matt.
“Te l’ho mai detto che adoro quando metti il broncio?”
“Forse, qualche volta…”

Gli occhi di Matt sono completamente focalizzati sul suo batterista, che si sta posizionando a cavalcioni proprio sopra al cuscino. Dopodiché si sfila la maglia, sempre con gesti lenti. Il suo petto è asciutto e leggermente abbronzato, il contrario di quello del moro. Matt curva la bocca in un sorriso sghembo.

“Mi piace quello che vedo…”
“Oh, ancora per poco… dolcezza” risponde Dom con voce melliflua.
Matt si acciglia.

- Cos’avrà voluto dire con quella… oh. -

“Cazzo, Dom! Ma così non vedo niente!”
“Appunto” concorda calmo il biondo, non appena finisce di legare la sua maglia attorno agli occhi di Matt.
“Toglimela.”
“No.”

“Allora me la tolgo io…”
“Ah ha. Non credo proprio… chi è che si deve far perdonare?”
“…va bene, mi terrò questa dannatissima maglia sugli occhi!” sbuffa Matt, incrociando le braccia sul petto. Dominic sorride vittorioso e gli bacia le sottili labbra imbronciate, poi si impossessa completamente della sua bocca, lasciando il moro senza fiato.

Inizia a giocherellare con la catenina che Matt porta al collo, rigirandosela tra le dita, mentre le sue labbra scendono sul suo collo per poi fermarsi appena prima della clavicola e seguire il contorno della collana posando lievi baci. Sente le pulsazioni del moro accelerare sotto le sue labbra, mentre con le mani esplora il torace, accarezzandogli prima l’addome e poi il petto.

“Dom…”
Le mani di Matt si insinuano tra i capelli del biondo, tirandoli leggermente, e quest’ultimo ritorna a baciarlo sulle labbra, succhiandole e mordendole lentamente, per poi intrecciare la lingua con quella del suo compagno. Lo bacia alla base del collo e poi si concentra sul capezzolo sinistro, sfiorando contemporaneamente la sottile striscia di peli neri sotto l’ombelico.

Non può sentire direttamente l’eccitazione di Matt, separata dalla sua dal cuscino e dai pantaloni che ancora indossa, ma la avverte dal respiro rotto e dai gemiti di piacere. Si slaccia la cintura e si sfila lentamente pantaloni e boxer per poi riposizionarsi sul cuscino e tornare a dare attenzioni al moro. Raccoglie un petalo di rosa e lo passa sulle labbra, lungo il collo e poi giù fino all’inguine, seguendo la traiettoria con le sue labbra.

“Dom, non ti pare l’ora di togliermi quello stupido cuscino di dosso?”
“L’avevo detto io che era stupido…” risponde ridendo, sfilando il cuscino da sotto di sé e gettandolo dall’altra parte della stanza. Dopodiché fa aderire il suo corpo a quello di Matt, entrambi caldi e leggermente sudati per l’eccitazione. I loro respiri si intrecciano, mentre Dom si prende un secondo, uno solo, per osservare le labbra rosee e semidischiuse del compagno.

Ma un secondo basta a Matt per togliersi la maglia dagli occhi, rapire il biondo con il suo sguardo pieno di desiderio e catturare le sue labbra piene e morbide. Dom non ha il tempo di reagire in nessun modo, perché Matt ribalta le loro posizioni all’improvviso, sovrastandolo e iniziando a torturargli l’orecchio destro con baci e piccoli morsi. Un gemito sfugge alle labbra del batterista e viene subito raccolto dal moro con un bacio intenso. Traccia il contorno della mandibola, su cui stava crescendo un filo di barba dorata, con la lingua e con le labbra, assaporandolo. Un altro gemito.

“Matt…”
Lui lo mette a tacere con un altro bacio, non vuole sentire le solite stronzate del farsi perdonare e del non farsi perdonare. Lui vuole Dominic, nient’altro.

“Ricordami perché sono andato a quella cena del cazzo invece che fare l’amore con te?” chiede, ormai a corto di fiato.
“Perché sei uno stronzo.”
Gli sfugge una breve risata.
“Immagino tu abbia ragione…” concede, prima di iniziare ad occuparsi del membro di Dom.

Questi reclina la testa all’indietro, lasciando Matt libero di posare umidi baci sul suo collo, mentre la sua mano scorre sempre più veloce, infondendo ondate di piacere nel corpo del biondo che, istintivamente, inarca la schiena e si aggrappa a quella del moro, graffiandola leggermente. Poi gli bacia il petto glabro e gli mordicchia i capezzoli, portando Dom al limite.

“Dio, Matt…”
“Sei pronto, tesoro?” gli sussurra ad un orecchio.
“Cazzo, sì!”
Matt posa un bacio veloce sulle labbra del batterista, prima di allungarsi a prendere il vasetto di vaselina dal cassetto del comodino. Prepara Dom con le dita, mentre lascia una scia di baci sulla clavicola, sulla spalla, sul petto, sugli addominali ed infine un ultimo sulla bocca.

Dom schiude la sua, permettendo alle loro lingue di danzare ancora una volta. Poco dopo Matt gli alza leggermente le cosce snelle e lo penetra, gemendo e urlando di piacere ad ogni spinta, che si fa sempre più profonda, il piacere sempre più intenso. Diventano un tutt’uno per minuti che sembrano ore, per pochi attimi che valgono più del tempo di una vita intera. Raggiungono l’orgasmo nello stesso istante, accaldati, bagnati e appagati.

Matt abbraccia Dom e lo bacia sul collo.
“Mi dispiace Dom, davvero. Sono una testa di cazzo.”
Dom gli avvolge le braccia intorno alle spalle, stringendolo forte.
“Lo so, ma ti amo lo stesso.”

“Mi perdoni?”
Il biondo sorride dolcemente, mentre osserva quegli occhi blu, pieni di aspettative.
“Ti avevo già perdonato dal momento in cui sono entrato in questa stanza.”

********************************************** (Contemporaneamente)

Adam, che si era appisolato sul divano, mentre guardava un film, viene svegliato dall’insistente vibrare del suo telefono, col relativo ronzio, tipico della modalità silenziosa.
A differenza di Matthew, lui però i display li guarda e si rivela essere una piacevole sorpresa.

“Baby!” trilla felice.
“Amore, non stavi dormendo, vero? Sto facendo un po’ confusione con il fuso orario...” borbotta Anne.

“E’ un orario accettabile, ma tu potresti chiamarmi a qualsiasi ora, non mi disturberesti mai.” mormora lui, suadente.
“Ma come siamo poeti oggi...” ridacchia lei.

“Allora, che mi racconti? Pare che sia la prima volta in cui riusciamo a trovare un compromesso con gli orari.” commenta Adam.
“E’ vero, io tra poco devo essere sul set, sono appena uscita dalla doccia... e ti ho pensato.” mormora lei.

“Oh, ma davvero? Le cose si fanno interessanti. Ti bagni e mi pensi...” sorride sornione lui, mettendosi più comodo sul divano e cominciando a slacciarsi i pantaloni.
“Amore, qui hanno la doccia con aroma e cromo terapia, è una figata, dovresti fartene installare una anche tu!” lo informa lei, tutta esaltata.
Non si può dire lo stesso di Adam.

- Allora è solo per questo che mi stava pensando!-

Tuttavia, non vuole demordere.
“Anne, non ti manca quando mi facevo sempre trovare pronto ogni volta che uscivi dalla doccia?”
“Oh sì, Adam, mi manca da morire... però vedrai che questo mese finirà presto, poi tornerò da te e..”

“Sei sicura di non poter tardare nemmeno di qualche minuto? Potremmo fingere che io sia davvero lì, pronto per te...”
“Adam! Non so se...” bofonchia lei, un po’ in difficoltà.

“Oh, c’mon! Torna a letto, sdraiati sopra, chiudi gli occhi e immaginami accanto a te.” la esorta lui.
“Okay, sono a letto.. è così piacevole.. hanno le lenzuola in misto seta e raso!” commenta lei, sorridente.

- Non me ne frega un cazzo di com’è quel cesso di letto!- sbotta interiormente Adam, vedendo nuovamente l’atmosfera creata svanire nel nulla.

“Anne, a volte ho l’impressione che ti ecciti di più un catalogo di arredo casa che il sottoscritto!” borbotta il ragazzo, col suo ego da maschio dominante ferito.
“No, amore, non dire così.. è che qui è tutto così nuovo. Però adesso ci riproviamo e mi concentro meglio...”

“No, lasciamo perdere. E poi faresti troppo tardi sul set...” la fa desistere lui, riallacciandosi i jeans.
“Scusami, tesoro... è che queste cose non le facciamo mai, ma prometto che la prossima volta farò meglio.” si scusa la bionda, demoralizzata.

“Non le abbiamo mai fatte perché non siamo mai stati lontani così a lungo. Mi manchi da morire, tu, la tua voce, il profumo della tua pelle, il solletico dei tuoi capelli, la luce del tuo sorriso...”
“Sei ritornato poeta. Non lo so dire bene come le tue parole, ma mi manchi da impazzire anche tu, Adam. Ti amo!”

“Ti amo anch’io.” mormora Adam, riattaccando.

- Solo che ad arrivare così fino al 20 non ce la farò mai!- si dispera.

********************************************

“Lo sai chi mi ha chiamato mentre correvo da te?” esclama Matt, al termine dell’ennesimo, lungo bacio.
“No, chi?”

“Ti dico solo che l’ultima volta che l’abbiamo visto... ha assaggiato i cocktail del locale direttamente dai nostri palati.” gli sorride il moro.
“Non ci credo, Adam! Ma ..come?” ridacchia sorpreso il biondo.

“Pare che abbia conservato il numero .. e che sia un periodo in cui si sente tanto solo.” gli racconta l’amato.
“Chiamiamolo. Adesso!” ordina imperativo, Dominic.

Matthew non può che ubbidire.
“Ancora tu?” incalza Adam, rispondendo al terzo squillo.

“Non mi sembra molto contento di sentirti...” commenta Dom, dubbioso.
“Hey, aspetta, c’è anche Dom?” cambia decisamente umore Adam.

“Sì. E Matt, me l’ha detto. Mi complimento per i tuoi efficienti modi di chiedere scusa.” ridacchia il biondo.
“Felice di esservi stato utile... “ borbotta l’altro.

“Che c’è stallone? Mi sembravi più pimpante nella scorsa telefonata...” intuisce Matthew.
“Niente ... è che prima mi ha chiamato Anne .. e ho cercato di fare... lo sapete, no? Quelle cose che si fanno a distanza. Solo che è stato un fiasco, lei non è molto brava.” sbuffa frustrato l’Americano.

“Vuoi scherzare? Ho visto il tuo schianto di ragazza agli EMA e, fidati, non ha affatto l’aria di una che non è brava!” commenta incredulo Dom.
“Voglio dire, a letto è incredibile, ma a distanza... non lo so, forse non ha abbastanza immaginazione.” borbotta il frontman dei Maroon5.

“Oh, ma in quelle cose siamo eccezionalmente bravi noi due!” risponde Matt con voce sensuale.
“Vuoi provare?” aggiunge Dom, con tono di sfida.

Adam rimane in silenzio per qualche secondo. Fare del phone sex con due uomini… quanto in basso doveva ancora andare per soddisfare le sue voglie? Ma infondo ci era già stato all’inferno, l’aveva già indossata quella maledetta camicia rosa. E non era forse stato dannatamente piacevole?

“Va bene…” acconsente, non senza una punta di imbarazzo nella voce.

I due tentatori dall’altra parte del telefono si sorridono soddisfatti.

“Beh, Adam…” sussurra Dom al telefono, mettendo molta enfasi del pronunciare il nome del ragazzo, “voglio che tu ti metta comodo, ovunque tu sia; voglio che ti dimentichi solo per pochi minuti della tua bella ragazza e che ti concentri su di noi, sui ricordi di quella notte… te la ricordi?”

“Non penso che riuscirò mai a dimenticarla…”
“Ci mancherebbe altro!” sbuffa Matt, alzando gli occhi.

“Comunque… ehm, ora sono nella vasca da bagno” confessa.
“Oh, interessante…” commenta il frontman dei Muse, scambiando un’occhiata complice al proprio compagno.

Adam, dall’altra parte dell’oceano, decide di sprofondare leggermente nell’acqua calda e profumata, sempre più in imbarazzo. Aveva appoggiato il cellulare sul bordo sinistro della vasca, contro il muro, mettendo la chiamata in vivavoce. Ormai aveva accettato, ed era deciso ad andare fino in fondo. Non l’avrebbe mai ammesso neanche a se stesso, ma la curiosità di ciò che quei due gli avrebbero detto lo stava divorando ed eccitando allo stesso tempo.

“Sappi che io e Dom apprezziamo molto il fatto che tu sia completamente nudo in questo momento.”
“Perché? Voi siete vestiti?”
“Oooh, l’hai sentito Dom? Ci sta già immaginando nudi!” ridacchia Matt.
“Ma no! È che pensavo…”

“Perché non andiamo anche noi a farci un bel bagno, eh, Mattie?”
“Mmh, per una volta l’idea potrebbe non dispiacermi…”

“Hey!” Adam richiama l’attenzione dei due quasi urlando.

Non gli piace essere ignorato. Non vuole essere ignorato, non in quel momento.

“Ti richiamiamo fra cinque minuti, okay?”

Segnale di chiamata interrotta.

“Ma che ca…” Adam fissa il telefono per qualche secondo con aria accigliata, poi immerge la testa in mezzo alle bolle, cercando di non pensare al fatto che quei due potrebbero aver deciso di lasciarlo stare per fare… beh, i cavoli loro.
Il telefono squilla.
“Pronto!” risponde, con un po’ troppa enfasi.
“Hey, Adam… calmati! Si può sapere cosa…”
“Non ora, James. A dopo.”
Così dicendo chiude la chiamata.

Quel morettino e quel biondino lo avrebbero fatto finire in manicomio prima o poi, ne è certo.
Il telefono squilla ancora.

“Pronto!”
“Siamo noi, scusa se ti abbiamo fatto aspettare… cavolo, Bells, vuoi stare un po’ fermo? Stai schizzando acqua ovunque!”

Adam ridacchia. È… sollevato?

“Riprenderò da dove eravamo rimasti: ora chiudi gli occhi, rilassati e lascia la tua immaginazione libera di viaggiare…” gli ordina Dom, con tono calmo.

Lui obbedisce, ma non sa che il biondo sta facendo lo stesso mentre Matt si muove sinuoso su di lui. Il moro gli bacia il collo.
“Matt ti sta baciando il collo,” le dita affusolate nel pianista ne tracciano i contorni “… e accarezza con le dita il pomo d’adamo, scendendo poi sul petto.”

Adam, non del tutto conscio delle sue azioni, preso dalle parole del batterista, inizia ad eseguire ciò che gli sta descrivendo, passando la mano dal suo collo agli addominali scolpiti.

“La mano continua a scendere… ma si ferma poco prima dell’inguine per poi risalire molto lentamente, fino ad insinuarsi tra i tuoi capelli.”

L’americano si passa una mano tra i capelli, riempiendoli di morbida schiuma.

“Le sue labbra si muovono sulla spalla e poi sui bicipiti, tracciano i contorni dei tuoi tatuaggi, indugiano sul tuo polso…”

Pausa.

“…poi prende in bocca il tuo dito indice e inizia a succhiarlo, mentre con l’altra mano percorre ancora una volta il busto… stavolta non si ferma.”
I respiri di Dom iniziano a farsi affannati, la voce resa più sensuale dal piacere. Adam, con un dito in bocca, geme piano quando la sua mano arriva sul pube, accarezzandogli l’erezione. I gemiti non rimangono ignari a Matt, che sorride soddisfatto e lascia andare il polso di Dom per afferrare l’I-phone, portarlo vicino all’orecchio del biondo e iniziare a cantare con voce bassa e lasciva.

“I want to reconcile the violence in your heart, I want to recognise your beauty's not just a mask, I want to exorcise the demons from your past, I want to satisfy the undisclosed desires in your heart…”

All’ultima parola del ritornello, Matt lascia un bacio dietro l’orecchio di Dom, ormai non più capace di intendere e di volere. Con un sorrisetto sulle labbra porta il telefono vicino alla bocca del batterista, così che il microfono possa catturarne ogni sospiro ed ogni gemito.

“Adam, caro, puoi immaginare quello che sto facendo al mio Dom, vero?”
Dall’altra parte della linea arriva un gemito trattenuto a stento.

“Su e giù… prima lentamente, poi sempre più veloce. Lo senti, Adam?”
Questi si morde il labbro inferiore, mentre continua a lavorare sul suo membro, eccitato dai gemiti di Dom e dalle parole del suo impudico compagno.

“Io…”
“Sì?” lo incita Matt.
“Dio…”
“Immagina che l’acqua che ti lambisce il collo sia in realtà la mia bocca, bramosa di impossessarsi della tua… la senti?”
“Sì…”

“E senti le mie dita accarezzare il tuo labbro inferiore, mentre pregusto il momento in cui le sostituirò con le mie labbra?”
“Oh, sì” risponde Adam, toccandosi il labbro, leggermente gonfio per via dei morsi.
“Mmh, Adam…” geme Dom, sotto le mani esperte di Matt.

Sentire inaspettatamente il biondo pronunciare il suo nome dà il colpo di grazia al bel cantante americano, che viene nell’acqua, ormai fredda e priva di schiuma. Matt finisce il suo lavoro su Dom, mentre lo bacia avidamente, mordendogli le labbra.

“Cazzo…” sussurra Adam dopo essersi ripreso, fissando il soffitto con uno sguardo di puro appagamento.
“Beh, è stato un vero piacere, Adam… vero, Dom?”
“Mh-hm…”
“Voi due siete… mi stupite ogni volta, non so come facciate.”

Matt ridacchia, lanciando uno sguardo d’intesa a Dom.
“A presto!”
E così chiude la chiamata.

TBC

Ehmm.. che dire.. fa caldo vero?


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