One Hell of a Christmas

Dec 25, 2013 02:00

ONE HELL OF A CHRISTMAS

Setting: prequel di ‘Change Everything you are’ (ma PUO’ essere letto anche se non conoscete quella luuuuuuuuuunga fanfiction ancora in corso ), tra Paradiso e Inferno.

Main Characters: Morgan e Tom (ma Dom e Matt fanno una comparsina)

Disclaimer: nessuno di questi personaggi mi appartiene, ma la mia mente folle che ha queste idee malsane sì XD

Riassunto:  E’ un giorno gioioso. Ecco perché un certo arcangelo decide di condividerlo con qualcuno di molto, molto speciale, non importa che lui lo voglia o no!

Questa cosuccia è tutta per la dolcissima BlackHolesAndRevelations che dall’alba dei tempi mi chiede uno spin off su Tom e Morgan XD e per la dolcissima LadyInRed che le ha dato man forte e voleva un regalino natalizio ^^

ma in generale è per chiunque ami questi due personaggini ^^ buona lettura:

Ancora una volta il più bel, sereno e felice periodo dell’anno stava arrivando.
In tutto il Paradiso si susseguivano cori angelici che celebravano la letizia di quell’evento. Tutte le creature celestiali ridacchiavano e si sorridevano placidi, l’un l’altro, condividendo la medesima felicità.
Il loro buonumore era davvero contagioso.

Ma forse, ancor più del giorno in sé, a Morgan piaceva tutta l’atmosfera che lo precedeva. E iniziava parecchie settimane prima del 25 Dicembre.

E quale gioia quando, sopraffatto dalla curiosità, Morgan si recava temporaneamente sulla Terra e vedeva gi umani permeati da più bontà, che si poteva riconoscere in piccole ma preziose buone azioni l’uno verso l’altro o dentro sorrisi calorosi, sinceri e aperti.

Fortunatamente per Morgan, uno dei suoi predecessori molti anni prima aveva diffuso il motto ‘A Natale si è tutti più buoni’ e le persone lo rispettavano.
Certo, non poteva durare tutto l’anno, ma era sempre meglio di niente!

Ma quell’anno Morgan non avrebbe avuto il tempo di fare una visita agli umani.
Doveva darsi molto da fare se voleva ultimare tutti i preparativi.
Mancavano cinque giorni a Natale.
Morgan aveva ancora tempo a sufficienza per farcela.

************************** (Contemporaneamente)

Ancora una volta, il più odiato, tremendo e insopportabile periodo dell’anno stava arrivando.
il malumore del Sovrano supremo degli Inferi aumentava in proporzione diretta all’avvicinarsi di quel detestato giorno.
E sui suoi sudditi tutto questo si rifletteva: ogni diavolo e arcidiavolo diventava più rabbioso, insofferente e nervoso. A farne le spese erano principalmente le anime dannate, non importa di quale Girone facessero parte, venivano tutte maltrattate con ancora più crudeltà e perfidia, le uniche cose che sembravano rallegrare un po’ i demoni.

Tom non faceva eccezione di certo e si assicurava che i suoi sottoposti facessero il proprio dovere.
Per quanto gli piacessero le visite sulla Terra, in quel determinato periodo se ne teneva ben lontano, certo che avrebbe assistito a episodi così insopportabilmente pieni di gentilezza, altruismo e amore da dargli il voltastomaco.
Preferiva feste più trasgressive e libertine, come Halloween o Carnevale.
Quanto al Natale, sfortunatamente per Tom, qualche secolo prima, un ficcanaso pennuto proveniente dai Piani Alti aveva diffuso l’abitudine di comportarsi in un modo migliore nel periodo Natalizio.
Ci poteva essere qualcosa di più assurdo? E la cosa peggiore è che gli umani quella cazzata se l’erano pure bevuta!

Ad ogni modo, il Natale alla fine non era altro che una festa, dopotutto, e in quanto tale sarebbe passata.
Tom doveva soltanto attendere.

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“Hai bisogno di altre decorazioni? Ma io pensavo che ne avessi già a sufficienza. Come mai?” chiese a Morgan uno dei suoi fratelli arcangeli.

“E’ solo perché quest’anno sono più felice del solito e desidero che il mio ufficio sia un’estensione di questa mia felicità.” rispose astutamente Morgan. “E’ forse chiedere troppo?” aggiunse, con una punta di falsa preoccupazione nella sua voce.

“Oh, non lo è affatto, mio amato fratello. Ecco, prendi pure e fanne un gaudioso utilizzo!” gli sorrise il suo interlocutore, allungandogli una scatola che era piena di quasi tutto l’occorrente di cui Morgan necessitava.

Più che soddisfatto, il biondo s’incamminò verso il suo ufficio.
A dire il vero, il suo ufficio non era poi così addobbato come voleva far credere a tutti.
Certo, era pieno di cose, ma erano designate a un altro posto.
Quella sarebbe stata l’ultima parte del materiale da preparare, non gli ci sarebbe voluto molto tempo.
Mancavano ancora due giorni al Natale. La prima fase del suo piano si era conclusa, la seconda fase prevedeva il riuscire a ottenere un permesso per andare in un determinato luogo.

Congratulandosi con se stesso per aver trovato una scusa così brillante, Morgan lasciò il suo ufficio, chiudendolo prudentemente a chiave.
Sulla strada per il Settimo Cielo, il quartiere generale delle massime autorità, Morgan poteva sentire da lontano l’ennesimo coro angelico. L’unica differenza è che questo era meno piacevole da ascoltare rispetto agli altri, c’era qualcosa che non andava.

“Oh no, Dominic, hai rovinato tutto!” si lamentò una voce maschile che Morgan riconobbe come quella di Nic.
“Mio dolce amico, sei indubbiamente pieno di molte virtù e talenti, ma cantare non è uno di quelli di sicuro!” aggiunge una voce femminile, con tono più gentile.
“Ma io...” Morgan poteva chiaramente udire Dominic incespicare.
“Nic e Gaia hanno ragione, Dominic. Va’ altrove a fare qualcos’altro e lasciaci cantare le nostre canzoni  come si deve!” un’altra voce angelica maschile, quella di Yorke, disse.
“Dominic, non stare ad ascoltarli, per me puoi rimanere, a dire il vero a me piace il modo in cui canti, è così diverso e più divertente!” cercò di richiamarlo con sé Brandon, ma Dominic ormai era già corso lontano da loro, incrociando il sentiero di Morgan.
“Mio caro figliuolo, che c’è che non va?” mormorò l’arcangelo, accarezzandogli la guancia, con l’intento di far inclinare a Dominic il volto, così che potesse guardarlo.

“Non mi è concesso esprimere la gioia che ho nel cuore, perché non ne sono degno...” sospirò amareggiato l’angelo, imbronciandosi.

Morgan sapeva molto bene che in teoria tutte le creature del Paradiso dovevano amarsi nello stesso modo, ma in qualche modo Dominic era sempre stato il suo angelo preferito e non poteva sopportare di vederlo triste.

“Oh, caro, sta’ pur certo che il tuo cuore è intonato, anche se la tua bocca non sa esserlo. E il Grande Capo questo lo sa e lo apprezza.” confortò il suo sottoposto.
Pura letizia ritornò a scintillare negli occhi del suo interlocutore.
“Oh, Arcangelo Morgan, lo pensi sul serio?” gli domandò, con un tono pieno di aspettative.
“Ma certo che lo penso.” gli sorrise dolcemente Morgan.
“Grazie. Ora penso che andrò a pregare un po’ nel Giardino della Pace. Se non altro nessuno si irrita se faccio questo!” ci ridacchiò sopra Dominic.
“E’ una scelta molto saggia, mio caro.” approvò l’arcangelo.
“E tu? Che stai facendo? Se te lo posso chiedere...” gli domandò l’angelo, incuriosito.

“Beh, io probabilmente andrò in missione. La cosa potrebbe richiedere un giorno o anche di più.” replicò Morgan, in tutta sincerità.

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Durante uno dei suoi giri di ricognizione, Tom s’imbatté in Matthew.

“Se ti devi impicciare e assicurare che io stia facendo il mio lavoro, sì, sto andando a torturare le ultime anime dannate che ho acquisito e ho ogni maledetta intenzione di rendere loro quel momento indimenticabile!” sogghignò il suo subordinato, con una luce crudele che gli brillava negli occhi.

Tom fece un sorrisetto.
Era inutile negarlo. Lui era il suo preferito e non gliene fregava niente di mostrarlo a chicchessia. Del resto, il loro sistema non si basava certo sul principio dell’uguaglianza!
Ognuno era libero di manifestare le proprie preferenze e allo stesso modo le proprie antipatie.

Ad ogni giorno, mese, anno o lustro che passava, Matthew non faceva che rendere Tom sempre più orgoglioso. Tom ne era sicuro: di quel passo, un bel giorno quel diavolo così ambizioso e così privo di scrupoli avrebbe preso il suo posto.
Ovvio, tutto questo solo quando anche lo stesso Tom sarebbe conseguentemente avanzato di carriera.

“Divertiti, allora ... per quanto sia possibile divertirsi in un periodo del genere.” borbottò l’arcidiavolo.
“Già. Sai, mi piacerebbe fare una capatina sulla Terra, magari con Billie, Adam e Jess e darci un gran da fare per cercare di minare tutto quel buonismo così ostinato... ma so già che sarebbe soltanto uno spreco di tempo ed energie.” sbuffò Matthew.

“Proprio così. Non puoi certo pensare di vincere laddove perfino il nostro Gande Capo così potente ha ripetutamente fallito.” lo redarguì Tom.

“Fortunatamente ci sono sempre le Messe Nere. Spero che qualcuno m’invochi durante una di esse!” ridacchiò Matthew, pregustandosi già quella possibilità.

“Ora però, fantastica di meno e lavora di più! Tutti i tuoi colleghi sono già all’opera!” gli fece notare Tom, serio e autorevole.

“Uff, quanto sei rompicoglioni quando fai così il palloso! Vado, vado...” brontolò Matt, scuro in volto, andando controvoglia verso la sua area del Girone della Lussuria.

Tutto questo divertì Tom: a volte aveva l’impressione di aver a che fare con un bambino capriccioso e pestifero.

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La sera seguente, rientrando dal suo giro quotidiano di controllo, Tom non riusciva a credere ai propri occhi.

“Tu?! Qui? Come? Perché?” gli chiese.

“Quattro eccellenti domande.” replicò Morgan, con eccessiva calma. “Vediamo di trovare una riposta per ognuna: Uno: sì, io. Due: sì, proprio qui, e, fidati, mi sento davvero fuori posto, ma ho chiesto a uno dei guardiani all’ingresso di portarmi qui, non volevo vagare troppo a lungo in un posto così tetro e desolato. Tre: ho i miei segreti. Quattro: ho le mie motivazioni, molto importanti.”

“Ad esempio?” domandò Tom, curioso.

“Fammi entrare e te lo mostrerò.” sfoderò un sorriso furbetto Morgan.

In oltre cinque secoli, raramente Tom aveva visto la sua Nemesi comportarsi così.
Ecco perché aprì il suo ufficio, lasciandolo entrare.

“Nessuno ti raggiungerà qui, ho ragione?” si accertò il biondo.
“Vuoi scherzare? Nessuno è tanto stupido e imprudente da avvicinarmi in questo periodo. Oh, beh, qualcuno lo è!” ridacchiò il moro. “Non mi hai ancora detto perché sei qui!” ripeté.

“Cos’è? Non mi è permesso di sentire la mancanza della mia Nemesi preferita?” fece spallucce Morgan.
“Io sono la tua unica Nemesi!” ribatté Tom.
“Vedi? Una ragione di più per essere la mia preferita!” gli strizzò l’occhio il biondo. “Quindi qui siamo completamente soli?” domandò di nuovo.

Tom lo scrutò con aria maliziosa.
“Oh sì, mio impaziente Mille-Piume. Qualsiasi cosa tu voglia che accada qui rimarrà un segreto soltanto fra me e te!” sorrise in modo sexy, in procinto di accarezzargli la faccia.

Morgan indietreggiò subito, ignorando quell’imbarazzante equivoco.

“Perfetto, così finalmente posso iniziare!” esultò, schioccando le dita e facendo apparire una grossa scatola piena di cose colorate.

L’aveva opportunamente tenuta nascosta con la magia, in attesa del momento più propizio per rivelare ogni cosa.

Guardandola di sfuggita, Tom adocchiò subito quello che sembrata un abete finto, delle strane statuette , stelle comete di cartone e ogni genere di decorazione immaginabile.

Con orrore, l’arcidiavolo capì tutto.

“Non oserai maledettamente!”

“Sto già osando!” ribatté Morgan, tirando l’abete fuori dalla scatola e fissandolo sul pavimento.

“E quello che cazzo è?” ringhiò Tom.

“Un albero di Natale!” fece spallucce Morgan, con nonchalance.

“Quello lo so anch’io, citrullo! Ma perché è... rosa?” ruggì un’altra volta il moro.
“Beh, ma è un colore così carino!” sorrise estasiato il biondo.
Tom afferrò il suo forcone.
“Cambialo subito e lo brucio!” minacciò la sua Nemesi.
“Che ne dici di bianco?” gli chiese l’arcangelo, toccando l’albero e tramutandolo in bianco.
“Rosso!” ordinò rabbioso Tom, col suo fidato forcone che già emetteva le prime scintille.

“Niente da fare. Facciamo verde. E’ la mia ultima offerta. Il rosso non farebbe risaltare le statuette!” obiettò Morgan, rendendo l’albero verde.
Tom inarcò il sopracciglio, con sospetto.
“Che statuette?”
“Queste!” ridacchiò il biondo, estraendole dallo scatolone. “Le ho fatte con le mie mani!” informò il suo interlocutore, allungandogli la prima statuina.

“E così tu davvero pensi che io ti lascerò appendere all’albero una statuetta ... del genere?” sbottò Tom, indicando una statuetta che raffigurava un arcidiavolo moro che dava un pacco regalo a un arcangelo biondo.

“Avrei dovuto prevederlo che non ti sarebbe piaciuto quel soggetto.” si imbronciò Morgan. “E di questa che mi dici?” domandò, mostrandogli una statuetta che ritraeva i suddetti arcidiavolo e arcangelo mentre reggevano una stella ciascuno dalla parte opposta.

“Prova ancora, Morgy!” abbaiò l’altro.

“E questa?” riprovò Morgan.

Tom studiò la statuetta coi due soliti personaggi che stavolta costruivano un pupazzo di neve.

“E ti dirò di più: l’arcidiavolo si prende pure la sua anima alla fine.” aggiunse Morgan, facendo ridere l’altro.

“Okay, quelle così le puoi appendere.” diede il suo consenso.

“E di sicuro ti piacerà molto questa!” ammiccò Morgan, mostrandogli l’ultimo tipo di statuette, raffigurante l’arcidiavolo che colpiva l’arcangelo con il suo forcone, bruciacchiandogli un’ala.

“Ah! Questa mi piace un sacco!” ghignò deliziato il moro.

“Sapevo che avresti gradito, ecco perché di quel tipo ne ho fatte ben quindici!” alzò gli occhi il biondo, prima di cominciare ad appendere le statuette consentite.

Tom sbirciò con diffidenza lo scatolone.

“Se lì dentro c’è anche uno schifosissimo presepe...” disse, con il suo tono di voce carico di tutto il veleno possibile. “Giuro che ti crocifiggo!” minacciò la sua controparte.

Per tutta risposta, Morgan esplose in una divertita risata.

“Non preoccuparti, non c’è alcun presepe. So bene quali sono i miei limiti. Ma grazie lo stesso, è carino da parte tua volermi far provare quello che il figlio del mio Grande Capo ha dovuto subire.”

“Col cazzo che volevo essere carino, io volevo terrorizzarti!” protestò l’arcidiavolo, indignato.

“Oh, lo so bene. E sei così carino ogni volta che ci provi!”

“Puoi evitare di dire quella fottutissima parola?”

“D’accordo, ma ora fa’ silenzio e lasciami lavorare in pace.” affermò Morgan, prima di lanciargli uno sguardo di sfida “A meno che... mi vuoi forse aiutare?”

Tom rise sprezzante.

“Aiutarti? Io? Mai!”

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“Credi che sia il posto adatto per le stelle comete?” domandò Tom, elettrizzato, mentre fluttuava in prossimità del soffitto, con in mano quelle decorazioni.

“Sì, magari sposta l’ultima un po’ più a destra.” lo istruì Morgan.

Stavano lavorando insieme da più di tre ore di filato e più il suo ufficio si riempiva di addobbi, più Tom diventava allegro.

“Ora però vieni qui e dammi una mano, c’è la parte migliore: mettiamo i festoni attorno all’albero!” lo chiamò Morgan, estraendo dalla scatola dei festoni molto particolari.

“Ma... sono fatti di piume!” commentò Tom, toccandoli e apprezzandone la morbidezza. “Li hai fatti tu?” lo interrogò.

“Diciamo che per un po’ ‘Mille-Piume’ non sarà il nomignolo più adatto col quale chiamarmi.” rivelò, dispiegando le sue ali che sembravano molto meno rigogliose.

“Oh.” mormorò Tom, davvero colpito, prima di disporre quegli speciali festoni.

“Okay, ora ci manca solo una cosa.” disse Morgan, avvicinandosi alla scatola. “A te l’onore.” sorrise, mettendo fra le mani di Tom l’ultima decorazione: un puntale a forma di coda di diavolo.

Tom si morse l’interno delle guance per non emettere versetti inteneriti e volò in cima all’albero, per apporre quell’importantissimo addobbo.
Quando riatterrò, per poco Morgan non gli corse incontro, sovraeccitato.

“Oh, Tommy, è già passata la mezzanotte e non me n’ero nemmeno accorto. Buon Natale!” fece un gran sorrisone, cercando di abbracciarlo, ma Tom indietreggiò.

“Non pronunciare quelle schifosissime parole nel mio territorio. Mai e poi mai!” ammonì il biondo.

“Oh andiamo, non c’è modo che tu riesca a rovinarmi questo giorno così meraviglioso. Questo è per te!” ridacchiò l’arcangelo, facendo comparire un pacchetto dal nulla e consegnandolo al moro.

“Ma ... io non ti ho fatto il regalo!”

“Il mio regalo da parte tua sarà la tua gioia quando apri il mio!” sorrise Morgan.

“Non ti darò mai quella gioia. Non lo voglio il tuo regalo!” sbottò Tom.

“Allora il mio regalo per te sarà accettare il tuo volere di non accettare il mio pacchetto!” spiegò Morgan.

“Quindi, qualsiasi cosa faccio io, tu gioirai comunque per qualcosa alla fine, non è così?” brontolò Tom e l’altro annuì con un sorrisone.

“Allora tanto vale che tragga un profitto da questa situazione. Da’ qua!” cambiò idea l’arcidiavolo, strappando il regalo dalle mani del biondo.

Aprì il pacchetto, scoprendo una bellissima lampada rossa, a forma di forcone.

“Oh, Morgy, è favolosa!” ghignò Tom. “Mi aiuterà a veder meglio i miei contratti quando lavoro di notte!” aggiunse malvagiamente.

“Ci saranno sì e no cinque fogli in croce su quella scrivania!” lo prese in giro Morgan.

“Questo è quello che credi tu!” controbatté Tom, ma il biondo non diede importanza a quelle parole.

“Ad ogni modo, è davvero un bellissimo regalo e... non dovrebbe fregarmene niente, ma è più forte di me, voglio darti qualcosa anch’io.” bofonchiò Tom, sentendosi tremendamente a disagio.

“Beh, potresti darmi l’anima di Henry e liberarlo da tutti questi secoli di prigionia...” azzardò Morgan.

“Ti piacerebbe!” rise di lui Tom.

“Beh, sì, mi piacerebbe molto!”

“Resta qui. Torno subito.” gli ordinò Tom, lasciando l’ufficio e lasciando Morgan basito.

Fu di ritorno dopo pochi minuti, reggendo una lussuosa gabbietta d’oro.

“Era fuori a godersi il suo giretto...” spiegò Tom.
“Ma... è Showbiz!” esclamò Morgan, guardando affascinato quel meraviglioso corvo nero dagli occhi argentati.

Sapeva quanto Tom tenesse al suo animaletto.

“Già. E’ proprio lui. Ti intenerivi ogni volta che te ne parlavo, perciò... ecco, puoi tenerlo. Per una settimana, intendo! E’ il mio regalo.” gli spiegò.

“Oh, Tommy, io...” sorrise incantato Morgan.

“Voglio dire, spero che lui ti crei un sacco di problemi e che porti caos e scompiglio nel tuo Regno tutto perfettino. E’ quello il mio vero regalo!” si affrettò ad aggiungere Tom, mentre Morgan aveva già aperto la gabbia e stava per accarezzare il corvo.

“Oh no, io non lo farei. Showbiz ha davvero un caratteraccio. E’ scorbutico, intrattabile... “ lo mise in guardia Tom, ma Morgan aveva già iniziato ad accarezzare il corvo.
L’uccellino reclinò la testa e dispiegò le ali per godersi meglio quelle dolci attenzioni.

“Oh sì, è davvero intrattabile.” ripeté l’arcangelo, sbeffeggiandolo.

“Venduto!” bisbigliò Tom a Showbiz, guardandolo con sdegno.

“Beh, credo proprio che lo terrò il più lontano possibile da Shine. Sai com’è, desidererei che il mio usignolo continuasse a mantenere la sua immacolata purezza!” spiegò Morgan.

“Tale e quale al suo padrone, vero?” ribatté l’arcidiavolo, sbuffando.

“Grazie ancora per il tuo regalo... momentaneo, Tom, ma ora devo proprio andare.” disse Morgan, imbronciandosi un po’.

“Beh, almeno lascia che ti accompagni fino al confine del Regno, sai... così posso passare un po’ più tempo con Showbiz!” farfugliò Tom e l’arcangelo accettò quella gentile offerta.

“Ora però me lo puoi anche dire, come sei riuscito a ottenere un permesso per visitare l’Inferno?” lo interrogò Tom.

Dopo la loro missione, nel corso di tutti quei secoli, entrambi avevano avuti numerosi e brevi incontri in Purgatorio, il loro territorio neutrale. Durante quegli incontri, quei due non facevano altro che punzecchiarsi a vicenda, per qualche strana ragione la cosa sembrava divertire entrambe le creature sovrannaturali.

Ma nessuno dei due prima di allora si era spinto a mettere piede in territorio nemico. C’erano specifiche leggi a riguardo.

“Beh, ho detto ai miei Piani Alti che volevo venir qui per rivendicare i miei diritti su un’anima.” rivelò Morgan.

“Astuto.” gli batté le mani Morgan. “Ma qualcosa mi dice che c’è una verità nascosta in questa scusa.”

“Uh?”
“Ultime notizie, biondino: si dà il caso che io sappia quale anima stai osservando e potrei metterci su le mie grinfie molto presto!” rivelò Tom, mentre la malvagità allo stato puro scintillava nei suoi occhi scuri.

“Tu.. tu stai bluffando!” lo accusò Morgan, estremamente nervoso.

“Lo vedremo!” sogghignò Tom.

Sfortunatamente, erano già arrivati al confine.

“Oh, Morgy, credo proprio che tu ti sia dimenticato una decorazione molto importante.” disse Tom, anche per rompere quel silenzio che si era creato.

“Quale?” si accigliò Morgan.

“Il vischio. Sai, non mi sarebbe affatto spiaciuto un po’ di...” rispose, mimando l’atto di baciarsi.

Morgan arrossì e svanì via, senza ulteriori parole.

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“Arcangelo Morgan!” gli corse incontro Dominic, sempre al giorno di Natale, ma verso mezzogiorno. “Lo so che non è carino fare gossip, ma tutti non fanno che parlare di questo. E’ vero che sei disceso all’Inferno?” si azzardò a chiedergli l’angelo.

“E’ corretto, figliolo. Avevo una missione lì.” rimase sul vago Morgan.

“E... com’è?” s’incuriosì Dominic.

“Oh, molto peggio di quanto tu possa immaginare. Tu non potresti sopportare nemmeno la visione di un così orribile posto.”

“Lo so, ma è perché ancora non ho tutte la tua esperienza e la tua saggezza. Ma un giorno spero di poter diventare forte e coraggioso come te, così da poter affrontare quel cupo e angosciante luogo di perdizione ed eterna sofferenza, nel nome di giusti principi, come i tuoi!” dichiarò Dominic, ammirando il suo mentore come se fosse il suo eroe personale ... cosa che in effetti era.

“Beh, Dominic, spero che tu non sia animato dai miei stessi principi...” borbottò Morgan.

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A Santo Stefano, Matthew era intento a raccontare a Tom della Messa Nera a cui aveva preso parte, in ogni singolo dettaglio.

“Sembra proprio che tu te la sia spassata.” commentò Tom.

“Beh, così e così. Erano solo un gruppo di dilettanti. Non hanno sgozzato nemmeno un pollo!” si lamentò il diavolo, facendo ridere Tom. “Però l’orgia è stata davvero divertente!” aggiunse, sogghignando soddisfatto.

“Probabilmente, ne avrai di migliori!” gli disse l’arcidiavolo.
“Lo spero! La cosa più importante è che finalmente questo schifo di periodo Natalizio è finito!” asserì, prima di andarsene.

Tom tornò al suo ufficio, aprì la porta che aveva prudentemente chiuso e si sedette alla sua scrivania.

“Dannazione! Ci sono davvero solo cinque fogli in croce!” pensò a voce alta.
Per poter vedere meglio, accese la sua nuova lampada che proiettò la sua luce rossa in tutto l’ufficio, ancora addobbato.
Tom sorrise.

- Ti sbagli, Matthew, il periodo Natalizio non è poi così orribile, dopotutto. -

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FINE

LOL, sì, lo so, sono davvero ossessionata con gli alberi di Natale, non bastava quello con le palline leopardate,  i festoni con gli Zeta e il puntale glitterato di un’altra vecchi storia XD

Riguardo la parte dell’angelo!Dom che è cacciato dal coro (Visto? Anche gli angeli possono essere veramente dei gran bastardi , a volte! XD )  beh... è stata ispirata da quello che è realmente accaduto durante la registrazione di ‘Blackout’ ... povero il nostro piccolo, dolce Dommeh dal cuore intonato! <3

Lo so che tutte voi vi starete domandando come si invoca il diavolo!Matt XD
Non che ci abbia mai provato, ma così a intuito direi che servono una candela rossa glitterata, delle banane da offrirgli in sacrificio e, per andare sul sicuro, levate tutte le ‘erre’ dalla vostra formula, voglio dire.. dalla vostwa fowmula XDDD

Pazzia a parte, spero che vi sia piaciuta e se trovate il tempo di dirmi qualcosa sarà uno splendido regalo di Natale (anche se arriva in ritardo, of course, lo so come son incasinati ‘sti giorni XD )

MERRY CHRISTMAS, EVERYONE!!! <3<3<3<3<3<3<3

P.S. Chissà mai che per Capodanno arrivi ‘Just ‘ .. sarebbe anche ora, vedrò di darmi da fare XD


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