Roma nascosta. Parte 1.

Sep 04, 2017 22:20



CI SONO LUOGHI INACCESSIBILI DI ROMA A VOLTE MONUMENTI MINORI

ALTRE VERI E PROPRI GIOIELLI PROVIAMO A SCOPRIRNE ALCUNI.

A tutti è capitato di fare un lungo viaggio per visitare una città o una regione e di trovarsi di fronte a un portone chiuso. Ciò non avviene solo per monumenti o musei minori, ma anche per veri e propri gioielli da anni chiusi al pubblico per motivi assurdi, a volte banali, altre volte per diritti di proprietà dubbi, altre ancora perchè il luogo necessiterebbe di grossi investimenti pubblici per restauri e in questi anni di spending review è difficile reperire i capitali necessari.


Alcuni esempi di splendidi luoghi chiusi al pubblico o difficilmente accessibili sono la Villa dei Cavalieri di Maltasull'Aventino, le catacombe di Commodilla alla Garbatella in via delle Sette Chiese, l'Aurora di Guido Reni nel Casino del palazzo Rospigliosi Pallavicini sul Quirinale aperto solo il primo giorno del mese e per poche ore.

Vi sono poi esempi eclatanti come la Domus Aurea chiusa da anni per pericolo frane, necessita di grossi lavori per la messa in sicurezza e per salvare le strutture e gli stucchi dell'epoca di Nerone, scandalosa è stata la chiusura del Museo Nazionale degli Strumenti Musicali presso la basilica di Santa Croce in Gerusalemme, uno dei musei più importanti al mondo per la cultura musicale che è chiuso al pubblico per la mancanza di fondi destinati a coprire solamente gli stipendi dei custodi, intanto alcuni strumenti si stanno deteriorando perchè manca la manutenzione, il museo geologico in largo di Santa Susanna è stato smembrato e i suoi elementi si trovano in più sedi creando difficoltà agli studiosi in un paese ad alto rischio sismico come l'Italia.

Ma ci sono anche esempi positivi, per fortuna: il restauro e la riapertura al pubblico di villa Torlonia dopo sessant'anni di chiusura, la riapertura della Galleria Comunale d'Arte Moderna di Roma Capitale in via Crispi anch'essa chiusa per circa vent'anni, il Medagliere Capitolino mai esposto al pubblico, la sezione delle monete nel museo di palazzo Massimo e due esempi innovativi che non hanno uguali in Europa: la Centrale Montemartini e il Museo dell'Ara Pacis.

In questo itinerario proviamo a scoprire questi luoghi inaccessibili di Roma, non sempre monumenti o chiese minori, sbirciando da un cancello e posizionandoci su un'altura e con l'aiuto di qualche foto d'epoca e/o stampa per "vedere" il gioiello nascosto.

CASINO DEL CARDINAL BESSARIONE

via di Porta San Sebastiano, rione XXI San Saba

Si tratta di un esempio tipico di rifugio suburbano, venne costruita dal cardinale Basilio Bessarione[1] che aveva la propria residenza in palazzo Colonna in quanto era titolare di Santi Apostoli. Ovviamente la sua costruzione è avvenuta utilizzando in parte costruzioni preesistenti.  Intorno al dotto umanista cardinale soleva radunarsi il fior fiore dell'intelligenza romana del primo Rinascimento. La casa, cinta da giardino, è una graziosa costruzione del Quattrocento, ad un solo piano rialzato con facciata e loggia rivolti verso il parco. Al di sotto si trovano gli ambienti di servizio. Nella costruzione furono utilizzati materiali di spoglio, abbondanti nella zona, come le colonne della loggia. Di notevole interesse gli affreschi del salone del piano nobile, si tratta di una ricca e complessa tematica decorativa. Gli ambienti interni sono arredati con mobili e opere d'arte del Rinascimento. Fino al 1930 era un'osteria. Restaurata tra il 1934 e il 1935, il 27 luglio del 1935 Benito Mussolini vi ha ricevuto il presidente del Consiglio ungherese. Attualmente è chiusa al  pubblico perchè utilizzata come sede prossisoria di uffici comunali e sede di rappresentanza del Comune di Roma.

Subito prima si trova la chiesa di San Cesario de Appia, nota anche con San Cesareo in Palatio, sorta sopra un edificio termale romano e rifatta alla fine del XVI secolo forse da Giacomo Della Porta[2], con facciata a lesene su alto basamento, ornata da specchiature e preceduta da protiro. Davanti alla chiesa, in un'aiuola, antica colonna di granito con croce. Interno assai semplice e severo, ad aula rettangolare e soffitto a riquadrature dorate su fondo azzurro con le insegne araldiche di Clemente VIII e figura del santo titolare. Presbiterio, pergamo,  paliotto dell'altare e cattedra ricomposti con elementi cosmateschi di finissima fattura. Nella calotta dell'abside il Padre Eterno fra due Angeli e all'esterno dell'arco Annunciazione, mosaici su disegno del Cavalier d'Arpino[3].

SEPOLCRO DEGLI SCIPIONI

via di Porta San Sebastiano, rione XIX Celio

Scoperto nel 1780 sistemato negli anni Venti del Novecento. Il recinto degli scavi è dominato dai tre piani di una casa romana del III secolo. A destra della casa un breve braccio di una catacomba cristiana, nello spiazzo di fronte alla casa una scaletta scende a un colombario rettangolare con le pareti traforate dalle nicchiette per urne cinerarie da cui il nome colombario.

A sinistra della casa romana il sepolcro degli Scipioni una delle più grandi famiglie della Roma repubblicana, i cui componenti continuarono ad essere cremati anche quando l'inumazione divenne abituale. Della facciata rimangono il basamento, resti di una porta, un tratto di cornice e le basi di due colonne di un portico in peperino.

L'interno si presenta come un labirinto di stretti cunicoli, subito a sinistra resti di un sarcofago di un giovane questore nel 167 a.C. l'epigrafe ricorda che il padre sottomise il re Antinco. Si prosegue dritti e si passa in un punto stretto tra due sarcofaghi: quello del figlio di Scipione Barbato console nel 259 a.C. e conquistatore della Corsica, e quello probabile del fratello dell'Ispano. Poi di fronte la copia (originale in Vaticano) del sarcofago di Scipione Barbato, console nel 298 a.C. conquistatore del Sannio e della Lucania e avo di Scipione Africano (è la persona che ha fatto costruire questo sepolcro). A sinistra di esso il sarcofago di Cornelio Scipione Asiatico. Proseguendo a sinistra si trova il sarcofago di Paola Cornelia sposa dell'Ispanico e due loculi forse appartenti alla famiglia dei Corneli Lentuli, eredi degli Scipioni. Si arriva a una calcara dove venivano ridotti in calce i marmi del sepolcro come era uso nel medioevo e nel rinascimento.

Nel biglietto di ingresso è compreso la visita al colombario di Pomponio Hylas scoperto nel 1830 e perfettamente conservato. Si trova nell'attigua villa degli Scipioni.

Il complesso archeologico è stato chiuso ai visitatori dal 1992 per lavori di consolidamento della collina tufacea e per il restauro delle strutture metalliche di sostegno realizzate nel secolo scorso. Il sepolcro è stato riaperto al pubblico alla fine del 2011. Oggi è aperto tutti i giorni (tranne il lunedì) dalle ore 9 alle ore 14, i volontari del Touring Club Italiano accolgono e assistono i visitatori[4].

CHIESA DI SANT'URBANO ALLA CAFFARELLA

vicolo omonimo, quartiere IX Appio-Latino

Adattamento di un antico tempio ritenuto di Cerere[5], esso adornava la villa di Erode Attico, letterato e mecenate del tempo di Marco Aurelio (fine secondo secolo d.C.), il quale - erede di una colossale fortuna - con opere benefiche cercò di far dimenticare la cattiva fama di cui godeva soprattutto per essere sospettato di aver ucciso la sua sposa Annia Regilla.

La trasformazione in chiesa avvenne nel IX-X secolo. Nel restauro del 1634  furono incorporate nel muro le quattro colonne corinzie del pronao, bellissimi i muri esterni della antica cella, in cotto con fregi finemente lavorati. Nell'interno importanti pitture  del 1011 opera di un certo Bonizo come si deduce da un'iscrizione della "Crocifissione" che è sulla porta. Nel muro in fondo "Cristo benedicente in trono", questa immagine presenta una curiosità inspiegabile, la mano del Signore presenta sei dita. Inoltre scene della "Storia del Salvatore, di sant'Urbano  e di santa Cecilia". Una "Madonna con Bambino e santi" risale al X secolo.

Per anni la chiesa era inaccessibile, in quanto compresa all'interno di uno spazio privato che organizzava ricevimenti. Attualmente è chiusa al pubblico, periodicamente il Comitato del parco della Caffarella la apre con visite guidate.

CHIESA DI SANTA MARIA DELLA PACE

via della Pace, rione V Ponte

Eretta da Baccio Pontelli ai tempi di papa Sisto IV[6] (1480 circa). E' formata dall'unione di due organismi: un'aula rettangolare nella parte anteriore, seguita da un ottagono a cupola, aggiunto forse dal Bramante. Nel 1656 Pietro da Cortona[7]restaurò la chiesa per ordine di Alessandro VII Chigi[8] e vi aggiunse la convessa facciata barocca preceduta da un portico semicircolare, a colonne doriche binate, e il fondale a esedra che concludono con mirabile azione scenografica la piccola piazza limitata da eleganti edifici.

Sopra l'arco della prima cappella a destra le celbri Sibille dipinte da Raffaello nel 1514 per commissione  del banchiere Agostino Chigi, da sin.: la Cumana, la Persica, la Frigia e la Tiburtina, ciascuna di esse pronte a ricevere da un angelo la Rivelazione. Nella prima cappella sinistra, all'esterno due monumenti rinascimentali della famiglia Ponzetti (1505-09), all'altare la Madonna tra le sante Brigida e Caterina e il card. Ponzetti affresco di Baldassarre Peruzzi[9].

Nella cappella a destra dell'altare maggiore Battesimo di Gesù di Orazio Gentileschi. Il coro e il ricco altare maggiore sono del Maderno, sull'altare l'immagine della Madonna della Pace del sec. XV che, colpita da un sasso, avrebbe, secondo la tradizione, versato sangue, ed ebbe da Sisto IV il voto della costruzione della chiesa.

L'attiguo chiostro è la prima opera eseguita a Roma dal Bramante[10] (1500-04) per commissione del card. Oliviero Carafa. Di mirabili proporzioni e conservato inalterato in ogni sua parte , è circondato da un portico ad arcate su pilastri cui sono addossate svelte lesene e reggenti una lunga trabeazione continua con lunga iscrizione nel fregio; il loggiato superiore ha pilastri con lesene a fascio alternati a colonne e cornicione terminale a mensole.

La facciata di questa chiesa e la via davanti sono stati l'ambientazione di un celebre film "Fantasmi a Roma" del 1961 con Marcello Mastroianni, Sandra Milo, Eduardo De Filippo, Tino Buazzelli, Vittorio Gassman, per la regia di Antonio Pietrangeli.

CONVENTO DI SANTA FRANCESCA ROMANA

MONASTERO DELLE OBLATE

via del Teatro di Marcello, rione X Campitelli

Fondato  nel sec. XV da Santa Francesca Romana, si presenta come una severa muraglia, sopra al suo ingresso, al civico 32, Santa Francesca Romana e l'Angelo, altorilievo marmoreo entro cornice ovale attribuito a Filippo Valle. Il complesso ha il nome di Tor de Specchi, la torre si può vedere da via Montanara. L'ingresso della casa del Quattrocento è sovrastato dall'affresco con "La Madonna tra Santa Francesca e San Benedetto". Da qui si accede ad un locale pavimentato con blocchetti di basalto adibito a stalla, fungeva da mangiatoia un coperchio di sarcofago rovesciato. Qui si trova il gruppo marmoreo "Santa Francesca e l'Angelo" (Giosuè Meli 1866). Sempre al piano terreno vi sono una serie di stanze anguste e spoglie, addossato alle mura della torre si trova il forno utilizzato nel Quattrocento dalla comunità monastica.

Attraverso la cosiddetta Scala Santa si arriva all'oratorio decorato con il celbre ciclo di affreschi attribuiti ad Antoniazzo Romano[11]. Dello stesso autore sono gli affreschi della scala tra cui il "Cristo uscente dal Sepolcro". La stanza tra la torre e l'oratorio era forse utilizzata come refettorio, una parete è coperta di affreschi in monocromo (sempre del Quattrocento, si fanno i nomi di Benozzo Gozzoli e Antoniazzo Romano, restauri nel 1984). Una piccola stanza, interna alla torre, recentemente restaurata, era quella dove la santa si ritirava a pregare o meditare, in una teca i vestiti della santa.

L'oratorio ha le pareti completamente coperte da affreschi attribuiti ad Antoniazzo Romano, Benozzo Gozzoli[12] e ad un seguace di Piero della Francesca (1468). Le scene narrano la vita e le opere della Santa descritti in testi didascalici in volgare quattrocentesco romano. Singolare rappresentazione dell'Inferno. Questi affreschi sono stati recentemente restaurati.

Splendido il refettorio barocco con il pulpito, vi sono affrescati paesaggi di fantasia della campagna romana del XVIII secolo. Le scene sono incorniciate. Sulla parete di fondo è una immagine di "Madonna con Bambino tra i santi Giovanni e Caterina della Rota", molto rimaneggiata ma del Seicento.

Nel complesso si trova un grande chiostro Seicentesco porticato su tre lati, sulla parete sono murati reperti e laapidi che ricordano lastoria delmonastero e la famiglia della santa. Dieci rocchi di colonne di granito sono utilizzati per sostenere limoni in vaso. Carlo Maderno non deve essere estraneo alla costruzione.

Nel monastero è un alto corpo di fabbrica che ingloba due chiese sovrapposte. La chiesa di Sotto, nota nell'iconografia della città come Santa Maria de Curte, venne annessa al monastero verso la fine del Cinquecento, demolita e ricostruita negli anni seguenti.

Al di sopra di questa vi è il Coro della SS. Annunziata riccamente decorato di marmi, affreschi e soffitto ligneo barocchi. Nel catino absidale è San Michele Arcangelo tra angeli musicanti e in preghiera, tali affreschi sono stati realizzati per il giubileo del 1750 da Bastiano Ceccarini e Lorenzo Gramiccia. L'Annunciazione al centro dell'altare è di Alessandro Allori e sovrasta un ricco tabernacolo barocco. Due riquadri ai lati dell'altare raffigurano l'Adorazione dei Magi e quella dei Pastori, sono di autori ignoti del Seicento. L'ambiente è stato restaurato per il giubileo del 2000.

Il giorno della festa della santa, il 9 marzo, il monastero è aperto al pubblico.

[1] Basilio Bessarione (Trebisonda, oggi Trabzon in Turchia sul mar Nero 1408 - Ravenna 1472) svolse una poderosa opera per salvare i testi della cultura greca che affluivano in Italia dopo la conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi. Ebbe un grande ruolo nel diffondere la conoscenza della lingua greca antica come fonte della cultura occidentale. Tentò una mediazione per giugere alla riappacificazione tra ortodossi e cattolici.

[2] Giacomo Della Porta scultore e architetto, chiesa del Gesù, fontana delle Tartarughe, ha terminato la cupola di San Pietro lasciata incompiuta da Michelangelo.

[3] Cavalier d'Arpino pittore del Seicento, autore degli affreschi nella sala degli Orazi e Curiazi in Campidoglio e degli affreschi della cupola di San Pietro.

[4] Sepolcro degli Scipioni le notizie sull'orario di apertura da: www.sovraintendenzaroma.it.

[5] Cerere, per il latini divinità materna della terra e della fertilità, nume tutelare dei raccolti ma anche della nascita perché tutti gli esseri viventi sono suoi doni (fiori, frutta, uomini). Si pensava che avesse insegnato agli uomini la coltivazione dei campi.

[6] Sisto IV Francesco della Rovere, Pecorile oggi Celle Ligure (Savona). Papa dal 1471 al 1484.  E' il Papa che fece costruire la cappella Sistina e il ponte Sisto sul Tevere a Roma. Francescano, docente in varie università italiane. Il suo monumento funebre, simile ad un cofanetto di arte orafa si trova in San Pietro.

[7] Pietro da Cortona Pietro Berrettini (Cortona 1596- Roma 1669), pittore e architetto. Come pittore il suo capolavoro e l’affresco nel salone di palazzo Barberini che porta il suo nome “Trionfo della Divina Provvidenza”. Ha affrescato la cupola e la navata principale della Chiesa Nuova al Corso Vittorio, la volta del salone di palazzo Pamphili con "Storie di Enea". Come architetto ha realizzato la chiesa dei Ss. Luca e Martina al Foro Romano, S. Maria della Pace (indicata anche questa come suo capolavoro) e S. Maria in Via Lata. Sua la cupola di San Carlo al Corso. Una sala gli è dedicata alla pinacoteca Capitolina.

[8] Alessandro VII Fabio Chigi di Siena. Papa dal 1655-1667 Lo stemma quadripartito ha i tre monti con una stella e la quercia con i frutti. Membro di una famiglia di banchieri si avvalse del nepotismo in maniera ampia. Protettore del Bernini gli diede l'incarico di progettare il colonnato di piazza San Pietro e la sua tomba nella Tribuna di San Pietro. Impartì il battesimo a Cristina di Svezia. E' sepolto in San Pietro nel passaggio tra abside e transetto sinistro.

[9] Baldassarre Peruzzi  (Siena 1481 - Roma 1536) architetto, ingegnere militare, pittore, e archeologo. A Roma fu a contatto con Bramante e gli altri artisti che lavoravano in Vaticano divenendo così uno dei maggiori architetti del Cinquecento, realizzò la villa Farnesina con l'originale pianta ad U, il palazzo Massimo alle Colonne, palazzo Altemps. A Bologna la cappella Ghisilardi in San Domenico. Introdusse nell'architettura temi manieristici.

[10] Bramante Donato di Angelo Pascuccio (Fermignano PU 1444 - Roma 1514) pittore e architetto. A Milano: Santa Maria presso San Satiro, Sant’Ambrogio (chiostri e canonica), Santa Maria delle Grazie (tribuna). A Roma: chiesa di Santa Maria della Pace con il chiostro, tempietto di San Pietro in Montorio, palazzo del Belvedere in Vaticano. A Urbino il mausoleo dei Duchi. Ebbe incarico da Giulio II di demolire la antica basilica di San Pietro tanto da guadagnarsi il titolo di "mastro ruinante".

[11] Antoniazzo Romano  Antonio di Benedetto Aquilio degli Aquili detto... (attivo tra il 1460 e il 1510) pittore tra i più importanti del Rinascimento a Roma, influenzato da Beato Angelico e Piero della Francesca. Ha lavorato alla Cappella Sistina con Perugino. Sue opere a palazzo Barberini, nel palazzo Capranica. Celebre l'Annunciazione in santa Maria sopra Minerva.

[12] Benozzo Gozzoli    (Scandicci Firenze 1420 - Pistoia 1497) Benozzo di Lese di Sandro. Celebre per la cappella dei Magi a Firenze in palazzo Medici. Sue opere nei maggiori musei del mondo, in Umbria, nel Lazio a San Gemignano, in val d'Elsa e val d'Era.

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