Titolo: Domani nella battaglia pensa a me
Rating: rosso
Fandom: Spartacus Vengeance
Paring: Agron/Nasir
Genere: introspettivo, sentimentale
Parte: 3 di ?
Note: I personaggi non sono miei, non mi appartengono e non ne ricavo nulla. Nemmeno il titolo è mio, ma di William. Attenzione, questo capitolo contiene scene di sesso tra uomini!
La serie sta procedendo in modo fantastico! Steven DeKnight ( che intanto sulla sua pagina twitter continua a inneggiare al Nagron e rimandare a deliziose immagini) mi dovrebbe assumere, accidenti!
Ringrazio tantissimo chi ha letto, seguito e commentato! Ancora una volta vi chiedo cosa ne pensate!
PS: come sempre il sottotitolo è di William, dal “Giulio Cesare”. La libertà è proprio poter compiere delle scelte, giuste e sbagliate, ed è esattamente quello con cui devono imparare a convivere Agron, Nasir e gli altri. Ma forse più di tutti Nasir.
Capitolo 3
“Vi son dei momenti in cui gli uomini sono padroni del loro destino”
.
Agron osserva le fiamme senza realmente vederle. Ha lo sguardo lontano, distante, perso in un altro mondo. O più probabilmente perso nel suo passato, nel ricordo di un fratello che amava più della sua stessa vita.
Da quando Duro è morto non ha avuto molto tempo per rifletterci. Sono successe troppe cose, troppo velocemente, per potersi permetettere il lusso di rimurginare ed elaborare la sua morte.
Duro gli manca, gli manca da morire. Gli manca la sua fiducia, le sue parole di conforto e incoraggiamento, l’essere per lui un modello da inseguire. Da quando non c’è più, Agron ha dovuto crescere in fretta, diventare l’uomo che forse non sarebbe mai diventato stando assieme a suo fratello.
Ora invece è da solo, deve sapersela cavare solo con le sue forze, e non è facile.
Dopo quello che è successo quel giorno, dopo aver visto un tale massacro ed essere stato così vicino alla morte per mano di un’altro Germano, Agron non riesce a non pensare a Duro, e a quanto senta la sua mancanza in notti come quelle.
Quando l’ombra di Nasir cade su di lui nemmeno alza lo sguardo. Gli basta sentire il suo odore, così diverso da quello di tutti gli altri uomini nell’accampamento, per riconoscerlo.
Sa perfettamente di essere uno straccio in quel momento, ancora sporco per la battaglia e con lo sguardo vacuo, ma non gli importa molto. Non ha la forza per alzarsi e andarsi a lavare, e nemmeno per sembrare felice.
Si sente strano, diverso dalle altre sere, e Nasir sembra capirlo. Infatti non dice una sola parola ma si limita a sedergli in braccio, a cavalcioni sulle sue ginocchia, e abbracciarlo forte.
Senza nemmeno renderse conto Agron singhiozza, lo stringe con determinazione e affonda il viso nell’incavo tra il suo collo e la spalla magra.
Ascolta il battito del suo cuore attraverso la vena pulsante sul collo, inspira il suo profumo vagamente femminile nonostante le condizioni in cui sono costretti a vivere, e si lascia accarezzare i capelli dalle sue dita affusolate.
Agron si aggrappa a lui come se fosse l’ultima roccia in un mare in tempesta, e Nasir non si tira indietro, non gli nega il suo aiuto.
Gli sussurra all’orecchio parole in siriano che Agron non comprende, ma che hanno un bel suono. Lentamente iniziano a calmarlo e a farlo sentire meglio, lo fanno tornare con i piedi per terra. E mentre Nasir continua a parlargli sottovoce Agron inizia ad accarezzargli la schiena morbida e calda del ragazzo, scoprendo le prime cicatrici. Le percorre una ad una, senza fretta, godendosi i mezzi gemiti che inframmezzano le parole di Nasir e ognuno dei suoi brividi.
Lasica scorrere il naso sul collo sottile del Siriano, inspira forte, e lo bacia pianissimo, come se avesse paura di ferirlo con le sue labbra.
Nasir smette di parlare e il suo respiro si fa sempre più affrettato e affannoso. Sentire il suo cuore battere freneticamente sotto la sua bocca provoca in Agron una scarica di bisogno irrefrenabile. Sente l’urgenza di averlo, di toccarlo, di possederlo. Ha bisogno di sfogarsi su di lui, di lasciarsi andare e non pensare ad altro per qualche ora.
Ancora una volta Nasir lo capisce perfettamente perchè quando lo bacia sulle labbra gli comunica tutto il suo bisogno e la sua disponibilità. Agron lo bacia con forza, gli viola la bocca umida e calda e lo afferra per i fianchi, stringendolo ancora di più e facendolo scontrare contro il suo bacino e l’erezione nascente.
Da quel bacio entrambi capiscono che finalmente il momento è arrivato, che sarebbe stupido continuare a girarsi ancora attorno e non concludere nulla.
« Sei sicuro di esserti ripreso perfettamente?» domanda con un filo di voce straordinariamente roca il germano, e Nasir sorride sulle sua labbra.
« Sicurissimo. Sto bene, Agron, davvero, e tu hai una promessa da mantenere» lo rassicura il siriano e per tutta risposta Agron gli affonda le dita nelle cosce scoperte, facendolo sussultare e sorridere ancora di più. Il suo è diventato un sorriso affilato e malizioso, e Agron scopre immediatamente di adorarlo.
Si solleva tenendolo in braccio e continuando a guardarlo negli occhi, per capire se c’è qualcosa che non va, se lo sta forzando a fare qualcosa che in realtà non desidera. Ma tutto quello che vede nei suoi occhi neri è il suo stesso bisogno, lo stesso fuoco che gli sta bruciando in ogni muscolo, in ogni vena.
Pochi attimi dopo si ritrovano nel loro cubicolo, sul loro piccolo giaciglio.
Agron lascia che Nasir si distenda come preferisce e poi gli si corica addosso, premendo su tutta la sua pelle accaldata. Torna ad assaporare il suo collo e con le dita impacciate gli sfila i leggeri pantaloni di lino che l’altro indossa. Scende con la bocca sul suo petto troppo magro e poi più giù, sugli addominali appena accennati, e con le labbra accarezza la leggerissima peluria scura che collega l’ombelico al suo pube.
Nasir sussulta e si inarca sotto di lui, chiedendogli di più, ma Agron si limita a baciargli il basso ventre con insolita tenerezza che però nasconde a stento tutta la furia che lo sta divorando in quel momento. Ha le mani che tremano per il desiderio di stringere, premere, affondare nella sua carne.
« Agron» sibila accaldato il siriano e il germano sorride sulla sua pelle, intuendone i desideri. Senza smettere di accarezzarlo, con le labbra si inumidisce un paio di dita e le porta tra le sue gambe, fino a sfiorargli l’apertura. Nasir sospira profondamente e infila le dita tra i suoi capelli corti, indeciso se premerselo contro o scansarlo via per ottenere ancora di più.
Agron lo allarga in fretta ma cercando di fare del suo meglio, ma la sua erezione pulsante non gli lascia alcuna tregua. Lo vuole scopare forte, in fretta, e una parte di lui vuole anche fargli del male, fargli sentire quanto lo desideri, quanto lo abbia fatto inpazzire per giorni interi. Quanto può essere migliore di tutti gli uomini che ha avuto prima di lui.
E tutti questi pensieri lo spaventano perchè si rende conto di non essere certo di potersi controllare, di essere ad un passo dal distruggerlo e dal ferirlo. Agron odia quella parte di sè stesso così istintivia e animalesca, così connaturata con la sua natura di guerriero che lo porta sull’orlo di qualcosa di cui potrebbe presto pentirsene.
Si blocca di colpo, l’erezione in una mano e l’altra a tenere le gambe del moro aperte. Si ferma, rigido e con gli occhi sgranati, e non sembra più intenzionato a muoversi.
Dopo un secondo di sconcerto, Nasir si solleva sui gomiti e con ancora il respiro affannato domanda « Tutto bene? Perchè ti sei fermato?».
Agron sposta lo sguardo sui suoi occhi che nel buio della stanza si riescono appena ad intravedere e si morde il labbro inferiore.
« Io... potrei davvero farti del male. Temo d non riuscire a controllarmi in questo momento, di lasciarmi troppo andare e ... ».
Non riesce a terminare la frase poichè le mani delicate di Nasir lo colgono di sorpresa. Lo afferrano con straordinaria decisione per le braccia e lo trascinano sul giaciglio.
« Allora lascia che ci pensi io» sussurra Nasir con un mezzo sorriso e lo fa distendere sotto di sé. Si posiziona a cavalcioni sopra di lui e con naturalezza si lascia scivolare sulla sua erezione tesa.
Agron vorrebbe tenere gli occhi aperti per godersi ogni singolo istante, ma alla fine cede e li serra con un gemito più forte degli altri.
Dentro, Nasir è perfetto, caldo e stretto come se lo era immaginato. Lo stringe magnificamente bene, sembra fatto apposta per avvolgerlo. Tutta la frenesia e la frustrazione che aveva provato fino ad un attimo prima scema in un languore sensuale e bollente.
«Sì» sussurra in un ansito roco il siriano quando lo sente entrare completamente dentro di sè, così in profondità da fare quasi male.
Agron si aggrappa come un disperato ai suoi fianchi e li stringe tanto forte da lasciare segni rossi, e spinge dentro di lui senza riuscire a trattenersi ancora. Ogni movimento, anche il più piccolo, è un delirio per i sensi.
Nasir si inarca facendolo penetrare sempre più in profondità, volge il capo indietro e per qualche istante sembra perdersi in un mondo tutto suo. Agron invece si contorce su sè stesso e affonda le dita nella sua carne morbida, come se volesse fare sesso con lui anche in quel modo. Vorrebbe poter urlare, gridare, sfogarsi completamente e dirgli quanto tutto quello sia magnifico, come non abbia mai provato prima qualcosa di così intenso e che quello è sicuramente il sesso migliore, e più atteso, di tutta la sua dannatissima vita.
Ma non lo fa, stringe i denti più forte che può e ringhia sommessamente, sentendo l’orgasmo avvicinarsi sempre di più. Con una mano umida e sudata afferra l’erezione di Nasir, che in un istante riporta lo sguardo sul suo. Ha gli occhi neri umidi e languidi, ed è veramente uno spettacolo incredibile.
Ad Agron non sono sempre piaciuti gli uomini. Quando era più giovane, nelle sue terre a Nord, pensava di amare le ragazze e che non avrebbe mai potuto fare quelle cose con un uomo. Poi però aveva conosciuto i romani e aveva iniziato a pensare che i ragazzi fossero attraenti. Ma nessuno, nel suo passato, può essere paragonato a Nasir.
Nasir sembra essere fatto esattamente per quello, e Agron si vergogna moltissimo a pensarlo. Anche se lo vorrebbe, il Siriano non è fatto per i campi di battaglia, per la sabbia dell’Arena e per le spade imbrattate di sangue. Per quelle cose vive Agron, che nella vita non potrebbe mai fare altro. Invece Nasir è diverso, profondamente diverso. Se fosse per Agron, il ragazzino dovrebbe vivere nel lusso e nell’ozio, occupandosi solamente di lui e di fare quello che sta facendo esattamente in quel momento: essere al sicuro tra le sue braccia.
Agron si odia per quei pensieri tipicamente romani, per quell’atteggiamento da dominus vizioso, ma non riesce a non pensarci. Non riesce a non immaginarsi una vita con Nasir, tra lenzuola e vino. Una vita che non avranno mai, ne è lucidamente consapevole.
Il ritmo improvvisamente più veloce e i gemiti di Nasir lo distraggono dai suoi pensieri, riportandolo nella loro tenda. Nasir è ad un passo dall’orgasmo e Agron non ha alcuna intenzione di perderselo: lo guarda dritto negli occhi e li vede offuscarsi mentre tutto il suo corpo inizia a tremare. Stringe la mano sulla sua erezione che esplode in getti bianchi che finiscono sul suo torace sudato e definito.
Non gli lascia nemmeno il tempo per ricomporsi e lo trascina sotto di lui, lo preme sul pagliericcio e Nasir gli lascia completo accesso al suo corpo. È stremato per l’orgasmo e sembra creta tra le sua mani, malleabile e arrendevole. La sua cedevolezza porta Agron oltre il proprio limite, serra gli occhi e si spinge dentro di lui con tutta la forza e l’entusiasmo che ha in corpo. Vorrebbe che durasse il più a lungo possibile, tutta la notte, ma il piacere lo coglie inaspettato. Si svuota dentro Nasir con un gemito rauco che scuote il silenzio circostante e per qualche secondo sembra essere tutto perfetto. Loro due, assieme, sono perfetti.
Agron si lascia cadere di lato, semplicemente esausto, e riprende fiato con lunghe e intense boccate. Tutti i pensieri negativi, la malinconia e le preoccupazione di poco prima sono svanite in un orgasmo atteso da troppo tempo.
Nasir sospira e lo osserva con la coda dell’occhio, come se fosse tormentato dall’idea di avvicinarsi o meno. Ogni volta che ha fatto sesso in vita sua è sempre stato il padrone a dirgli cosa fare e come farlo, prima e anche dopo averlo fatto. Questa è la prima volta che si ritrova da solo, improvvisamente disarmato e libero di agire come vuole.
Potrebbe alzarsi e andarsene, oppure stringersi al corpo caldo e scultoreo del Germano, lasciando che il suo battito cardiaco lo culli per tutta la notte. Rimane allora immobile, pietrificato da questa nuova consapevolezza.
Agron socchiude gli occhi e lo guarda anche lui con la coda dell’’occhio, e in un solo istante sembra cogliere tutti i suoi pensieri. Senza parlare distende un braccio e se lo trascina addosso, lasciando che si sistemi al suo fianco e poggi la testa sulla sua spalla.
E per la prima volta dopo mesi, forse anni, Agron si addormenta finalmente felice. L’alba, questa volta, è ancora lontana.
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