Era da un paio di mesi che il dvd giaceva accanto al lettore pronto ad essere gustato. Si, dai, circa dalla sera delle colorite rotonde di Rodolfo.
Complice il cattivo tempo (Studio Aperto ci camperà per tutta la settimana), non ricordo neanche come, il disco è finito nel lettore e finalmente ho visto ciò che rincorrevo da più di un anno.
Ferro 3 - La Casa Vuota del coreano Kim Ki-Duk parla di un giovane che vive entrando nelle case mentre i padroni sono fuori, non ruba, non rompe, anzi ricambia l'ospitalità lavando i panni sporchi e aggiustando piccoli oggetti rotti immortalandosi con i particolari più significativi (spesso quadri).
Già dalle prime scene si nota come il regista sia stato in grado di trasformare ciò che in assoluto risulta fastidioso e negativo - entrare nelle case ma soprattutto nelle abitudini di altre persone - non solo nella curiosa ricerca, quasi infantile, di vivere le vite di altri, ma nell'espediente positivo attraverso il quale i due protagonisti hanno modo di conoscersi ed innamorarsi rendendo del tutto superflo comunicare attraverso la parola.
Durante una visita infatti Sun-Hwa incontra una donna intrappolata in un matrimonio fisicamente e psicologicamente distruttivo, che l'ha resa solo un pezzo di carne avvolto in un inutile e lussuoso involucro. Qui c'è forse l'unica nota stonata della pellicola, ossia l'eccessiva estremizzazione del carattere e dei comportamenti del marito di Tae-Suk, troppo stereotipato nell'uomo d'affari privo di qualsiasi scrupolo che usa la moglie come oggetto sessuale.
Un poliziotto corrotto riuscirà a far tornare Tae-Suk dal marito e lei ricadrà in quella condizione inumana che tanto aveva faticato ad abbandonare.
Spesso però le circostanze fanno sviluppare capacità che possono rendere la vita più serena, anche se il prezzo da pagare è vivere all'ombra di qualcuno.
banALE