Ho deciso di uccidere Silvio Berlusconi

Dec 18, 2006 20:53

Roma Centro, ore 12. L’esplosione è assordante. La grossa auto nera ha tamponato un camioncino. Subito esplode una granata. Da tre auto saltano giù quattro uomini armati, ma crollano a terra falciati da raffiche di mitra. Sono in due a sparare: uno col Kalashnikov e uno con la pistola automatica. Hanno il volto coperto da passamontagna grigi. Ma un passante interviene.
Giacomo Elliot, promotore finanziario, blocca così un’azione terroristica e salva la vita al Presidente del Consiglio nonché uomo più ricco d’Italia, Silvio Berlusconi. Come accettarne però adesso l’imbarazzante gratitudine? Come difendersi dall’inevitabile vendetta che i terroristi cercano?
E, soprattutto, come non pentirsi di non aver lasciato il Presidente al suo destino?
Intanto un uomo nell’ombra sta elaborando un altro piano per uccidere il tycoon, dibatte nel suo diario motivi e opportunità: la resa dei conti è vicina.
Kill? è un romanzo di azione: ogni parola - un fatto.
Rappresenta una satira dell’Italia di oggi.
Una storia fantastica, ma che stimola riflessioni serie.

Questo è l’introduzione al libro “Kill? romanzo di fantapolitica” dell’ingegner Roberto Vacca, libro che ho appena finito di leggere e che ho trovato oltre che molto divertente e interessante piuttosto profondo.
Un romanzo di fantapolitica che però tocca tutti gli aspetti e le contraddizioni della politica italiana e non; un romanzo che passata la tensione e il pathos, caratteristica principale del romanzo, ti lascia con molti interrogativi.
Il principale o i principali (come preferite) naturalmente ruotano attorno alla misteriosa e ormai mitologica figura di Silvio Berlusconi.
E sono sempre gli stessi lo so, sono io che lo dico a voi, non voi che lo dite a me, però fino a quando non lo capite io devo perdere il mio tempo a scrivere queste cose per voi.
Naturalmente non intendo restare qui a citarli tutti, sono ultranoti, solo uno però lo voglio sottolineare, perché è il principale restato in me:
chi è quel pigro o quel codardo che se anche i suoi processi sono caduti in prescrizione non li porta comunque a fondo per cancellare ogni macchia sulla sua persona, dichiarandosi questi sempre innocente in precedenza?
Se io sono innocente lo voglio finire il mio processo, anche se prescritto, solo per mettere una parola fine a calunnie e sospetti.
Detto ciò anche se non vorrei raccontare di più di su questo divertentissimo libro, mi dispiace se ne rovinerò la lettura a qualcuno, ma devo citare alla fine il motivo per cui l’uomo nell’ombra non uccide il (ormai ex) Presidente del Consiglio:
“ Mi sono reso conto che non è affar mio. Se continua a stare in giro, magari votano anche per lui. I suoi oppositori sembrano i pezzi grossi bizantini che discutevano sul sesso degli angeli mentre i turchi premevano alle mura di Constantinopoli assediata. Se lo uccidevo, non facevo davvero piacere a nessuno. Alcuni mi avrebbero detto che ne avevo fatto un martire. Altri mi avrebbero accusato di essere un comunista - magari amico dei diplomatici inglesi che spiavano per i sovietici: Jimbo Philby, Burgess, McLean. No devo usare altre armi.”
Per poi arrivare alla conclusione, che è anche il messaggio che voglio trasmettere con questo post; continua l’uomo nell’ombra:
“Farei meglio ad insegnare agli italiani la grammatica della loro stessa lingua, il buon senso, le buone maniere, la logica, l’informatica, la cultura. Fonderò una scula di studi avanzati.”
Cioè cercare di ammaestrare questi caproni che votano ancora per Silvio Berlusconi, aggiungo io.

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