QUATTRO BALLETTI

Feb 22, 2009 10:33



Gentilissime amministratrici e voi, popolo tutto di ballet!p0rnomani,
a voi i miseri frutti della mia penna... da prendersi più come il mio personale tributo (indegno) alla danza e alle Loro Maestà - oltre che all'ammmore che sprizza questa community :D - che come pretesa di vera letterarietà, visto che la sottoscritta è davvero una scrittrice della domenica (non solo perchè sta postando oggi! :P) e, soprattutto, le sono completamente estranei i concetti di "trama" e di "più di 500 parole". Mi appello alla vostra clemenza...
E dopo le excusationes non petitae, breve nota introduttiva: mi sono auto-promptata ispirandomi a quattro tra i balletti più celebri della storia (e vai con la sagra dei cliché...). Chi volesse sapere qualcosa di più sui Divini (diffondiamo il Verbo... hai visto mai che riuscissimo a convertire qualche profano che passa di qui? XD) può andare a leggere qui e qui. Ok, ora il pippone è davvero finito!

Serie: Quattro balletti
Parte: 1/4
Prompt: L'après-midi d'un faune
Titolo: Après-midi
Personaggi: Rudolf Nureyev(/Erik Bruhn)
Rating: PG-13 (tanto per andare sul sicuro)
Conteggio Parole: 200 (W)
Note: Giuro che la scelta di scrivere in prima persona non è dovuta a megalomania XD  
APRÈS-MIDI

Copenhagen, estate 1961

La luce che entra dai finestroni dello studio ha lo stesso colore del parquet. Trenta gradi fuori, e, in questa bolla di giallo e ocra, io non ho più voglia di continuare, da solo, gli esercizi.
Per quanto ancora continuerai a negarti, Erik? A negare? Eppure la tua mano era calda, posata sul mio fianco a correggermi l'attitude; era calda e tremava, l'ho sentito bene. Devi aver premuto un po' più di quanto, evidentemente, concedi a te stesso, tu creatura spietata nella tua perfezione; perché, un attimo dopo, rivolgevi bruscamente lo sguardo all'orologio sul muro - un oggetto fino allora ignorato -, balbettavi qualcosa a proposito del fatto che si era fatto mezzogiorno; che Maria t'aspettava; che te n'eri scordato, che eri già in ritardo, e che lei ti avrebbe ucciso. Hai raccolto tutte le tue cose evitando accuratamente di guardarmi in faccia; e sei uscito di fretta senza nemmeno accorgerti della maglietta che avevi buttato in un angolo, a metà della lezione.
Con questo caldo, pensare d'agire è una chimera; e il desiderio, a volte, paralizza. Tutto ciò che posso fare è aspettare; con questo sole feroce negli occhi e il tuo odore in grembo, nelle forme di un panno spiegazzato.

Serie: Quattro balletti
Parte: 2/4
Prompt: La Bella Addormentata (non ridete)
Titolo: Risveglio
Personaggi: Erik Bruhn/Rudolf Nureyev
Rating: NC-17 (ma non fatevi illusioni, niente di troppo zozzo; di fronte alla grandezza delle Loro Maestà, ho scoperto che la mia vena p0rn annichilisce)
Conteggio Parole: 413 (W)
Note: Giuro che, a dispetto del prompt, non è fluff. O almeno non volontariamente. Per il POV vale quanto sopra, solo che stavolta a parlare è Mr.Bruhn.

RISVEGLIO

Copenhagen, autunno 1961

Ieri sera non te ne andavi mai. Non che fosse una novità, insomma. La serata finisce sempre, in un modo o nell'altro, quando vuoi tu, e tu di solito non vuoi andartene ma vuoi parlare, parlare e ancora parlare, e chi se ne frega se quel tuo inglese ai limiti del ridicolo genera più equivoci che altro. Eppure ieri sera era diverso. Ormai sapevo che il tempo di fingere volgeva inesorabilmente al suo termine. Con tutto il terrore e il senso di liberazione che è giusto provare, in un momento del genere. Avevo paura, come negarlo? Paura e un po' d'ansia perché tutto precipitasse nel modo più veloce e indolore possibile. E tu, invece, continuavi a parlare. C'è voluto, prima che finalmente, complice l'oscurità, l'ora e i bicchieri, ti decidessi.
Sai che sto con una donna, ti ho dovuto dire stancamente, per un residuo inerziale dell'uomo che ero; e tu, certo, lo sai che i froci non mi piacciono, m'hai sussurrato in risposta sulle labbra, con un'espressione che per la prima volta mi ha fatto render conto di quanto il desiderio possa diventare doloroso. Un attimo dopo non sapevo più chi ero; tu sì, tu lo sapevi benissimo, demonio adorabile, mentre facevi scomparire rapidamente i miei e i tuoi vestiti e tornavi ad sdraiarti; e il tuo corpo nudo era ben altro, adesso, che un fascio di muscoli e tendini creati allo scopo onesto di servire la musica, altroché; eri un inno all'ebbrezza e alla pienezza dell'essere, Dioniso adagiato sul mio divano.
Sono entrato in te senza neppure saper bene come fare, ripetendo movimenti vecchi in una terra nuova, sperando di non farti troppo male; ma il calore accogliente con cui mi hai ricevuto mi ha fatto capire quanto mi stessi aspettando, e allora ho smesso di preoccuparmi. Soltanto il tuo sguardo, i tuoi occhi che rivelavano tutta la malìa del loro taglio mentre gettavi la testa all'indietro, gemendo piano come una bestiola ferita e mordendoti le labbra per non fare di peggio, è qualcosa che ancora non credo di riuscire a sopportare. Non che non abbia intenzione d'imparare.

Stamattina, quando mi sono svegliato e nel mio letto c'eri tu (e mi sei sembrato un bambino) che ancora dormivi con i capelli in disordine e il lenzuolo mezzo attorcigliato intorno, ho provato eccitazione e appena un po' di sgomento. Ma penso che sia normale, quando finalmente ci si sveglia dopo aver dormito per un secolo, anno più anno meno.

Serie: Quattro balletti
Parte: 3/4
Prompt: Giselle
Titolo: Giselle
Personaggi: Margot Fonteyn, Erik Bruhn/Rudolf Nureyev
Rating: PG-13 (tanto per)
Conteggio Parole: 200 (W)
Note: Chiedo umilissimamente scusa alla Regina Margot di averne fatto una specie di reginetta dell'angst. Magari lei, ai tempi, se la spassava allegramente e al Nostro non ci pensava neanche di striscio sebbene fonti autorevoli asseriscano il contrario. È che la mia mente malata (ognuno ha le sue perversioni...) gode profondamente a immaginare questa lacrimevole situazione. :P

GISELLE

Londra, Royal Opera House, giugno 1962

Margot indossa un costume bianco troppo vaporoso, con due piccole ali di tulle sulla schiena e una coroncina di fiori candidi in testa. Un grazioso spiritello adolescente - di quarant'anni. Si osserva un'ultima volta nello specchio del camerino, sistemandosi l'abito sopra il seno, prima di uscire per il secondo atto, e piangere è un lusso che non può permettersi, col trucco di scena addosso. Sul primo atto il sipario si è chiuso; e quel ragazzino dallo sguardo di fauno, quello che negli ultimi mesi l'ha raccolta da terra, l'ha sollevata, l'ha fatta volare ad altezze impensabili - l'ha fatta ridere, persino! - nel momento del trionfo, con l'innocente e inevitabile crudeltà dei suoi vent'anni, quasi non l'ha degnata di uno sguardo. Il suo amante era lì, dietro le quinte; e lui, com'era giusto che fosse, s'è buttato tra le sue braccia, irruento e sfrontato, mentre gli applausi ancora scrosciavano dietro la tela rossa. È l'invidia e il rimpianto di quei vent'anni impetuosi e sconsiderati, o qualcos'altro, a cui lei ha paura di dare un nome? In ogni caso, per un folle attimo, Margot invidia la creatura che vede nello specchio; nella vita vera, ahimé, il dolore non è mai così pietoso da ucciderti.

Serie: Quattro balletti
Parte: 4/4
Prompt: Il lago dei cigni
Titolo: Il bianco, il nero
Personaggi: Erik Bruhn/Rudolf Nureyev
Rating: R
Conteggio Parole: 500 (W)

IL BIANCO, IL NERO

Copenhagen, 1965

Questa sera, tutti gli sguardi sono per te, Rudolf - non potrebbe essere diversamente, sempre tutti gli sguardi sono per te, quando c'è una folla e tu ci stai in mezzo, perfettamente a tuo agio nell'elegante, incosciente arroganza che ti contraddistingue. Poco importa che questa sia casa mia (certo, sono quattro anni che tu hai deciso - non chiesto, ovviamente - di viverci, ma resta pur sempre casa mia) che questi invitati, teoricamente, siano i miei, che questa gente, prima anche solo di sapere della tua esistenza, abbia corteggiato me, proprio come adesso si prodiga a leccarti il culo con tanto zelo. Ora che ci penso, lasciami ricordare, forse un paio d'ore fa c'è stato uno spettacolo, e aspetta, mi pare che ci fossi io sul palco e qualcosa mi dice che dev'essere stato anche un grande successo, perché subito dopo mille mani senza volto mi battevano sulle spalle, "Adesso ci porti tutti a casa per festeggiare!"; ma adesso, a non so più che ora della notte, io me ne sto sprofondato in un angolo del divano, cercando di eludere (speranza vana!) le chiacchiere petulanti delle solite sciacquette del corpo di ballo che cercano una promozione, per poter buttare giù in santa pace un altro bicchiere di whisky; e tu, seduto disinvoltamente sul tavolino del salotto, ridi, gesticoli, racconti concitato e non so che altro cazzo fai in mezzo a un nugolo di checche bavose, indifferentemente giovani e vecchie, alcune delle quali non ho mai visto prima di stasera. Ogni tanto ti alzi, ti avvicini a questo o a quello, ti allontani, ti perdo di vista; resto quasi meccanicamente a osservarti con la coda dell'occhio ancora un po', prima di decidere che, forse, è meglio ignorare.

C'è talmente tanta gente, talmente tanta confusione che ti rincontro quasi per caso, più tardi, in mezzo al corridoio. Mi afferri per il collo della camicia e, senza parole - solo un ghigno ubriaco - mi spingi in malo modo oltre la porta del bagno, girando rapido la chiave alle tue spalle. Quando arriva il tuo bacio, predatorio come al solito, e io come al solito mi arrendo, mi pare di sentire, insieme al sapore della vodka - ma spero che sia solo perché sto impazzendo - quello di chissà chi altro.
È in momenti come questi che mi ricordo di un ragazzo che ho conosciuto un giorno, giovane e spaventato sotto la scorza di apparente ruvidezza; docile, persino, e bisognoso di guida; un ragazzo che mi stava finanche ad ascoltare, se parlavo d'arte, se parlavo di vita; nei suoi occhi il terrore di una vita randagia, la voglia di fermarsi, di casa.
Quel ragazzo, non so più dove sia; ma il suo volto ce l'ho davanti, e mi danna, anche in questo momento. La cosa terribile è che sei sempre lo stesso, Rudi. O bianco, o nero, non perdi un briciolo della tua grazia. È l'ultima cosa sensata che io sia in grado di pensare, prima che tu, elegante e sinuoso come un cigno, scenda in ginocchio di fronte a me.

[Taggate voi? ;)]

fanfiction, autore: farinella, personaggio: erik bruhn, personaggio: rudolf nureyev, personaggio: margot fonteyn

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