Amsterdam - Haarlem - Leiden - Den Haag - Rotterdam, nella migiore delle ipotesi

Jun 01, 2008 22:56

L'altroieri a sera sono andato ad Amsterdam per incontrare l'eccellente uoitiua (e non era da solo). L'uomo si è rivelato simile a come me lo aspettavo: loquace, veneto, simpatico. Abbiamo passeggiato, chiacchierato, bevuto birra, cenato, bevuto ancora birra e poi è arrivato il momento di separarsi. Vorrei raccontare di più di questa piacevole serata e dei nostri lieti conversari, ma si sa che le serate riuscite non sono mai divertenti da raccontare e leggere come le disavventure.

Sono in un paese straniero, cosa che potenzia la mia normale paranoia rispetto ai mezzi di trasporto in generale. Quindi mi ero accertato che ci fosse un treno appena dopo mezzanotte. L'Olanda è un paese affidabile, dove le cose sono fatte a modo, il treno era lì che aspettava, ad Amsterdam CS, ore 00:11, diretto a Rotterdam CS.

Il treno era semivuoto, cosa non poi strana data l'ora, e se la prendeva molto comoda. Lunghe soste nelle stazioni, lunga sosta a Leida, lunga sosta a Den Haag (conosciuta anche come l'Aia). Anzi, lunghissima sosta a Den Haag che, ricordiamolo, è l'ultima città grande prima di Rotterdam, dove abito io.

Dopo una decina di minuti di sosta ero un po' perplesso. L'unica altra persona nel vagone era uno pesantemente addormentato e russante, quindi per avere informazioni ho pensato di affacciarmi dal vagone e interpellare un controllore o alla peggio qualche altro viaggiatore.

Questo semplice piano si è però scontrato con due difficoltà. La prima è che sulla banchina non c'era assolutamente nessuno: anzi, per essere più precisi non c'era nessuno in vista nè sulla banchina nè altrove, cosa non strana dato che ormai si era oltre l'una di notte. La seconda è che gli sportelli del treno si sono rifiutati di aprirsi. Perplessità montante.

Ed è a quel punto che sono entrato ... ai confini della realtà. Perchè in quel momento si sono spente le luci, e il treno è ripartito. Il viaggiatore italiano ovviamente non rimane molto stupito, visto che sui nostri treni può capitare quasi qualunque cosa: che si spengano le luci, che si guasti il riscaldamento, a volte perfino che arrivino in orario. Ma questo viaggiatore italiano ha un gran senso dell'orientamento, e il treno stava andando nella direzione sbagliata, cioè verso Nordest (confermato con la bussola che ho nell'orologio, che c'è da ridere, voi non l'avete la bussola nell'orologio? E' perchè la vostra fidanzata non vi ha regalato l'orologio giusto), cioè indietro, verso Leida. A luci spente. A crescente velocità.

Sono quindi partito alla ricerca del capotreno, attraversando il treno (deserto, buio, vibrante) verso la testa. Perchè si sa, quando qualcosa non funziona bisogna "recarsi nella carrozza di testa e interpellare il capotreno". Che però non c'era. E quindi la situazione adesso è: treno che viaggia diretto verso il Polo Nord, con a bordo una persona addormentata e una preoccupata. A luci spente.

Il treno è arrivato a Leida, pittoresca città universitaria, e qui speravo di poter tornare nel mondo normale. Nelle mie speranze il treno si sarebbe fermato, io ne sarei sceso e avrei preso il prossimo treno per Rotterdam. In effetti il treno si è fermato, ma su un binario di servizio privo di banchina, in mezzo alla stazione (deserta, non c'è neanche da dirlo). A quel punto ho chiamato la polizia: 116. Una signorina mi ha passato la polizia ferroviaria, ho descritto la mia situazione e mi hanno detto don't worry, we are working on it. E poi hanno messo giù. E il treno è ripartito, sempre diretto a Nord, sempre a luci spente, senza fermare mai.

(è un racconto di Frederic Brown quello dove c'è il treno che porta le anime all'inferno? Mi sembra vagamente di ricordare, ma il volumone dei premi Hugo dove ci dovrebbe essere quel racconto è rimasto in Italia. Ah no, è Robert Bloch, That Hell-Bound Train, e ringrazio vivamente con soli trent'anni di ritardo chi mi aveva regalato quel libro)

Insomma, il treno sfrecciava sbatacchiando nella notte oscura, io mi domandavo cosa stesse succedendo, ho ritelefonato, l'operatrice ha detto ah, you are that guy on the train, yes, someone in Amsterdam will help you. E in effetti così è stato, passata Schiphol eccetera ad Amsterdam il macchinista ha aperto le porte e sono sceso dal treno, di nuovo ad Amsterdam, ormai verso le due e mezza di mattina, stanchissimo. Il macchinista mi ha spiegato che, semplicemente, a causa di lavori tra Rotterdam e Den Haag la corsa era stata interrotta, e i passeggeri per Rotterdam avevano continuato in autobus, come era stato annunciato (temo a voce molto bassa ed in olandese), e comunque una persona aveva ispezionato il treno (temo con molta discrezione, visto che aveva mancato non una ma due persone).

Rientrato nella realtà ho preso il night train della lentezza estrema e, tra una cosa e l'altra sono arrivato alla mia casetta alle quattro e mezza di mattina. C'erano già gli uccellini che cantavano negli alberi, e questo per me è il segno della notte persa e la garanzia di essere una larva il giorno dopo.

Quando poi andando in ufficio ho visto un treno in distanza non ho potuto trattenere un brivido. Non lo dico per ottenere un facile effetto: l'ho davvero considerato con occhio nuovo. Non era più quella normale macchina della simpatia dal profilo un po' canino: era un potenziale accesso... a the twilight zone.

olanda, travelling, diario

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