Greece through a great Italian film director eyes Always Barbaric

Mar 25, 2011 13:53


One of my best compositions for Italian Proficiency Exam CELI 5

Una mia composizione per CELI 5



C'è un libro che ritiene particolarmente vicino o particolarmente lontano dalla cultura e civiltà odierna del suo paese? 
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Vorrei  parlare non di un libro, siccome non ho incontrato un tale che possa essere utile per questo compito, ma dei film di Pier Paolo Pasolini, tratti dalle tragedie greche che diventano le tappe del suo percorso artistico , dimostrazioni della sua  sfiducia verso il pensiero occidentale .

Pochi artisti si sono espressi in una gamma così ampia di linguaggi come Pasolini: dalla poesia al teatro, dal romanzo al film, dalla sceneggiatura alla pittura, affiancandovi inoltre una intensa attività critica e teorica.  
Questo eclettismo ossessivo svela un desiderio edipico di violare i codici .Ma  il passare da un linguaggio all'altro non esclude la presenza di alcune costanti tematiche, presenti nella sua attività multiforme, le sue «ossessioni». Il mito antico e la tragedia greca appartengono senz’altro a queste ossessioni: le opere direttamente ispirate dalla Grecia ricoprono tutto il decennio più fecondo di Pasolini, dal 1960, anno in cui appare la traduzione dell'Orestea di Eschilo, al 1970, anno in cui esce il film Medea .

Il primo approccio di Pasolini al dramma greco (la traduzione dell'Orestea) coincide con un momento capitale del suo itinerario creativo: la conversione al cinema. E' stata una coincidenza fortuita,  ma possiamo attribuirvi comunque un valore quasi simbolico: nel cinema Pasolini trovò infatti la sua idea di linguaggio del mito e del sacro. Il passaggio all'attività di regista cinematografico coincide anche con una svolta nell’attività di poeta: Pasolini abbandona il suo espressionismo perchè il cinema rappresenta per lui una forma esasperata di espressionismo. Nel Poeta delle ceneri, una sorta di autointervista in versi, Pasolini risponde alla domanda  
Perché sono passato dalla letteratura al cinema? e dice di aver capito che si trattava di un'altra lingua, e quindi di una nuova «esperienza filosofica».

Pasolini aveva sempre cercato di liberarsi dalla prigione simbolica del linguaggio verbale per cercare una fisicità della parola. Nell'esperienza del cinema si rivela la sua ricerca dell'immediato e primitivo. Per Pasolini il cinema è un'arte irregolare, barbarica, pregrammatica, nel cinema lui trova una passione per i linguaggi non verbali, per il gesto, per il rito. 
 Al «cinema di poesia» di Fellini ed Antonioni Pasolini contrappone un cinema apertamente primitivo e povero, basato  sul predominio di immagini semi soggettive, e  anche sull'uso di attori non professionisti - tra le novità più dirompenti, anche se ereditate dal neorealismo.

E' un cinema che oscilla fra un sogno e un documentario; «un film o è un sogno o è un documento», secondo la suggestiva espressione di Ingmar Bergman.  
A differenza dalle trasposizioni sullo schermo del teatro, e non solo greco, che sono di solito verbose e letterarie (come i film di Kakoyannis, o l'Oedipus the King di Philippe Saville uscito nello stesso anno con l''Edipo re ), i film pasoliniani sono prevalentemente visivi e assolutamente anti letterari. Sviluppano una drammaturgia che riscrive quella dei modelli greci e in cui la parola non gioca un ruolo dominante, ma coopera con tutti gli altri codici: suono, immagine, gesto, musica, costumi, riducendo quindi il ruolo della parola in favore di una poetica barbarica.  
La Grecia secondo Pasolini è una Grecia barbarica perché rifiuta ogni idealizzazione neoclassica: ogni immagine di olimpica freddezza e di equilibrio razionale. Una visione barbarica dell'antico si era già propagata nella cultura europea grazie all'influsso di Nietzsche .Pasolini, quanto a lui, si ispira a due scienze che seguiva molto negli anni Sessanta, : l'antropologia e la psicanalisi. Pasolini enunciava con passione la propria poetica barbarica: «La parola barbarie - lo confesso - è la parola al mondo che amo di più».  
 Pasolini si arrabbia contro il razionalismo pseudo illuminista della società neocapitalista, che si illude di poter rimuovere per sempre questi fenomeni dell'esperienza umana. La stessa metafora è utilizzata anche per la critica del marxismo ortodosso: nei dialoghi con   i lettori di un settimanale comunista Pasolini cita l'Orestea per sottolineare come la Russia abbia conosciuto l'intervento razionale di Atena, ma non abbia ancora trasformato le Erinni, non abbia cioè ancora sublimato l'elemento irrazionale . 
L' Edipo di Pasolini  non è più l’eroe razionale di Sofocle, famoso per aver risolto l’enigma della Sfinge (che in questo film è eliminato), ma è un giovane incosciente, in preda a pulsioni violente, e che si affida al caso.  
Pasolini ci trasmette un'immagine irrazionale, barbarica della Grecia   
I tre film tratti dalla tragedia greca sono, a mio parere, le sue opere più mature e più riuscite ,anche se hanno avuto un'accoglienza critica controversa, soprattutto in Italia.  
Secondo la mia opinione poche cose sono cambiate dall'antichità, e la Grecia odierna resta sempre un paese non toccato dalla trasformazione illuminista, dove una barbarie subcosciente prevale sulla ragione.

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