Fandom: Originale
Titolo: Di trampoli, minacce e ricatti poco probabili.
Raiting: PG
Words: 1095 (FDP)
Personaggi/Pairing: Sono miei, incredibile.
Avvertimenti: Slash, leggerissimo linguaggio.
Note dell'autore:Per il prompt numero 64 “Dammi tregua!” della Maritombola e per la Missione 1 del COW-T. Olè!
Il titolo ci azzecca poco e niente con il resto, ma ce lo volevo mettere #pazzia
Riferimenti a fatti o persone sono puramente casuali.
« Scendi. »
« No. »
« Ho detto: scendi. »
« Dammi tregua! »
La famosissima pazienza di Luca sta lentamente gocciolando via, mentre il collega - o compagno - continua ad aggirarsi per il palco a due metri d’altezza su un paio di trampoli. I suoi trampoli.
« Se cadi e li rompi… Oddio, non lo so cosa ti combino, non lo so! »
« Cos’è questo, un ricatto? »
Un paio di secondi di totale silenzio, semplice e totale e puro silenzio.
« E’ una minaccia. Si dice minaccia. »
Luca si passa una mano tra i folti capelli neri, sospirando scocciato, esasperato ed anche un po’ preoccupato. Per i suoi trampoli ovviamente, mica per il pericolo che l’altro si rompa l’osso del collo cadendo da quei cosi che sa usare pochissimo.
« Ti do tre secondi per scendere ed evitare di distruggere l’unica cosa che in questo momento dia valore alla tua esistenza. Tre secondi. »
« Ah, quindi è solo dei trampoli che ti interessa? »
Davide assottiglia lo sguardo, nasconde un po’ di più il verde smeraldo dei suoi occhi - quelli che riescono a incantare il pubblico, la critica, sua madre e anche qualcuno di più - e serra i pugni. Adesso è lui quello irritato.
O almeno è quello che sembra. La verità è che non si preoccupa minimamente di quelle parole, con il passare del tempo ha imparato a capire che la metà delle volte Luca spara stronzate, l’altra metà la passa stando zitto. Da bravo attore, però, finge che non sia così e mostra a Luca ciò che questi vuole vedere.
« Ovviamente. »
La risposta del performer è fredda e stizzita, quasi seccata, come tante delle sue. Davide non ci fa caso nemmeno adesso: forse quel ragazzo gli piace proprio per quel genere di atteggiamento. L’aria altezzosa con cui siede in disparte, lo sguardo scuro perso nel vuoto quando è solo, la freddezza delle risposte e la rarità delle domande. Un ghiacciolo, in poche parole; esattamente il suo opposto.
E’ forse questo, che lo ha fregato. Che li ha fregati entrambi.
« Ma com’è che ci tieni tanto a questi cosi? » gli chiede a un certo punto, abbandonando improvvisamente l’aria inquietata e irritando ancora di più il collega.
« Ci lavoro, con i “cosi”. Come tu lavori con quella merda di voce. »
Davide ridacchia, o meglio sghignazza: è sempre un piacere far perdere la calma a Luca.
Quando l’altro si avvicina, fa un passo indietro e finge di star perdendo l’equilibrio, solo per togliersi la soddisfazione di scorgere lo spavento in quelle iridi nere. Scoppia a ridere poi, mentre Luca lo manda gentilmente al diavolo. E gli viene un’idea.
« Luca, tu che sei acculturato, spiegami un po’ la differenza tra un ricatto e una minaccia, già che ci sei… »
Il tono derisorio che impregna quelle parole è voluto, Davide non fa nulla per nasconderlo, sebbene ne sia capacissimo. Vuole che Luca si chieda dove andrà a parare, vuole che lo chieda a lui.
Questi, da parte sua, non è poi così stupido da cascarci al primo tentativo, quindi sta zitto e aspetta.
Si guardano per un paio di secondi, poi Davide si morde un labbro e insiste.
« Diciamo che… se ti dicessi “baciami o ti rompo i trampoli”… »
« … saresti ridicolo. » finisce la frase per lui il moro.
« Adesso scendi o… »
« … o mi baci? » questa volta è Davide a interromperlo, con un ghigno divertito disegnato sulle labbra.
Sono a un punto morto, decisamente. E la parte più divertente per Davide è che l’altro non può neanche costringerlo con la forza, altrimenti rischierebbe di combinare un pasticcio di proporzioni gigantesche. Perché, purtroppo o per fortuna, la platea è già gremita di persone, e a dividerla dal campo di battaglia c’è solo un pesante telo rosso.
« Non fare lo stupido. » riprova Luca, facendo appello alle ultime riserve di pazienza.
Davide continua a sghignazzare, immobile, ma purtroppo il gioco finisce lì. La voce potente e un po’ gracchiante della regista li avvisa che è ora di andare in scena, tutti dietro le quinte e tanta concentrazione.
« Muoviti! »
Se anche Luca inizia ad alzare la voce, allora è proprio ora dello spettacolo.
« Lu’, hai ventiquattro anni porca troia, rilassati! »
La risata di Davide non sembra contagiare il perfomer, che continua ad indossare la sua maschera scocciata.
« Tra due minuti andiamo in scena e io mi devo rilassare? »
« Certo! Siamo tutti calmi, l’unico agitato sei tu. Capisco che non essendo un professionista come me, l’ansia ti colpisce di più, ma… »
Davide continua a provocarlo. Ama tentare in tutti i modi di farlo crollare, farlo comportare meno da iceberg e più da uomo. Ama essere uno dei pochi a riuscirci e l’unico a farlo con poco più di qualche parola. Davide ama l'ascendente che ha su di lui.
« Professionista? Tu? Dammi i trampoli che dobbiamo entrare in scena. »
Nonostante sia un ottimo attore, Davide non riesce a trattenere l’ultimo ghigno soddisfatto, quando coglie l’ennesima nota d’irritazione nella voce del collega. Senza dire niente, si piega e si appoggia sulle sue spalle con le mani, mentre l’altro gli sgancia le sicure ai polpacci. Sempre reggendosi a lui, con un salto torna coi piedi per terra, mentre i trampoli cadono sul legno del palco.
« La prossima volta fai da solo e stai attento a non farli cadere, chiaro? »
Luca è tornato freddo e distaccato, ma a Davide continua a non interessare quello che si ostina a mostrargli. Ha sempre preferito scavare a fondo e bruciare la sua maschera perfetta. Anche se non lo dà a vedere, anche Luca è un bravo attore.
« Agli ordini, capo… »
Le parole di Davide adesso sono un sussurro, mentre la luce sul palco di spegne.
Luca raccoglie velocemente i trampoli e poi, nell’oscurità quasi completa, corrono dietro l’ultima quinta.
« Fortuna che ci avevano già truccati. » sussurra Davide, ridacchiando e guadagnandosi un’occhiata seccata da parte di Luca.
« E sorridi per una volta! » gli dice sottovoce, con una manata sulla spalla. Luca, più per farlo smettere che per altro, gli regala una smorfia esagerata che somiglia vagamente alla caricatura di un sorriso, prima di girarsi verso il palco buio e vuoto.
Davide lo guarda un altro secondo, poi un pensiero lo scuote all’improvviso.
« Abbiamo dimenticato “merda”! »
Ha gli occhi sgranati, il viso preoccupato ed è teso, Luca potrebbe capirlo ovunque, anche nell’oscurità più densa. Con uno sbuffo gli prende una mano e posa il suo palmo su di essa.
Si guardano un attimo, poi in sincrono sussurrano con quanta più forza hanno in corpo:
« Merda! Merda! Merda! »
Un sorriso, poi il sipario si apre. Lo spettacolo è cominciato.
*
N.B. Per chi non lo sapesse, a teatro prima di una rappresentazione si usa urlare tre volte "Merda!" per buon auspicio. Infatti un tempo si andava a teatro con la carrozza e più letame c'era fuori dal teatro, più persone erano andate, più cash giravano. Detto così, terra terra. xD