[RPF Calcio] (S)he's the one

Sep 19, 2011 21:10


Fandom:  RPF Calcio
Titolo: (S)he's the one
Prelettrice:  babydoe111
Rating: PG
Personaggi/Pairing: Steven Gerrard/Xabi Alonso
Avvertimenti: Slash, Umorismo da quattro soldi
Note dell'autore: Allora, questa è ispirata a quest'intervista qui. In sintesi dice che Xabi quand'era piccolo veniva chiamato dal fratello Mikel "Sabrina", perchè era cicciottella e aveva le "tettine" (cit. Bibby) xD E sinceramente era un qualcosa di troppo smerdante ispirante per non scriverci sopra xD Spero vi piaccia almeno un pochino, perchè con questi due ho sempre la sensazione di abbassare il livello del fandom. Perdono! D: Anyway, questa è dedicata a babydoe111, altresì chiamata Bibby, perchè in questo periodo si sta dimostrando una grande :D E perchè è bravissima e mi ascolta e aiuta con tante cose, ed è anche la mia consigliera personale di fic. E riesce a fare tutto bene bene :D
Discalimer: Non sono miei nè è successo nè li voglio offendere eccetera.


La prima cosa che le orecchie neanche tanto sensibili di Steven sentono, alle otto-meno-tre di un giorno a caso, è il rumore basso e soffocato del telefono che vibra. Insistentemente. Troppo insistentemente per essere ignorato nonostante la totale intenzione al riguardo dell’uomo. Ci prova, persevera nel suo tentativo di lasciar perdere quello stracazzo di casino continuo, ma semplicemente non ci riesce. Così è costretto a lasciare il calore delle sue calde coperte sul suo caldo letto nella sua calda casa per cercare quell’arnese infernale che - neanche a dirlo - non è nemmeno il suo, per cercare di farlo stare zitto e potersi concedere un altro paio d’ore di sonno tranquillo. Si accorge vagamente del rumore dell’acqua che scorre e si chiede cosa diavolo ci faccia Xabi alle otto-e-uno sotto la doccia, però ha già troppe cose a cui pensare e quindi lascia cadere l’argomento.
Una volta arrivato di fronte al telefono dell’altro lo prende in mano e lo fissa. Ha smesso di vibrare. Dopo tutto quel casino - dopo averlo svegliato, fatto alzare e incazzare sostanzialmente - ha smesso di vibrare. Steven resta ancora un paio di secondi a fissare, con gli occhi ancora rossi e gonfi per il sonno e senza neanche uno straccio di mutanda addosso, l’oggetto. Quando poi decide di mandarlo allegramente al diavolo e tornare a stravaccarsi sul materasso, ecco che il bastardo ricomincia a vibrare; ma, come se fosse intimorito dalla rabbia repressa dell’uomo che lo tiene in mano, lo fa solo per un paio di volte; poi smette di nuovo. Steven lo guarda ancora, chiedendosi se quell’aggeggio lo stia deliberatamente prendendo per il culo, quando lo schermo si illumina e compare una scritta sul display.
Nuovo messaggio da: Mikel (hermano).
Steven guarda intontito, per la quarantesima volta nel giro di sette minuti, il cellulare. Il bastardo lo sta provocando, senza dubbio. Lo sta sfidando, vuole vedere fino a che punto è disposto a sopportare, vuole portarlo oltre il limite. Steven si guarda un attimo intorno e ascolta lo scroscio dell’acqua contro il piatto-doccia, segno che Xabi è ancora in alto mare. Nessun altro rumore rompe la quiete di quel mezzomattino di fuoco. Steven ghigna leggermente, voltandosi di nuovo verso l’apparecchio. Ora sì che avrebbe sofferto, quel coccio utile solo a rovinare le dormite meritate post-sesso di poveri uomini assonnati. 
Clicca su un pulsante e legge il messaggio, convinto di star invadendo la privacy del cellulare (non certo di Xabi!),  poi aggrotta le sopracciglia, pensoso, e si gira lentamente verso la porta, ancora chiusa, del bagno. La fissa confuso.
Quando Xabi esce dal bagno, lindo e pulito, si sorprende nel vedere Steven già sveglio, seduto comodamente e ancora completamente nudo sul letto.
- Buongiorno - dice, sorridendo. Si avvicina di qualche passo, allacciando la cintura dei pantaloni. Steven ha decisamente un’espressione strana, perplessa, probabilmente è ancora nel mondo dei sogni con la testa.
Raccoglie la sua camicia, rimasta nello stesso posto sul pavimento dalla sera prima quando, dando retta a preoccupazioni ben più impellenti, l'avevano malamente gettata in un angolo.
- Io devo andare, oggi arriva Mikel e non posso farlo aspettare, davvero. Mi stupisco che non abbia ancora chiamato, conoscendolo non... - dice, infilando le braccia nelle maniche e iniziando ad abbottonare la camicia, ma viene subito interrotto dalle parole dell'altro.
- Ha mandato un messaggio, prima, e l'ho letto. - dice Steven, semplicemente, sempre guardando di fronte a sè con quell'espressione confusa. Xabi non riesce proprio a coglierne la causa. Forse è stato qualcosa scritto nel messaggio ad averlo fatto preoccupare. Riflette su cosa abbia potuto scrivere Mikel di così... strano? 
Ed ecco che l'idea si fa largo lentamente e sempre più prepotente in lui, scuotendolo con forza esattamente come un cellulare che vibra di prima mattina. Deglutisce in silenzio, sperando di sbagliarsi o aver confuso tutto. Ma, ovviamente, Xabi Alonso non sbaglia mai. Così Steven si volta verso di lui e, aggrottando la fronte confuso, parla.
- Davvero… Sabrina? -
Xabi resta fermo a guardarlo, con la camicia ancora per metà aperta, e subito il suo cervello, lucido e allenato come quello di pochissimi suoi colleghi, elabora il pensiero che, fin quando Steven non capirà la ragione di quel soprannome, lui sarà al sicuro negli spogliatoi da scherzi e sfottò vari. E, sicuramente, molto imbarazzanti. Così con noncuranza riprende a respirare e a rivestirsi. Ma non ha fatto i conti con il cervello di Steven che, al contrario del suo, non è per niente lucido a quell’ora, né tanto meno allenato.
- Chi è Sabrina? - chiede Steven, continuando a guardare Xabi, questa volta con un’espressione più profonda delle altre. O forse semplicemente più sveglia. Lo spagnolo si blocca di nuovo, le dita che sfiorano leggermente l’ultimo bottone della camicia. Davvero, riuscirà mai ad allacciarla entro la prossima finale di Champions?  
- Non è nessuno. - dice lo spagnolo, girandosi per cercare scarpe e calzini. Ottima scusa per non guardare la gente negli occhi, davvero, l’avrebbe annotata da qualche parte. 
Steven fissa la sua schiena per un paio di secondi, prima di decidersi a tornare di nuovo alla carica. Non si sarebbe arreso tanto facilmente, no, dopotutto lui è fucking hard. Specialmente dopo che il telefono di un certo “Sabrina” l’ha svegliato mentre riposava pacificamente nel suo letto. Doveva ancora vendicarsi bene, lui. 
- Sei sicuro? - chiede, con una sfumatura furba nella voce, quella di chi sa di avere la situazione totalmente sotto controllo.
Xabi deglutisce. - Certamente, non ho idea di cosa Mikel intendesse. - dice, la voce salda e sicura, raccogliendo un indumento da terra senza curarsi di cosa sia; decisamente non può pensare anche a concentrarsi su cosa gli passa tra le mani.
- Secondo me invece sai benissimo di cosa parlava… - dice Steven, alzando un sopracciglio.
- Invece di dico di no, fidati. - continua Xabi, iniziando ad irritarsi un po’. Perché diavolo Steven ha deciso di essere così curioso, quella mattina? Vorrebbe proprio sapere per quale motivo si è svegliato così presto, per i suoi canoni ovviamente. 
- No, tu sai tutto. Chi è Sabrina? - tenta di nuovo lo scouser, oramai completamente sveglio e divertito dalle reazioni quasi isteriche di Xabi, che senza accorgersene sta raccogliendo mezzo armadio da terra. 
- Stevie, ma che hai questa mattina? Ti dico che non conosco nessuna Sabrina. - dice lo spagnolo alzando leggermente la voce e girandosi verso l’altro, con l’intenzione di metterlo a tacere una volta per tutte con uno sguardo eloquente. Steven, invece, ghigna leggermente dal letto.
- Bene, Xabs… - dice, poi fissa lo sguardo su ciò che il moro ha raccolto. - …ma perché hai i miei boxer in mano? - chiede poi.
Xabi, spiazzato, guarda cosa sta tenendo. Ah. 
Se fosse calmo gli verrebbe sicuramente in mente in un secondo una scusa coerente e inappellabile, ma oggi non è la sua giornata evidentemente. Si morde un labbro, silenzioso. E Stevie vince. 
- Allora, chi è Sabrina? - chiede di nuovo il capitano, sicuro di ricevere una risposta, questa volta. Xabi, dopo un altro paio di momenti di silenzio, sospira e si decide a parlare. 
- "Sabrina" era il mio soprannome quando ero piccolo. Mikel mi chiamava così perché ero… abbastanza robusto. - dice velocemente, cercando di rendere l’umiliazione meno pesante. Ma, come già detto, oggi non è proprio la sua giornata.
- E perché proprio "Sabrina"? - chiede Steven, confuso. Davvero, Sabrina con quella spiegazione ci azzecca meno di Jamie a un convegno sulla danza classica; ma non dubita che Xabi stia dicendo la verità, evidentemente deve solo lasciarlo finire. E aiutarlo un altro po’.
- Allora? -
- Ok, va bene. Visto che avevo un po’ di ciccia in più, avevo… sembravo una bambina. Content…  - dice, ma viene interrotto dall’altro con grande tatto e delicatezza.
- Avevi le tette? - chiede, alzando un sopracciglio e sfoggiando una smorfia divertita e sorpresa. Xabi annuisce, lasciando cadere ciò che aveva in mano e mettendosi a braccia conserte, totalmente imbarazzato. Steven ghigna soddisfatto e per poco non scoppia a ridere in faccia all’altro, quando lo vede arrossire prepotentemente. 
Restano fermi nelle loro posizioni per un po’, poi Steven ride sottovoce, non riuscendo più a trattenersi e facendo irritare ed arrossire ancora di più lo spagnolo, che non si muove di un centimetro e continua a tenere lo sguardo basso. Dannatissimo soprannome e dannatissimo fratello. Non la smetterà mai di tormentarlo e fargli fare figure di pessimo gusto, mai! E presto tutto lo spogliatoio avrebbe saputo di quel “fatto”, sicuramente! Che giornata perfetta, si prospetta, davvero.
Mentre Xabi cede a uno dei suoi rarissimi momenti di disperazione psicologica, altresì chiamati “seghe mentali”, non nota il lento avanzare di Steven, che ora gli è di fronte. Lo spagnolo torna a guardare di fronte a sé e fa giusto in tempo a ricevere il bacio a fior di labbra che l’altro gli regala, seguito da una risata sguaiata.
- Io vado a farmi una doccia. - dice il biondo ridacchiando, superandolo senza fare un commento. Per un singolo, misero istante, Xabi pensa di essere stato graziato dal Cielo, di essere ancora più fortunato di quel che normalmente si considera, perché Steven non ha intenzione di infierire. Si crede un miracolato. 
- La prossima volta tieni il tuo cellulare in un posto dove non possa svegliarmi con la sua cazzo di vibrazione, però. Salutami quel fottuto genio di Mikel. A dopo, Sabrina… - 
L’occhiolino di Steven gli fa capire quanto le sue speranze fossero solo un’illusione. Vana, vana illusione.

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