Ed eccomi qua con una one shot su una delle mie coppie preferite della saga di ASOIAF. Ovviamente red rating ù_ù
Fandom: Le cronache del ghiaccio e del fuoco.
Pairing: Arianne Martell/Viserys Targaryan.
Warning: Red rating, lemon,one-shot, AU.
Riassunto: Una folata di vento spense di colpo tutte le candele della stanza e l'unica luce testimone della loro passione sarebbe stata la luna. A lei non importava, finché avesse potuto vedere il suo viso si sarebbe accontentata anche di un mozzicone di cera quasi finito.
Note: Sì, sono malata. Di RR, ahimè. Non posso farci niente, per me sono gli unici momenti che vale la pena narrare v.v Bene, al solito è dedicata alla mia gemella
zoe_barton. Grazie, per avermi aiutata a trovare il titolo in greco, per avermi assecondata e per volermi bene.
Bene posso pubblicarla solo qua perché su EFP non si può ùù
pace&amore.
νυκτιφαής
« che brilla di notte. »
Non avrebbe mai immaginato di avere paura di quella notte. Era una Martell, l'erede di Lancia del Sole. Era una donna forte, bella ed intelligente. Una grande stratega militare. Fare l'amore doveva essere qualcosa di molto simile alla guerra - pensò Arianne.
Viserys le si presentò bello come una luna, i capelli argentei che gli incorniciavano il volto affilato e serpentino, gli occhi sicuri. I matrimoni combinati non avevano mai portato a nulla di buono, eppure Arianne si impose di amare quel uomo. E da brava moglie lo avrebbe reso felice la prima notte di nozze - così come le successive.
Avvolta nella sua tunica ambrata, attendeva davanti il talamo nuziale che il marito le si avvicinasse, che facesse qualcosa. Viserys si voltò appena verso di lei e la studiò con uno sguardo non esattamente regale. Era un Targaryan eppure a volte la sua aria di sufficienza l'aveva infastidita, come se lei non fosse abbastanza. Era Arianne Martell, era fin troppo.
Sospirò cercando di calmarsi, ma non notò alcun interesse da parte del marito di sigillare quel matrimonio. Anche lei poteva aspirare a qualcosa di più, pensò. Anche lei poteva non ritrovarlo 'sufficiente', eppure non l'aveva fatto in memoria di sua zia Elia, per amore di suo padre.
Quando Viserys le diede le spalle, Arianne capì che non sarebbe accaduto nulla quella notte e fece per andarsene.
Non ebbe neanche il tempo di raggiungere la porta che una mano salda e ferma le bloccò il polso, stringendolo con fin troppa forza.
«Non hai pazienza, mia cara moglie.»
«Non si fa aspettare una Martell, non te l'hanno detto?», ribatté prontamente Arianne voltandosi adesso tra le braccia di quel uomo che improvvisamente desiderava. Allungò, istintivamente, una mano per sfiorargli i capelli argentei, ma Viserys, fulmineo, le scansò la mano da quel gesto.
«Non devi farlo per forza», disse incrinando le labbra in una smorfia. Arianne sgranò gli occhi sorpresa.
«Perché? Voglio farlo, voglio fare qualunque cosa ti aggrada di più. Sei il sangue del drago, non potevo chiedere di meglio», asserì leggermente bugiarda la Martell. Viserys sorrise, in quel modo sprezzante che aveva di apprezzare un complimento. Non disse nulla ed Arianne pensò di avere carta bianca su come gestire la situazione.
Provò nuovamente ad allungare una mano verso il suo viso, lentamente adesso, e stavolta il marito non la fermò.
Con il dorso carezzò la pelle liscia del suo volto, mentre Viserys socchiudeva gli occhi e lasciava che la ragazza lo conoscesse, anche in quel modo. Le dita lunghe ed affusolate di lei si inoltrarono adesso in quel campo bianco che in natura non esisteva. Sperò che i loro figli avrebbero preso i suoi capelli, che gli somigliassero. Sperò che fossero belli come lui ed audaci come lei.
Anche Arianne socchiuse gli occhi ed avvicinò il suo volto a quello di Viserys per poggiare le labbra sulle sue; le trovò screpolate, che sapevano appena di vino. Le schiuse delicatamente prendendo confidenza con quel corpo che non conosceva.
Dopo la dolcezza iniziale, subentrò la passione qualcosa che prima di allora non aveva mai conosciuto. Viserys le circondò la vita con un braccio e l'attirò a sé, approfondendo quel bacio. Arianne si sentì bruciare e pensò che il loro motto (“Fuoco e Sangue”) non dovesse essere poi così inappropriato. Matrimonio combinato o meno, a lei piaceva Viserys, le piaceva la sua crudeltà, le piaceva il modo strambo che aveva di manifestare le emozioni, le piaceva quella fretta di baciarla e di possederla adesso.
Velocemente, pertanto, la liberò dalla veste ambrata - unica cosa che aveva indossato per la sua notte di nozze - e si scostò appena da lei per contemplare la sua bellezza. Arianne tenne la testa alta, fiera. Era bella, non aveva nulla da temere. Viserys apprezzò la sua fierezza e dopo averla studiata riprese a baciarla con più passione di prima, se era possibile.
Arianne ricambiò, cercando di liberarlo delle sue vesti il prima possibile. Aveva sempre desiderato che un uomo fosse così viscerale con lei, aveva sempre sognato che suo marito fosse un uomo di indole forte, prepotente. E Viserys lo era, per sua fortuna.
Non seppe come si ritrovò distesa sul letto, con lui sopra che adesso le baciava la pelle dorata dal sole e dalla natura, facendole scappare dalle labbra gemiti di piacere e di attesa. Voleva che che la smettesse di torturarla che smettesse di baciarla solamente e bruciarne la pelle.
Una folata di vento spense di colpo tutte le candele della stanza e l'unica luce testimone della loro passione sarebbe stata la luna. A lei non importava, finché avesse potuto vedere il suo viso si sarebbe accontentata anche di un mozzicone di cera quasi finito.
Le mani, decisamente esperte, di Viserys le stuzzicarono un seno, giocherellando con il capezzolo turgido, per poi poggiarci le labbra ed assaggiarne la pelle. Arianne, occhi chiusi e preda delle sensazioni, sospirò il suo nome. Viserys.
«Dillo di nuovo», la pregò l'uomo risalendo con le labbra sul suo viso. La Martell aprì gli occhi e lo guardò perplessa. Non si era neanche resa conto di ciò che stava succedendo.
«Non avevi mai detto il mio nome prima di questo momento, dillo di nuovo», rispose ancora lui, allo sguardo perplesso di lei. Arianne sorrise, denti bianchi in labbra rosee e pelle ambrata.
«Viserys.» Avrebbe fatto di tutto per accontentare suo marito, anche ripetere il suo nome finché le corde vocali non si fossero spezzate, una ad una.
Non tenne più conto dei movimenti di lui, su di lei, continuò ad ispirare ed espirare, sperando così di rallentare il battito del suo cuore. Lei era stata fortunata. Non sapeva se avesse mai trovato l'amore in lui, ma di certo avrebbe trovato la passione e quella non guastava mai.
Senza preavviso alcuno, fu dentro di lei, come una sorpresa ben riuscita delle sue cugine ed un'esclamazione di sorpresa le sfuggì dalle labbra. Viserys incrinò le labbra in quello che Arianne capì essere il suo sorriso. Assecondò i movimenti del bacino, cercò di donargli piacere come meglio sapeva e credeva di fare. Pensò che un giorno avrebbe potuto tradirla e con una smorfia si impossessò voracemente delle labbra di Viserys. Lui era suo, lui doveva rimare suo. Poteva andare con altre donne, ma nessuna sarebbe mai stata in grado di donargli piacere come faceva lei. Nessuna sarebbe stata Arianne Martell e lei era una stella che brillava di notte.
Il piacere li invase all'improvviso come sempre accadeva in quelle situazioni. Momenti non calcolati, né studiati. Momenti in cui non si potevano stabilire punti all'ordine del giorno. Momenti in cui, d'ora in poi, ci sarebbero stati solo loro.
Il suo nome tra le labbra di lui era dolcissimo, con quel accento di Valyria che ancora non aveva perso. Non si era mai sentita così felice, appagata, in vita sua. Era tutto come gli altri lo avevano stabilito, ma a lei stava bene, perché sarebbe stata la stella che brillava nella notte di quel uomo per il resto dei suoi giorni. Solo Arianne Martell, forte e testarda, avrebbe potuto amare un uomo come Viserys Targaryan.