Titolo: Il suono segreto delle brame
Fandom: Disney - Biancaneve e i sette nani
Beta:
namidayumeChallenge:
Terzo P0rn Fest @
fanfic_italiaPrompt: Biancaneve e i sette nani, Biancaneve/Cacciatore, cuore
Personaggi: Biancaneve, Cacciatore, nominato il Principe
Pairing: Cacciatore/Biancaneve
Rating: R
Conteggio Parole: 638 (FDP)
Avvertimenti: Scene di sesso semi-descrittive
Disclaimer: I personaggi della storia appartengono ai rispettivi proprietari e creatori, che ne detengono i diritti. Nulla di ciò è scritto a scopo di lucro.
Note:
• Io non dovevo parteciparci al P0rn Fest, ma! XD Questo prompt, sapete, mi ha flashata. Credo che, in un momento che nemmeno io so, Cacciatore/Biancaneve sia tipo diventato un OTP disneyano o qualcosa del genere. ò_ò
• Titolo da La lira di Narciso dei Marlene Kuntz.
Il suono segreto delle brame
Biancaneve aveva compiuto un errore, uno solo: chiedergli di rimanere a corte, al servizio proprio e del Principe. Lo aveva considerato un gesto colmo di bontà, atto ad esprimere la gratitudine che provava nei suoi confronti - perché lui, in fondo, era stato un suo salvatore ancor prima degli amici nani, ancor prima dell’amato Principe - ed era stata felice di veder accettare l’invito.
Le piaceva incontrare quell’uomo un po’ burbero, ma gentile, nei giardini al limitare della foresta. Sentiva qualcosa di caldo nello stomaco, nell’incrociare il suo sguardo, qualcosa che, inizialmente, imputava alla gioia e all’amicizia che nutriva verso di lui. Gli sorrideva - con le sue labbra rosse come fragole - e lasciava che il Cacciatore, togliendosi un guanto di pelle, le prendesse la mano e, delicatamente, la baciasse.
Poi, pian piano, il calore nello stomaco si era fatto più forte, più potente, e lei si scoprì a cercare la sua presenza, a desiderare un contatto, persino, anche se breve. Quella che un tempo era la fanciulla candida come neve iniziò, giorno dopo giorno, a macchiarsi.
Gli incontri divennero di più, sempre di più, e non accaddero ulteriormente in modo casuale; non avvenivano solo all’aperto dei giardini, ma anche al chiuso del castello, nei sotterranei dove nessuno passava e il silenzio e la desolazione regnavano sovrani, oppure nella sua capanna di legno, dove il fuoco era sempre acceso e il tepore le imporporava le guance. Lì, l’uomo le teneva la vita sottile e la baciava; le diceva quanto fosse bella, le confessava il suo amore in bassi sussurri, e il calore bruciante nel petto della fanciulla trovava finalmente posa, finalmente si placava.
Le mani del Cacciatore erano ruvide e grandi, non avevano nulla a che vedere con quelle sottili e curate del Principe; eppure Biancaneve le amava, quando, lentamente, le sollevavano le sete della gonna e della sottoveste, quando scorrevano sulle proprie gambe nude, fino alle cosce, provocandole brividi lungo la schiena. Le amava quando slacciavano le chiusure del corsetto e andavano a sfiorarle il collo, le spalle e i seni, quasi con reverenza, e poi quando scivolavano ancora più giù, dentro il proprio sesso.
La sua bocca era circondata da barba incolta che le pungeva la pelle, ma Biancaneve amava anche questa, quando l’uomo le baciava il viso, le guance, le labbra rosse e, piano, scendeva lungo il suo corpo.
Amava tutto, Biancaneve, persino essere presa in un corridoio buio e umido, contro un muro freddo, oppure su un giaciglio sottile e nodoso, lontano dalla comodità di un vero letto, come si addice ad una principessa. Amava le sue spinte aritmiche, a volte più forti e a volte più lente, secondo quanto gli dettava il cuore. Amava il piacere che lui le dava, che non era mai uguale alla volta precedente, e che, al momento del culmine dell’amplesso, le toglieva tanto il fiato che le sembrava di soffocare - come se, ogni volta, mordesse di nuovo la mela avvelenata.
Era come morire e poi rinascere, con lui, morire e rinascere, ancora e ancora, in una spirale di segreti infinita da cui, la fanciulla lo sapeva, non ne sarebbe mai uscita.
Eppure amava anche quello: avere un segreto di cui non avrebbe mai potuto parlare ad anima viva, pericoloso come un animale feroce e che, da un momento all'altro, avrebbe potuto mangiarla viva.
C’erano momenti in cui Biancaneve temeva terribilmente quegli stessi segreti; sfuggiva allora allo sguardo del Principe e fingeva di arrossire per pudore, invece che per vergogna, mentre il panico le pulsava nelle vene e le proprie macchie le annerivano l’anima. Ma erano momenti passeggeri, che scomparivano quando poi l’uomo tornava a farle visita e ad amarla - e il Principe, il tradimento, il senso di colpa diventavano solo un sottofondo inudibile e invisibile, senza importanza.
Perché la verità era che, pur permettendole di vivere, il Cacciatore, il cuore, glielo aveva preso lo stesso.