Titolo: Waiting for something to show you the way
Fandom: A song of ice and fire
Beta:
vedova_neraPersonaggi: Sarella Sand, Arianne Martell, Tyene Sand, Nymeria Sand; nominati Obara Sand, Oberyn Martell, Doran Martell e altra gente.
Pairing: Arianne/Tyene, Sarella/Arianne, Sarella/Tyene, Sarella/servo random
Rating: Pg15
Conteggio Parole: 2.141 (W)
Avvertimenti: Femm-slash, scene di sesso semi-descrittive, vaghi accenni di threesome (f/m/f), rapporti tra consanguinei non molto grafici, speculazione
Disclaimer: I personaggi della storia appartengono ai rispettivi proprietari e creatori, che ne detengono i diritti. Nulla di ciò è scritto a scopo di lucro.
Note:
• Uh. O_O Quando Vany mi ha messo la pulce nell’orecchio per questo triangolo non credevo che sarei arrivata a scrivere duemila parole di fic. Ma insomma, io credo di amarle queste tre. xD
Dunque, per quanto riguarda l’ambientazione: è tecnicamente pre-serie e copre il periodo tra i quattordici anni di Sarella e i suoi diciotto anni; inoltre, si parte dal presupposto che Sarella sia Alleras a Vecchia Città. Tutte le informazioni sono prese da Il dominio della regina e L’ombra della profezia.
• Ovviamentissimamente, per Vany.
• Titolo da Time dei Pink Floyd, consultati su suggerimento di
izzieanne. \o/
Waiting for something to show you the way
Sotto il sole cocente dei Giardini dell’Acqua, nonostante la spiaggia sia affollata e chiassosa, è difficile non notarle. Tyene, chiara e luminosa, risalta facilmente in mezzo agli scuri Dorniani; è immersa nell’acqua fino ai polpacci, la veste leggera inutilmente sollevata, schizzata dagli spruzzi di Arianne. Anche lei, in qualche modo, risulta essere altrettanto luminosa, mentre ride e corre sul bagnasciuga.
Sarella, ferma sotto un albero d’arance più lontano, non riesce a distogliere lo sguardo da loro due. Si tortura le mani, indecisa sul da farsi; ha quattordici anni e non ha più idea di quale sia il proprio posto: si sente troppo grande per i giochi infantili di Elia e troppo piccola per le sue sorelle maggiori, Nymeria e Obara. Il posto più accessibile dovrebbe essere lì, tra le due ragazze, ma Tyene e Arianne, già adesso, le sembrano un mondo a parte, un mondo in cui non può entrare.
Continua ad osservarle da lontano, allora, immobile e silenziosa: il suo istinto le dice che, più di questo, non può avere.
*
«Sciocca!» la ammonisce Arianne, una sottile vena di divertimento nella voce. «Un giorno di questi Obara ti spezzerà quella sua lancia sulla testa.»
Sarella ghigna melliflua e volge gli occhi al cielo. «Non è colpa mia se è così suscettibile sull’argomento Vecchia Città.»
«Ma è colpa tua se lo tiri fuori continuamente in sua presenza,» la rimbecca la cugina.
«Obara dovrebbe darsi una calmata, intanto,» interviene Tyene. È seduta su uno sgabello accanto al letto e si spazzola i capelli, che risaltano chiari alla luce delle candele. «È sempre pronta a dare addosso a chiunque.»
«Esatto!» si affretta a concordare Sarella, e Arianne avanza carponi sul materasso, dandole uno schiaffetto sul braccio appena la raggiunge. «Sciocca!» ripete, faticando a restare seria.
Sarella in risposta ride, lasciandosi cadere di schiena sul giaciglio. Ha quindici anni e litigare con sua sorella maggiore non dovrebbe renderla così felice; eppure, per avere in cambio la completa attenzione di Arianne e Tyene, sarebbe disposta a scatenare le ire di Obara ogni giorno e ad ogni ora.
Scivola fino all’altro lato del letto e si raggomitola sul fondo, con la schiena appoggiata al muro. Guarda Arianne stendersi a sua volta accanto a lei e trattiene un fremito di aspettativa quando la sente chiedere a Tyene: «Dormiamo qui?»
L’altra smette di pettinarsi e si alza, annuendo; occupa lo spazio rimasto del materasso, stendendosi su un fianco rivolta verso la cugina. Sarella sorride, non riuscendo a trattenere la felicità e mentalmente ringraziando il temperamento di Obara - sentendosi, per questa notte almeno, parte del loro mondo.
Si sveglia qualche ora dopo, per un motivo sconosciuto. Si mette a sedere sul letto, per guardare fuori dalla finestra aperta la posizione della luna, cercando di indovinare quanto manca al sorgere del sole. Il suo sguardo, già libero dal velo del sonno, si incaglia inevitabilmente sulla figura di Arianne, sulla sua veste da notte rossa e scollata, sul petto che si alza e si abbassa al ritmo del respiro, sui fianchi morbidi e, infine, sulla sua mano stretta a quella di Tyene.
Sua sorella è protesa verso di lei, la testa che sfiora quella dell’altra ragazza, le ciocche di capelli che si mescolano. Qualcosa nel suo stomaco si agita e Sarella si ritrova ad avvampare, come se si fosse appena intromessa in un momento intimo - perché è unicamente ciò che lei fa, realizza di colpo: si intromette.
Torna a sdraiarsi con il cuore che le batte forte nel petto e il fiato corto, le sensazioni positive di qualche ora prima subito scomparse, voltandosi verso la parete e serrando gli occhi - con il desiderio, questa volta, di non vedere, di non sapere.
*
Ci mette un solo istante a capire cosa sta succedendo all’interno della stanza; le basta sentire la risata soffocata di Tyene e la voce affannata di Arianne che subito la zittisce, e il gemito gutturale maschile che si unisce a loro è solo una conferma in più di cui non necessitava.
È capitata in quella zona del palazzo per puro caso: cercava un posto tranquillo per leggere un trattato sui metalli che le ha prestato suo padre e si è diretta senza pensarci verso le stanze agli ultimi piani della torre, solitamente deserte d’estate per il sole che vi batte a picco. Non sospettava affatto di trovarci qualcuno, invece, e adesso il suo principale desiderio è quello di girare sui tacchi e andarsene. Eppure, non riesce a muoversi.
A sedici anni, Sarella sa ormai tutto ciò che c’è da sapere sul sesso - anche se non è mai stata con un uomo o donna che sia - e, infatti, non è la curiosità a tenerla lì. È una sensazione di languore che le prende lo stomaco, che la spinge ad appoggiarsi alla parete, proprio accanto allo stipite, e a rimanere in silenzio, per carpire ogni più minimo sussurro che giunge dall’interno.
Chiude gli occhi e ascolta i respiri affannati, i gemiti che di tanto in tanto scappano ai tre; sente il fruscio della stoffa e sente i sospiri e gli ansiti spezzati. Si chiede chi sia la persona con loro, se Garin, o Deamon, o quel nuovo garzone delle cucine che ultimamente è stato oggetto delle loro chiacchiere; ma ben presto la domanda perde importanza. Immagina le mani delle ragazze scorrere sul suo torace, slacciare le corde delle brache; sono certamente quelle di Arianne a muoversi per prime in quella direzione, mentre Tyene esita, gli accarezza i capelli, lo bacia, fingendo quel candore che addosso le si addice così tanto.
Immagina poi che siano le sue mani pallide a spostarsi, ma non sul corpo del ragazzo, bensì su quello della cugina; le vede distintamente scivolare sulla pelle olivastra di Arianne, baciarle le spalle, accarezzarle i seni e poi scendere ancora, più in basso sulla sua pancia.
Sarella riapre gli occhi di colpo, rendendosi conto di ciò che la sua mente ha appena prodotto. La sua pelle scura è umida di sudore e il calore che avverte al di sotto della pancia le sembra per un momento in grado di bruciarla viva. Deglutisce rumorosamente e allenta la presa sul libro - dove le sue unghie hanno disegnato dei piccoli segnetti sulla pelle del dorso -, riprendendo pian piano coscienza della realtà intorno a sé.
Respira a fondo e, attenta a non far rumore, corre via.
Lo sguardo fisso del servo sulle gambe non le lascia dubbi sulle sue intenzioni e le rende difficile concentrarsi sul bersaglio. Tende l’arco ancora un paio di volte, incoccando la freccia ma perdendo ben presto la presa, nervosa per una simile attenzione a cui non è abituata e per i pensieri che, inattesi, le balenano in mente. Forse, si dice, forse è arrivato il momento, forse provare anche lei sarebbe giusto, forse il sesso è davvero bello come lo fanno sembrare.
Abbassa l’arma, appoggiandola ad uno steccato lì vicino insieme alla faretra e, nascondendo un leggero tremore alle mani, rivolge al ragazzo una lunga occhiata, indicandogli con un gesto del capo la zona deserta delle stalle.
Qualche minuto più tardi, la sua schiena è premuta contro un giaciglio di paglia secco e le mani del servo, grosse e callose, le sollevano la veste con poca grazia. Il desiderio di rilassarsi è grande, ma non ci riesce; c’è qualcosa di profondamente sbagliato nell’intera situazione, qualcosa che va oltre la rudezza dei tocchi del ragazzo e oltre il dolore bruciante che sente tra le cosce quando lui la penetra, o i gemiti rochi che produce ad ogni spinta.
È l’assenza di risate leggere e complici, di gemiti sottili e ansiti lievi, di fianchi morbidi e mani pallide e delicate. È l’assenza del profumo di Arianne che impregna la stanza o delle ciocche bionde di Tyene che brillano alla luce del sole; ed è con la loro immagine nella testa che Sarella sente il ragazzo uscire da lei con foga e riversarsi sulle sue cosce. Lui si allontana l’attimo dopo e lei, insoddisfatta, serra le gambe e risistema ordinatamente i propri abiti, mentre decide che no, il sesso non è così bello come sembra.
Forse, quella è solo un’altra delle innumerevoli abilità di sua sorella e sua cugina - qualcos’altro che, a lei, è precluso e che non le apparterrà mai.
*
«È tempo che tu cresca, Sarella.»
Solleva lo sguardo verso Nymeria in un moto di ribellione, pronta a difendersi e a strepitare, ma l’occhiata benevola della sorella la fa desistere dal proposito. China il capo, allora, fissandosi i sandali impolverati dalla ghiaia del sentiero che porta alle stalle.
«Dico sul serio,» riprende l’altra, accarezzando distrattamente il dorso del suo cavallo. «Hai diciassette anni e dovresti aver ben chiaro in mente che strada prendere. Guarda Tyene, ad esempio, è poco più grande di te, ma già sarebbe in grado di rivaleggiare con gli Uomini Senza Volto quanto a conoscenza di veleni.»
Il paragone la ferisce più di quanto non dia a vedere e detesta che lì a parlarle ci sia Nymeria, perché non ha armi contro di lei, contro la sua solidità e determinazione. «Ma Arianne…» tenta in una flebile protesta, però la sorella la zittisce con un gesto stizzito della mano.
«Arianne un giorno regnerà su tutti noi, nonostante le sue paura riguardo Quentyn, è certo. Diversamente, tu sei una bastarda e questo conta anche quaggiù a Dorne, non fingere di non saperlo.»
Sarella non sta fingendo, conosce benissimo la propria condizione e quella delle sue sorelle; eppure, vorrebbe che non fosse così difficile trovare un proprio posto a Lancia del Sole, dover lottare non solo per il riconoscimento dei suoi famigliari, ma anche per quello dell’intero regno. Si stringe nelle spalle e sospira, «Ho i miei libri…»
Il volto di Nymeria si apre in un sorriso affettuoso, mentre allunga una mano e le accarezza i capelli neri e ricci. «Con quei libri avrai ben presto tutta la conoscenza di questo mondo,» comincia, ritraendosi per montare a cavallo. «Ma difficilmente quella conoscenza ti servirà a qualcosa, senza una catena da maestro.»
Il cavallo nitrisce e scalpita e, l’attimo dopo, Nymeria le sorride un’ultima volta e poi parte al galoppo, lasciandosi dietro una lunga scia di polvere. Sarella la fissa per un momento, ripensando alle ultime parole della sorella, finché un ghigno non le sale alle labbra.
«Potrei sempre forgiarla, quella catena,» sussurra tra sé e sé.
*
In un anno, tutto cambia in un modo inaspettato.
Sarella si ritrova a premere con un’insistenza che non credeva propria perché il suo desiderio venga esaudito - perché, contro le leggi e le convenzioni sociali, le si dia la possibilità di andare a Vecchia Città e prendere servizio alla Cittadella - e, quando infine il sorriso di suo padre si trasforma da divertito a scaltro, riesce ad ottenere ciò che vuole.
Allora, improvvisamente, diventa importante, parte di un piano, parte di qualcosa, e viene ammessa ad incontri privati con il principe Doran, a cui nemmeno alle sue sorelle più grandi è concesso di partecipare. Suo padre e suo zio le raccontano di segrete alleanze, di un re mendicante con il sangue di drago in vena che vive esiliato dall’altra parte del mare, di antiche profezie che è necessario comprendere per la salvezza dei Sette Regni.
E, infine, al compimento dei suoi diciotto anni, Sarella è pronta per partire. Ha con sé un arco di cuordoro appena intarsiato regalo di suo padre, vestiti maschili nelle borse e un nuovo nome, per nascondere una segreta missione.
È una mattina calda e serena e il sole brucia Lancia del Sole come se volesse darle il suo addio. Oberyn la attende nell’ampio cortile del palazzo, già a cavallo e circondato da guardie dorniane; raggiungeranno il porto e poi, di là, prenderanno il mare per Vecchia Città.
Il principe Doran ha imposto a tutti la massima segretezza, perciò Arianne e Tyene sono le uniche che hanno avuto il permesso di venire a salutarla. Arianne è costretta a sollevare il viso per baciarle una guancia, tanto Sarella è cresciuta negli ultimi mesi, e Tyene non riesce a smettere di accarezzarle i capelli - adesso, tagliati corti a foggia d’un uomo.
«Abbi cura di te,» le dice la cugina in un sussurro, e Tyene aggiunge: «Non farti scoprire.»
Sarella si lascia stringere e baciare ancora, ma non riesce a provare tristezza in quegli addii. Adesso, può finalmente smettere di guardarle da lontano, di apparire inadeguata e come una continua intromissione; adesso, il rispetto delle due ragazze è chiaramente visibile nei loro occhi e questo la fa sentire importante, euforica, desiderosa di distinguersi per qualcosa che è suo e solo suo.
«Sarò il miglior accolito della Cittadella,» promette, con una spavalderia che è parte di lei da sempre e insieme nuova di zecca. Poi abbraccia le due ragazze un’ultima volta e, girando loro le spalle, monta a cavallo e raggiunge suo padre.
Nemmeno quando escono dai cancelli del palazzo si volta a guardarsi indietro.