Titolo: You, me and everything caught in the fire
Fandom: DC Comics
Beta:
izzieannePrompt: Amore, con chi mi vuoi dimenticare @
khorakhane_itaPersonaggi: Selina Kyle, Bruce Wayne
Pairing: Bruce/Selina
Rating: Pg
Conteggio Parole: 813 (W)
Disclaimer: I personaggi della storia appartengono ai rispettivi proprietari e creatori, che ne detengono i diritti. Nulla di ciò è scritto a scopo di lucro.
Tabella:
qui.Note:
• Buon compleanno (in ritardo!)
namidayume! ♥♥♥
Ero nel panico e non sapevo cosa scriverti, tra i milioni di possibilità, così alla fine, su consiglio di Chezia, sono andata sul classico. xD Spero ti piaccia, amatissima. ♥
• Il titolo viene da You dei Radiohead; non c’entra molto, ma morivo dalla voglia di usarlo, quindi…
• Ambientazione random. Ci sono riferimenti all’ultima parte della continuity di Catwoman (l’identità di Selina come Irena Dubrovna, Helena e l’adozione), ma niente di che.
You, me and everything caught in the fire
Salta dal cornicione al pianerottolo di una scala antincendio, poi sale sul tetto, rapida, corre fino al parapetto e lì fa schioccare la frusta; si lancia sul tetto successivo e, fermandosi solo un attimo per prendere fiato, ricomincia la corsa.
*
Irena Dubrovna doveva essere una nuova identità e un nuovo inizio. Doveva dare una possibilità a lei e alla bambina che portava in grembo, permetterle di vivere una vita diversa e dimenticare ciò che Catwoman era stata. Ogni cosa, nel piano originario, doveva sparire: le sue azioni, il sangue di cui si era macchiata le mani, le persone di cui si circondava - tutto, persino Batman e quello che aveva rappresentato.
Da questo punto di vista, Irena Dubrovna aveva fallito esattamente come Selina Kyle.
*
Il loro è un vecchio gioco; assomiglia a quello del gatto e del topo, con la differenza che il topo è un gatto e il gatto è un pipistrello. Era da tempo che non provava l’adrenalina dello sfuggire da lui - non fisicamente parlando, almeno - e adesso, mentre si arrampica, corre e salta, le sembra di essere tornata indietro nel tempo, a quando la strada da percorrere era precisa e ben delineata.
Allora, sfuggirgli significava salvare il bottino e non finire in prigione; adesso, scappare via da lui non significa niente, è solo un tentativo fallito in partenza, un rituale vuoto. Ha imparato a proprie spese che allontanarsi da Bruce - e dai propri sentimenti, nascondersi da loro, persino - è inutile: dovunque andrà, la raggiungerà sempre.
*
Aveva avuto una gran quantità di uomini. Sam, l’ultimo, era il padre di sua figlia - quello che, tra tutti, avrebbe potuto rappresentare qualcosa di diverso, di speciale - ed era morto. Catwoman aveva succhiato via anche quella possibilità e Selina a volte pensava - pensava davvero - che sarebbe stato bello poter avere un finale alternativo.
Se la sua seconda identità non avesse rovinato tutto, Selina starebbe vivendo il suo normalissimo sogno borghese: un onesto poliziotto per marito, una bellissima figlia, una casetta adorabile lontana dall’East End. Batman sarebbe stato solo un’ombra tra le tante, di quelle di cui non doveva assolutamente preoccuparsi; Bruce Wayne solo un nome sulla lista di vecchi spasimanti, un ricordo annebbiato, nemmeno troppo felice.
Ma non si può mai sperare eccessivamente nei se.
*
Si ferma. Il suo sesto senso le dice che muoversi ancora è inutile: benché non lo veda o non lo senta, lui è arrivato, l’ha raggiunta. Si guarda intorno, in attesa che le ombre prendano forma, e il cuore le batte forte per la fatica, o forse per l’anticipazione.
Compare all’improvviso, scuro e imperturbabile, e avanza verso di lei con il suo solito passo sicuro; Selina sorride. «Sei in ritardo,» lo ammonisce.
«Sono stato qui tutto il tempo,» è la sua risposta. Lei non può fare altro che concordare.
*
Sola, in pericolo e disperata, anche Irena Dubrovna aveva avuto bisogno di Bruce - aveva avuto tanti uomini, Selina, eppure finiva per rivolgersi continuamente a lui, alla prima necessità. Lo aveva chiamato di notte e molte notti di seguito, gli aveva messo Helena tra le braccia e lo aveva immaginato marito, o quanto meno amante - qualsiasi cosa, purché avesse un nome e fosse ben definito.
Lo aveva baciato e si era lasciata stringere dalle sue braccia, quando la paura le aveva divorato lo stomaco; era scivolata sul suo corpo come se fosse l’atto più naturale possibile, ed era stato lui a concederle quel minimo di consolazione che poteva avere, dopo aver perso Helena.
Era stato lui, era sempre lui. E, di colpo, l’idea di una vita senza Bruce - l’idea di dimenticare Bruce - le era apparsa per ciò che era in realtà: inattuabile, impossibile. Una follia.
*
«In un’altra vita ti avrei dato tutto, lo sai,» le dice lui.
La sua voce è calda e sa di promesse; le fa desiderare ardentemente quella vita, le fa venire voglia di cercare disperatamente quell’universo in cui sono così: insieme e felici. Non ha bisogno di tirargli giù la maschera per guardarlo negli occhi, perché ormai conosce ogni piega del suo volto, ogni inflessione del suo tono - sa con certezza che, ora, è sincero.
«In un’altra vita sarei davvero riuscita a lasciarti andare, a dimenticarti,» ribatte lei. «Ma non in questa.» L’ammissione le viene più facile di quanto avrebbe creduto in principio e, una volta che l’ha confessato, è capace di accettare la consapevolezza che le cose tra loro saranno sempre a questo modo - indefinite e dolorose.
Avanza e annulla la breve distanza tra loro per posare un bacio leggero sulle sue labbra; gli si stringe contro per un istante e poi, indietreggiando, gli dà le spalle e si allontana, perché non c’è molto altro che possa fare.
La sola e unica consolazione che possiede è che nemmeno Bruce, nonostante le donne che gli girano intorno e i doveri che lo assorbono, sarà mai in grado di dimenticarla.