[HP] Paura e polvere ~ Snape/Harry [1/2]

Apr 19, 2009 14:28

Titolo: Paura e Polvere
Fandom: Harry Potter
Beta: zucchero, eowie, sourcream_onion
Postata il: 03/09/2007
Personaggi: Harry Potter, Severus Snape
Pairing: Severus/Harry (con accenni a Severus/Lily)
Rating: R
Avvertimenti: Slash, AU (spiegazioni nelle note)
Disclaimer: I personaggi della storia appartengono ai rispettivi proprietari e creatori, che ne detengono i diritti. Nulla di ciò è scritto a scopo di lucro.
Note:
Allora, prima di perdermi in chiacchiere, alcune semplici cose.
Innanzitutto: si tratta di due capitoli. Il primo è dal punto di vista di Harry e il secondo dal punto di vista di Severus.
1) La seguente storia si svolge dopo la sconfitta di Voldemort, ma non presta fede al settimo libro, eccetto che per i retroscena Severus/Lily.
2) È ambientata (seguendo lo schema dei libri) nell’estate del 1998, esattamente ad agosto (calcolando battaglia e ricoveri vari ci arriviamo davvero, non dico panzane!), quindi Harry Potter è maggiorenne (sia tra i maghi che tra noi babbani).
3) È la mia prima Snarry. Quindi, vipregovipregovipregoviprego, fatemi sapere che ne pensate. Perché Severus è capace di mandarmi in crisi e questa è la prima volta che gestisco un suo intero POV. Mi appello a chi lo conosce come si deve per ricevere le più spietate critiche. Siate crudeli, vi ringrazierò infinitamente.
4) Parliamo un secondo di Harry. Ho cercato di renderlo un pelino più maturo e un pelino più segnato dagli avvenimenti dei suoi ultimi sette anni. Spero di non essere andata OOC, ma, in tal caso, spietate critiche anche qui, mh?
5) I soliti ringraziamenti. A zuccheroamaro e eowie per il betaggio. ♥
6) Ho concluso. Spietate e crudeli, ok?
7) Grazie mille a sourcream_onion per le correzioni e i consigli postumi. ♥

Capitolo: 1 di 2
Conteggio Parole: 821 (W)
Note: Come ho già detto, siamo nell’agosto 1998. La battaglia si è conclusa a giugno e, siccome noi siamo persone serie e realistiche, Harry e compagnia bella non sono sopravvissuti senza neppure un graffio. Tutt’altro: Harry è stato ricoverato al San Mungo per un bel po’. Si comincia da questo punto.


Paura e Polvere
Capitolo Uno: Harry Potter, il San Mungo e il sapore amaro della verità - o forse è solo paura.

“Il professor Snape ha bisogno di riposo,” continuano a ripetere e Harry si sofferma sulla parola ‘professore’ rigirandosela tra le labbra, cercando quel disprezzo con cui la pronunciava fino ad un anno prima senza trovarlo.
“Cerchi di non affaticarlo, signor Potter.”
Annuisce distrattamente. Glielo dicono ad ogni visita, ogni giorno, come si fa con un bambino - perché, nonostante tutto, è ancora così che lo vedono -, e non capiscono nemmeno che non è quello che vuole. Non vuole affaticarlo, perché non vuole parlargli, non ancora, non è pronto.
Si limita, ogni giorno, ad entrare nella stanza mentre sta dormendo, a chiedere informazioni sulla sua salute al Guaritore di turno, cercando di non farsi mai vedere, tornandosene immediatamente a casa se lo trova sveglio.

Non vuole parlargli per tante ragioni, così tante e mutevoli che nemmeno stilando una lista riuscirebbe a fissarle tutte.
La guerra ha, come tanti sospettavano, cambiato molte cose e, prima di tutto, ha cambiato lui, Harry Potter, il Bambino Sopravvissuto. La guerra ha spogliato quel bambino di tutte le sue certezze, delle sue difese, dei suoi appigli; lo ha lasciato solo a comprendere ciò che gli era stato nascosto - perché ‘bambino’, appunto - e che, quando è giunta la fine e Voldemort è morto, gli è piovuto addosso, schiacciandolo.
La verità, a volte, ha quel sapore amaro e tagliente che fa venir voglia di sputarla, che imbratta la bocca di sangue e lega le membra come catene d’acciaio; e la verità che Harry ha appreso durante il mese scarso di convalescenza trascorso è proprio di questo genere - quello peggiore. Eppure, allo stesso tempo, non ha potuto farne a meno; allo stesso tempo, ha voluto conoscerla, sapere tutto, tamponando come meglio poteva le ferite che, contemporaneamente, gli infliggeva.

Severus Snape gli aveva salvato la vita e gli aveva permesso di vincere la guerra. Senza di lui, Harry sarebbe morto e Voldemort avrebbe trionfato. Senza di lui, avrebbe pagato con la vita quello stupido errore, quella disattenzione che aveva permesso al Lord Oscuro di immobilizzarlo, mentre attorno a loro volavano incantesimi e infuriava la battaglia. Ancora, se Severus Snape non si fosse accasciato al suolo davanti ai suoi occhi, Harry non avrebbe ricevuto la scossa determinante, la spinta furente che, finalmente, gli aveva dato la forza di prendere in mano la situazione e vincere.

E poi, in quelle due settimane e mezza in cui un letto del San Mungo lo aveva ospitato - stridente fortuna l’ avere la stanza accanto all’ex-professore -, Harry ha appreso tutto ciò che gli permetteva di rimettere insieme il puzzle delle vite che non aveva vissuto e di costruire le basi per ricominciare la propria.
Ancora la ricorda, la voce di Remus, pronunciare la frase che forniva la chiave del mistero, che completava il quadro.
“Severus era innamorato di tua madre. Lo è sempre stato, credo.”
E Harry ha annuito, semplicemente, come se gli fosse stata rivelata una notizia di cui era già a conoscenza.
“Ma non gliel’ha mai detto,” si era limitato ad osservare.
Remus aveva scosso la testa. “No, mai. Forse non l’amava abbastanza per farglielo sapere. Oppure l’amava troppo per non lasciarla andare.”

Solo molto dopo che Remus aveva abbandonato la camera, dopo aver avuto il tempo di metabolizzare quell’affermazione, Harry - nel buio di una stanza d’ospedale, casualmente vicina a quella dell’uomo a cui incessantemente pensava - era riuscito a guardare il puzzle completo e dalla distanza necessaria a cogliere l’insieme.
E solo così si era reso conto di chi fosse stato, durante quegli anni di scuola, per l’ex-insegnante e perché - adesso lo notava - l’uomo non aveva mai osato guardarlo negli occhi. Harry aveva sentito quello sguardo profondo e scuro sulla schiena, sulla cicatrice, sul viso nella sua interezza, ma mai, mai, dentro i suoi stessi occhi.

Tutto si era fatto di nuovo confuso e l’unica cosa che Harry poteva fare divenne visitare l’ospite della stanza accanto - anche una volta essere stato dimesso. Entrare nella camera e, come ora, sedersi sulla sedia nell’angolo più lontano dal letto e guardarlo, per vegliare sulla sua salute, per dipanare la nebbia nella sua mente e, finalmente, capire.

E ora, dopo altre settimane passate con la velocità di inutili attimi, seduto su quella stessa sedia di sempre, nella stanza semibuia dove è ricoverato Severus Snape, avvolto nel silenzio della notte, Harry ha la sua risposta, libera da qualsiasi velo di confusione. Ha tra le mani la verità, macchiata dal rosso del sangue e dal nero degli occhi di Severus.
E deve andarsene. Semplicemente, deve alzarsi e andarsene, perché non è pronto per parlargli, per dare consistenza concreta a quella verità ancora aleggiante nell’aria. Non sarà stanotte e non sarà domani - e chissà quando sarà, quando Harry gli dirà la verità. Che sono legati, più di quanto pensava, e che di quel legame, tutto sommato, ne ha bisogno.

Non ‘stanotte; ‘stanotte deve scappare, perché il sapore amaro della verità gli ha invaso la bocca - o forse, è solo paura.

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