Titolo: Ideali
Fandom: Harry Potter
Postata il: 26/04/2007
Prompt: #84: Lui @
fanfic100_itaPersonaggio: Theodore Nott, Nott sj.
Rating: Pg13
Conteggio Parole: 588 (W)
Disclaimer: I personaggi della storia appartengono ai rispettivi proprietari e creatori, che ne detengono i diritti. Nulla di ciò è scritto a scopo di lucro.
Tabella:
qui. Ideali
Estate tra il quarto e il quinto anno.
Sei in casa, come sempre.
Il caldo non ti concede le energie necessarie per compiere qualsiasi attività. Te ne stai semplicemente su una poltrona in salotto a leggere, in attesa, sollevando di tanto in tanto lo sguardo sulla finestra, per osservare l’immobilità delle notti estive.
Senti i suoi passi nell’ingresso.
Sai che di lì a poco varcherà la soglia della stanza, pensandola deserta. E forse è per questo che tu sei lì, sii sincero. Per vederlo, per assicurarti che vada tutto bene. Perché, nonostante i tuoi quattordici anni suonati, non riesci a dormire senza l’immagine di lui in piedi in quella stessa stanza, con il suo caro bicchiere di Whiskey in mano. Al sicuro.
La porta si apre.
Lentamente ti volti e tenti di stamparti in faccia un sorriso che deve suonare come un saluto rispettoso, un buonasera, padre che non riuscirai sicuramente a pronunciare.
Lo guardi entrare.
Il mantello nero ondeggia seguendone i movimenti calcolati, eleganti, seppur stanchi. Si immobilizza un attimo per metterti a fuoco, quasi chiedendosi che ci fai lì, quasi non sapesse che sei lì ogni sera. L’espressione dubbiosa si cancella in un lampo, sostituita dalla solita serietà.
Si dirige verso il mobiletto dei liquori, dandoti le spalle.
Noti che ha ancora la maschera in mano. Riconosceresti il suo biancore tra mille, ed eccola là. La prova incriminante, insieme a quel mantello nero con il cappuccio.
«Non è ora di dormire, figliolo?»
Volta lievemente la testa e ti guarda da sopra la spalla. I suoi occhi scuri sono stanchi, cerchiati. Ti sembra che le rughe aumentino ogni sera. Ogni sera ti sembra più vecchio.
«Sì, stavo andando» menti.
Ti alzi dalla poltrona, lasciando il libro sul tavolino, senza nemmeno curarti di segnare il punto dove hai interrotto la lettura. Cammini verso la porta, inevitabilmente verso di lui, e ti concedi ancora qualche attimo per osservare le sue spalle, che si fanno più curve ogni sera che passa, e il suo mantello. La macchia rossastra ti balza agli occhi come un lampo di luce. Sei costretto a battere le palpebre più volte.
«Hai il mantello sporco di sangue.»
Lui si volta e ti osserva. E deve esserci qualcosa nei tuoi occhi che lo mette a disagio, che gli trasmette molto più di quello che hanno fatto le parole.
Non sostiene il tuo sguardo, la mano si stringe attorno al bicchiere pieno. Si sente in dovere di rispondere alla muta domanda che i tuoi occhi gli stanno ponendo.
«Difendo i miei ideali, Theodore.»
Espiri tutta l’aria che hai nei polmoni.
«Buonanotte, padre.»
Ed esci dalla stanza.
Autunno dopo il sesto anno
Il braccio sinistro brucia. Un dolore certamente sopportabile se non sapessi cosa significa.
Ti alzi in fretta, indossi il mantello, perché prima sarai lì e prima smetterà di far male. Cali il cappuccio sul volto, preferisci nascondere gli occhi, e sistemi la maschera sul viso. Perfetta, perché nessuna parte di esso sia visibile, riconoscibile.
Quale sarà il vostro compito, stanotte? Di quale sangue macchierete le vostre mani?
Lo ignori e preferisci continuare a farlo.
E poi, inaspettatamente, ti balena in mente lui. Il suo viso, la sua stanchezza e la sua eleganza. Le sue parole in una delle ultime notti in cui l’hai visto libero. E il suo sguardo vacuo e spento, dopo il Bacio, l’ultima volta che l’hai visto e basta.
Le dita si serrano intorno alla bacchetta, sei pronto a Smaterializzarti.
Quale sarà il tuo compito, stanotte, Theodore?
«Difendere i nostri ideali, padre.»