Nov 28, 2014 19:00
Mi ero trasferita a New Orleans da nemmeno un paio di giorni e già sentivo nell'aria qualcosa di molto strano. Partendo dal fatto che New Orleans è una città magica, non solo dal punto di vista artistico, ma anche letteralmente. Molte erano infatti le leggende di streghe che si ricollegavano a New Orleans. Ne avevo sentite a bizzeffe e la cosa mi metteva ansia, non perché ci credessi molto ma pensare a tutte le volte in cui delle donne erano state mandate al rogo solo perché e si pensava fossero streghe, mi angosciava.
Avevo scelto New Orleans perché ero in cerca di ispirazione per quel romanzo che la mia casa editrice mi aveva commissionato. Sicuramente era meglio di un qualunque paesino nel bel mezzo del montana. o ancora peggio in Vermont. avrei finito per vivere il sequel di Shining, e non era mia intenzione perdere la testa.
Quindi preparai una grande borsa e ci infilai disordinatamente tutti i vestiti che riuscivo a farci stare. Presi il primo pullman che partiva dalla stazione centrale di New York diretto verso la Luoisiana. Preferivo prendere il pullman perché il paesaggio che collegava le due città era un qualcosa di spettacolare e mozzafiato rispetto all'azzurro monotono del cielo. O almeno questo era quello che dicevo agli altri per non esprimere loro la mia paura assurda di volare.
Quando arrivai a New Orleans il centro della città era pieno zeppo di artisti di strada: pittori, musicisti, qualsiasi arte veniva sbandierata davanti alla faccia dei turisti. Sembrava di essere in uno di qui grandi carnevali brasiliani con meno persone nude però. Sentivo che quello sarebbe stato il posto perfetto per cercare ispirazione, così tanti artisti che finalmente facevano quello che facevano perché lo amavano, non perché andava di moda essere un artista, come succedeva a Brooklyn. Quel posto era pieno di hipster. Non fraintendetemi, amo Brooklyn, è la gente di Brooklyn che ne rovina la reputazione. dannati hipster.
Stazionarmi a New Orleans era un toccasana non solo per la mia scrittura ma anche per la mia pace interiore. Nessuno cercava di mettersi in competizione con me, riguardo al numero di libri pubblicati, o a quanti articoli avevamo postato sul New York Post. Sicuramente non erano tutti convinti di diventare vegani a New Orleans. A New York, tutti i miei colleghi,e tutti non è un eufemismo, erano diventati vegani da un giorno all'altro. Quando mangiavamo al ristorante davanti alla sede della casa editrice ordinavano tutti piatti enormi di insalate super biologiche e vegane, e poi quando tornavamo in ufficio, segretamente, si strafogavano di hot dog.
Non ne potevo più della loro ipocrisia. Ringraziai tutti gli dei quando mi proposero di andare a lavorare in trasferta. Una manna caduta dal cielo. O almeno così pensavo.
Mentre passeggiavo per le strade di New Orleans osservavo attentamente tutto quello che mi circondava. Come il pittore all'angolo della piazza che stava facendo un ritratto impressionista ad uno dei tanti turisti che quest'anno avevano deciso di visitare New Orleans. O il violinista che era più vicino a me, suonava il requiem per un sogno di Mozart con tanta di quella passione che mi sentivo come de il violino fossi io. Sentii un brivido partire dal fondo della schiena che arrivò al collo. Decisi di distogliere la mia attenzione da lui e di concentrarmi su qualcos'altro. Girai dunque immediatamente la testa e da lontano , in un vicolo buio, vedetti due giovani adulti che stavano discutendo. Ispirazione. Contenuto. "Fantastico!" mi sfuggì così a bassa voce che nessuno si accorse nemmeno che avessi aperto bocca.
Mia madre mi diceva sempre che ero alla ricerca di guai. Come quella volta in cui Quinn Lawrence mi aveva tirato i capelli alle elementari. Continuava ad insistere sul fatto che l'avessi presa in giro dicendole che aveva le gambe lunghe. Ridicolo. Io stavo solo descrivendo quello che i miei occhi stavano guardando. Ma mia madre continuava a dire che persino quella volta me l'ero cercata. La realtà è che lei non poteva capire la mente di un artista e non si sforzava nemmmeno. Il motivo per cui insisteva che andassi al college era perché mi trovassi un lavoro grazie al quale guadagnassi "un montagna di soldi" . Baggianate!
Mi avvicinai al vicolo senza che i due uomini si accorgessero della mia presenza. Cercai di sentire quello per cui stavano discutendo. Un po' di angst in un romanzo non stona mai.
Purtroppo però non riuscivo a sentire nulla. e la cosa mi esasperava non poco. Mi avvicinai sempre di più e sotto la luce quasi opaca del lampione riuscii a vedere il volto di uno dei due. Mi accorsi che non era nemmeno poi così giovane. Avrà avuto qualcosa come 35 anni. Era vestito molto bene. Indossava uno di quei completi da uomo che definiva perfettamente la forma del suo petto e delle sue spalle. E' inutile specificare quello che la mia mente stava pensando in quel momento. Aveva un'espressione quasi spazientita. Probabilmente era dovuta dal fatto che il suo interlocutore lo stava portando all'esasperazione.
Finalmente riuscii a sentire delle parole "Non potete spuntare dal nulla e aspettarvi che lasciamo il controllo del quartiere nelle vostre mani di nuovo!". Interessante. Una guerra di mafia tra famiglie. Anche se in realtà romanzi sulla mafia ce ne saranno stati una valanga. Non che io ne leggessi molti. Anzi non penso di aver mai letto un libro sulla mafia. Quella volta che Luke mi aveva costretto guardare Il Padrino con lui, mi ero persino addormentata. Avrei dovuto rendere la storia più interessante.
Pensando al fatto di trovarmi A New Orleans , iniziai ad abbozzarmi mentalmente una trama in cui due congreghe di streghe avversarie reclamavano il potere sulla città di New Orleans. Ripensai in fretta quelle idee e mi venne in mente una di quelle serie televisive che non avevo il tempo di guardare, e la trama era praticamente uguale. Avevo bisogno di qualcosa di nuovo. Beh qualcosa di nuovo, ma che fosse collegato alla tradizione. Se avesi voluto qualcosa di innovativo sarei rimasta a New York.
Avevo ricominciato a parlare a bassa voce di nuovo. Fortunatamente non c'era nessuno intorno a me. erano tutti in piazza rapiti dal talento del pittore e dalla melodia che proveniva da quello strumento quasi magico che era il violino.
Quando mi girai nuovamente verso il vicolo, dopo essere stata distratta da un applauso del pubblico formato da turisti, mi ritrovai davanti al mio volto la persona che non riuscivo ad identificare nel vicolo. Ora riuscivo a vedergli persino i pochissimi pori che aveva sul naso, talmente mi stava vicino.
Feci un salto per lo spavento, ma poi mi ripresi . In maniera più ironica possibile aprii bocca "Hey amico! Calmo! Mi stava per venire un infarto! "
Forse l'infarto mi era venuto sul serio perché dopo l'incontro con quello sconosciuto dalla pelle scura, era tutto confuso. Era come se gli fossi svenuta davanti per qualche assurdo motivo.
Mi ero come risvegliata in questo grandissimo cortile. Mi ritrovai con un sacco di persone che mi fissavano. "Oh no. uno dei miei incubi maggiori si é avverato" pensai di primo impatto, credendo di essere svenuta in mezzo alla folla.
"Che mi é successo?" domandai, a nessuno in particolare. L'uomo del vicolo, quello di cui non ero riuscita a visualizzare il viso, mi si avvicinò dicendo :"Sei una di noi, adesso". Bisogna ammettere che da come aveva pronunciato quelle parole, la frase in sé sembrava meno inquietante. Aveva usato lo stesso tono che mia madre aveva usato per dare il benvenuto a mia cognata quella volta in cui Luke l'aveva portata a casa per la prima volta. Anche se forse mia madre sembrava ancora più inquietante.
"Non vorrei sembrare ritardata, ma cosa intendi con 'Sei una di noi adesso'?" cercai delle piccole spiegazioni. "Che anche tu sei un vampiro come tutti noi" Uno degli spettatori del mio risveglio parlò.
Scoppiai in una di quelle risate che non mi facevo dai tempi del liceo. Continuai a ridere per almeno un paio di minuti, come se non volessi smettere per evitare di ascoltare le loro cazzate.
"Mi dispiace averti trascinata in questo così in fretta, ma avevamo bisogno di reclute" parlò di nuovo quello che sembrava essere il capo della baracca. "Questa battaglia con gli Originali ci sta distruggendo. Per non parlare dei licantropi e delle streghe. Stiamo distruggendo New Orleans". Nel frattempo io continuavo a farmi le mie grosse risate, che continuavano a diminuire di intensità. Sembrava davvero convinto di quello che diceva. Ad ogni parola che usciva dalla sua bocca la sua faccia si faceva sempre più seria.
"Quindi mi state dicendo che sono anch'io un vampiro? E quando sarebbe successo?" mi girai verso quelli che mi stavano osservando " Volete dirmi che il cioccolatino sexy ha ragione?" Da dove era uscita tutta quella impertinenza? Mi sorpresi del fatto che nessuno dei presenti avesse deciso di staccarmi la testa all'istante.
"Il mio nome é Marcel. E per quanto riguarda la tua trasformazione, questa è avventa proprio questa sera, quando ti ho beccata a spiare me e uno di quegli originali"
Oh.
Mi sentii per un paio di secondi in imbarazzo. “Non... Non vi stavo spiando.. Era per il mio...”
“Non importa più ora. O sbaglio?” Mi sorrise. Perché sorrideva? Era una situazione piuttosto grottesca. Che motivo aveva di sorridere? E poi volevo a tutti costi informare tutti del mio romanzo, in caso pensassero che io fossi una spia delle altre fazioni.
“Per vostra informazione, stavo ascoltando la vostra conversazione solo per cercare ispirazione per il romanzo a cui mi sto dedicando” Lo dissi in maniera orgogliosa. Mi ero sudata quell'incarico. Non ero di certo lì perché ero figlia del presidente della redazione della casa editrice.
“Non credo che a nessuno importi, ora come ora.” Aggiunse uno dei “vampiri”. Ammetto che ci rimasi un po' male, quindi stetti zitta per un po'.
Marcel attirò la mia attenzione “Hai ficcato il naso dove non avresti dovuto. Mi dispiace per te, ma ora sei parte della guerra”. Stranamente non ebbi nulla da dire contro le sue affermazioni.
“Bene, vedo che ti ho già convinta. Devi sapere che, essendo diventata un vampiro, no puoi muoverti sotto la luce del sole, “ sorrisi tra me e me “quindi ti consiglio di rimanere qui dentro almeno fino al tramonto. Questa sera attaccheremo i licantropi nel Bayou. Avrò bisogno di tutte le tue forze. Quindi ti consiglio di riposarti. Tutto chiaro?”.
Wow.
Ero sorpresa da come lui si aspettasse che io facessi tutto quello che mi diceva senza contestare nessuna delle sue richieste. E poi come poteva essere tutto chiaro? Non mi aveva spiegato come sfruttare la mia forza. Io mi sentivo normale. Non avevo percepito nessun cambiamento. Come avrei potuto prendere a calci gli schiavi della luna, senza sapere nulla di loro? Avevo letto un sacco di racconti sugli uomini lupo, ma, ovviamente, non ne avevo mai incontrato uno, e di certo non sapevo come poter sconfiggere uno di loro. L'unica cosa di cui ero informata era che serviva sparargli un proiettile d'argento in mezzo al petto, e non era un'informazione molto attendibile, dato che l'avevo visto fare in Supernatural, un altro di quegli show per cui non avevo tempo, ma che guardavo lo stesso.
“Ehm... In realtà avrei almeno un migliaio di domande da porti... se non sei troppo impegnato...” Continuavo a ad essere ironica. Non lo facevo apposta, dannazione.
“Josh, la affido a te.” Marcel se ne andò, nemmeno fosse la regina di New Orleans. Stavo iniziando ad odiarlo.
Un ragazzo, sembrava anche lui un novellino tra i vampiri, si avvicinò a me. “Andiamo, ti spiego tutto io.” Non sembrava molto sicuro di quello che stesse dicendo, ma gli diedi retta comunque. Forse mia madre aveva ragione. Amavo finire nei guai. Non le avrei mai dato la soddisfazione di darle ragione, in qualunque caso.
Non capisco come Marcel pretendesse che io mi mettessi a riposare dopo tutto quello che mi aveva detto. Non aveva alcun senso. Doveva essere stupido.
“Prima di tutto, da quanto tempo sono qui? L'ultima volta che ero sveglia era notte fonda. E ora Marcel mi vieta di uscire fuori, perché sennò brucerei sotto la luce del sole.” Schiavi del sole. Ecco come averei potuto riferirmi alla razza dei vampiri nel mio romanzo. Era strano come nonostante tutto, io continuassi a preoccuparmi più del mio romanzo che della mia stessa vita.
“Temo che tu abbia passato la notte qui.” mi rispose il giovane.
“Bene. Questo è chiaro. Grazie. Un altro piccolo dettaglio: cosa significa tutto questo? Come faccio ad essere un vampiro? I vampiri non esistono! Sono creature che gli scrittori hanno inizialmente inventato per terrorizzare le persone, e quando hanno notato che non funzionava più, li hanno usati per attirare le ragazzine. Probabilmente sto ancora dormendo. Sto ancora dormendo? E anche se non stessi dormendo e tutto questo fosse vero, come diamine pretende che io sappia come si uccide un dannato licantropo? Li ho sempre odiati i licantropi, ma questo non mi da il diritto di ucciderne uno. Niente di tutto questo ha...”
Non ero sicura di quello che fosse successo, ma ero sicura del fatto che il pavimento della stanza in cui mi aveva portata Josh era molto freddo.
“Scusa se ti ho rotto il collo, ma non la smettevi di delirare. Capisco che sei scioccata da tutte queste informazioni, ma, per Diana, fai riposare quella lingua un secondo!” Mi aveva rotto il collo. Aveva avuto l'impertinenza di uccidermi. Come poteva farmi una cosa del genere?
Con aria serena mia avvicinai a lui sempre di più e ,con mia sorpresa, riuscii a fare quello che mi aveva fatto lui. Gli ruppi il collo. Mi ci volle mezzo secondo. Non avrei mai pensato che sarei riuscita ad uccidere una persona senza farmi nessuno scrupolo. Beh, bisogna ammettere che lui si sarebbe risvegliato. Purtroppo.
La sensazione non era delle peggiori, a dire la verità. La prima cosa a cui pensai fu che la scrittura del mio romanzo sarebbe stata ancora più semplice, trattando la storia dal punto di vista del protagonista, che sarebbe stato ovviamente un vampiro alle prese con i primi omicidi, combattuto tra il buon senso e la fame. Avrebbe funzionato.
Aspettai il risveglio di Josh per un bel po'. Ad un certo punto mi preoccupai che non si sarebbe mai risvegliato, e che tutto quello che stavo vivendo era frutto di una strana allucinazione causata da qualche droga.
Mi sentii sollevata quando si risvegliò.
“Vedo che impari in fretta” disse mentre cercava di alzarsi dal pavimento gelido.
“Ho un forte senso di adattamento”, gli risposi porgendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi.
“Io, invece, non mi sono ancora abituato a tutto questo. Ero venuto a New Orleans solo per festeggiare le vacanze di primavera, e da un momento all'altro mi sono ritrovato a succhiare il sangue dal collo di uno sconosciuto”, iniziò a raccontarmi un po' di sé senza che gli chiedessi niente. Era una cosa che in molti facevano con me. Forse avrei dovuto fare la barista.
Volevo mostrargli un po' di compassione, ma finii per dargli due pacche sulla spalla sinistra, senza dire nulla. Rimanemmo in un silenzio imbarazzante che non durò nemmeno tre secondi, ma a me sembrò un'eternità.
“Quindi... Cosa hanno fatto questi licantropi per essere attaccati?” Ruppi il silenzio io stessa.
“In realtà non lo so di per certo. So solo che vampiri e licantropi sono sempre stati in guerra per chissà quale assurdo motivo.” Mi rispose senza dirmi nulla che non conoscessi di già. Erano secoli che si scriveva sulla guerra tra gli schiavi del sole e gli chiavi della luna. Sai che novità.
“Anche se ho sentito dire a Marcel che tempo fa era riuscito a confinare tutto il branco dei licantropi che vivevano a New Orleans nel Bayou, un quartiere ai confini della città, in cui ci è vietato andare.” Continuò a parlare dicendo finalmente qualcosa di interessante.
Finalmente si era dimostrato utile.
“Devono aver infranto le regole. Lupi Cattivi.” Cercai la risata sul volto di Josh, pensando che avrebbe capito la battuta ma fu inutile. Rimasi delusa.
“Certo che questo Marcel dev'essere particolarmente stupido, mi ha affida a qualcuno che non sa niente, senza offesa.” Non so come queste parole mi uscirono di bocca, ma lo fecero. Josh mi fissava mentre parlavo, o meglio guardava qualcosa alle mie spalle e fu troppo tardi quando me ne accorsi. “ Marcel è dietro di me vero? Classico!” mi girai e indovinate chi c'era.
Lui non aveva uno sguardo minaccioso, come pensavo. Doveva avere un forte senso dell'umorismo il nostro Marcel. Pensai che doveva essere in giro da molto tempo, se riusciva a prendersi certi insulti senza nemmeno mostrare un minimo di fastidio in volto.
“Siamo pronti” furono le uniche parole che pronunciò. Non capivo se cercava di essere così distaccato perché era uno di quei personaggi bad-ass che tutti amavano nei libri, o semplicemente cercava di non legare troppo con le sue reclute, perché tanto avrebbero avuto vita breve. Un brivido mi pervase la schiena, mentre quel pensiero mi passò per la testa. Preferivo pensare che si trattasse della prima opzione.
Ci muovemmo così in fretta, che mi accorsi che stavamo andando in battaglia solo quando eravamo già nel famoso Bayou. Ero nascosta dietro agli alberi e stavo tremando di ansia. Marcel non aveva chiarito quali fossero i piani riguardo l'attacco. Dovevo attaccare immediatamente? Dovevo aspettare un segnale? Nessuno mi aveva detto nulla! Cercai il volto di Josh in mezzo alla foresta di alberi che ci circondava. Poi mi accorsi che non c'era bisogno di cercare il suo sguardo. Riuscivo a sentire ogni cosa che gli altri vampiri si stavano dicendo. Mi bastava concentrarmi su Josh e sentire se aveva qualcosa da dirmi. Poi ripensai al fatto che non aveva saputo darmi nessun piccolo dettaglio riguardo la guerra tra vampiri e licantropi.
Pensai quindi che l'idea migliore sarebbe stata cercare la voce di Marcel. Mi sentii stupida per non averci pensato prima. Concentrai il mio udito sulla voce di Marcel.
“Appena vi do il via, voi attaccate. Ragazza nuova ...” Maleducato. Mi aveva trasformato in un vampiro e nemmeno sapeva il mio nome. “ lo stesso vale per te.”
Mi sorpresi del fatto che non ero ancora andata nel panico. Beh, in effetti, attaccare il povero Josh era risultato particolarmente facile. Ma penso fosse dovuto dal fatto non si aspettava alcun tipo di attacco da parte mia.
Mi domandai come avrei dovuto attaccare un licantropo. Nessuno mi aveva spiegato come ucciderli. Per un decimo di secondo pensai di fuggire. Nessuno mi avrebbe impedito di andarmene. Oppure sì? Nessuno della fazione dei vampiri conosceva il mio nome, e probabilmente non si sarebbero nemmeno ricordati che volto avessi.
Eppure il mio pensiero tornò su quel famoso romanzo che avrei dovuto scrivere, se fossi fuggita non avrei avuto molto di cui raccontare. Avevo spezzato i collo di un ragazzo. Bella roba. Non mi ero nemmeno nutrita di nessuno, non avevo idea di che sapore avesse il sangue. È quasi vergognoso per un vampiro.
Decisi stupidamente ed incoscientemente di rimanere.
“Via” sentii come un sussurro dietro all'orecchio, la cui origine era distante da me almeno 200 metri.
Iniziai a correre senza avere una meta precisa in mente. Tutto ciò che i miei occhi vedevano erano alberi e cespugli. Alla fine riuscii a intravedere un accampamento. Doveva essere l'accampamento dei licantropi. Era tutto sospettosamente buio.
Stavo per entrare nell'accampamento con aria minacciosa quando sentii una mano afferrare il mio braccio.
“Ferma! Non siamo qui per attaccare.” Questa volta il sussurro veniva veramente da dietro l'orecchio. Mi girai. Era Marcel.
Non ci stavo capendo nulla. Quali erano gli intenti di Marcel? Forse non era così stupido come l'avevo dipinto.
Marcel fermò tutti gli altri vampiri e tutti obbedirono. Chiese ai licantropi di uscire dalle loro dimore. Sorprendentemente persino i licantropi obbedirono a Marcel. Quella storia dell'odio delle razze dev'essere stata una grande cazzata.
Eravamo disposti in due linee parallele da una parte gli schiavi della luna e dall'altra gli schiavi del sole.. Marcel camminò verso il centro e cercò l'attenzione di tutti.
“Vi starete domandando perché siamo qui. Nemici da millenni, riuniti questa sera. Bene, fate bene a domandarvelo. Per anni abbiamo vissuto in guerra. Terribili azioni sono state commesse da entrambe le parti. Io stesso sono il primo responsabile. Questa sera ho riunito le mie migliori reclute qui di fronte a voi per proporre finalmente un accordo di pace.”
Aveva riunito le sue migliori reclute? Come potevo esserci anche io in mezzo a loro. A malapena sapevo come spezzare il collo di un altro essere umano.
“L'arrivo in città degli Originali, ha scombussolato ciò che ero riuscito a risolvere dopo anni di battaglie sia con voi che con le streghe. Ammetto che le mie maniere siano state troppo brusche la volta scorsa. Questa volta è diversa. Abbiamo un nemico comune. Un nemico che non fa altro che portare distruzione ovunque vada. Deve essere distrutto”
Tutto quello che Marcel stava dicendo, alle mi orecchie suonava come uno di quei discorsi che fanno i politici per essere eletti come nuovo presidente. Dubitavo di ogni cosa che stesse dicendo. Contrariamente entrambe le folle sembravano pendere da ogni parola che usciva dalla bocca di Marcel. Mi stupì molto il fatto che persino i licantropi erano rapiti dalle sue parole.
L'alfa del branco si fece avanti e strinse la mano di Marcel. I due si fecero da parte per discutere quello che sarebbero stati patti tra i due clan.
Tutto quello che stavo vivendo sembrava così assurdo che non mi sarei stupita se in quel momento mi fossi svegliata nel mio letto di Brooklyn. Purtroppo non accadde.
Josh mi si avvicinò “Assurdo eh?”
“E' stata la scena più stupida a cui io abbia mai assistito. Ero quasi pronta a fare fuori delle persone” esclamai.
“Seriamente?” Josh mi guardò quasi spaventato
“No, in realtà ero spaventata a morte. Ma questo rimarrà un segreto tra noi due. Piuttosto è vera la storia per cui Marcel ha portato con sé le sue 'migliori reclute' ?” Scoppiammo a ridere entrambi, conoscendo le nostre capacità.
Tornammo a quella che sembrava essere la base dei vampiri. Marcel mi prese da parte.
“Hai capito quello che è successo questa sera?” mi domandò.
“Non era poi così difficile da capire. La domanda che mi assilla in questo momento è perché mi hai trasformata in vampiro, se in realtà non avevi veramente bisogno di me?” Quando gli feci questa domanda rimase stupito della mia freddezza riguardo il tema.
“Se non ti avessi trasformata io, quello con cui mi hai vista ti avrebbe rapito, e molto probabilmente uccisa. Ho preferito darti una seconda possibilità.” Non ero sicura che fosse la verità, ma preferii credergli.
“Piuttosto, sei libera di andartene, se ne hai voglia. Preferirei che rimanessi però. Hai una scelta.”
Per quanto volessi allontanarmi da quel mondo, ormai allontanarmici non aveva alcun senso. C'ero dentro fino al collo tanto valeva rimanerci.
“Va bene, ma posso continuare a lavorare al mio romanzo?”
fanfiction,
the originals