Titolo: Di farfalle nello stomaco, fuochi d'artificio e altri cliché sul bacio
Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Prompt: bacio (in caso non fosse chiaro)
Genere: Introspettivo, Romantico
Rating: PG
Avvertimenti: fluff, slash
Note: Partecipante al
mini-flash-contest di
nefene ♥
Io non so propriamente che dire su questa fanfic, solo che s'è scritta da sola e che stare nella testa di Blaine è praticamente stare nella testa di un cucciolo adorante. Peggio di Padfoot, lo giuro...
Baciarsi non era mai stato difficile: il primo bacio era stato emozionante, semplicemente giusto dopo una dichiarazione come la sua; il secondo era stato uguale, solo molto più sicuro, perché la sorpresa di Kurt era sparita e aveva lasciato spazio a tutto il resto.
Farfalle nello stomaco, fuochi d’artificio, tamburi rullanti al posto del cuore e qualsiasi altro cliché sul bacio, loro l’avevano provato - beh, Blaine l’aveva provato e lo continuava a provare ogni volta che baciava le labbra di Kurt o viceversa.
Baciarsi era semplice e naturale, e Blaine credeva che, se ne avessero avuto la possibilità, non avrebbero fatto altro per tutto il giorno.
Non era mai stato difficile, prima dei messaggi di Chandler.
Era strano che Blaine si sentisse ancora così insicuro, così reticente dopo che ne avevano parlato, dopo che avevano messo in tavola le rispettive ansie, le paure, i desideri che li rendevano nervosi, come se fossero costretti a ballare a piedi nudi su un pavimento coperto di vetri; era strano anche perché dopo quel confronto, la discussione pacata che ne era venuta fuori e il chiarimento successivo, Blaine non aveva avuto nessun problema ad abbracciare Kurt, a stringerlo, toccarlo, accarezzarlo. Era strano come non avesse problemi a mandargli messaggi pieni di complimenti, a sorridergli e sentirsi stupido e fortunato e felice e innamorato ogni volta che Kurt gli sorrideva di rimando; era strano che non avesse problemi a farsi spingere, tirare e strattonare, a fare l’amore con Kurt, ma che ne avesse tanti, invece, a baciarlo e ancor più a farsi baciare.
Non è che non volesse o che rifiutasse i baci: li voleva tutti e ne voleva di più ogni volta; ma sentiva sempre qualcosa rigirargli lo stomaco, fargli pensare che avrebbe potuto perdere quelle sensazioni perché era stato tanto stupido da ignorare il bisogno costante di Kurt di essere inondato d’amore - ed era un compito che adorava svolgere, Blaine pensava d’essere nato appositamente per amare Kurt e non importava quanto stupido, patetico e sdolcinato suonasse.
Ogni volta che si baciavano dopo quell’episodio, Blaine pensava costantemente al suo prossimo passo falso e guardava con terrore a settembre, che era ancora lontano sul calendario, ma sarebbe arrivato e gli avrebbe portato via Kurt. A volte, mentre osservava adorante il suo ragazzo, si domandava come avesse fatto a sopravvivere prima senza di lui; si domandava che fine avesse fatto il Blaine che era prima, quello non ridicolmente innamorato, quello che Kurt aveva guardato con ammirazione. A volte si chiedeva se lo amasse meno rispetto ad allora, e cercava di fare di più per compiacerlo, coccolarlo, viziarlo, amarlo.
Era strano e sciocco che, nonostante tutte le rassicurazioni e tutti i “ti amo” che Kurt gli diceva - a parole, con gli occhi, con i gesti - , lui ancora si sentisse in difetto e provasse quella spiacevole sensazione.
E si doveva vedere, perché Kurt, un pomeriggio di pigre coccole sul letto, gli accarezzò il volto e poi gli chiese, serio serio: “Cosa c’è?”
Blaine rimase in silenzio a guardarlo negli occhi - e quella era un’altra cosa che pensava di poter fare per il resto di ogni momento della sua vita -, cercando di capire cosa fosse giusto fare, a quel punto; ma i segreti, avevano scoperto, non facevano bene al loro rapporto. Così glielo disse, dopo aver preso un profondo respiro ed aver trovato negli occhi di Kurt accettazione, fiducia, amore e tutto quello di cui aveva bisogno per mettere in parole quello che pensava.
“Non riesco a baciarti senza pensare che quello potrebbe essere l’ultimo bacio.”
Kurt non gli disse che era sciocco (anche se Blaine pensava che lo fosse); le sue mani fermarono per un attimo le loro carezze, ma poi la destra gli scivolò fra i capelli, morbidamente.
“È per questo che non mi baci?”
Blaine annuì silenzioso e Kurt rispose con un leggero mugolio di comprensione; poi scivolò in avanti, poggiando la fronte contro la sua. Vicino, vicino, vicino, come lo era stato la loro prima volta - e poi la seconda, la terza e tutte le altre, sempre vicino.
“Cosa vuoi dirmi?” gli chiese Kurt, carezzandogli i capelli, poi la guancia, il collo, la spalla, il braccio, afferrandogli la mano con affetto, e amore, e sicurezza.
Blaine sentì le parole uscire dalle sue labbra come un fiume che straborda. “Che ti amo e che ho avuto troppa paura di perderti, che tutti i miei sforzi per mettere a posto le cose non sarebbero serviti a niente, perché non mi stavo davvero sforzando abbastanza a far sì che tornassero a posto e-”
“Ehi, calma, calma!” Kurt gli mise l’indice sulla bocca e Blaine tacque, guardandolo con occhi immensamente colpevoli, sperando che il suo dispiacere trapelasse. Kurt non disse niente per qualche istante ancora, la mano che indugiava sulla sua bocca, e lo sguardo amareggiato e colpevole di chi aveva molto da farsi perdonare - e Blaine pensò che fosse sciocco, perché Kurt non aveva niente da farsi perdonare, non davvero.
“Ti amo anch’io,” gli mormorò infine, facendo scivolare la mano di nuovo fra i suoi capelli; poi sospirò, chiudendo gli occhi e strusciando il naso contro il suo. “Ed è per questo che non devi pensare che dipenda tutto da te. Siamo in due, se le cose si rompono le aggiustiamo insieme.”
“Ma-” tentò Blaine, ma Kurt aprì gli occhi e lui dimenticò.
“Insieme,” ripeté in un sussurro e Blaine annuì senza nemmeno rendersene conto. Poi Kurt gli sorrise e tutte quelle parole - insieme, insieme, insieme - ebbero finalmente senso nella sua testa; e anche questo si dovette vedere, perché Kurt gli posò la mano sulla guancia e gli chiese: “Mi baci adesso?”
Blaine rise, sentendosi sciocco e leggero e un po’ nervoso, perché cosa sarebbe successo se le sue paure fossero tornate a galla durante quel bacio?
“Solo se lo facciamo insieme,” disse comunque, la voce ridotta a un sussurro per mascherare l’apprensione.
Kurt sorrise ancora e si avvicinò, e quando le loro labbra si toccarono… Bum, fuochi d’artificio.