Cent'anni di problemi

Oct 26, 2009 00:02

Titolo: Cent'anni di problemi
Personaggi: due fantasmi
Raiting: PG
Prompt: II fase (comico) del Dolcetto o Scherzetto Fest @ fanfic_italia + [Tempi] 54. Ogni venticinque anni della Criticombola @ Criticoni.
Avvertimenti: slash (se proprio volete °_° sono due fantasmi XD); tentativo di comicità; crack.
Riassunto: "Oddio, non dirmi che sono come Casper..."
Note: i nomi dei due fantasmi (Emmett e Ted) vengono direttamente da due personaggi di "Queer as folk" (USA). Di loro hanno anche la caratteristica preponderante, ovvero di Ted il cinismo, di Emmett l'esuberanza. Detto ciò... Non so se sia comica, spero che almeno sia crack XD



“Ops… Mi sa che siamo morti.” Borbottò una voce - o almeno così sembrò all’altro - davanti ai cadaveri di due ragazzi, stesi scompostamente sul pavimento di un’enorme casa.
“Beh, dopo un volo del genere non mi sorprende.” Brontolò l’altro, indicando - poteva davvero indicare, poi? Cioè, voleva dire: se il suo corpo era spiaccicato a terra e lui - evidentemente - lo guardava dall’alto… Lui cos’era?
“Però perché io non mi sento morto, Ted?”
“Cosa vuoi che ne sappia io?! Anche per me è la prima volta che muoio!”
“Figo! È la prima volta che facciamo una prima volta insieme!”
Ted alzò gli occhi al cielo - cioè, sempre se gli occhi ce li aveva. Ce li aveva?
“Ma adesso… siamo dei fantasmi, quindi?”
“Emmett, che ne so?!” Rispose l’altro, frustrato. Anche se era morto, quello non cambiava.
“Mi sa di sì, eh. Cioè, guardati! Sei tutto bianco e trasparente…”
Ted guardò il compagno di sventura ed in effetti anche Emmett era bianco e trasparente. “Oddio, non dirmi che sono come Casper…”
“Sì! Esatto!” Esclamò festante l’altro fantasma.
Quello si passò una mano sul viso - ovviamente fece il gesto, ma non toccò niente. Poteva davvero toccare?
“Ma non dovremmo essere… che so, dispiaciuti d’essere morti?” Domandò Emmett pensoso.
“Io sono molto dispiaciuto. Soprattutto d’essere morto con te.”
“No, a me quello non dispiace. Almeno avremmo compagnia!”
“Già… E che compagnia…” Disse Ted senza il minimo entusiasmo.
“Forse dovremmo essere tristi per tutte le cose che non abbiamo fatto? E perché non potremmo più parlare con le persone a cui vogliamo bene? Ora che ci penso è davvero triste…”
Ted avrebbe voluto dirgli se ci pensi vuol dire che non è triste.
“Sì, hai ragione.”
“Ma io non ho detto niente.”
“Sì, invece: hai detto che se ci penso vuol dire che non è triste. Ed è vero. In realtà sono solo un po’ spaesato, ecco.”
“Oh, cazzo. Quindi mi leggi nel pensiero!”
Emmett sembrò pensarci su un attimo. “No, non penso.” Concluse alla fine. “Sai, alla fine noi non abbiamo un corpo, siamo solo spirito, no?”
“Che ne so io?”
“Beh, dev’essere così. Quindi alla fine tutto quello che pensiamo si sente.”
“Non è molto chiaro, ma grazie per averci provato.”
“Di niente! Comunque… Com’è che siamo caduti dal parapetto?”

Venticinque anni dopo

“Guarda che io non ti ho spinto!” Insistette Emmett. “Al massimo, tu sei caduto e mi hai portato giù con te!”
“Sì, certo, dai sempre la colpa a me di tutto, eh!” Brontolò Ted, seduto - o forse no? - sul lampadario dell’atrio. “E poi mi spieghi che senso ha cercare il colpevole? Hanno detto che era un incidente!”
“L’hanno detto i vivi e si sa che i vivi non capiscono mai niente di cose come la morte ed i fantasmi!”
“Beh, certo, perché noi, adesso che siamo morti e fantasmi, capiamo tutto.”
Emmett s’imbronciò per un attimo, poi decise di lasciar perdere. “Beh, però è stata colpa tua se siamo caduti.”
“Ma la smetti? Sono già vent’anni che è successo e tu ancora ci pensi?” Lo rimproverò Ted, guardando tristemente i fiori secchi che gli aveva portato un paio di mesi prima sua sorella - ormai una donna di cinquant’anni, con figli a seguito.
“Beh, tanto che ho da fare?” Domandò l’altro fantasma, svolazzando nell’aria. “Oh, hey!” Esclamò poi, improvvisamente dimentico della loro diatriba che durava da anni.
“Cosa?”
“Sai che ho imparato ad attraversare i muri?” Domandò Emmett entusiasta.
“Ma dai?” Fece Ted, poco interessato, mentre si guardava le unghie inesistenti - del resto che se ne fa un fantasma delle unghie?
“Sì, guarda, eh!” Emmett si tuffò verso il soffitto, vi passò attraverso e risbucò proprio di fronte a Ted che gridò sorpreso.
“Non farlo mai più, capito?!”
“Che c’è? Hai paura dei fantasmi?”
“Ahah, molto spiritoso… Sparisci!”
“Ok!” Disse Emmett e sparì di nuovo oltre il soffitto.

Altri venticinque anni dopo

“Chi l’avrebbe mai detto che la vita da fantasma sarebbe stata così noiosa?” Chiese Emmett, svolazzando a testa in giù, come metà del suo corpo oltre il soffitto.
“Se tu utilizzassi il tuo tempo in modo più proficuo…”
“Facciamo qualcosa, Ted?”
“Sì, dai, giochiamo a scacchi!” Disse ironico quello, alzando le braccia - ok, l’aria che per lui era da considerarsi ‘braccia’ - come a mimare entusiasmo.
“Ma noi non abbiamo gli scacchi… E poi lo sai che io non so muovere gli oggetti! Perché devi sempre farmelo pesare?” Lamentò Emmett, sbucando fuori dal soffitto ed iniziando a volteggiare nell’aria.
“Perché io faccio cose utili! Tu ti lamenti solo, non fai altro da cinquant’anni!”
“Oh, cinquant’anni! Le nostre nozze d’oro!”
“Ma quali nozze?”
“Beh, però tu non hai mai speso più di un minuto per insegnarmelo, eh!” Lamentò di nuovo Emmett, sbuffando - anche se i fantasmi non sbuffano, ecco.
“Beh, se ci riesce Patrick Swayze in Ghost* non vedo che difficoltà ci sia…”
“Ma quello è un film!”
“Oh cielo, ma cosa mi dici?” Ted si finse sorpreso ed Emmett capì che l’altro lo stava prendendo in giro.
“Beh, comunque… E la nostra partita a scacchi?”
“Cavallo in B15. Scacco matto. Ho vinto!” Inventò Ted, ma tanto Emmett non sapeva giocare a scacchi!
“Non vale!!”

Ancora altri venticinque anni dopo

“Però tutto sommato non si sta male qui, vero? Non hai mai fame, non hai mai sonno, ti senti bene con te stesso…”
“… e con il tuo corpo! Non ti devi preoccupare delle rughe e della pancia da cinquantenne, niente più palestra… Sai che goduria?!”
“Parlavo seriamente, Ted!” Lo rimbrottò Emmett, sbuffando - sì, ok, lo so: i fantasmi non sbuffano. “Alla fine ci si abitua, no?”
Ted annuì - o almeno, pensò di farlo, ma visto che Emmett sembrava compiaciuto della reazione, intuì che aveva davvero annuito. Settantacinque anni di vita da fantasma non sono pochi, ma c’erano ancora alcune cose che lo lasciavano perplesso. Quella del non corpo era una, per esempio; poi c’era la domanda del Ma i vivi ci vedono? E a giudicare dal fatto che si dicesse che quella casa fosse infestata dai fantasmi, probabilmente sì. Però quando aveva cercato di farsi vedere da sua sorella, quella non aveva battuto ciglio - ok, aveva novant’anni ed una cataratta da far paura, ma nemmeno i nipoti avevano reagito!
“Senti, Ted.”
“Cosa?”
“Io mi annoio!”
“Non avevi detto che a tutto ci si abitua?”
“Sì, ma… Io sono sempre stato un tipo iperattivo, lo sai!”
“Eccome…” Ted alzò gli occhi al cielo - sì, lo so… Ormai che me lo dite a fare?
“Allora…”
“Partita a scacchi?”
“Ma vinci sempre tu! ”
In quella, due intrepidi ragazzini scavalcarono la finestra, spintonandosi a vicenda e prendendosi in giro vicendevolmente. Emmett ghignò - o almeno l’intenzione era quella.
“Andiamo a spaventare i pivellini?” Domandò.
“Ecco, questo mi piace molto…”

… E alla fine siamo a cent’anni!

“Ma mi vuoi almeno un po’ di bene?” Chiese Emmett, guardando l’altro intensamente - almeno l’intenzione era quella.
“Mh. Non so. Ho sentimenti contrastanti per te. Del resto tu mi hai spinto giù dal parapetto…” Considerò Ted, fingendosi indifferente.
“Ti ho detto che mi dispiace!” Lamentò l’altro fantasma, ma il suo compagno di sventura sembrava fissare tutt’altro. “E dai! Guardami!”
“Emmett?”
“Sì, sono sempre io.”
“Se non fossi morto, no? E vedessi una luce davanti a te… Tu che cosa penseresti?” Domandò, come in trance.
“Che sono morto di nuovo?”
Ted lo guardò, finalmente, piuttosto sconvolto. “Non essere stupido! Come si fa a morire due volte?”
“Non lo so! Aspetta… È un gioco a punti, vero? Se ti do la risposta giusti mi dici che mi vuoi bene, giusto?”
Ted alzò gli occhi al cielo - beh, sì, più o meno - e rivide di nuovo quella luce che sembrava chiamarlo… Improvvisamente si dimenticò d’essere arrabbiato con il suo compagno di morte. “Ma tu la vedi?”
“La luce? Beh, sai questa casa è molto illuminata… Non capisco perché alla gente non piaccia…”
“No, scemo! Non quella luce! La luce sopra di noi!” Disse indicando (con quale mano? Era un fantasma!!) verso l’alto.
Emmett guardò e… “Oh, che bella.” Disse e svolazzò verso di essa; Ted però lo fermò, piantandoglisi davanti.
“Ma sei scemo? Non sai nemmeno cos’è!”
“Senti, ormai siamo morti! Che ci costa andare a dare un’occhiata di là?”
Ted valutò le parole dell’altro: in effetti sì, erano già morti e peggio di quella noia in quella casa abbandonata non si poteva stare, no? E poi quella luce li chiamava… “Ok…” Disse alla fine.
Emmett esultò e lo prese per mano - cioè, no, non le avevano le mani, però, ecco, gli si mise vicino ed era come se si fossero presi per mano. “Dai, magari c’è una festa…”
“Certo, come vuoi. Ma se succede qualcosa di brutto è colpa tua!” Ted fece appena in tempo a finire quella frase che vennero risucchiati dalla luce si ritrovarono…
In Paradiso!
“Hey! Hai visto quelli come sono vestiti?” Chiese Emmett, finalmente con un corpo - sempre impalpabile, ok, ma almeno adesso aveva un braccio con cui indicare due angeli che cantavano e suonavano la cetra.
“Ho visto…” Borbottò sbigottito Ted.
“Te l’ho detto che c’era una festa! Ma chi si aspettava che fosse una festa in maschera?!”

* Un piccolo omaggio al primo film che mi ha fatto piangere ed un attore che ha fatto storia...

originali, challenge: dolcetto o scherzetto fest, challenge: criticombola

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