Titolo: My Mistake
Coppie: Fuma/Kamui, Seishiro/Subaru
Raiting: PG
Avvertimenti: raccolta di drabble, double-drabble e flash-fic; shonen-ai.
Riassunto: Aver ritrovato Subaru non voleva dire che tutto era stato risolto, perché il vero problema, in realtà, stava per sorgere proprio in quel momento.
Note: quinta e ultima parte della 'saga' che ho scritto basandomi sui prompt della
mezza_tabella. Anche il titolo di questa raccolta, come di quelle precedenti, corrisponde all'omonima canzone degli Smashing Pumpkins.
Illusione
“Subaru?”
La figura davanti a lui si voltò con uno scatto; l’espressione all’inizio sorpresa, si trasformò in un sorriso di gioia e gli occhi di suo fratello brillarono di felicità. Subaru gli andò incontro, gli afferrò la mano e la strinse forte.
“Sapevo che mi avresti cercato e che saresti riuscito a trovarmi, Kamui!” Gli disse, con un sorriso.
Kamui non poteva credere a ciò che stava accadendo: l’aveva cercato in così tanti posti, si era abituato a viaggiare da solo (senza Subaru, si corresse) e adesso che aveva di nuovo davanti a sé suo fratello… Guardò il suo gemello con espressione confusa, ma Subaru si limitò a sorridergli, senza capire; allora si voltò verso Fuma, che era rimasto in disparte e gli sorrideva, come al solito. O forse no, non proprio come al solito, ma non capiva cosa non andasse in quel sorriso.
“Tutto bene, Kamui?” Gli chiese suo fratello, improvvisamente preoccupato.
Kamui lo guardò di nuovo, poi fece un piccolo sorriso e lo abbracciò, cercando di placare quella confusione, quell’inspiegabile angoscia che si era impossessata di lui.
Sì, aveva trovato suo fratello, era lì, accanto a lui, dove doveva essere. Ma sentiva che le cose erano cambiate, le circostanze erano totalmente diverse rispetto a quelle che si aspettava; Kamui si era preparato a lottare per riprendersi suo fratello ed era determinato a battere Seishiro; si era aspettato che Subaru gli chiedesse aiuto, per fuggire e riprendere i loro viaggi, insieme. Era convinto d’avere un piano, e forse l’aveva avuto all’inizio, ma ora quella convinzione si era frantumata davanti alla tranquillità di suo fratello e al sorriso strano di Fuma.
“Andiamo.” Disse Subaru, tenendolo per mano, come si fa con un bambino. “Seishiro-san darà felice di vedere che anche suo fratello è qui.” Aggiunse, sorridendo a Fuma.
Kamui si fermò, trattenendo suo fratello. “Non dobbiamo andare da lui. Dovremmo andare via di qui… Avresti dovuto scappare.” Disse severamente; suo fratello abbassò lo sguardo, mortificato.
“Le cose sono cambiate, Kamui-chan…”
“In che modo? Lui ti ha rapito!”
“Non mi ha rapito!” Rispose velocemente Subaru, con l’espressione turbata. Kamui non capiva, lo guardava con severità, la testa lievemente inclinata. “Mi ha solo… portato via. E avrei voluto che venissi anche tu, ma a te lui non piace…” Mormorò rattristato.
“Perché dovrebbe piacermi una persona che mi ha portato via mio fratello?” Domandò l’altro vampiro, prima di potersi fermare. Si morse la lingua subito dopo, arrossendo di rabbia e scostando lo sguardo; non era così che doveva andare. “Poteva farti del male…”
“Perdonate l’intrusione, ma non sopporto di vedere due fratelli uniti come voi discutere così.” Intervenne Fuma, con un sorriso. “Conosco bene Seishiro-niisan e se avesse voluto fare del male a Subaru-san, l’avrebbe fatto appena trovato.”
Kamui non si voltò nemmeno a guardarlo; sapeva che, in quella questione, Fuma non avrebbe mai preso le sue parti, perché voleva bene a suo fratello; lui avrebbe fatto lo stesso per difendere Subaru, ma… Semplicemente non poteva accettare quel fatto. Aveva paura d’essere tradito da Fuma e quello era per lui una sorta di tradimento; aveva avuto l’illusione, da quando il loro viaggio insieme era iniziato, da quando aveva imparato a fidarsi di Fuma, a conoscerlo un po’ meglio, a vivere con lui, a dipendere da lui, che il momento in cui tutto quello sarebbe sparito, era lontano, remoto. Aveva avuto la flebile illusione che tutto il tempo passato insieme valesse per Fuma quando valeva per lui; flebile, eppure costante.
“Kamui-chan?” Subaru lo chiamò con la voce preoccupata; gli prese la mano, delicatamente e lui sollevò il viso, ma non lo sguardo. Aveva paura che suo fratello vedesse la sua delusione, la sua profonda amarezza per quell’illusione infranta. Non poteva competere con un fratello, non quando Fuma era così fiero di lui, così pieno d’ammirazione e affetto per Seishiro. “Andiamo?” Chiese Subaru, accarezzandogli i capelli con quella tenerezza di cui solo lui era capace, con quel gesto che era solito fare quando vedeva che suo fratello era insicuro e angosciato.
Kamui fece un cenno d’assenso: non aveva certo smesso di odiare Seishiro, ma non aveva voglia di discutere con Subaru su quel punto. Non aveva voglia di parlare con Fuma di quella questione; sapeva che gli avrebbe fatto male, molto male ed aveva paura di scoprire che gli faceva più male quel tradimento, che l’allontanamento di Subaru.
In fondo, doveva ancora mantenere integra la convinzione che suo fratello fosse più importante di chiunque altro; quell’illusione, solo quella, gli avrebbe permesso di affrontare Seishiro.
Gelosia
La porta si aprì con un movimento fluido, svelando poco a poco la figura di Seishiro; questi sgranò per un momento gli occhi, trovandosi davanti due ospiti inattesi, ma ben presto sorrise, rivolgendo quell’espressione a suo fratello. “Che bella sorpresa che mi hai portato, Subaru-kun.”
Subaru sorrise di rimando, arrossendo lievemente e stringendo la mano di suo fratello, come se stesse cercando di trasmettergli la sua felicità. Kamui sentì solo una morsa feroce stringergli il cuore.
“Non ti aspettavo così presto, Fu-chan.” Disse Seishiro, mentre faceva spazio per farli entrare. “Sapevo che mi avresti trovato… Ma non pensavo ti saresti portato dietro compagnia.”
Kamui lo fulminò con lo sguardo, ma, prima che potesse fare qualcosa, Fuma gli mise una mano sulla spalla, non capì se per bloccare un suo possibile attacco o se per calmarlo. “Kamui non aveva altro modo di viaggiare, così Yuuko-san mi ha chiesto di fargli questo favore.” Spiegò il ragazzo, con un sorriso, mentre spingeva Kamui in casa, senza mollare la presa sulla sua spalla.
“Capisco. Yuuko-san, eh?” Commentò con un sorriso enigmatico Seishiro; suo fratello rispose con un sorriso altrettanto incomprensibile, poi lasciò andare Kamui. “Hai qualcosa di commestibile da mangiare?” Chiese, guardandosi intorno.
“Certo.” Rispose quello, sempre sorridente. “Subaru-kun, puoi accompagnare mio fratello in cucina?”
Subaru guardò prima Seishiro poi Kamui; era chiarissima, sul suo viso, l’irrequietezza, ma Seishiro gli sorrise, spingendolo gentilmente verso la porta. “Tuo fratello non ha nessuna intenzione di litigare, non è vero, Kamui-kun?”
Kamui voltò il viso, con fare sprezzante; Subaru lo guardò con preoccupazione, affatto convinto dalle rassicurazioni di Seishiro.
“Non preoccuparti, Subaru-san.” Intervenne Fuma, sorridendo gentilmente. “Kamui non tenterà di fare del male a mio fratello.”
Kamui incrociò le braccia, infastidito; ma quando vide suo fratello annuire e seguire Fuma nell’altra stanza, quando notò l’occhiata che gli lanciò Fuma, sentì una fitta al cuore. Era come un avvertimento, quello che gli aveva lanciato l’umano; come tenta qualcosa contro mio fratello e te ne pentirai. L’aveva capito chiaramente, lo sapeva alla perfezione: erano stati solo compagni di viaggio, nient’altro. Arrivati lì, chi contava di più era Seishiro, lui non era nessuno. Sentì un’improvvisa rabbia salirgli, avvertì il calore sulle guance e strinse i pugni: non voleva essere geloso.
“Kamui-kun?” Lo chiamò Seishiro, sorridendo gelidamente. “Non facciamo stare in pensiero Subaru-kun; lui si fida di te.”
“E immagino che si fidi anche di te…” Commentò con rabbia il vampiro, cercando di scacciare via quegli assurdi pensieri.
Seishiro si limitò a sorridere; in fondo la sua non era nemmeno una domanda. Kamui lo guardò con sempre più rabbia. “Perché hai voluto restare solo con me? Pensi che io mi lasci raggirare dai tuoi discorsi e ti lasci mio fratello? Forse mi hai sottovalutato.”
“E tu forse ti sopravvaluti, Kamui-kun.” Commentò serafico Seishiro, perfettamente tranquillo, nonostante gli occhi del vampiro fossero improvvisamente diventati gialli. “Non ho bisogno del tuo permesso per tenere Subaru-kun con me. D’altra parte, anche se tu lo portassi via con te, dubito che lui ne sarebbe felice.”
“Credi forse di conoscere meglio di me ciò che rende felice Subaru? E’ il mio gemello!” Replicò con ira il vampiro.
“Non lo credo, Kamui-kun. Io lo so. Ed è per questo che vorrei chiederti di non costringermi a battermi con te; a Subaru-kun non piacerebbe.”
“Sei solo un arrogante.” Sibilò Kamui, tirando fuori i suoi artigli, cedendo per un momento al suo istinto di aggredire l’uomo che aveva di fronte. Poi, però, pensò all’espressione preoccupata di suo fratello e all’occhiata che gli aveva lanciato poco prima Fuma; ritirò gli artigli e corrugò la fronte. “Vorrei proprio sapere perché Fuma continua ad essere così orgoglioso d’avere per fratello una persona come te.” Borbottò.
“E’ buffo, sai? Mi chiedo lo stesso di te e Subaru-kun.” Replicò tranquillamente Seishiro, con un sorriso ironico sulle labbra. Kamui soffiò, ma non ebbe tempo di commentare. “Ad ogni modo, non è delle nostre perplessità riguardo le rispettive parentele che dobbiamo parlare, Kamui-kun. So per quale motivo sei qui e tu sai altrettanto bene che non ho alcuna intenzione di farmi portare via Subaru-kun da te.”
“Sei tu che l’hai portato via a me! E non riferirti a lui come se fosse un oggetto.” Sbraitò Kamui, sempre più nervoso.
“Sembra che io non sia l’unico a farlo, comunque.” Commentò l’altro, divertito. “Prova a chiedere a lui cosa vuole.” Aggiunse, voltandosi verso la porta. “Ma sono certo che non rimarrai stupito nel sentire la sua risposta. Perché tu sai cosa vuole, vero, Kamui?” Se ne andò con un sorriso ed un’occhiata soddisfatta.
Kamui si voltò, furioso più che mai; uscì dalla casa, sbattendo la porta ed allontanandosi di qualche passo. Lo sapeva, certo che lo sapeva cosa voleva suo fratello; non si sarebbero trovati in quella situazione se Subaru non l’avesse voluto; ma ciò che davvero gli faceva rabbia era il fatto che tutti fossero dalla parte di Seishiro, come se lui fosse avesse ragione, come se l’aver diviso due fratelli in pericolo non contasse nulla. Cos’aveva di così… perfetto Seishiro? Perché tutti gli volevano bene? Suo fratello e Fuma… perché tutti e due l’avevano abbandonato?
E perché lui non riusciva a scacciare via quella persistente gelosia dal suo cuore?
Latte
“Kamui-chan?” Subaru si affacciò dalla porta, sorridendo affettuosamente al fratello; Kamui si era rannicchiato lì accanto e lo vide uscire con una tazza in mano. “Prendi, è per te.”
Il vampiro prese la tazza e guardò il contenuto: latte caldo. L’odore era invitante e consolante, tanto che Kamui prese un sorso e si sentì un po’ meglio. Subaru, intanto, gli si era seduto accanto, silenzioso; poi aveva poggiato la testa sulla sua spalla. “Sono contento che tu sia qui, Kamui-chan. Mi sei mancato tanto.”
Lui non rispose, continuando a sorseggiare il liquido caldo. Dopo un po’ di silenzio, con lo sguardo basso e la tazza stretta vicino al petto, domandò: “Tu vuoi restare con lui?”
Subaru restò in silenzio, accoccolandosi meglio vicino a lui. Kamui sospirò amareggiato, stringendo le tazza fra le mani. “Perché?” Mormorò poi, come accartocciandosi su sé stesso.
“Perché lui è…”
“Più importante di me?”
“No. Siete importanti entrambi, ma… in modo diverso.”
“Non capisco.”
Stavolta fu Subaru a sospirare; si scostò dal fratello e si mise davanti a lui, mettendo le mani sulle sue. “C’è una persona speciale per ognuno di noi, Kamui-chan. Noi siamo fratelli, ma questo non vuol dire che la tua persona speciale sia io; o che la mia sia tu.” Kamui fece per dire qualcosa, ma suo fratello lo bloccò. “Ti voglio bene comunque, e te ne vorrò sempre. E sarò felice se tu vorrai rimanere qui con me; ma io voglio stare qui, dove c’è Seishiro-san.”
“Non capisco lo stesso.” Borbottò amareggiato e indispettito il gemello, affondando la faccia dietro la tazza di latte.
Subaru sorrise intenerito e poggiò la fronte contro quella del fratello. “Non pretendo che tu capisca adesso. Però quando incontrerai la tua persona speciale, allora capirai tutto. E vorrei che questo avvenisse presto, così anche tu sarai felice.”
“Ma io ero felice anche prima, quando eravamo solo noi due.” Ribatté Kamui, sempre più imbronciato. Subaru sorrise, ma non disse nulla; abbracciò il fratello e poi si alzò in piedi.
“Finisci di bere, Fuma-san l’ha preparato apposta per te.” Disse, rientrando in casa.
Kamui lanciò un’occhiata al latte nella tazza, ormai tiepido. Poi, rannicchiandosi meglio, nascose il viso dietro le ginocchia, e arrossì, confuso e amareggiato, ma anche un po’ felice perché Fuma aveva pensato a lui.
Speranza
Kamui rientrò in casa, la tazza che ciondolava vuota dalle sue mani. Subaru non era visibile da nessuna parte ed il fatto che nemmeno Seishiro fosse in zona lo infastidì moltissimo; ciononostante si diresse in cucina, da dove provenivano dei rumori lievi. Entrando, si ritrovò davanti Fuma, che sembrava intento a prepararsi un panino. Troppo preso dalla sua opera, si accorse della presenza di Kamui solo quando quello gli poggiò la tazza vuota vicino. Si voltò a guardarlo, sorridendo. “A quanto pare è stato un pensiero gradito.”
Kamui arrossì un po’, scostando lo sguardo e annuendo. “Grazie…” Borbottò flebilmente.
“E’ un rimedio ottimo contro il malumore, vero? L’idea è venuta a Seishiro quando eravamo bambini.” Commentò, non troppo casualmente, mentre dava un morso al panino.
“Non ero di malumore” Ribatté Kamui, incrociando le braccia e sbuffando.
Fuma sorrise, guardandolo con divertimento. “Ora ti riconosco…” Commentò, passando una mano fra i capelli del vampiro e poi allontanandosi.
Kamui restò imbambolato dov’era; il viso basso, per celare il rossore delle guance, i pugni stretti, per non mostrare il leggero tremore delle mani, il respiro trattenuto. Era felice, perché a Fuma importava ancora qualcosa di lui… O almeno, Kamui sperava fosse così.
Bambola
Aprì gli occhi e si guardò intorno un po’ stordito; solitamente non aveva bisogno di dormire, ma il viaggiare fra mondi e mondi e tutte le forti emozioni provate il giorno prima lo avevano fatto crollare, nonostante si fosse ripromesso di stare sveglio, per controllare che nessuno gli togliesse Subaru da vicino. Si voltò dall’altro lato del letto, dove la notte prima suo fratello si era coricato… Solo per scoprire che di lui non v’era traccia. Si alzò di scatto, agitato, sapendo già cosa doveva essere successo e dove poteva trovare suo fratello; uscì dalla stanza e si guardò intorno con circospezione: la casa era silenziosa e a giudicare dai rumori che provenivano da fuori non doveva essere che l’alba. Silenziosamente, scivolò lungo il corridoio, per arrivare alla stanza dove aveva visto entrare Seishiro, la sera prima; la porta era socchiusa e lui sbirciò all’interno.
Subaru era proprio lì dentro, che dormiva: mezzo steso sul letto, poggiava la testa sulla spalla di Seishiro; questi era seduto, con la schiena che poggiava sulla spalliera, ed accarezzava i capelli del vampiro con lentezza e delicatezza, con un sorriso compiaciuto sul viso. Kamui osservò la scena sgomento: Subaru, così abbandonato com’era, sembrava una bambola di porcellana, di quelle preziose, che vanno trattate con delicatezza. E così era esattamente che stava facendo quell’uomo: lo abbracciava, stringendolo a sé come può fare un bambino con un peluche, ma la sua mano cadeva morbida e lenta sui capelli e sul viso di Subaru.
Kamui tremava di rabbia: era per questo che l’aveva portato via? Per trattare suo fratello come se fosse stato una bambola?
Stava già per irrompere nella stanza, pronto anche ad uccidere Seishiro, quando vide il suo gemello muoversi nel sonno; Subaru aprì gli occhi lentamente e sorrise, come un gatto felice di quelle coccole. Un momento dopo arrossì di colpo, imbarazzato per tutta quella situazione.
“Uhm… Seishiro-san? Quand’è che sono… uhm… arrivato nella tua stanza?” Domandò, irrigidendosi improvvisamente, mentre l’altro strusciava la guancia sui suoi capelli.
“Questa notte.” Rispose Seishiro, divertito da quella reazione, non accennando minimamente a lasciarlo andare.
“E… uhm… beh, forse dovrei tornare da Kamui. Si arrabbierà se non mi trova con lui.” Tentò il vampiro, che però venne incantato dalla mano di Seishiro che si posò delicatamente sulla sua guancia, scivolando poi sotto il mento, per sollevargli il viso.
“Tuo fratello dovrà abituarsi a questa situazione, prima o poi.” Commentò, quindi si sporse in avanti e posò un bacio sulle labbra di Subaru, che arrossì ancora di più.
Kamui sentì le mani prudere: aveva davvero voglia di fare del male a quell’uomo.
“Che stai facendo, guardone?” Rise piano una voce alle sue spalle.
Il vampiro sussultò e si voltò di scatto, preso alla sprovvista; si ritrovò davanti l’espressione divertita di Fuma, che lo guardava con un sorriso canzonatorio. “No! Stavo… stavo…” Indicò la porta con espressione furiosa, ancora imbarazzato. “Tuo fratello ha rapito di nuovo mio fratello!”
“Ah-a.” Fece Fuma, continuando a sorridere.
“L’ha portato nella sua stanza.”
“Oh.” Fu il commento dell’umano, che tuttavia non sembrava affatto sorpreso dalla rivelazione; piuttosto continuava a mantenere quell’espressione beffarda sul volto.
“Lo tratta come un peluche!!” Esclamò esasperato Kamui, rosso di rabbia. “E l’ha baciato! Mio fratello è in pericolo…” Aggiunse terrorizzato.
Fuma rise e gli mise un braccio intorno alle spalle, tirando il vampiro verso di sé. “A Seishiro piacciono i peluches e le cose carine. Subaru-san è molto carino.” Kamui lo fulminò con lo sguardo. “Ma io penso che tu sia ancora più carino.” Aggiunse Fuma, strusciando la guancia contro la sua e poi ridendo mentre lo abbracciava stretto.
Kamui arrossì furiosamente: indignato, imbarazzato e… sotto sotto, molto felice di quel commento.
Solo che… adesso chi era la bambola?
Cane
Kamui-chan, vieni qui! chiamava Subaru, e Kamui andava.
Kamui-chan, siediti, diceva Subaru, e Kamui si sedeva.
Kamui-chan, mangia qualcosa, implorava Subaru, e Kamui mangiava.
Seishiro osservava con perplessità, inizialmente; poi, pian piano, aveva cominciato a trovare la cosa divertente.
“Fu-chan.” Chiamò, una mattina, mentre i due gemelli vampiri erano intenti a stendere il bucato (e Subaru a dirigere il fratello). Fuma era appoggiato al muro della casa a ridere una volta per l’espressione scioccata di Kamui, un’altra per il suo impaccio, e un’altra ancora per quell’espressione imbronciata, quando sbagliava a fare qualcosa. Seishiro fu costretto a chiamarlo una seconda volta, prima d’essere degnato dell’attenzione del suo fratellino.
“Cosa c’è, niisan?” Chiese Fuma, senza però distogliere lo sguardo da Kamui.
“Sai, inizio a capire cosa ci trovi di interessante in quel nanerottolo isterico.”
Il più piccolo rise divertito. “E’ solo orgoglioso ed iperprotettivo, niisan.”
Seishiro lo guardò con un sopracciglio sollevato ed un sorriso divertito. “Beh, non è facile trovare un cagnolino obbediente come quello. Pensi che obbedirà anche a te?”
Fuma, finalmente, si degnò di guardarlo, il volto improvvisamente illuminato da un’idea. Afferrò un bastoncino e poi…
“Kamui-chan!” Gridò, lanciando il bastoncino quando Kamui si voltò. “Vallo a prendere!”
Specchio
Osservava da giorni il comportamento di suo fratello: era irrequieto e nervoso e questo lo capiva; ma arrossiva quando Fuma gli parlava, quando Fuma gli si avvicinava, quando gli faceva dei piccoli dispetti, quando lo toccava, anche solo per sbaglio.
Subaru forse non era un tipo particolarmente sveglio quando si trattava di sé stesso (ci aveva messo del tempo per capire che cosa provava per Seishiro), ma per quanto riguardava Kamui… beh, sapeva tutto, perché, per quanto Kamui si nascondesse dietro a certi comportamenti, Subaru sapeva leggere cosa c’era dietro, qual’era il vero specchio della sua anima. Sapeva tutto, anche quando Kamui non gli diceva niente o quando, a domanda fatta, rispondeva con musino imbronciato e rosso.
“Non so di cosa stai parlando.” Gli disse, incrociando le braccia e scostando lo sguardo.
Subaru sorrise pazientemente e si sedette accanto a lui. “Guarda che l’ho capito, Kamui-chan.” Gli disse, cercando di incoraggiarlo ad ammetterlo. “Sono tuo fratello e certe cose le sento.”
Kamui continuò a restare in silenzio, sempre più rosso in viso.
“Penso che tu gli piaccia, poi.” Affermò, guardandolo sottecchi.
Suo fratello sussultò, arrossì fino alla punta delle orecchie e poi si rannicchiò meglio su sé stesso. “Non m’interessa.” Borbottò. “Io l’ho seguito solo perché lui poteva portarmi da te. E adesso sono qui perché devo convincerti a venire con me.”
Subaru sospirò, improvvisamente amareggiato. “Kamui-chan… Io non voglio andarmene.” Disse e, nonostante sembrasse la richiesta di un bambino, a Kamui bastò un’occhiata per capire che suo fratello faceva sul serio.
“Perché no?”
“Lo sai, te l’ho già detto. E… prima non lo sapevo, ma adesso sai anche tu che cosa significa stare insieme alla persona a cui vuoi più bene.”
Kamui scosse la testa. “Io voglio più bene a te.” Disse con convinzione; ma sapevano entrambi che l’aveva detto solo per convincersene lui stesso. Subaru sapeva quanto fosse orgoglioso suo fratello; quanto poco volesse mostrarsi legato agli altri, quanto cercasse, costantemente, di nascondere le sue paure, le sue debolezze. Kamui era così: vulnerabile, ma troppo orgoglioso per poterlo ammettere, anche solo con sé stesso. E probabilmente considerava quel sentimento una debolezza, qualcosa che lo avrebbe esposto; e sì, Subaru sapeva che amare voleva dire anche esporsi, mettersi in gioco, ma non la considerava una debolezza. Ma come faceva a spiegarlo a quel testardo di suo fratello?
“Kamui-chan, sai che Fuma-san non resterà qui per sempre, no?” Gli disse, guardandolo con amarezza.
“Certo che lo so.” Brontolò quello, guardando il pavimento.
“E a te va bene che lui se ne vada, lasciandoti indietro?”
Kamui posò la testa sulle ginocchia, stancamente. A lui andava bene essere lasciato indietro da Fuma?
A lui andava bene stare senza Fuma?
Scosse la testa, nascondendo l’imbarazzo dietro le braccia. Subaru sorrise teneramente (ma Kamui non lo vide, perché aveva gli occhi chiusi stretti) e lo abbracciò forte. “Allora dovresti andare con lui, quando…”
“No!” Scattò il gemello, prendendogli le mani. “Io non ti lascio solo con quello lì. O vieni con me, o resterò qui.”
“Ma…” Subaru lo guardò sorpreso, gli occhi verdi colmi di ansia: non si rendeva conto di cosa stava lasciando andare? Di chi stava lasciando andare?
“Io so quello che voglio, Subaru-chan.” Sibilò Kamui, prima di voltargli le spalle ed andarsene.
Subaru conosceva bene suo fratello; avrebbe dovuto sapere che prima di ammettere qualcosa, anche solo con sé stesso, Kamui sarebbe caduto e ricaduto nello stesso errore, testardamente, orgoglioso come era sempre stato. Avrebbe dovuto saperlo, eppure aveva fallito, dimostrando che ciò che vedeva di suo fratello era solo l’immagine riflessa su uno specchio rotto.
Fotografia
“Cos’è quella?” Chiese Kamui, sbirciando lo strano oggetto che Fuma aveva fra le mani e che stava mostrando a Seishiro. Il ragazzo si voltò verso di lui, sorridendo soddisfatto e mettendogli sotto il naso l’aggeggio. “Questa è una macchina fotografica magica.” Gli disse, e sembrava davvero contento di quell’acquisto. Kamui però continuò a guardare l’oggetto con l’espressione imbronciata e guardinga; alzò lo sguardo su Fuma ed inclinò la testa.
“Funziona come una macchina fotografica…” Continuò a spiegare il ragazzo, rispondendo alla sua tacita domanda. “Ma il risultato è un po’ diverso, perché le immagini si muovono.”
“Forse dovresti fargli vedere in che modo, Fu-chan. Non mi sembra che Kamui-kun abbia capito…” Intervenne Seishiro, guadagnandosi un’occhiataccia da parte del vampiro.
“In che modo si muovono?” Chiese invece Subaru, curioso.
“Dev’essere un problema di famiglia…” Commentò ridendo Fuma, mentre Seishiro sorrideva per l’espressione imbarazzata di Subaru, e Kamui incrociava le braccia sbuffando e alzando gli occhi al cielo.
Un flash improvviso illuminò la stanza ed il vampiro lanciò un’occhiata sorpresa a Fuma, che aveva appena scattato un foto con quella macchina fotografica magica; e non aveva scattato una foto a caso, ma una foto proprio a lui! Con quell’espressione imbronciata e gli occhi che, se avessero potuto uccidere, avrebbero volentieri sfruttato il loro potere contro Seishiro.
“Ma insomma!” Esclamò, indignato, mentre Fuma mostrava il risultato dell’esperimento a Subaru.
“E’ vero! Si muove!” Subaru sembrava entusiasta della fotografia e la prese in mano, correndo a mostrarla a Seishiro.” Guarda, Seishiro-san! Si muove!”
“Vedo, Subaru-kun… E mi sembra proprio che tuo fratello sia, come dire… fotogenico.” Commentò quello e Kamui sapeva che non gli stava facendo un complimento.
“Guarda, Kamui-chan!” Esclamò allora Subaru, correndo verso il fratello e mostrandogli la fotografia; lo ritraeva proprio nell’attimo in cui aveva alzato gli occhi al cielo, l’espressione imbronciata e le braccia incrociate in segno di dissenso. Una foto perfettamente normale, che c’era da entusiasmarsi tanto?
All’improvviso, Kamui fece un salto indietro nel vedere la sua figurina nella foto che sussultava e guardava verso l’obbiettivo, muovendo le labbra mentre gridava quel ma insomma!
Ancora più contrariato di prima prese la foto in mano, fissandola con astio. “Non mi piace…” Borbottò, mentre la fotografia gli veniva sfilata di mano da Fuma.
“Non importa, non devi tenerla tu.” Disse il ragazzo e, senza aggiungere altro, la mise nella tasca, lasciando Kamui a bocca aperta.
“Non mi dire, vuoi tenerla per ricordo?” Chiese Seishiro, guardando suo fratello con divertimento.
Il vampiro gli lanciò un’occhiata sorpresa e poi si voltò a guardare Fuma.
“Beh, visto che domani parto…” Commentò semplicemente quello, con un sorriso che non era proprio come al solito.
E Kamui si sentì mancare la terra sotto i piedi.
Ghiaccio
Aveva già provato quella sensazione, quando Subaru era stato portato via da Seishiro: era come se il suo corpo fosse diventato improvvisamente pesante e lui si muovesse a fatica, con una lentezza così strana per lui, che solitamente era agile e veloce.
Ma c’era qualcosa di diverso, stavolta: quella sensazione di gelo, come se fosse caduto improvvisamente nel ghiaccio, lo aveva come paralizzato sul posto. Continuava a guardare con stupore Fuma, chiedendosi perché. Perché andarsene dopo così poco tempo che erano arrivati; perché andarsene dopo così tanto tempo che avevano passato insieme; perché andarsene e lasciarlo lì.
Perché mi lasci?
Felicità
Si era rintanato nella stanza che aveva insistito per condividere con suo fratello e si era avvolto nella coperta, rannicchiandosi contro lo schienale e guardando la porta chiusa.
Era sera, ormai, e gli altri abitanti della piccola casetta erano intenti a preparare la cena, a chiacchierare; Kamui non era in vena di stare in compagnia, men che meno in compagnia di Seishiro… O di Fuma. Che l’aveva tradito di nuovo; ma, del resto, il desiderio di Kamui era stato esaudito e lui… beh, avrebbe dovuto esserne felice. Eppure era lì, nella stanza, da solo, che si nascondeva e sentiva il cuore che gli batteva dolorosamente ogni volta che ricordava che il giorno dopo Fuma se ne sarebbe andato via. Probabilmente per sempre e lui non l’avrebbe mai più rivisto.
Come faceva ad essere felice in una situazione del genere?
Quanto erano cambiate, le cose, da quando aveva conosciuto Fuma; prima non avrebbe avuto dubbi, avrebbe scelto di stare con il fratello, senza pensarci troppo, senza nemmeno porsi il problema. Ma adesso…
Kamui non riusciva ad ammetterlo, ma sarebbe stato felice se Fuma fosse andato a chiedergli di partire con lui; forse l’avrebbe anche seguito, se non fosse stato vincolato a restare in quel luogo con suo fratello…
E poi, all’improvviso, Kamui capì: lo sguardo triste di Subaru, quando lui gli aveva detto che non avrebbe mai più permesso a Seishiro di avvicinarsi a loro; il suo sorriso di pura felicità, che gli illuminava il volto, in quella casa, in quel mondo, senza il suo gemello, ma accanto a… la persona più importante. Capì che rimanendo lì, lasciando andare Fuma, lo sguardo triste che aveva visto spesso negli occhi di suo fratello sarebbe diventato suo; che Subaru, nonostante fosse il suo gemello, non era quella persona.
Ma Kamui era anche testardo e terribilmente orgoglioso.
Si alzò in piedi, silenzioso e determinato, il volto impassibile e lo sguardo gelido; uscì dalla sua stanza e raggiunse gli altri nella cucina.
“Oh, eccoti Kamui-chan! Ti stavo per venire a chiamare: la cena è pronta!” Sorrise Subaru, con il naso sporco di farina e Seishiro accanto: era raggiante, era felice come non lo vedeva da anni.
Kamui distolse lo sguardo, ferito, posandolo involontariamente su Fuma, che sorrideva divertito, per chissà quale ragione. Il cuore gli si strinse e provò ad immaginare loro due al posto di Subaru e Seishiro; era buffo e strano a dirsi, ma si vedeva bene nei loro panni… Si vedeva felice, con quel sorriso che Subaru gli stava rivolgendo in quel momento, ma che in realtà era provocato dalla presenza di quel cacciatore accanto a lui.
Kamui scacciò il pensiero, imbronciato: il suo posto era lì.
“Kamui, vieni a sederti…” Lo invitò Fuma, sorridendogli ed indicandogli la sedia vuota accanto a sé.
Un altro tuffo al cuore, ma Kamui era fiero e testardo. Ed era pronto a sacrificare la sua felicità, per quell’ostinazione e per il suo orgoglio…
Addio
Infine, quel giorno arrivò.
Erano all’aperto, Fuma davanti a loro e Kamui un po’ in disparte, nascosto dietro il fratello; lo sguardo era basso, le braccia incrociate a nascondere il lieve tremore delle spalle. Dalla sera precedente, il tempo sembrava essere passato velocemente, troppo velocemente, nonostante il vampiro non fosse riuscito a dormire (senza sapere che nemmeno l’umano avevo dormito bene, quella notte).
La mattina era arrivata, quasi come se avesse avuto fretta, con prepotenza, pronta a portar via Fuma; i saluti erano stati altrettanto veloci, quasi frettolosi.
Seishiro e Fuma erano certi di rivedersi, il che voleva dire che forse, un domani, forse molto lontano, forse molto vicino, anche Kamui avrebbe potuto rivedere Fuma. Ma quella convinzione che vedeva negli occhi dei due fratelli non gli apparteneva minimamente; era insicuro, triste, spaventato. Cosa gli serbava il futuro in quel luogo, con Subaru, sì, ma anche con Seishiro?
Odiava ammetterlo (ed infatti continuava a negarlo con arroganza), ma aveva paura di non trovare posto, fra quei due; odiava pensare che suo fratello, ormai, non fosse più solo suo, ma che fosse anche e secondariamente suo. Per prima cosa, Subaru era di Seishiro; era chiaro dal modo in cui il cacciatore gli teneva il braccio intorno alle spalle, dal modo in cui lo guardava ed il suo sguardo era ricambiato. Secondariamente, Subaru era suo fratello.
Ma non era quello il problema.
“Bene, allora… Addio.” Disse Fuma, con un sorriso rivolto a suo fratello.
“A presto, Fu-chan.” Fu la risposta di Seishiro, lo sguardo sicuro di chi era convinto che quello era solo un breve commiato.
“Addio, Fuma-san. Spero di rivederti presto.” Salutò Subaru, con un sorriso, la mano che stringeva timidamente un lembo della veste di Seishiro.
Seguì il silenzio ostinato di Kamui.
“Addio, Kamui.”
Il vampiro alzò gli occhi, incontrando quelli di Fuma; uno sguardo non come al solito lo fissava con insistenza. Gli stava chiedendo d’andare con lui? Oppure lo stava davvero salutando con un addio?
Kamui abbassò di nuovo gli occhi, perdendosi l’ultimo sorriso di Fuma, non come al solito, un po’ addolorato, un po’ deluso.
Poi, una specie di nebbia iniziò ad avvolgere il corpo dell’umano; Kamui avvertiva la magia che conosceva, dopo tutti i viaggi fatti insieme. Lui aveva fatto la sua scelta: restava, per suo fratello, perché lui non era niente senza suo fratello; un addio non era niente, poteva sopportarlo.
“Kamui-chan?” La voce di Subaru lo riscosse.
Guardò suo fratello, terrorizzato; lo abbracciò forte, solo per un istante, sussurrandogli che gli voleva bene e gliene avrebbe voluto per sempre.
Si staccò da un Subaru scioccato, perplesso, e corse via, gridando, con gli occhi chiusi: “Azzardati a fare del male a mio fratello e ti ammazzo sul serio!”
“Ricevuto, nanerottolo!” Fu la risposta placida di Seishiro; ma Kamui non l’ascoltava già più.
Si era lanciato contro Fuma, che l’aveva preso al volo fra le braccia, sorpreso, ma stringendolo forte, con sicurezza; poi la nebbia li aveva avvolti completamente, facendoli sparire nel nulla.
Un gesto così impulsivo… Kamui si strinse forte all’umano, nascondendo una lacrima, tutta per Subaru. Eppure, con Fuma che lo stringeva, era pronto ad affrontare il prossimo mondo, anche senza il suo gemello.
Sorriso
Durò solo un momento, il tempo di voltarsi e veder sparire suo fratello, Seishiro ed il mondo che li ospitava; ma Kamui non poteva essersi sbagliato. Per quanto fosse stato un breve lampo, l’aveva visto, ne era certo: il sorriso che Subaru non gli rivolgeva più da tanto tempo era sulle labbra di suo fratello, come se fosse un ultimo saluto, un augurio di felicità. Lo vide e capì immediatamente cosa significava; capì lo stato d’animo di Subaru, perché era anche il suo.
E, per qualche strano motivo, voltandosi verso Fuma, anche le sue labbra si piegarono, appena appena, all’insù.
Commiato
E alla fine ho postato anche le ultime due parti della mia 'saga'. In verità l'ho finita da un pezzo - temo che sia addirittura un anno, se non di più... - ma con i miei tempi di postaggio e tutto il resto, alla fine mi sono ridotta a questo XD
Avere a che fare con Kamui-chan è stato bellissimo: mi ha accompagnata durante tutto un anno, l'ultimo che ho passato effettivamente in quel di L'Aquila, molto prima di quel maledetto 6 Aprile. Ricordo che non avendo né tv né internet (ed in quel frangente nemmeno un pc!), avevo preso a scrivere su carta, sotto la luce giallognola della lampada sulla scrivania, con la radio come sottofondo. Mentre scrivevo di Kamui avevo l'impressione che lui fosse lì a farmi compagnia e man mano che le parole si sommavano l'una all'altra prendevo sempre maggior confidenza con il personaggio, tanto che ormai non saprei proprio immaginarmi senza di lui.
È stato... bello, davvero bello e mai una volta mi è pesato scrivere su di lui, un po' anche per merito di Fu-chan che stempera il malumore di Kamui in una maniera sublime. Per questo sono una bella coppia ♥
Beh, che altro dire? Niente, solo che la mia mezza tabellina su Kamui-chan non è ancora conclusa, perché manca il prompt "Cioccolato" (già scritto, ovviamente XD), ma che pubblicherò solo a San Valentino, per ovvie ragioni. Quindi per ora posso dire ancora un altro arrivederci, rimandando i ringraziamenti ad allora.
♥