Dec 28, 2006 22:25
... Eh si, oggi ne avrei un pò per tutti, ma vado con calma, lascio sedimentare le cose e poi eventualmente scriverò. Non che oggi sia successo qualcosa di particolare, ma così ... ogni tanto capita a tutti!
Intanto scrivo di una cosa che stomacerando da un pò di tempo. Leggendo le prime righe seguenti, qualcuno dirà "Oh no, ancora sto Welby!" (o come cavolo si chiama!). Ma il mio pensiero si è focalizzato su alcuni aspetti, che qualcuno ha già affrontato nei propri blog, ma su cui ci tengo a esprimere il mio pensiero.
Il tutto nasce dalla morte indotta di quella persona che era da anni tenuta in vita da una macchina. Si è scatenata una diatriba incredibile su questa cosa, mescolando posizioni politiche con principi religiosi, ma dimenticandosi, a mio avviso, di alcuni elementi essenziali: la dignità della persona, il principio di autodeterminazione e il diritto alla vita. Vediamo un pò cosa intendo.
La dignità della persona è un elemento che costituisce la base per una vita piena e soddisfacente. Infatti non credo che uno schiavo, un servo della gleba, una persona sottoposta a regime totalitario, ecc., possa vivere dignitosamente. Si, magari avrà la sua dignità, perchè anche in piena povertà ed indigenza l'essere umano sa mantenere una dignità, ma non sarà mai quella a cui ha diritto.
L'autodeterminazione è quella possibilità, assegnataci anche da Dio, di poter decidere cosa fare, che strada intraprendere, come vivere, ma anche come morire. Un martire della lotta partigiana nella seconda guerra mondiale o un irredentista della prima guerra mondiale non proclamava la propria autodeterminazione? E un prete che si fa uccidere per non rinnegare la propria religione non persegue la propria autodeterminazione? E una persona depressa che assume farmaci per suicidarsi non segue la propria volontà? Molto probabilmente avrete capito dove voglio andare a parare.
Infine il diritto alla vita. Come la dignità e l'autodeterminazione, sono i principi cardine di ogni democrazia, di ogni società in cui si persegue l'eguaglianza degli uomini e la salvaguardia dei diritti e dei doveri. Il diritto alla vita ricomprende anche il diritto alla morte: non esiste nessuna legge che vieta il suicidio.
In pratica, quello a cui voglio arrivare, è che come si tutela la vita di ogni essere vivente (oggi anche degli animali), così si deve dare la possibilità di morire a chi, non potendo togliersi la vita da solo, desidera farlo. Questo non vuole dire imporre l'eutanasia a chi, per motivi religiosi o altro, non la vuole, ma dare la possibilità a chi vuole seguire tale strada di praticarla. Il riconoscimento dell'eutanasia determina la non punibilità di chi aiuta la persona a morire.
La cosa che mi ha dato fastidio è la posizione assunta dalla chiesa. Da una parte il papa che condanna l'eutanasia negando il funerale religioso a Welby, dall'altra molti preti che insorgono e si dichiarano a favore del funerale religioso. E qui mi sorge il primo dubbio: ma il papa non è infallibile e ha sempre ragione su tutto? Come si permettono i preti di contraddire il loro capo? Se non va bene quello che dice il loro capo, dovrebbero andarsene, in quanto non riconoscono la loro autorità superiore. E poi il papa che dice che la vita deve essere rispettata sino al naturale tramonto: ma non erano le macchine a tenere in vita Welby? Quindi il suo naturale tramonto era già passato da un pò e quindi l'uomo ha osato sostituirsi a dio e mantenere in vita una persona già morta! Quando vedo queste contraddizioni interne sono sempre più contento di essermi allontanato dalla chiesa. Unica cosa che devo riconoscere, è che, almeno questa volta, sono intervenuti su argomenti di loro competenza mentre i politici stanno anteponendo la loro visione religiosa al perseguimento dell'interesse pubblico, perdendo di vista la loro funzione.
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