Look what the cat dragged back from the past...

Nov 15, 2011 22:42

E' incredibile cosa si può trovare ripulendo la casella di posta elettronica!
Rileggendola a distanza di quasi tre anni l'unico commento possibile è citare Enzo Miccio: tante cose brutte tutte assieme così non le avevo mai viste!

O in questo caso "lette"!!!

Capitolo 26.
“Fort Zinna”
(Torgau)
Ti sei fritta il cervello in Russia per scrivere questo capitolo? N.d.Julius.
No, è solo un pessimo omaggio! N.d.Me
Come fa "fangirl"... Io non ti reggo il catino, stavolta mi rifiuto! N.d.Julius.

MINISTERO DELLA MAGIA INGLESE.
Yaxley camminava a passo spedito ruminando un boccone di tabacco marrone e pastoso, era nervoso e doveva assolutamente parlare con il primo Ministro, Pius Thickness.
Bussò alla porta del suo ufficio e gli venne dato il permesso di entrare.
Il Ministro, comodamente seduto dietro la sua imponente scrivania, stava firmando una valanga di documenti che una giovane donna gli porgeva uno dopo l’altro.
- Ti dispiace aspettare? Ho quasi finito...- esclamò Pius, Yaxley si mise vicino al fuoco e cominciò ad arroventare le molle del camino tanto per fare qualcosa.
- Questo è l’ultimo, ci vediamo più tardi...- esclamò alla ragazza calcando volutamente il tono su quel “ci vediamo più tardi”.
Yaxley guardò la ragazza uscire a passo spedito dallo studio del Ministro e poi fissò uno sguardo disgustato su Pius che per tutto il tempo non aveva scollato gli occhi di dosso dal sedere della donna.
- Non puoi pagare come fanno tutti?- domandò Yaxley continuando a masticare tabacco -se la seduci e l’abbandoni fai andare in malora tutta la sua famiglia, possibile che tu non lo capisca?- concluse.
Pius portò le mani dietro la testa e si massaggiò la lunga, lucida chioma corvina -cosa vuoi che me ne importi?- domandò - tutto va a meraviglia e posso concedermi qualche lusso ogni tanto, non ti pare? Gli uomini di potere godono nell’ottenere quello che vogliono...specie se lo meritano-.
Yaxley guardò, schifato, quell’ammasso di inutile nobiltà spaparanzato in poltrona; un essere inutile quel Pius Thickness che Voldemort aveva messo a capo del Ministero perché non aveva avuto alternative visto che l’altro perfetto candidato, Lucius Malfoy, aveva avuto la geniale idea di farsi arrestare come un ladruncolo da quattro soldi.
Con Pius non c’era stato nemmeno bisogno di una maledizione Imperius, era bastato solo fargli tintinnare le chiavi dell’ufficio del primo Ministro davanti agli occhi e quel nobile da quattro soldi gli si era gettato ai piedi senza pensarci due volte professandosi suo umile e devoto servitore.
Yaxley lo guardò ancora storcendo la bocca: stupido, ignorante e disinformato.
Due cose si perdonano, tre no.
- Tu dici che le cose vanno a meraviglia?- sibilò il Mangiamorte, Pius lo guardò con sguardo sorpreso e Yaxley riconobbe che quell’uomo gli faceva davvero schifo.
Sputò il boccone di tabacco sugli alari d’argento del camino dell’ufficio che vi rimbalzò sopra con un simpatico tintinnio metallico simile a quando un grumo di catarro rimbalza contro le pareti di una sputacchiera in ottone.
-Ma che diavolo fai??? Se devi sputare sputa nel TUO ufficio, Yaxley! Ricordati chi sono!- urlò Thickness.
- Chi sei? Certo che lo so, sei un bamboccio messo al potere dall’Oscuro che non sa nulla e pretende di avere ragione!- urlò Yaxley raggiungendo la scrivania in pochi passi e sbattendoci sopra le mani.
- Le cose non vanno a meraviglia! LE COSE NON POTREBBERO ANDARE PEGGIO! Vuoi che ti rinfreschi la memoria???- domandò il Mangiamorte.
Pius era impietrito sulla sua sedia.
- L’economia del paese sta cadendo a pezzi, siamo sotto embargo magico e siamo costretti a reperire il cibo dal mercato babbano altrimenti moriremo di fame! I paesi dell’Europa e l’America ci sono apertamente ostili e aspettano una nostra mossa falsa per fare scoppiare una guerra e schiacciarci come mosche! Ad Hogwarts il nostro benamato preside rischia costantemente la vita non appena mette il naso fuori dal suo studio e viene sommerso ininterrottamente da lettere di minacce e da insulti scritte dagli alunni mentre i Carrows subiscono l’ostracismo degli altri insegnanti, inoltre a Londra imperversa un misterioso Killer di collaboratori Oscuri che sta decimando le nostre file e molti dei nostri Mangiamorte che si occupano di chi pronuncia impunemente il nome del nostro signore non sono mai tornati! E Raymond Davis scomparso nel nulla sui Pirenei, esattamente dove si dice che si trovi la sede dell’Alleanza Mediterranea??? Ora te lo ripeto di nuovo, Pius, SECONDO TE LE COSE STANNO ANDANDO A MERAVIGLIA?- urlò Yaxley.
- Ecco...io...- Pius non sapeva che dire.

Bashing, bashing, bashing a manetta! Ci mancava solo che tu scrivessi che la Rowling è una puttana! Non puoi obbligare lettori impotenti a sciropparsi il tuo fiele solo perché la storia non è finita come volevi tu! N.d.Julius.
Per questo non l'ho nemmeno pubblicata tutta! N.d.Me.
Forse facevi meglio se non la scrivevi nemmeno, forse ora ci saresti tu al posto di Michelle Phan. N.d.Julius.

- Con tutte queste pressioni interne ed esterne dobbiamo prendere seri provvedimenti o non potremo resistere fino a quando il nostro signore non sconfiggerà Potter!- sibilò il Mangiamorte - partiamo da questo maledetto Killer, c’è l’ha una faccia o no??? Cosa sappiamo di lui??? È un dannatissimo Auror o cosa???- domandò al Ministro.
- Non sappiamo molto- balbettò Pius - è tanto abile da non farsi prendere e fa in modo che i cadaveri dei nostri uomini siano recuperati dalla polizia babbana...-.
- In breve non abbiamo nulla in mano! Chi diavolo è? L’erede di Jack lo Squartatore???- Yaxley cominciava a rimpiangere di aver sputato il tabacco.

Oh, she's MY BABY! Per questo non l'hanno mai presa... N.d.Porta.

- Per l’embargo economico non possiamo fare nulla...- riprese Pius - per Hogwarts potremmo inasprire le punizioni...- propose il Ministro.
- Non servirebbe a nulla- lo riprese Yaxley - ho sentito Amycus qualche giorno fa e mi parlava di una situazione incontrollabile, gli studenti disertano le lezioni sue e della sorella, hanno tentato più volte di aggredirli con l’aiuto del Poltergeist del castello e organizzano spedizioni punitive contro gli studenti di Slytherin che stanno dalla loro parte...la situazione è diventata incontrollabile...-.
Yaxley guardò attentamente il Ministro -in questo caso c’è una sola soluzione: l’eliminazione fisica -.
- Vuoi uccidere dei figli di maghi come se fossero una qualunque feccia babbana? Sai cosa significherebbe questo?- domandò Pius agitandosi sulla sua poltrona foderata.
-Oh no! Chi ha parlato di ucciderli? Pensavo solo che sarebbe stata un’idea magnifica raddrizzare le loro schiene alla vecchia maniera...con un po’ di sano riformatorio - esclamò il Mangiamorte -questo, ovviamente, solo con quei ragazzini che possono essere ancora recuperati per gli altri non trovo altra soluzione che un arresto formale e la loro deportazione ad Azkaban...se decimi un esercito questo non può più fare nulla -.

Mi permetto di dissentire. N.d.Julius.

- E per le sparizione dei nostri Mangiamorte? Cosa sappiamo?- domandò Yaxley.
Pius lo fissò imbambolato per qualche secondo, ancora profondamente scioccato per l’insana proposta fattagli dal collega, poi si scosse e parlò - sappiamo solo che hanno risposto ad una sollecitazione avvenuta al di là dei nostri confini -.
-In soldoni, qualcuno ha pronunciato il nome dell’Oscuro all’estero...- Yaxley fece una pausa - lo sapevo che era una stupidaggine estendere la traccia anche oltre i confini...-.
- Dici che sarebbe meglio circoscriverla al Regno Unito?- domandò Thickness.
- Sì, in assoluto- rispose Yaxley -la sparizione di questi Mangiamorte non può essere affatto ignorata...stanno succedendo cose troppo strane!-.

GERMANIA.
SACHSEN (SASSONIA).
Il cielo era bianco come il latte e un’aria frizzante pizzicava le gote nude, era il classico tempo da neve.
Gerry Sinagria si piantò le mani inguantate nelle tasche del cappotto imbottito mentre il suo sguardo si perdeva in quel pallore che lo sovrastava, reso quasi abbagliante dal riverbero della luce bianca sulla campagna innevata.

Ci sei mai stata in Sassonia? N.d.Julius.
E tu sei mai stato in Russia? N.d.Me.
Vaffanculo... N.d.Julius.
Sai, mi piacerebbe andare a San Pietroburgo, perché non me la descrivi un po'? N.d.Me.
Basta, mi fai girare le palle! N.d.Julius.

Un lieve chiacchiericcio interrotto da scoppi di risa lo distrassero e gli fecero sbirciare la situazione da sopra una spalla, dietro di lui gli uomini di Anton Von Stroh, il direttore del carcere magico di Torgau, parlavano del più e del meno, ammantanti nei loro caldi abiti scuri d’ordinanza.
Facevano quasi impressione a vederli, forse perché con le loro divise impeccabili ricordavano vagamente le SS, ma bastava il loro modo di fare e la loro eterogeneità etnica a sbugiardare questa tesi.

Ma che schifo politically correct... N.d.Julius.

Uno era stato addirittura tanto gentile da offrigli una sigaretta ma Gerry non riusciva a fumarla, non perché non fumasse, ma perché, semplicemente, non riusciva a farlo e quindi lasciava che la brezza fresca odorosa di neve la fumasse al suo posto, spargendo attorno a lui l’odore di tabacco.
L’odore della sigaretta doveva aver urtato i due Tarmagant presenti perché cominciarono a sbuffare fiato caldo dalle narici e a grugnire.
Il governo aveva insistito perché fosse accompagnato almeno da due di loro per protezione e dovette ammettere che era stata una buona idea portarli, i Tedeschi non li avevano mai visti e ne erano letteralmente affascinati.

Mi ero quasi scordato dei Tarmagant... Erano la versione alata dei Terentatek. Hai lasciato l'inventiva fuori da questa storia? N.d.Julius.

Sinagria buttò a terra, su uno spesso strato di neve ghiacciata, il mozzicone fumato dal vento e si avvicinò al gruppo di persone e ai due demoni accovacciati a terra.
Anton Von Stroh era un uomo basso e tarchiato, dalla folta capigliatura scura e dai lineamenti latini; più che ad un alto, slanciato, biondo guerriero Wagneriano assomigliava ad un attore del “Padrino”, quest’impressione si faceva più forte dopo averlo sentito parlare.
Il suo tono di voce era basso e vellutato, sembrava che sussurrasse costantemente.
Gli mancava solo del cotone in bocca.

Anton Von Stroh era Anthony LaPaglia di Senza Traccia! N.d.Me.

- Herr Sinagria - esordì Von Stroh con il suo accento tedesco rivolgendosi all’Italiano - non è obbligato a farlo, posso farlo io o uno dei miei uomini, lei non è obbligato a correre questo rischio - gli ricordò.
Sinagria aveva quasi la nausea, quella frase gliel’avevano detta così tante volte che ormai riusciva quasi a prevedere quando stavano per dirgliela, peccato che loro non capissero quanto fosse importante per lui.
-No, andrò fino in fondo - rispose Sinagria.
Anton Von Stroh gli sorrise dolcemente, poi si voltò verso i suoi uomini e cominciò a dare aspri ordini in tedesco; immediatamente gli uomini in nero si mobilitarono, alcuni sfoderarono le bacchette mentre altri caricarono delle balestre con delle grosse sfere morbide al tatto dal colore vermiglio.
I Mormoratori, due uomini di mezz’età che avevano parecchi anni d’esperienza con i loro Tarmagant, montarono in groppa ai loro demoni e ordinarono loro di rimanere a mezz’aria, pronti ad intervenire in caso le cose si mettessero male.
Caricate le armi, gli uomini in nero e il direttore del carcere si allontanarono di un centinaio di metri da dove si trovava l’ex primo ministro italiano, ponendolo così al centro di un ipotetico semicerchio.
La brezza fredda soffiò più forte, sibilando dolcemente, i lembi del cappotto di Sinagria svolazzarono nell’aria gelida.
- Quando vuole, Herr Sinagria, noi siamo pronti!- urlò Anton Von Stroh.
Gerry Sinagria fissò l’orizzonte bianco del cielo che sembrava fondersi con la distesa innevata punteggiata, qua e là, da scheletri d’albero e casolari abbandonati.

- Credo che Pozioni sia la scelta migliore, papà, è la materia in cui vado meglio. Inoltre voglio assolutamente diventare brava come il professor Snape di Hogwarts! Sai che è il mio idolo!-

Anton Von Stroh e i suoi uomini non dovettero tendere le orecchie per sentirlo, la voce di Gerry Sinagria si udì per tutta la campagna bianca.
- Voldemort-.
Quello che accadde dopo fu il caos.
I Mangiamorte si materializzarono a pochi metri da Sinagria, che sfoderò la bacchetta e schiantò quello più vicino a lui mentre, tutto attorno, esplodevano incantesimi, ruggiti dei Tarmagant e volavano strane poltiglie rossastre.
Un proiettile vermiglio colpì un Mangiamorte in pieno viso, mandandolo per terra, gli altri vennero colpiti addosso.
- Che diavolo è questa robaccia?- urlò uno di loro guardando, con orrore, quella bizzarra pappa rossa colargli sulla veste nera.
Gli uomini dell’Oscuro vennero rapidamente disarmati ed accerchiati dagli uomini di Anton Von Stroh.
- Con l’autorità conferitami dall’Alleanza Mediterranea vi dichiaro tutti in arresto - esclamò il direttore del carcere in perfetto inglese, poi si rivolse ai suoi uomini -immobilizzateli e portateli via- concluse.
Qualche Mangiamorte, intuita la pessima piega che la situazione aveva preso, tentò di smaterializzarsi, ma non ci riuscì.
- E’ inutile che sprecate energie per tentare di smaterializzarvi, quella poltiglia rossa che vi ricopre è pasta anti-smaterializzazione - spiegò Von Stroh che aveva intuito cosa volevano fare gli uomini dell’Oscuro.
I Tarmagant furono fatti calmare e gli uomini di Anton Von Stroh immobilizzarono i recalcitranti Mangiamorte; Sinagria si avvicinò al Mangiamorte che aveva schiantato e lo rivoltò con un piede.
- E’ un piacere rivederti...- esclamò con un sorriso obliquo.
Era il Mangiamorte che aveva supervisionato all’ambasceria italiana.

Quando la Germania perse la seconda guerra mondiale furono fatti molti cambiamenti alle istituzioni del territorio.
Quella più evidente fu la divisone in Germania dell’Est, comunista, e quella dell’Ovest, filo occidentale; pure la capitale, Berlino, subì lo stesso destino e fino al 1989 la vecchia Germania fu composta da due stati autonomi ed indipendenti.
Tuttavia questa divisione non venne applicata pure al contesto magico e la comunità di maghi e di streghe di origine tedesca continuò a vivere la propria vita come se nulla fosse accaduto e lo stato fosse rimasto unico ma la seconda guerra mondiale aveva lasciato profonde cicatrici pure nella comunità magica.

Voglio una FF crossover tra i nostri libri e quelli della Rowling... N.d.Sven.
Non metterle strane idee in testa! Già ne vuole scrivere una tra noi e il Doctor Who! N.d.Julius.

Lo scoppio della Guerra Fredda fece temere un nuovo aperto conflitto ma ben presto l’inferiorità bellica ed economica della Russia non poté essere ignorata e tutti i paesi del Blocco Comunista, compresa la DDR, cominciarono ad avere seri problemi economici.
Il governo di Berlino Est non riusciva a colmare i debiti e far fronte alle innumerevoli spese e mentre i giovani cominciavano a scendere in piazza a protestare contro la politica del paese, accadde un miracolo: un misterioso magnate di origine russa sborsò una valanga di denaro per comprare un ex carcere militare che si trovava in Sassonia, nella cittadina di Torgau, vicino al fiume Elba.
Un atto generoso che fece riscoprire le gioie della preghiera ad una schiera di incalliti comunisti.
Sotto quell’acquisto c’era, in realtà, la comunità magica tedesca che, memore degli atroci delitti perpetrati dai maghi Oscuri durante il conflitto mondiale voleva offrire un luogo dove far sorgere un carcere magico internazionale di massima sicurezza.
Questo carcere esiste tutt’oggi ed ha l’aspetto di un freddo casermone abbandonato costruito nelle prossimità del fiume.

Nooo, ma che cazzata atomica... N.d.Fratellino.
Si chiama "licenza poetica". N.d.Me.
Chi te l'ha firmata dovrebbe essere messo al muro! N.d.Fratellino.

Chi si trova nelle vicinanze viene preso da una forte angoscia e sente il bisogno di allontanarsene al più presto, nessuno ne ha più rivendicato il possesso e il governo se ne guarda bene dall’abbatterlo...quasi messo in soggezione dalla sua storia di esecuzioni capitali.
I pochi coraggiosi che vi si sono avvicinati giurano di sentire urla e gemiti e raccontano che la costruzione sia infestata dai fantasmi delle persone torturate fino alla morte.

Sì, le bestemmie di Gustavo di Ferro per essersi fatto ammazzare come un idiota! N.d.Porta.

Nessuno di loro può immaginare quanto si sbagli.

Vorremo poterci sbagliare anche noi, e che questo capitolo sia solo un illusione... N.d.Julius.

CARCERE DI TORGAU.
Le pareti dell’edificio erano umide e scrostate dall’intonaco, qua e la sbucava qualche crepa, sembrava che nessuno avesse un vero interesse a tenere bene quel posto.
Sinagria venne scortato, con Von Stroh, attraverso svariati corridoi freddi e semibui finché la loro guida li lasciò davanti ad una pesante porta in acciaio.
Von Stroh parlò con la guardia che fece un piccolo cenno di capo e poi sparì in fondo al corridoio.
- Herr Sinagria, se vuole può tornare in Italia, i suoi uomini con quelle belve affascinanti l’aspettano - esclamò il direttore del carcere.
Sinagria si umettò le labbra e non rispose.
- Herr Sinagria, immagino che sia superfluo che io le ricordi che NON le permetterò di restare solo per cinque minuti con l’uomo che si trova dietro questa porta...quindi perché restare?- domandò poi Von Stroh.
- Già...perchè restare?- domandò Sinagria senza chinare la testa anche se l’evidenza della situazione lo schiacciava orribilmente - quando l’unica cosa che voglio non mi è concessa?- concluse osservando la porta.
Anton Von Stroh non parlò, lo capiva alla perfezione e sapeva che qualsiasi parola di conforto sarebbe sembrata superflua e anche parecchio patetica.
- Herr Sinagria, io non posso fare quello che lei vuole, la sua reputazione ne rimarrebbe compromessa ma posso dirle una cosa importante che forse la rincuorerà...- esordì il direttore del carcere.
- Due cose non vengono insegnate ai miei uomini durante l’addestramento: la prima è avere pazienza con chi non la merita e la seconda è trattare gentilmente chi non merita di essere trattato gentilmente; devo ammettere con sommo rammarico che dopo anni e anni di esperienza sul campo nessuno di loro ha ancora imparato queste due cose...- esclamò Von Stroh.

Anche le citazioni dal film dei Simpson... E fatta male, per giunta! N.d.Julius.

Da dietro la porta di ferro si sentì un urlo terrificante, il direttore non fece una piega mentre l’ex ministro italiano non poté negare di sentire un brivido di piacere lungo la colonna vertebrale.
- Ora le consiglio di andare- concluse Von Stroh - è stato un piacere lavorare con lei- aggiunse porgendogli la mano.
Sinagria la strinse calorosamente - non si disturbi ad accompagnarmi, so dov’è l’uscita - esclamò l’ex ministro italiano.
Anton Von Stroh osservò la schiena di Sinagria allontanarsi velocemente per poi sparire dietro un angolo buio, aspettò che i passi dell’italiano diventassero sempre meno udibili e poi si voltò a sua volta, ripercorse parte del corridoio per poi fermarsi dietro ad un’altra porta in acciaio, bussò e gli venne aperto.
La porta gli si chiuse immediatamente alle spalle.
La cella era piccola ed umida, una luce livida illuminava debolmente la stanza da una lampadina che pendeva dal soffitto, in un angolo si trovava un vecchio rubinetto gocciolante.
La luce azzurrognola si rifletteva sul tavolo lucido e sulla schiena piegata e scossa da fremiti dell’uomo chino su di esso.
- In che situazione si trova?- domandò Von Stroh al Guaritore che era accanto a lui e che gli aveva aperto la porta.
- Meglio di quanto credessi - esclamò l’altro scorrendo rapidamente gli appunti che aveva preso durante l’analisi preliminare - da due a tre mesi, se segue la corretta terapia si riprenderà in fretta- concluse.
- Mi lasci solo con lui- esclamò Von Stroh facendosi passare la cartellina degli appunti.
-Se vuole parlargli gli consiglio di dargli queste- esclamò il Guaritore dandogli un bicchiere di plastica contenente due piatte pastiglie.
Il Guaritore uscì dalla stanza e il direttore del carcere andò a riempire il bicchiere con dell’acqua.
Le pastiglie cominciarono a spumeggiare sul fondo del bicchiere colmo producendo un piacevole suono.
Von Stroh si sedette davanti al prigioniero, sempre chino in avanti e scosso da fremiti.
 - Bevi- gli disse spingendogli davanti il bicchiere.
L’altro non si mosse di un centimetro, gemette forte e continuò a tremare.
Von Stroh si alzò in piedi, riprese in mano il bicchiere e con l’altra afferrò la capigliatura umida del prigioniero, gli rigirò indietro la testa e gli fece bere a forza il contenuto del bicchiere.
- Non ti farò del male, te ne hanno già fatto abbastanza quelli che ti hanno ridotto in questo stato- esclamò il tedesco con voce quasi seccata.
Il prigioniero smise di tremare e guardò Von Stroh mentre tornava a sedere, inforcava un paio di occhialini tondi e scorreva i vari documenti consegnati dal Guaritore.
- Stan Shunpike, Stanley Shunpike...è così che ti chiami, vero? Corrisponde?- domandò Anton Von Stroh.
L’altro annuì - ma non sono un Mangiamorte- si affrettò a rispondere.
- Rispondi solo alle MIE domande, ragazzo, risparmia il fiato- esclamò Von Stroh tenendo gli occhi fissi sulla cartella medica - e per inciso lo sapevo ancora prima di entrare nella stanza che NON eri un Mangiamorte -.
- Come...- Stan si ricordò appena in tempo di chiudere la bocca.
- Avevi evidenti segni di Imperio addosso al contrario degli altri, il Guaritore che ti ha soccorso ti ha liberato dalla maledizione- gli spiegò il direttore.
- Non si può individuare un Imperio e l’incantesimo non può essere rimosso che da chi l’ha lanciato - mormorò Stan.
- Mio caro ragazzo -esordì Von Stroh - mentre Albus Dumbledore si gingillava con quell’inutile sangue di drago gli studiosi dell’Alleanza Mediterranea, mettendo insieme le loro forze, hanno scoperto così tante cose da farti un prendere un bell’accidenti...quindi, prendi per buono quello che ti dico- concluse il direttore.
Stan si incurvò di nuovo sulla sedia, desideroso quasi di far sparire la testa fra le spalle.
- Sei molto giovane, dimmi, sei sposato?- domandò il direttore di carcere.
- No -.
- Mamma? Papà? Fratelli? Sorelle?- continuò Von Stroh.
- Sì, vivono a Londra. Ho un fratello minore- rispose Stan.
- Bene, dammi il loro indirizzo - esclamò il direttore del carcere tirando fuori una penna.
- Come?- domandò Stan.
- Non possiamo di certo aspettare che le tue mani smettano di tremare così che possa tu scriverci l’indirizzo, ti pare? - domandò Von Stroh - li andremo a prendere questa sera stessa- gli disse.
Stan cominciò a sudare freddo, alla luce pallida della lampadina sembrava ancora più livido di quanto lo era veramente -cosa c’entrano loro? Io non sono un Mangiamorte!-ripeté.
Von Stroh mise via la penna e si adagiò sullo schienale della sedia, la luce colpì le lenti degli occhiali, facendole rilucere e occultando gli occhi dell’uomo.

Il Cosplay del Bel Paul ti è venuto spontaneo o ci hai dovuto pensare? N.d.Julius.
...spontaneo... N.d.Me.
E' quello che temevo... N.d.Julius.

- Stanley, a Torgau resta solo chi merita di restare e tu non lo sei...sfortunatamente non possiamo rimandarti in Inghilterra poiché il governo ti farebbe troppe domande e potrebbe prendersela con la tua famiglia, l’unico modo per salvare capra e cavoli e mettervi tutti al sicuro da qualche parte, per questo abbiamo bisogno di quell’indirizzo e se un giorno l’Inghilterra sarà di nuovo libera vi faremo tornare ma per ora è meglio se tutti ti credano scomparso - concluse.
La luce che si rifletteva sulle lenti tonde continuava a non far vedere gli occhi del direttore del carcere.
- Ora c’è altro che vuoi sapere?- domandò poi.
- Mi spiega meglio la storia dell’Imperio?- chiese Stan.
- Naturalmente, è molto semplice. Chi viene colpito da Imperio si comporta in modo strano, come se agisse soprappensiero ed ha un’espressione vaga in viso ma dietro questa apparente completa sudditanza all’incantesimo tutto il sistema nervoso si ribella inviando continui stimoli ai muscoli di fermarsi o fare dell’altro. Ovviamente questa continua tempesta di stimoli viene bloccata dall’incantesimo con il risultato di logorare profondamente muscoli e ossa e più l’Imperio si protrae più il logorio aumenta. Quando il Guaritore ha rimosso l’incantesimo ha liberato il sistema nervoso ma, sfortunatamente, ha liberato anche il dolore dovuto all’usura dei muscoli attutito dalla maledizione...è per questo che non fai altro che tremare...ma ti è andata anche bene, una volta abbiamo rimosso l’Imperio ad una donna che l’aveva subito per due anni, il dolore è stato così forte e i muscoli erano così sciupati che per curarla abbiamo dovuto portarla in coma farmacologico per non farla impazzire dal dolore, ora si è ripresa alla perfezione e conduce una vita normalissima-.

La sagra dell'Infodumping! N.d.Sven.

Stan tremò ancora più forte al sol pensiero di quello che aveva passato quella poveretta, Von Stroh si fece avanti, il riverbero sulle sue lenti sparì e gli occhi furono di nuovo visibili - non ti preoccupare, non è mai morto nessuno per un paio di mesi di Imperio...ti rimetterai presto con la giusta terapia-.
- E quelli che erano con me? Che fine faranno? Non potete farli tornare indietro!- esclamò il ragazzo.
- E chi ti dice che torneranno indietro?- domandò Von Stroh sporgendosi in avanti e guardando da sopra gli occhiali -almeno non vivi...-.
Stan sgranò gli occhi, improvvisamente i postumi dell’incantesimo di rilascio si acuirono e un gelo inaspettato gli penetrò nelle ossa doloranti e nei muscoli martoriati facendolo gemere a labbra strette.
Cominciò a sentirsi soffocare.
La luce plumbea della stanza sembrò farsi ancora più cupa, quasi inghiottendo le sue pupille nell’oscurità mentre le pareti sporche cominciavano a vibrare sinistramente; sbatté le palpebre come per scacciare quell’orribile allucinazione ma la gola era riarsa malgrado avesse abbondantemente bevuto e sembrava contrarsi su sé stessa.
Cominciò a sentire, in lontananza, lamenti ovattati che cominciarono a diventare sempre più forti.
Venne preso da una smania incontrollabile di alzarsi in piedi e fuggire ma le gambe non lo reggevano.
- Voglio uscire...- mormorò - posso uscire?- domandò poi.
Von Stroh non era affatto sorpreso da quella domanda -ma certo, prima dammi quell’indirizzo...-.
Espletate le ultime funzioni burocratiche relative al recupero della famiglia Shunpike il direttore del carcere fece venire un Guaritore con una vecchia sedia a rotelle, Stan si sedette sopra e gli fu offerta una coperta calda.
- Ti farà bene prendere un po’ d’aria fresca - cominciò Von Stroh mentre il ragazzo veniva spinto fuori dalla stanza - più tardi ti trasferiremo in città e li sarai raggiunto dalla tua famiglia, credo che possiamo salutarci qua...-.
Von Stroh non strinse la mano che Stan gli porse tremando ma si limitò ad afferrarla con delicatezza come quando si prende un cucciolo appena nato.
- Non pensare più alle sgradevoli sensazioni che hai provato prima...- riprese il direttore con tono lievemente triste - all’inizio tutti reagiscono così ma a lungo andare ci facciamo l’abitudine e forse è questa la cosa peggiore- concluse.
Stan lo vide allontanarsi nel corridoio poi il Guaritore voltò la sedia a rotelle e lo spinse via, gli fece attraversare alcuni corridoi e stanze e alla fine uscirono in un grande piazzale quadrato circondato da alti muri di cemento.
La neve aveva cominciato a cadere copiosa e il Guaritore lo guidò sotto una tettoia radente ad un muro, gli sistemò meglio la coperta addosso, infilandone i lembi dietro la schiena e si sedette su una panchina vicino a lui.
Ogni tanto gli prendeva un polso per controllare i battiti.
I due non parlavano, il Guaritore aveva un viso giovane e simpatico, teneva il naso all’aria, affascinato dalla copiosa nevicata.
Stan liberò una mano dalla coperta e la strinse forte su una delle ruote fredde della sedia a rotelle, la spinse con tutte le sue forze e riuscì a muoversi di un po’, lentamente cominciò a costeggiare il muro di cinta, ogni tanto il Guaritore si girava a guardarlo ma non si alzò dalla panchina.
Il ragazzo alzò una mano e l’appoggiò al muro vecchio e sporco, chiuse gli occhi e cominciò ad accarezzarlo delicatamente e ad avanzare facendo leva su di esso finché la sua mano non trovò una strana irregolarità.
Stan aprì gli occhi e si accorse che il muro davanti a lui era coperto da grossi buchi.
Passò una mano su uno di loro, il dito indugiò dentro...

La cazzata che incontra la vecchia pubblicità della Tim con la Legione Straniera che incontra una pluralità disumana di plotoni d'esecuzione incompententi. Tesoro, ti eri scordata dei pali? Della pezzuola sul cuore? Dell'ordine esplicito di colpire al cuore? N.d.Julius.
Porta e Fratellino non sparavano mai giusti! N.d.Me.
Ma non sparavano con il fucile di Seras Victoria!!! Che razza di buco pensi che avrebbero lasciato su un muro??? N.d.Julius.
Oooh, TACI! N.d.Me.
E poi, MURO??? Quale muro??? N.d.Julius.
Oh, e dire che sperano non avessi notato almeno quell'errore... N.d.Me.
Era meglio una fucilata... N.d.Julius.

Improvvisamente ebbe chiara la natura di quel luogo e la natura di quelle brutte sensazioni, si voltò e guardò il Guaritore che sorrideva beato alla neve fresca che cadeva dal cielo.
Mai cosa peggiore che abituarsi.

Von Stroh bussò alla porta in acciaio dove lui e Sinagria si erano salutati, qualcuno da dentro cominciò a lavorare con vari chiavistelli.
La porta si aprì con un lento cigolio e comparve una guardia del carcere ammantata di abiti scuri, l’uomo si fece da parte per far passare il direttore del carcere che entrò a passo spedito.
La stanza era molto simile a quella in cui era stato Stan Shunpike solo che questa era più stretta e più spoglia, il lavandino non c’era.
La guardia spostò delicatamente la sedia davanti al tavolo e fece accomodare il direttore poi tornò vicino alla porta.
Anton Von Stroh guardò attentamente l’uomo seduto davanti a lui sollevando le mani sul tavolo e intrecciandone le dita come se stesse pregando.
Il tavolo davanti al prigioniero era sporco di sangue e di saliva, esattamente come la veste scura dell’uomo, una maschera d’argento si trovava per terra.
Le parole uscirono a fatica dalle labbra gonfie e peste del Mangiamorte, Von Stroh si accorse che gli mancava qualche dente e a giudicare dal colore vivo delle gengive doveva essere una perdita recente.
- Voi pagherete per tutto questo...- sibilò.
Von Stroh non replicò e continuò a fissarlo con attenzione: l’uomo aveva un occhio nero, le labbra gonfie e spaccate in più punti, dalla bocca gli mancavano alcuni denti e aveva le vesti strappate...sembrava che fosse stato travolto dalla carica di un rinoceronte e pestato selvaggiamente.
- Io ho i miei diritti! Come vi siete permessi di ridurre me e i miei compagni in questo stato?!?- il Mangiamorte sputò sangue nello sforzo di parlare e le goccioline per poco non colpirono le mani conserte di Von Stroh.
- Quando il mio Signore lo saprà non avrà pietà di voi...non avrà pietà per nessuno!- concluse l’uomo.
Il direttore del carcere si sfilò gli occhiali e li ripose nell’astuccio che poi rimise in tasca
-mi piace il suo naso...- esordì con tono gentile - ha una linea fiera e elegante, mi dica, è suo o se l’è rifatto?- domandò.
Il Mangiamorte sgranò l’unico occhio sano - come?- domandò.
In un balzo la guardia vicino alla porta gli fu vicino e lo colpì in pieno viso con un pugno, il Mangiamorte venne scaraventato all’indietro trascinandosi dietro la sedia, ruzzolò a terra con un urlo di dolore, i lineamenti completamente distrutti.
Von Stroh si alzò e gli si mise vicino, l’uomo rantolava dal dolore e gorgogliava sangue dalle labbra gonfie.
- Diritti? Che diritti avrebbe mai lei?- domandò il direttore del carcere guardandolo con aria divertita - quante pretese, nemmeno lei fosse un essere umano...- esclamò.
Il Mangiamorte lo guardò con sguardo carico d’odio - io sono un mago! La mia famiglia è di nobili e antiche origini - gorgogliò con sforzo - e quando il mio Signore dominerà tutti voi e i vostri amici impuri moriranno come mosche!- uno sputo di sangue gli partì dalle labbra.
Von Stroh lo guardò sorridendo, aspettando che il Mangiamorte parlasse ancora, aspettando che si rovinasse con le sue stesse mani ma il viso di questi si contrasse nello sforzo e un gemito di odio gli sfuggì dalle labbra.
Aveva capito in che orribile trappola l’avevano messo, se avesse detto di agire per il governo Inglese sarebbe stato come ammettere che l’Oscuro dominava apertamente l’Inghilterra e i paesi esteri avrebbero avuto la scusa giusta per attaccare il paese.
Un paese che non poteva ancora permettersi di affrontare un guerra.
- Da me non avrete una parola!- ghignò il Mangiamorte.
- Non importa...- sorrise Von Stroh - da lei non vogliamo una parola, ma le basti sapere che lei non uscirà da qua e noi conosciamo tanti metodi per spingere qualcuno a parlare...- concluse.

*rotola una balla di fieno*
*Tutti se ne sono andati*
E non sanno che ne ho trovati degli altri!!! N.d.Me.
*Il Legionario in modalità stealth zompa su Ale, la sgozza e torna nell'ombra*
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