Capitolo ventinove
Nei due giorni seguenti, Merlin ed Arthur prepararono tutto il necessario per la festa.
Mentre Arthur era indaffarato a tagliuzzare, infornare e sfornare, Merlin, si occupò delle decorazioni.
Dopo aver ripulito la casa, spostò i mobili del salone, in modo da creare uno spazio più grande, dove ballare.
Con l’aiuto di George, portò il divano al piano inferiore e lo posizionò vicino al tavolo. Assieme spostarono anche la televisione, mettendola in camera di Merlin e Arthur, al riparo da possibili gomitate.
Misero poi un lungo tavolo attaccato al muro, dove avrebbero messo le varie pietanze e bevande.
Merlin iniziò poi a mettere le varie decorazioni; attaccò al muro uno scudo, con sopra due spade, issò le due armature fuori dalla porta di casa, lasciò qualche elmetto in giro sui mobili, e sparse candele a quantità industriale.
Attaccò poi al muro anche delle piccole torce a forma di candela che aveva trovato nel negozio dei costumi.
Il giorno prima della festa, William si recò da loro per aiutarli a sistemare anche la terrazza.
Arthur, infatti, aveva deciso di rendere disponibile anche la terrazza, in modo da creare uno spazio ulteriore per far entrare la gente.
Essendo però la temperatura calata ulteriormente rispetto ai giorni precedenti, ed il tempo molto instabile, oltre che freddo, avrebbero dovuto montare una struttura per coprire la terrazza.
Anni prima, il padre di Arthur, aveva fatto montare un sistema apposito, che permetteva di coprire la terrazza in inverno. Attaccate alla parete, c’erano quindi delle enormi tele di plastica che, una volta tirate fuori, coprivano l’intero spazio, creando un’altra sorta di piano coperto.
Posizionarono varie stufe agli angoli della terrazza e misero le varie poltrone disposte a caso.
Ad opera conclusa, Arthur e Merlin erano distrutti.
“Se non andrà alla grande questa festa, pensò che mi ucciderò” disse Arthur, steso sul divano. Al suo fianco, Merlin era assopito e William stava fissando il vuoto.
“Dovremmo provare i costumi” suggerì Arthur. Merlin però emise un suono, una sorta di lamento, mentre William continuò a fissare un punto davanti a sé.
“Ragazzi! Sveglia” Arthur iniziò a sbattere le mani davanti a Merlin, il quale iniziò a dargli delle botte in testa.
“Abbiamo tutto il tempo di questo mondo!” si lamentò Merlin. Arthur lo guardò con un sopracciglio alzato.
“Sono le dieci di sera, del trenta dicembre. Domani abbiamo la festa. Quando vorresti fare tutto?” disse. Merlin alzò gli occhi al cielo. Si alzò in piedi e si trascinò fino alla stanza da letto, dove crollò sul materasso.
“Merlin!” urlò Arthur, entrando nella stanza. Merlin si rigirò, mettendosi a pancia in su, e guardò Arthur. Quello scoppiò a ridere.
“Avanti, grande mago” disse, spintonandolo. Arthur tirò fuori dall’armadio i loro vestiti e li posò sul letto.
Iniziò ad infilare una camicia di lino rossa, sopra il maglione. Poi indossò la maglia di cotto, ovviamente molto più leggera rispetto a quelle che era solito portare in combattimento. Strinse la cinta ma notò che l’ultimo buco era troppo stretto. Merlin si alzò.
“Ti avevo detto che tutta quella cioccolata avrebbe presto mostrato i suoi effetti sulla tua pancia” disse. Arthur lo guardò minaccioso e poi gli diede una botta in testa.
“Stai dicendo che sono grasso, Merlin?” chiese, cercando di fare un altro buco alla cinta. Merlin scosse la testa.
“No no, dico solo che lo diventerai presto” rispose. Arthur spalancò la bocca, facendo il finto offeso.
“Come ti permetti?” disse poi, scompigliando i capelli di Merlin.
“Alzati e prova il tuo vestito, avanti” Arthur, dopo essersi infilato la cinta, infilò la spada nella sua custodia e, dopo aver legato al collo il suo mantello, prese la corona. Non mancava nulla.
Merlin si alzò, malvolentieri, dal letto, ed indossò la tunica blu e beige, sopra i suoi vestiti. Prese poi la lunga barba bianca e la attaccò sul mento.
“Come sto?” chiese ad Arthur, ingobbendosi un po’ e poggiandosi sul bastone che avevano comprato. Arthur trattenne a stento le risate.
“Sei fantastico” disse. Merlin volle picchiarlo.
“Questi vestiti mi ricordano quegli orribili momenti in cui dovevo trasformarmi” disse Merlin, staccandosi la barba e togliendo la tunica. Arthur lo fissò.
“Vorrei tanto che tu non avessi dovuto trasformarti e mentirmi” sussurrò. Merlin alzò lo sguardo verso di lui.
“Lo so. Ma sappiamo entrambi che è meglio sia andata così” rispose Merlin, riponendo i costumi nell’armadio.
“A volte penso che avresti dovuto dirmelo. Pensi sempre prima agli altri che a te stesso. Non avrei mai avuto il coraggio di giustiziarti. Sebbene non lo avrei mai ammesso, ti amavo con tutto me stesso. Avrei dato la vita per te. Come potevo giustiziarti perché sei un mago? Avrei però dovuto fare qualcosa. Bannarti da Camelot, forse. Non so cosa avrei fatto” Arthur cercò di togliersi la maglia da dosso.
“L’importante è che ora siamo qui, assieme” Merlin lo aiutò e poi lo fissò negli occhi.
“Non vorrei rovinare questa amorevole scena, ma si è fatto tardi e dovrei tornare a casa. Volevo solamente salutarvi, nel caso scendeste e non mi trovaste. Anche se probabilmente vi eravate dimenticati della mia presenza” irruppe William. Merlin gli andò incontro e lo abbracciò.
“Non potrei mai dimenticarmi di te” gli disse. William rimase un po’ sorpreso da quell’improvviso attacco di affetto. Diede una leggera pacca sulla spalla a Merlin e poi salutò Arthur.
Il giorno successivo, Arthur impostò la sveglia alle nove di mattina. Il che, per Merlin, era l’equivalente di svegliarsi all’alba.
Arthur dovette gettare a terra le coperte e spingerlo giù dal materasso per farlo svegliare.
Merlin sarebbe rimasto a dormire sul pavimento, dopo essere stato gettato giù dal letto, ma Arthur iniziò a dargli forte cuscinate fino a che non si alzò da terra.
“Potrei trasformarti in un ranocchio, sai?” minacciò Merlin, sciacquandosi il viso con dell’acqua gelida, per svegliarsi meglio. Arthur sorrise.
“Non lo faresti mai” ribatté. Merlin lo guardò.
“Non sfidarmi” disse, asciugandosi il volto. Arthur scoppiò a ridere e Merlin gli lanciò l’asciugamano umido addosso.
Dopo aver sistemato le ultime cose, Arthur preparò un’insalata per pranzo, che Merlin guardò con disgusto. Ne aveva fin sopra i capelli di verdure. In quei giorni non mangiavano altro perché Arthur aveva deciso che entrambi dovevano mettersi a dieta. Il punto era che Arthur voleva mettersi a dieta ma voleva che Merlin gli facesse da supporto. Di conseguenza, anche Merlin era costretto a mangiare verdure al vapore e frutta a volontà.
Subito dopo pranzo, Arthur iniziò a sistemare i vari snack sul tavolo nel salone, a riscaldare i cibi freddi e a disporre le bevande.
Per bere, avevano comprato dei calici in plastica. Le posate e i piatti anche richiamavano quelli usati nel suo vecchio castello.
Merlin, mentre Arthur sistemava le ultime cose, si concesse un lungo bagno. Si distese nella vasca, sommerso dalle bolle di sapone e con il sottofondo musicale.
E, ovviamente, si addormentò.
Fu svegliato, un’ora dopo, da Arthur, il quale alzò al massimo il volume dello stereo. Merlin si tappò rapidamente le orecchie e s’immerse nell’acqua.
“Sai che ore sono?” urlò Arthur, abbassando il volume. Merlin riemerse dall’acqua e uscì dalla vasca. Arthur smise di urlare e lo fissò per qualche secondo. L’acqua scivolava sul suo corpo umido, i suoi capelli erano completamente scompigliati.
“Che ore sono?” chiese Merlin, con sguardo malizioso. Arthur si morse il labbro e poi sospirò.
“Al diavolo che ore sono!” disse, sfilando con furia la maglia e fiondandosi su Merlin.
Mezz’ora dopo, erano entrambi stesi sul tappeto del bagno, Merlin ormai asciutto.
“Dovremmo prepararci” disse Arthur, senza però muoversi da terra. Merlin annuì. Il suo asciugamano giaceva a terra, inutilizzato, assieme ai vestiti di Arthur.
Gli ospiti non sarebbero arrivati prima delle sette, ma William aveva deciso di arrivare verso le cinque, prima degli altri, per aiutarli a sistemare le ultime cose, e vestirsi direttamente a casa loro.
Dopo essere rimasti altri dieci minuti a terra, Merlin si alzò e si recò nella camera da letto per prendere i suoi boxer.
Arthur, invece, s’immerse nella vasca.
“Ora tocca a me” disse, quando Merlin rientrò nel bagno, scrutandolo. Scosse la testa e scese in cucina.
Arthur aveva già sistemato quasi tutto. Le uniche cose che mancavano, oltre gli ospiti, erano i cd, riposti nel cassetto della scrivania di Arthur, e gli ultimi cibi da scaldare. Merlin accese il fuoco e vi ripose dentro la prima teglia, poi salì nella stanza e prese i vari cd, e li mise vicino lo stereo del salone.
Quando William arrivò, Arthur era appena uscito dalla vasca.
“Abbiamo già sistemato tutto, direi che dobbiamo solamente vestirci” disse Merlin, sedendosi sul divano. Avevano ancora due ore di tempo prima che iniziassero ad arrivare gli altri. Decisero così di giocare alla playstation, per perdere del tempo prima di iniziarsi a vestire.
“MERLIN!” sentirono chiamare ad un certo punto. Merlin corse nella camera da letto, preoccupato che fosse successo qualcosa ad Arthur.
“Arthur? Arthur che succede?” chiese, cercandolo. Arthur, infatti, non era nella stanza. Merlin si affacciò nel bagno e vide Arthur, intento ad asciugarsi i capelli.
“Cosa c’è?” chiese Merlin. Arthur prese in mano il barattolo della schiuma da barba e glielo lanciò contro.
“Chi è che ha finito la mia schiuma? Mh?” domandò. Merlin schivò il barattolo e poi si morse il labbro.
“Ehm” disse. Sapeva benissimo di averla finita lui, la mattina precedente. Si era però completamente dimenticato di andarla a ricomprare.
“Adesso devo tenermi la barba, grazie a te!” Arthur scosse la testa.
“Io ti trovo più sexy con la barba” disse Merlin. Arthur alzò gli occhi al cielo e gli lanciò contro una spazzola per farlo andare via.
Merlin prese il suo vestito e tornò da William.
William indossò i suoi vestiti da fabbro, che consistevano in una camicia beige di lino sgualcita, un gilè di pelle, e dei pantaloni marroni di lino. Aveva poi preso un paio di vecchi stivali leggermente sdruciti.
Merlin infilò la sua tunica e prese il bastone.
“Vado a vedere se Arthur ha bisogno di una mano con la cinta” disse poi, facendo ridere William.
Nella camera da letto, Arthur era intento a infilare la spada nella cintura. Aveva già indosso il mantello e la corona.
Merlin sorrise. Arthur alzò lo sguardo verso di lui, appena si accorse della sua presenza.
“Vieni qui, ho qualcosa per te” disse, facendo segno a Merlin di avvicinarsi. Merlin posò il bastone vicino la porta e si avvicinò ad Arthur, il quale stava frugando dentro l’armadio, alla ricerca di qualcosa.
Ne riemerse qualche minuto dopo, con una corona di plastica, simile alla sua.
“Cosa vuoi fare?” chiese Merlin, scettico. Arthur sorrise e alzò la corona.
“Per i sacri poteri, a me conferiti, ti dichiaro Merlin, re di Camelot” Arthur posò la corona sulla testa di Merlin e lo guardò, sorridente. Merlin scoppiò a ridere.
“Sei un folle” disse, aggiustando la corona sulla sua testa. Arthur alzò le spalle.
“In fondo è così che sarebbero dovute andare le cose. Io e te, fianco a fianco, a governare Camelot” disse poi. Merlin lo baciò.
Dopo un po’ i primi ospiti iniziarono ad arrivare.
La prima fu Sally, che indossava un bellissimo abito blu, in tinta con i suoi occhi. Merlin le prese la mano e ne baciò il dorso.
“Siete bellissima, my lady” disse. Sally scoppiò a ridere.
Poco dopo arrivarono Jake e Kyle, assieme, come sempre. Entrambi erano vestiti da cavalieri.
A seguire, arrivarono alcuni dei compagni di corso di Arthur. Merlin li accolse in casa, sorridendo, senza avere la minima idea di chi fossero.
Infine, arrivò Gwen. Merlin aveva temuto si vestisse da regina. Non che ci fosse qualcosa di sbagliato, semplicemente, con Arthur vestito da Re, la cosa lo avrebbe turbato, in memoria dei vecchi tempi.
Gwen indossava un bellissimo abito rosso, di velluto, con delle decorazioni floreali. In testa, non aveva alcuna corona, per la gioia di Merlin, che la accolse con un enorme sorriso.
“Benvenuta a Camelot” disse, facendola entrare. Merlin aveva studiato un piano per far si che Leon fosse alla festa. Quella sera, come sempre, c’erano ovviamente delle guardie intorno alla villa.
Merlin però aveva chiesto ad Arthur di mettere Leon di pattuglia dentro la casa. Leon, da guardia obbediente, non aveva detto nulla, si era limitato ad assecondare Arthur.
Il compito di Leon era quello di accogliere gli ospiti e mostrare loro dove riporre le giacche. Anche lui, come la maggior parte dei ragazzi, era vestito da cavaliere.
“Da questa parte” Merlin fece segno a Gwen di dirigersi verso Leon, e la vide arrossire violentemente quando si avvicinò a lui per lasciare la giacca. Merlin, poi, si fece da parte e li lasciò parlare.
Si avvicinò solo un istante, per dire a Leon che il suo compito era finito e che poteva rimanere con loro alla festa, se voleva.
Ovviamente, Gwen, lo guardò con i suoi enormi occhi marroni, supplicandolo tacitamente di rimanere.
La festa iniziò alla grande; la gente iniziò a far scorrere fiotti di alcool molto prima della mezzanotte e tutti erano intenti a ballare o a sfidarsi a duello con le spade di plastica.
Merlin, come Arthur, da bravo proprietario, cercò di parlare con tutti gli ospiti. Scoprì che molti dei compagni di Arthur erano degli idioti, che non avevano idea neanche di cosa studiassero esattamente all’università, mentre altri invece erano persone con la testa apposto.
Scrutò Gwen e Leon, seduti su una poltrona a parlare, sempre più vicini, e vide, con sua sorpresa, Sally e William parlare vivacemente e ridere assieme.
Tutto sembrava andare alla grande.
Quando la mezzanotte iniziò ad avvicinarsi, Merlin abbassò il volume della musica. Avevano deciso di organizzare alcuni giochi per intrattenere gli ospiti. Il primo, ovviamente, era l’incoronamento del re e della regina della serata.
“Abbiano inizio le votazioni” annunciò Arthur, alzando il suo scettro in aria. Tutti scrissero su di un piccolo foglio di carta la persona che secondo loro aveva il vestito più bello.
Poi, Merlin e William, aprirono tutti i bigliettini per vedere chi fosse il vincitore.
“Il re della serata è, ovviamente, Arthur!” annunciò Merlin. Le sue mani iniziarono a tremare quando dovette annunciare la regina.
“Per solamente un voto di differenza, la regina, questa notte, è…” lasciò un attimo di pausa prima di dire la vincitrice.
“Sally!” annunciò, tirando un sospiro di sollievo. Per un solo voto, Gwen, aveva perso. Non sembrò disperarsi però, stretta vicino a Leon.
Arthur e Sally, come re e regina, aprirono le danze. Dopo il primo ballo, tutti li seguirono sulla pista e William poi prese il posto di Arthur al fianco di Sally.
A solamente venti minuti dalla mezzanotte, salirono tutti in terrazza.
Arthur inscenò un duello con Leon, il quale, con sorpresa di tutti, lo disarmò, lasciandolo con le braccia al muro.
“Sei migliorato” disse Arthur. Leon lo guardò senza capire. Arthur alzò le mani e scosse la testa.
Mentre William e Jake si battevano a duello, Merlin corse di sotto a prendere le bottiglie di champagne, aiutato da uno dei compagni di studio di Arthur.
Salirono con circa cinque bottiglie di spumante e tre di champagne, assieme a una busta piena di scatole di fuochi d’artificio.
“Ragazzi, inizia il conto alla rovescia” urlò qualcuno, guardando il countdown che Arthur aveva creato sul suo computer, posto su di una delle poltrone. Si misero tutti in cerchio, pronti a fare il conto alla rovescia, le bottiglie in mano, pronte ad essere stappate e i bicchieri pronti per essere riempite.
“Dieci! Nove!” urlarono assieme, mentre i secondi scorrevano sul conto alla rovescia. Qualcuno iniziò ad accendere i primi fuochi nelle case vicino. Arthur strinse Merlin a sé.
“Otto! Sette!” i secondi continuavano a passare, mentre Merlin si ritrovò a pensare agli ultimi mesi dell’anno che stava per passare. Aveva sempre trovato il capodanno una festa senza senso. Perché festeggiare un altro anno trascorso? In quel momento, non voleva dire addio all’anno passato. Aveva passato giorni indimenticabili. Alcuni da cancellare, ma altri da incorniciare nella sua memoria.
Aveva ritrovato Arthur, si era innamorato di nuovo di lui, erano andati a vivere assieme.
“Sei! Cinque!” però c’erano ancora tante cose da vivere, tante emozioni e avventure ad aspettarli. Quel nuovo anno sarebbe stato ancora più pieno del precedente, più vivo, più colorato, perché lo avrebbe passato tutto al fianco di Arthur.
“Quattro!Tre!” l’inizio di quel nuovo anno era anche l’inizio di una nuova vita. La vita di Arthur e Merlin, assieme, nel nuovo mondo. Sarebbe stato l’anno della loro entrata nel mondo con la consapevolezza di avere l’uno il supporto dell’altro. Non erano più soli. Avevano ritrovato l’altra faccia della loro medaglia.
“Due! Uno! Buon anno!” urlarono tutti assieme.
Arthur strinse a sé Merlin e lo baciò con foga, mentre fiumi di spumante colavano nei calici. Quando si staccarono, Merlin guardò Arthur e sorrise. Poi scorse, alle spalle di Arthur, Gwen e Leon, avvinghiati tra di loro. Arthur seguì lo sguardo di Merlin e sgranò gli occhi alla vista della bocca di Leon su quella di Gwen.
“Inizia bene per tutti questo anno!” disse. Merlin scoppiò a ridere ed alzò il suo calice pieno di spumante.
“Brindo ad un anno pieno d’amore!” gli altri calici si alzarono assieme al suo, in un brindisi collettivo, pieno d’amore.