Primavera non bussa, lei entra sicura. [Original]

Feb 09, 2011 23:26

*stringe sempre più stretta la mano della sua povera beta* ;A;

Partecipa al p0rn-fest su fanfic_italia; prompt: [ORIGINAL] M/F, Incesto.
(Suvvia gente, non guardatemi così. Sì, sì, scrivo het. Ma solo tra fratelli e con i miei originali. XD)

Warning: incesto.
Sono due gemelli. Ed chiama sua sorella nee-chan (sorellona) perchè glielo ha semi-imposto lei, mentre Lucie lo chiama fratellino semplicemente perchè le piace di più. X3

Betata da quella santa donna che è la nefene . \w/


Primavera non bussa lei entra sicura
come il fumo lei penetra in ogni fessura
ha le labbra di carne i capelli di grano
che paura, che voglia che ti prenda per mano.
Che paura, che voglia che ti porti lontano.*

Lucie, con la solita delicatezza che la caratterizza fin da bambina, quando picchiava chiunque tentasse di rivolgerti la parola, ti preme le mani sul petto e ti spinge a sdraiarti sul tuo letto. Senza mai staccare gli occhi dai tuoi solleva un pelo la gonna e si posiziona comoda sulla tua pancia.
Arrossisci fino alla punta dei capelli, sebbene oramai dovresti esserci più che abituato.
- Nee-chan, forse è meglio…
Deglutisci.
- Papà ‘muii e papà Haya sono di là, potrebbero sentirci, - azzardi, tentando un mezzo sorriso.
Hai imparato ad un anno e mezzo che Lucie non ascolta mai nessuno, a tre che contraddire tua sorella non è mai una buona cosa, e a cinque che ci sono cose che nemmeno tu puoi permetterti di negarle.
Lei sorride e si umetta le labbra per poi chinarsi piano a baciarti la punta del naso.
- Basta che non urli, come durante la notte.
Disegna il contorno della tue labbra socchiuse con la punta della lingua. Ti bacia la guancia, il mento, il collo, muove lenta il bacino sul tuo. Ad ogni fruscio della stoffa corrisponde una scossa che brucia sotto pelle e risveglia in te la voglia di accontentarla.
- Nee-chan, - ansimi, ma lei ti preme l’indice sulla bocca prima ancora che tu riesca a terminare la parola.
- Shh. Va tutto bene, non preoccuparti. E poi oggi è il loro giorno libero, quasi certamente sono troppo impegnati a farsi le coccole sul divano, per preoccuparsi di noi.
Non ne sei poi così sicuro.
Che papà ‘muii straveda per Lucie è un fatto noto a tutta la famiglia e papà Haya, per quanto ami suo marito, non ne è mai stato troppo felice; se vi scoprissero, il rischio di far scoppiare l’ennesima discussione al riguardo è alto.
- Ma nee-chan, io…
Tua sorella nemmeno ti ascolta, affonda una mano nei tuoi capelli e ti zittisce nuovamente; con un bacio, questa volta.
Nell’attimo in cui le vostre lingue si incontrano ed inizi a rispondere con la sua stessa urgenza, hai già dimenticato quel che volevi dirle e le tue mani sono corse a posarsi sulle sue gambe.
Vuoi bene ai tuoi genitori, davvero, e non ti piace vederli litigare; ma è la pelle di tua sorella, quella che stai accarezzando come fosse vetro, è il suo profumo quello che ti riempie le narici, e questo basta a far sì che il tuo mondo si riduca a nient’altro che lei.
Lo è sempre stata, dopotutto, da che hai ricordi. E se da una parte la sua presenza costante un po’ ti spaventa -l’ultima ragazzina che ha tentato di stringere amicizia con te è finita in infermeria con un braccio rotto- sai anche che lei non ti abbandonerà mai, qualunque cosa accada.
Gliela devi, una scopata come si deve.
Lucie si stacca dalle tue labbra con la stessa rapidità con cui ci si è avventata e torna a sovrastarti. Appoggia le mani poco sopra le tue spalle, sul materasso, per avere più stabilità, ed aumenta la velocità con cui il suo bacino si sfrega sul tuo.
- Ti piace?
Ansima e sorride.
Sa benissimo che ti piace, dopotutto ha la tua erezione che le preme contro le mutandine, e tu la conosci a sufficienza da sapere che vuole solo sentirsi dire che è stata brava anche questa volta.
Ti mordi la lingua per trattenere un gemito, ma lei si china nuovamente su di te e torna a divorarti le labbra, mentre le tue mani scivolano qualche centimetro sotto la sua gonna, ad accarezzarle le cosce morbide.
- Ti piace?
Questa volta la accontenti e annuisci.
Accenni un sorriso appena i vostri sguardi tornano ad incontrarsi e ti sforzi di recuperare po’ di voce per farla ancora più felice.
- Mi piace tutto di te, nee-chan.
Sai che questo non è nemmeno un assaggio, di quel che Lucie ha in progetto di fare quel pomeriggio, e che pretenderà molto di più, da te; ma per ora sembra bastarle, perché il suo sorriso si fa più luminoso e ti getta le braccia al collo.
- Mi piaci. Mi piaci.
Il suo respiro si spezza in mille ansiti bollenti che vanno a infrangersi contro la tua guancia.
- Mi piaci tanto, fratellino.
Avverti l’orgasmo farsi sempre più vicino e, questa volta, nemmeno l’imbarazzante consapevolezza che Lucie non ti ha ancora toccato davvero è sufficiente a calmarti.
- Nee-chan, credo di aver raggiunto il limite.
Lucie ti ignora e prende a succhiarti il lobo; probabilmente, non ti ha nemmeno sentito. Continua come se nulla fosse a strusciarsi sul tuo corpo, mentre ansima nel tuo orecchio.
Un attimo prima che il poco autocontrollo che eri riuscito a conservare viene a mancare, qualcuno bussa alla porta della camera. Lucie dimostra una lucidità di riflessi che ti sorprende, affrettandosi a tapparti la bocca con una mano mentre tu vieni nei pantaloni, mordendoti la lingua.
- Lucie, c’è la nonna al telefono.
Papà Haya. Non ci è cascato, come sempre; non si fida mai a lasciarti solo con tua sorella troppo a lungo, specie se in camera vostra e con la porta chiusa.
Lucie ti intima il silenzio con un dito premuto sulle labbra ed un sorriso furbo a colorarle il viso.
- Non ci sperare. Tu sarai anche venuto nelle mutande, ma io sono ancora bagnata e insoddisfatta, - sussurra.
- Fingi di dormire e aspettami qui.
Non ti lascia nemmeno il tempo di realizzare quel che ha detto, che è già saltata giù dal letto ed è corsa ad aprire la porta.
- Eccomi, papà. Ma la prossima volta non urlare così forte, non vedi che il mio Edo sta dormendo? - lo rimbecca, seria ed anche un po’ arrabbiata.
Sbuffa e lo supera, per andare a rispondere al telefono, mentre Hayate rimane fermo sulla soglia della piccola camera da letto.
Stringi gli occhi e preghi che ci caschi, almeno anche questa volta. Le doti recitative di tua sorella ti hanno sempre lasciato sbalordito, ma non sei così stupido da pensare sul serio che un uomo adulto e intelligente come tuo padre continui a credere a tutte quelle bugie.
Ma il rumore dei suoi passi, invece che allontanarsi, si avvicina e tu sei già alla disperata ricerca di una scusa sufficientemente credibile da risparmiare a tua sorella l’ennesima punizione, mentre trattieni il fiato. Poi una mano gentile si posa sulla tua testa e ti accarezza qualche secondo i capelli.
Prima ancora di rendertene conto ti sei voltato sul fianco e il tuo sguardo incontra quello vagamente sorpreso di tuo padre.
- Mi dispiace, non volevo svegliarti, - ammette. Anche se molto velato, riesci a scorgere un accenno di imbarazzo colorargli le guance.
Sorridi; e, nella speranza di trarti d’impiccio in fretta, opti per una mezza verità.
- Ero già sveglio. La Nee-chan ha la voce molto acuta, ogni tanto.
- Stai bene? Non è da te dormire di pomeriggio; non è che stai covando un po’ d’influenza? - chiede Hayate, preoccupato.
Cerchi di rassicurarlo allargando il sorriso.
- Sto bene, papà. Ero solo un po’ stanco, tutto qui.
Deglutisci. Non sai mentire, e sei quasi certo che tuo padre lo sappia meglio di te.
E’ Lucie a rompere il silenzio che si è venuto a creare, ricomparendo sulla porta con la stessa rapidità con cui è scappata via poco prima.
- Fratellino, ti sei svegliato!
E’ inutile; non capirai mai come possa raccontare bugie così bene senza sentirsi in colpa neanche per mezzo secondo.
- Ha chiamato la nonna. E’ appena tornata dalle vacanze e,  per festeggiare, ci ha invitati tutti quanti a mangiare da lei, questa sera. Ha detto anche che, se vogliamo, noi due possiamo andare ad aiutarla a preparare la cena, - trilla, decisamente troppo felice.
Senza dare il tempo a nessuno di aprire bocca, ti prende per un polso e trascina giù dal letto, fino in salotto.
- Papà ‘muii, noi andiamo! - annuncia.
L’uomo sposta gli occhi dal giornale ed emette un leggero sbuffo di disapprovazione.
In una situazione normale, il suo strano odio per le cene con la nonna avrebbe fatto sorridere sia te che papà Haya. Stranamente, non ride neanche lui, questa volta, il che ti pone ulteriormente in allarme.
- Alle otto a casa della nonna, - si raccomanda Lucie.
Kamuii borbotta un “sì sì” poco convinto, ma poi si scioglie in un sorriso e vi saluta con uno dei suoi soliti abbracci da ma dovete proprio uscire? Tornate presto, però. E non parlate con gli estranei.
- Fate attenzione per strada, mi raccomando.
- Papà, non sono più una bambina! E poi se qualcuno prova anche solo ad avvicinarsi al mio Ed lo riempio di pugni.
Nessuno ne dubita, ed è uno dei motivi principali per cui i vostri genitori temono sempre per l’incolumità di Lucie quando esce di casa.
- A più tardi, allora. Puntuali!
- Promesso. A dopo.
- A dopo, papà.
Quando le porte dell’ascensore si chiudono davanti a voi ed il tutto si mette in moto, puoi finalmente tornare a respirare come si deve, mentre tua sorella intreccia le dita alle tue e prende a fischiettare la sua canzone preferita come se nulla fosse.
- Nee-chan, ma sei impazzita? Non posso andare dalla nonna conciato così!
Arrossisci ed abbassi il tono di voce fino a ridurlo ad un sibilo.
- Ho le mutande tutte bagnate.
Lucie si lecca le labbra e sorride.
- Anche io, - soffia a pochi centimetri dal tuo orecchio.
- Ed è proprio per questo che ti sto portando dalla nonna, - cinguetta felice, scoccandoti poi un sonoro bacio sulla guancia.
L’ascensore raggiunge il piano terra e Lucie ti trascina fuori non appena le porte si aprono.
Appena mettete piede in giardino alzate entrambi la testa, alla ricerca della finestra della cucina. E’ un’azione istintiva che avete maturato con il tempo: quando eravate bambini, il genitore che non vi accompagnava al parco quel giorno, attendeva sempre dietro al vetro per potervi dare un ultimo saluto, ed anche se oramai siete troppo cresciuti, secondo tua sorella, per una cosa del genere, avete conservato comunque l’abitudine di cercare con gli occhi la vostra finestra un attimo prima di varcare il cancello ed incamminarvi per strada. In genere è vuota -papà Haya ha interrotto da tempo quel piccolo rituale- ma, qualche volta, capita ancora che papà ‘muii si lasci sorprendere ad osservarvi da oltre il vetro, pronto a salutarvi con la mano.
Oggi è una di quelle volte. Accenna un sorriso ed agita la mano; Lucie lo saluta di rimando, sventolando in maniera esagerata il braccio in aria mentre tu ti limiti a ricambiare il sorriso.

La casa della nonna dista dal vostro palazzo un noioso viaggio in autobus di una ventina di minuti, più una breve passeggiata attraverso il parco pubblico. Lucie non molla la tua mano nemmeno per un secondo durante l'intero tragitto, come se temesse che, una volta lasciata andare, tu potresti sparire all’improvviso o venire rapito da chissà quale mostro sbucato dal nulla. Sai che ha questa paura perché sono più le notti che ti sveglia in preda ai singhiozzi perché ha sognato che l’uomo nero ti portava via e rinchiudeva in una scatola, di quelle in cui dorme serena avvinghiata al tuo braccio.
Vi fermate davanti ad una piccola villa dal giardino straordinariamente curato e recintato da cespugli di rose.
Allunghi il braccio libero e fai per suonare il campanello, ma Lucie ti blocca un attimo prima.
La guardi senza capire.
- Ho detto alla nonna che non saremmo arrivati prima delle sei e mezza.
Continui a fissarla, confuso; lei emette un breve sbuffo, ma poi sorride e avvicina pericolosamente il viso al tuo.
- Adesso non sono ancora nemmeno le cinque. Nonna lascia sempre il garage aperto ed ho scoperto un buco nella siepe da cui possiamo passare per intrufolarci in giardino senza essere visti, - spiega, ad un soffio dalle tue labbra.
- Così possiamo finire quello che abbiamo iniziato sul letto.
Appena il tuo cervello registra il significato delle sue parole avvampi.
- Ma… ma… nel garage di nonna?!
Tua sorella ride e ti fa l’occhiolino. Sempre tenendoti per mano, ti trascina fino al limitare del giardino, dove la siepe fa angolo, e poi ancora oltre. All’incirca a metà si ferma e sposta qualche ramo, scoprendo così un varco grande quanto la ruota di una bicicletta.
Sei ancora talmente imbarazzato ed impegnato a calcolare l’ammontare dell’eventuale disastro che causereste se veniste scoperti, che a malapena ti accorgi di quel che fa tua sorella. Ti riscuoti in tempo per bloccarla un attimo prima che attraversi a gattoni il buco.
La trattieni posandole una mano sulla spalla.
- Nee-chan, no. Non possiamo. Anche se è casa della nonna è pur sempre violazione di proprietà privata, è contro la legge.
Deglutisci.
- E poi…
Deglutisci ancora, e torni ad avvertire le guance scottare come carboni ardenti.
- Nel garage della nonna?!
Dio! Un conto è farlo a casa vostra, sotto le lenzuola e nella tranquillità del vostro letto, un altro farlo nel garage di vostra nonna!
Il solo immaginarvi intenti in atteggiamenti intimi sulla macchina che la nonna utilizza tutti i giorni per andare al lavoro ti manda un brivido lungo la schiena.
Lucie sbuffa e si imbroncia, ma, evidentemente, interpreta male il tuo tremito, perché un secondo dopo ride e ti getta le braccia al collo.
- Oh. Forse tu preferisci farlo qui.
Ti lecca le labbra, spingendoti a socchiuderle, e vi infila la lingua appena le concedi l’accesso.
Il bacio ti toglie il fiato e risveglia l’eccitazione nei pantaloni ancora umidi.
Le circondi la vita con le braccia e la stringi a te, mentre avverti una delle sue mani scivolare sulla spalla.
- Per me va bene anche farlo qui, non c’è problema, - ansima quando vi staccate, accarezzandoti i capelli.
La mano che fino a poco prima ti accarezzava il petto scende a sbottonarti i pantaloni, e si infila nelle mutante, senza pudore, mentre tua sorella torna a divorarti le labbra e la lingua.
Sai che non scherza. Lucie agisce sempre senza pensare alle conseguenze e spesso non si prende nemmeno la briga di preoccuparsene; probabilmente, se tu non esistessi, sarebbe già stata arrestata per omicidio.
Le porti una mano dietro alla nuca per approfondire il bacio, ma le blocchi il braccio per evitare che continui a masturbarti.
- Va bene, va bene, va bene, - ansimi.
Ti perdi un secondo ad osservare il suo viso; ha le labbra gonfie e gli occhi lucidi, ed è così bella, mentre sorride, che non riesci a trattenerti dal baciarla di nuovo.
- Va bene. Vada per il garage, - ti arrendi.
Sei eccitato a morte, adesso, ma il pensiero di farlo a chissà quanti metri da tua nonna -che potrebbe benissimo sentirvi o, peggio, scoprirvi- ti fa ancora avvampare.
Lucie batte le mani, felice di aver ottenuto l’ennesima vittoria, e ti trascina oltre il buco.
Una manciata di minuti più tardi siete seduti sul pavimento del garage, impegnati a riprendere fiato dopo la corsa che avete fatto per coprire nel minor tempo possibile la distanza tra i cespugli e la villa.
Lanci una rapida occhiata in giro, giusto per registrare sommariamente che cosa c’è nel piccolo locale a parte la macchina -un armadietto di metallo, qualche mensola, due biciclette e l’albero di Natale-, prima di posare di nuovo lo sguardo su tua sorella.
Lucie ha decisamente più fiatone di te ed ancora gli occhi lucidi. Ti guarda e sorride, gattonandoti incontro.
- Mi piaci, fratellino.
Ti si siede in braccio e ti bacia, sospirando soddisfatta quando i vostri bacini si incontrano.
- Mi piaci. Mi piaci. Mi piaci, - cantilena, alternando ad ogni parola un bacio sul viso, in un punto sempre diverso. Tu le carezzi i capelli. Lasci scorrere le dita tra quei fili color del sangue che adori fin da quando siete bambini. Ne catturi una ciocca e te la porti alle labbra, lasci che il suo profumo di mandorle ti invada le narici e ti abbracci insieme a lei.
Dai capelli ti sposti ad accarezzarle il collo, i fianchi; fai scivolare le mani oltre il bordo della camicetta e risali lungo la schiena, fino al gancio del reggiseno che slacci provocandole il solletico. Lucie ride con negli occhi la stessa incosciente felicità di quando, a tre anni, papà ‘muii tornava a casa con un sacchetto di caramelle e tu, in cambio di un sorriso e qualche carezza in più, le regalavi di nascosto la tua parte.
Si libera da sola sia della camicia che del reggiseno e li getta sul pavimento, per poi tornare ad abbracciarti. Sorride e ti bacia; guida le tue mani lungo il suo corpo mezzo nudo, ti spinge a toccarla nei punti che preferisce e come piace a lei, muovendo, intanto, il proprio bacino sul tuo.
- Fratellino, - ansima ad un soffio dalle tue labbra.
Torna a specchiarsi nei tuoi occhi e non interrompe mai il contatto visivo mentre si sfila le mutandine e le lancia oltre le tue spalle. Si porta una delle tue mani tra le gambe e ti infila una delle sue nei pantaloni.
Il gesto, nonostante tutto, riesce ancora a farti arrossire.
- Ti piace?
Si lecca le labbra ed inclina di poco la testa di lato, come se ti volesse osservare da un’altra angolazione.
Non aspetta nemmeno che le rispondi, non è certo quella la domanda più importante.
- E io? Ti piaccio, fratellino? - insiste, e questa volta sembra molto più preoccupata di quel che dirai.
E’  bellissima, come sempre. Ha il fiatone e le guance talmente rosse per l’eccitazione da sembrare due piccole mele mature. Più le guardi e più ti vien voglia di morderle.
Sorridi e ti allunghi a baciarle la punta del naso, stringendola a te.
- Sei bellissima, e lo sai.
Ride di cuore.
- Già. Ma mi piace di più sentirlo dire da te.
La baci tenendole il volto con le mani e lei riprende a strusciarsi lenta sul tuo corpo, mentre le vostre lingue si intrecciano. Aiutandosi con le mani cerca la posizione migliore perché tu possa penetrarla, ma un attimo prima che lo possa fare sul serio la blocchi allarmato, afferrandola per la spalle.
- Aspetta.
Ti guarda senza capire, un sopracciglio leggermente inarcato.
Deglutisci e fai un respiro profondo.
- Siamo senza i preservativi, vero?
Lucie chiude gli occhi ed emette un basso ringhio che ti basta come risposta più che esauriente.
Quando li riapre sono inspiegabilmente ancora più lucidi di prima. Ti guarda e sorride.
- Sì, e con questo? Avanti, fratellino! Lo facciamo sempre con, se per una volta proviamo senza non moriamo mica. Non rimarrò incinta, vedrai.
Ti fa scorrere una mano tra i capelli e ti lecca le labbra.
- Solo per questa volta. Magari è addirittura meglio!
Deglutisci, imponendoti di non muovere neanche un muscolo. Ti senti come se avessi una bomba legata alla pancia.
Sai perfettamente quali sono i pericoli che correte facendo del sesso non protetto e Lucie non è certo in grado di rendersi conto da sola a che conseguenze può portare una decisione di quel tipo ma… dannazione! La fanno facile, i vostri professori, quando vi spiegano a scuola educazione sessuale; non hanno mica tua sorella mezza nuda che gli si struscia addosso, loro!
Riapri gli occhi che non ti eri nemmeno accorto di aver chiuso, commettendo così uno degli errori più grandi della tua vita.
… magari ha ragione lei. Da quando avete iniziato, lo avete sempre fatto con il preservativo, senza sgarrare mai. Per una volta, che cosa potrà mai succedervi?
Di certo, non morirà nessuno.
Lucie sorride e disegna i contorni delle tua labbra socchiuse con la punta delle dita. Respira direttamente nella tua bocca, mentre ti accarezza i capelli con la mano libera.
- Solo per questa volta. Non succederà niente, te lo prometto.
Ti perdi qualche secondo a respirare il suo profumo; poi ti arrendi.
- Solo per questa volta. 
Ride, e i suoi occhi tornano a brillare come quelli della bambina felice che è sempre stata.
- Andrà tutto bene, - ti assicura un’ultima volta, prima di baciarti e calare su di te.
L’attimo dopo il suo calore intossicante ti avvolge e porta in poco tempo fino all’orgasmo.

*Titolo e citazione iniziale sono presi dalla splendida canzone "Un chimico" , di Fabrizio de Andrè.

warning: twincest, fandom: original, challenge: p0rn fest #4, one shot, rating: nc-17

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