Storia scritta per la
seconda settimana del COW-T indetto da
maridichallenge e per il prompt [CAPPUCCETTO ROSSO] Cappuccetto Rosso/Lupo, Hogwarts!AU, "Vorrei mangiarti" del
p0rn fest #5 indetto da
fiumidiparole. 。◕v◕。
E come al solito mi riduco sempre a postare all'ultimo ultimissimo. Comincio seriamente a sospettare che sarà sempre così per tutto il COW-T. ;O;
Come l'altra volta ho avuto l'opportunità di rileggere la storia una volta soltanto e neanche bene, per cui, vi prego, ignoratela almeno fino a domani, la posto solo per alzare il counter della mia squadra. XD
Domani correggo, controllo, amo e la vesto al meglio per il grande giorno, promesso. \0/ *croce sul cuore*
Anche il titolo mi sa che è solo provvisorio.
EDIT: Riletta e correta, almeno per quanto mi è stato possibile. ♥
Oramai sto entrando in fissa con questo 'verse di Cappuccetto Rosso, che volete farci. 。◕U◕。
Warnings: Underage. Sesso descrittivo - circa. Harry Potter!AU.
Non betata.
Give me your love, your body
I like it. Yeah Yeah
The bitter and sweet, Honey that you say.
("
Love★Raspberry Juice" - SweetS)
La professoressa McGranit finisce di assegnare i vari compiti per la prossima settimana e attacca con la solita noiosa raccomandazione di passare il week-end ad esercitarvi il più possibile sugli incantesimi appresi durante le ultime lezioni, vista l’alta probabilità che vengano richiesti durante i M.A.G.O., prima di congedarvi sul serio e lasciarvi finalmente liberi di andare.
Ritiri nella borsa il libro e le pergamene su cui hai scarabocchiato qualche appunto, poi ti infili la tracolla in spalla e segui il resto della classe fuori dall’aula.
Un gruppo di ragazzine di Corvonero del primo anno, ancora troppo inesperte per riuscire ad arrivare in orario alle lezioni di Pozioni ma che conoscono già quasi alla perfezione tutte le varie dicerie sul tuo conto, si stringono impaurite intorno ad una loro compagna appena si accorgono che la stavi guardando ed il capitano della squadra di Quidditch di Grinfondo si scosta, disgustato, quando gli passi accanto sulle scale. Tu li ignori tutti; stai cominciando seriamente a trovare il fatto che così tanti studenti della scuola credano a quelle dicerie palesemente infondate parecchio ridicolo.
D’accordo se foste stati in un qualsiasi altro ambiente del Mondo Magico, ma sono sul serio convinti che il preside Silente avrebbe permesso ad un vero Lupo Mannaro di studiare ad Hogwarts?
Ti accorgi solo a malapena delle continue occhiate che ti lanciato e dei bisbigli che si scambiano tra loro al tuo passaggio, ormai abituato a tutto quello, e comunque troppo impegnato a decidere che cosa fare oggi all’adorabile mocciosa con cui hai appuntamento tra una decina di minuti, per degnarli d’attenzione.
Immagini le sue cosce sudate serrarsi intorno alla tua vita, le guance tonde tingersi rapidamente di rosso, la morbidezza dei suoi piccoli seni ancora un po’ acerbi mentre li stringi e massaggi a tuo piacimento e solo a stento riesci a trattenerti dal ghignare.
Ti lecchi le labbra, mentre svolti l’angolo e scendi nei sotterranei.
Passi a lasciare in dormitorio la borsa che ti sarebbe solo d’impiccio, visto quello che hai intenzione di fare con quella ragazzina, prima di dirigerti a passo spedito verso il luogo dell’incontro.
Quando raggiungi finalmente la rampa di scale su cui vi siete dati appuntamento hai già così tanta voglia di morderla ovunque che senti l’uccello cominciare seriamente a premere contro la cerniera dei pantaloni ed hai la vista appannata.
Respiri forte per recuperarla, prima di cominciare a salire.
Nonostante la mole di studenti in giro per la scuola in quel momento sia decisamente troppa, per i tuoi gusti, non hai bisogno di fare alcuno sforzo per localizzare la ragazzina.
L’inguardabile basco francese che le è valso il soprannome di Cappuccetto Rosso spicca in mezzo all’oceano di nero che sono le divise di Hogwarts quasi fosse un faro, orribile come sempre.
« Ciao » soffi roco direttamente nel suo orecchio quando la raggiungi, approfittando della vicinanza per riempirti i polmoni del suo profumo.
Te ne penti un attimo dopo, quando il disgustoso aroma di vaniglia che si spruzza sempre la mattina ti esplode nelle narici, nauseandoti.
Lei sobbalza ed indietreggia, come se la tua sola presenza bastasse ancora a spaventarla, ma quando alza lo sguardo per incontrare il tuo, sorride, sinceramente felice di vederti.
« Ciao » sospira, un po’ imbarazzata e un po’ spaventata.
Le cingi la vita con un braccio e te la tiri addosso, abbracciandola stretta; è ancora così minuscola che è costretta a sollevarsi sulle punte quando le sollevi il mento con due dita e ti chini a baciarla.
La stringi maggiormente a te per approfondire il bacio e lei trema ma ricambia quasi con la stessa urgenza, aggrappandosi alle tue braccia. Senti, però, le sue piccole unghie mangiucchiate pungerti di tanto in tanto la pelle da sopra la stoffa, come se ti stesse inconsapevolmente facendo dei leggeri pizzicotti, e tu la osservi da così tanto tempo, ormai, da essere perfettamente in grado di decifrare qualunque suo gesto, anche il più piccolo ed insignificante.
Sorridi e le lecchi una guancia, prima di scendere a succhiarle il collo, senza preoccuparti dei continui bisbigli che senti scambiarsi gli altri studenti o chiederle il permesso.
Non ha più paura di te - non tanta quanto ne aveva all’inizio, almeno - ma è abbastanza intelligente da aver ormai capito che la consideri una tua proprietà e sa che se decidessi di infilarle una mano sotto la gonna o spogliarla lì, su quella scala, lo faresti indipendentemente dal fatto che siete in pubblico e questa certezza la spaventa un po’.
Quando puoi ritenerti finalmente soddisfatto del livido rosso che adesso spicca sulla sua pelle pallida come un sole in miniatura, quasi dello stessa tonalità del suo capello, sciogli l’abbraccio e appoggi i gomiti al corrimano della rampa.
Visti da quell’altezza, i ragazzi e i professori che salgono e scendono le scale che collegano i piani più bassi sono così piccoli da sembrare tutti quanti delle inutili formiche che potresti schiacciare con una semplice manata, e quel pensiero ti fa quasi scoppiare a ridere.
Sorridi, voltandoti nuovamente in direzione della ragazzina.
Cappuccetto Rosso si passa la punta delle dita sul segno del succhiotto che le hai lasciato sul collo e le gote le si colorano di una delicata tonalità pesca molto adatta a lei, quando si accorge che quel lembo di pelle è rimasto leggermente più caldo rispetto al resto.
Il suo sguardo viene calamitato dalle tue labbra; per una manciata di secondi le fissa incantata, come se non desiderasse altro che tornare a lasciarsi divorare ma non riuscisse a decidersi, poi sbatte le palpebre e si siede accanto alla sua borsa, sul gradino più in basso rispetto a quello su cui sei in piedi tu.
« Allora, che cosa vuoi fare oggi pomeriggio? » le chiedi trattenendo a stento un ghigno ferino, sinceramente divertito dal suo comportamento.
Cappuccetto si liscia con cura alcune pieghe sulla gonna, prima di alzare il viso per incontrare il tuo sguardo.
« Mi piacerebbe fare una passeggiata sulle sponde del Lago nero » risponde.
Sorride ed è sinceramente felice all’idea di passare il resto del pomeriggio in tua compagnia, glielo leggi negli occhi, ma a te non è comunque sfuggito il suo continuo pizzicarsi senza rendersene conto il dorso delle mani, tipico gesto che fa quando è nervosa.
« Margareth ha detto che, con un po’ di fortuna, è possibile riuscire addirittura a vedere uno dei tentacoli della Piovra Gigante fare capolino dall’acqua ».
Scoppi a ridere.
La sua amica Margareth è un’idiota e questo lo sapevi, ma non pensavi potesse arrivare ad essere sul serio tanto stupida.
« Vuoi davvero passare il pomeriggio a fare su e giù vicino al lago solo per vedere dei tentacoli? Guarda che è possibile vederli sempre ».
Cappuccetto Rosso si imbroncia e abbassa lo sguardo, imbarazzata.
Scuoti la testa, senza riuscire a smettere di ridere.
« E sia, andiamo al Lego nero ».
Appena le assicuri che esaudirai il suo sciocco desiderio, lei alza la testa e sorride, e tu noti con una punta di perplessità che il suo strano tic alle mani è cessato all’improvviso.
Dato che non è che ti importi poi molto che cosa passi per la testa di quella ragazzina sorprendentemente ingenua decidi di fare finta di niente.
Ti sistemi più comodo contro il corrimano e torni ad osservare distrattamente da sopra la spalla le miniature di studenti e professori che continuano a rincorrersi sotto di voi, mentre aspetti che finisca di sistemare i libri nella borsa.
« Signor Lupo? » ti richiama, chiudendo infine la cerniera ed alzando nuovamente gli occhi.
« Mh » ti limiti mugugnare senza guardarla, per farle capire che l’hai sentita e la stai ascoltando.
« Mi dispiace, ma domani non posso uscire con lei ».
Ti blocchi, sconvolto.
« Ho promesso a Margareth che le avrei tenuto compagnia in biblioteca » continua, con tono dispiaciuto.
Ti volti lentamente verso di lei, il sopracciglio destro inarcato fin quasi a ribaltarlo.
Avrai sicuramente sentito male, non c’è altra spiegazione.
D’accordo, sapevi che era ingenua ed in fondo anche un po’ stupida, ma non credevi lo fosse fino a questo punto. Ti sta sul serio dando buca per uscire con quell’idiota della sua amica?
Sorridi e scuoti la testa, perché si è sicuramente sbagliata, non può stare dicendo sul serio; sa che non glielo permetteresti mai.
« Cappuccetto ».
« Mi dispiace davvero » ripete, ed è sinceramente dispiaciuta. « Ma è solo per questa volta, in fondo » sorride e quando capisci che non sta affatto scherzando senti la rabbia esploderti in corpo come un veleno.
All’improvviso hai una voglia irrefrenabile di morderla, sì, ma non certo per farla gridare di piacere.
Non chiudi gli occhi per non interrompere il contatto visivo ma prendi un lento respiro per calmarti - perché è vero che è praticamente solo grazie alla paura se fino adesso sei riuscito ad ottenere quasi tutto quello che volevi, ma farle male fisicamente non porterebbe a niente di buono, almeno questo lo sai.
« Cappuccetto Rosso, che cosa ti dico sempre? » le chiedi, sforzandoti di restare calmo.
Lei continua a sorridere; non capisce.
« Tu sei mia » spieghi paziente, il tono di voce più basso ma affilato. « Se ti dico che domani ci vediamo alla solita ora, allora domani ci vediamo alla solita ora. Non hai possibilità di scelta ».
« Mi dispiace tanto; davvero » continua a scusarsi ed è sincera, ma continua anche a non capire quale sia il vero problema e questo ti fa innervosire.
Ti senti preso in giro da una mocciosa. Una mocciosa del secondo anno e Tassorosso, per di più!
Respiri pesantemente.
Perché ti costringono sempre ad arrivare fino a quel punto?
Ti inginocchi davanti a lei e le sorridi gentile, sfiorandole il collo con le nocche.
« Ricordi quelle meravigliose foto che ti ho scattato la settimana scorsa mentre ti masturbavi sopra la cattedra del professor Vitious? » chiedi con fare paziente, la voce ridotta ad un sussurro per evitare che nessuno, a parte lei, possa sentirlo.
Non aspetti che risponda, sai benissimo che ha ben chiaro in mente di che foto stai parlando.
Cappuccetto continua a guardarti e sorridere, ma il leggero pizzicotto inconsapevole che si è data sull’interno del polso ti fa capire che qualcosa sta cominciando a muoversi anche nella sua testa.
« Non prenderla male, è solo un semplice accordo, tutto qui. Domani ci troviamo qui alla solita ora, come eravamo già d’accordo, okay? »
Sali ad accarezzarle la guancia, l’orecchio. Con i polpastrelli disegni distrattamente il profilo del suo viso, mentre parli, prima di tornare a sfiorarle la pelle del collo ed il succhiotto che sta iniziando ad assumere tonalità più violacee.
Adesso che siete così vicini, il desiderio di morderla sta lentamente tornando quello di sempre.
Ti allunghi per baciarla a fior di labbra.
« Non vuoi che quelle foto facciano il giro della scuola, o sbaglio? »
Cappuccetto è sbiancata appena il significato del tuo discorso ha cominciato a diventare chiaro anche a lei.
Continua a guardarti senza quasi sbattere le palpebre, come se non avesse più il coraggio di interrompere il contatto visivo, gli occhi leggermente sgranati, e con le unghia ha iniziato a grattarsi con insistenza i polsi senza realmente rendersene conto.
Le prendi gentilmente le mani e gliele separi per evitare che continui con quel martirio, e lei trema a quel contatto, ma non distoglie lo sguardo.
« Smettila, hai una pelle così bella che sarebbe un vero peccato se la rovinassi facendoti male sul serio ».
Le sorridi gentile e senti le sue dita artigliarti il braccio per una manciata di secondi, prima che si renda conto di quello che ha fatto e si affretti ad allentare la presa, ancora più spaventata.
« Ma io… » deglutisce.
Inconsciamente cerca di sottrarsi alla tua stretta, per poter tornare a grattarsi i polsi.
« Io… » balbetta.
« Stai tranquilla. Non hai motivo di avere paura in questo momento, non sono arrabbiato. Sono sicuro che prima non intendevi dire quello; stavi sicuramente scherzando, non è così? »
Continui a parlare ad un soffio dal suo viso con un tono di voce basso e tranquillo, quasi dolce, ma il ghigno ferino che le rivolgi è tutt’altro che rassicurante e l’intero corpo della ragazzina viene scosso da un tremito che si sforza di reprimere, ma con scarsi risultati.
« Ma Signor Lupo, la prego » tenta un’ultima volta nonostante tutto, la voce ridotta ad un filo quasi invisibile che le raschia la gola ad ogni parola. «È solo per questa volta ».
Inarchi un sopracciglio, sinceramente divertito.
Quella ragazzina riesce a risultare talmente adorabile nella sua infinita stupidità, che qualche volta fatichi a capire se sia anche un po’ stupida o solo molto molto ingenua.
« Chi l’avrebbe detto che, in fondo, fossi una pervertita. Vuoi sul serio che tutta la scuola ti veda mentre ti masturbi? Non ti facevo tanto esibizionista ».
Quando Cappuccetto Rosso scuote forte la testa, tu capisci di aver finalmente vinto e ti lecchi le labbra, soddisfatto.
In realtà l’hai solo presa in giro, ma non certo perché non avresti avuto il coraggio di mettere in pratica le tue minacce.
Nella remota eventualità che avesse preferito far saltare comunque il vostro appuntamento per uscire con la sua amica non ci avresti certo pensato due volte a punirla a dovere, in maniera tale che imparasse bene la lezione. Ma il solo pensiero che qualcun altro all’infuori di te veda il suo corpo nudo e appetitoso o, peggio ancora, ci fantastichi sopra ti fa esplodere nel petto un potente senso di gelosia mista a rabbia che ancora non hai capito bene come gestire e che preferisci, quindi, evitare.
Ma questo, ovviamente, lei non può saperlo, per cui ti crede.
« Domani alla solita ora ».
Cappuccetto annuisce in maniera così impercettibile che se non fossi abituato a tenerle costantemente gli occhi addosso non te ne saresti accorto, ma quando solleva lo sguardo ed accenna un sorriso sembra inspiegabilmente più tranquilla.
Le posi una mano dietro la nuca e ti allunghi a divorarle quelle labbra sempre così assurdamente lucide e gonfie.
Labbra da mordere, pensi, decisamente adatte per quella che hai deciso sarà la tua preda fino alla morte.
Cappuccetto Rosso si lascia sfuggire un piccolo gemito e ricambia con la tua stessa urgenza, circondandoti il collo con le braccia.
« Così domani ti porto anche a vedere il lago, mi è passata la voglia, adesso » sussurri quando vi staccate, ricollegandoti al discorso di poco prima.
Respiri direttamente nella sua bocca, già eccitato, accarezzandole intanto la schiena con una mano.
Senti le scale spostarsi in quel momento e ruotare fino ad allacciarsi ad un piano differente rispetto a quello di prima.
« Ho voglia di scoparti contro il muro » sospiri, sorridendo.
Quando Cappuccetto ti sorride di rimando dopo solo un secondo scarso di indecisione, senti un brivido bollente colarti lungo la spina dorsale e la voglia di morderla torna ad annebbiarti la ragione.
Non resisti più; la prendi per mano ed insieme finite di salire le scale prima che decidano di spostarsi di nuovo.
Il piano a cui si sono allacciate scopri essere il terzo. Dato che le lezioni per questa settimana sono concluse e la giornata è straordinariamente soleggiata nonostante siate ancora a Marzo, molti ragazzi hanno preferito uscire in giardino a divertirsi piuttosto che rimanere chiusi nei rispettivi dormitori a fare i compiti, per cui gli studenti rimasti all’interno della scuola sono davvero pochissimi.
Ti basta continuare a camminare a passo spedito per un minuto scarso prima di riuscire ad individuare un corridoio che sia sul serio completamente deserto.
Appena svoltato l’angolo, ti avventi nuovamente sulla sua bocca e le apri la camicetta con uno strattone, facendo così saltare un paio di bottoni, che rotolano sul pavimento.
Cappuccetto Rosso a malapena sembra accorgersene e, comunque, non se ne preoccupa - ti ha visto aggiustarle la divisa con la magia tante di quelle volte che, oramai, riesce ad eseguire anche lei quell’incantesimo quasi alla perfezione, nonostante sia solo al secondo anno.
Si aggrappa alle tue spalle e si lascia andare contro il muro, mentre tu con una mano le abbassi le mutandine da bambina fino alle ginocchia e con l’altra le slacci il reggiseno.
Cominci a stuzzicarle i piccoli capezzoli pallidi con la punta delle dita, finché non li senti diventare turgidi sotto i polpastrelli.
Cappuccetto si lascia sfuggire un singhiozzo ed arrossisce, quando ti chini a succhiarle il collo.
« Ho voglia di mangiarti » ansimi, leccandoti le labbra.
Il tuo uccello che preme contro la cerniera dei pantaloni ti fa quasi male e tu ti strusci maggiormente su di lei per farle sentire meglio che cosa l’aspetta di lì a poco, mentre le massaggi il seno.
« Ho voglia di mangiarti. Posso morderti? »
Cappuccetto Rosso geme e trema forte quando cominci a stuzzicarla tra le gambe.
Ti scosti dal suo collo il tanto sufficiente da riuscire a guardarla in viso.
Ha le gote tonde rosse come papaveri e le labbra perennemente gonfie e lucide, e per un motivo che non capisci, quella visione ti strappa un sorriso di tenerezza.
« Signor Lupo? » ansima; un ansito che somiglia più ad una preghiera.
Ti accarezza una guancia e scende con l’altra mano a slacciarti i pantaloni e liberare finalmente il tuo sesso dalla sua prigione di stoffa.
Ghigni ferino, leccandoti le labbra, e spingendo più a fondo l’indice dentro di lei.
« È questo quello che vuoi? Se te lo do, poi posso morderti? »
Cappuccetto, se possibile, arrossisce ancora di più, ma sorride eccitata e torna ad aggrapparsi alle tue spalle.
« Signor Lupo » supplica come risposta.
Ti chini a baciarla.
Con la mano ancora umida di lei cerchi il preservativo di scorta che tieni sempre in tasca - perché va bene, rischiare una volta è stato divertente e più piacevole del solito, ma ritrovarti alla tua età con un moccioso tra i piedi a cui dover badare non è esattamente il tuo sogno nel cassetto.
Lo apri aiutandoti con i denti, poi lasci alla ragazzina il compito di srotolarlo sul tuo sesso ormai duro.
Quando entri finalmente dentro di lei e cominci a muoverti, Cappuccetto Rosso cerca, con scarso successo, di soffocare i gemiti premendo la bocca contro la tua spalla mentre tu sei talmente eccitato che non te ne preoccupi affatto.
È talmente stretta e bollente che ti gira la testa e con il naso così premuto contro il suo collo, la disgustosa fragranza alla vaniglia è stata presto sostituita dall’odore della sua pelle, sempre così invitante da risultare irresistibile, per te.
« Posso morderti? » ansimi.
Senti l’orgasmo cominciare già ad avvicinarsi, e in una situazione normale riusciresti anche ad avere la forza di trovare ridicolo e patetico il fatto che a farti un effetto del genere sia una mocciosa imbranata con così poco seno da sembrare quasi una bambina.
Cappuccetto Rosso continua a gemere ed inarca la schiena quando una violenta ondata di piacere la scuote fin nelle ossa. Si stringe maggiormente a te e la senti annuire contro il tuo collo.
Non resisti oltre.
Nello steso momento in cui avverti l’orgasmo esploderti in corpo, affondi i denti nella carne tenera della sua spalla, mordendola forte finché non percepisci il disgustoso sapore del sangue pungerti le papille gustative.
La ragazzina sgrana gli occhi per la sorpresa ed urla forte per il dolore, un attimo prima di venire a sua volta.
Si lascia andare contro il muro, ansimante e tutta rossa, e ti guarda un po’ spaventata.
Tu sostieni il suo sguardo ma senza dire o fare niente, ancora troppo stordito.
Senti il tipico sapore di ferro impastarti la lingua ed hai improvvisamente una gran voglia di vomitare per levartelo di dosso, ma qualcosa in fondo alla tua testa ti dice che appena sarà tutto passato ti tornerà comunque la voglia irrefrenabile di morderla.
Un rivolo umido ti cola lungo il mento e Cappuccetto allunga un braccio senza mai interrompere il contatto visivo. Con la mano che ancora le trema un po’ a causa dello sforzo fisico appena fatto ti ripulisce con delicatezza la pelle dalla scia rossa.
« Signor Lupo? » sussurra ancora un po’ intimorita e dolorante, ma accennando un sorriso strano, diverso dal solito.
Se non sapessi già per esperienza com’è che andrà a finire, potresti addirittura azzardare che si sta innamorando di te.
Le afferri il polso prima che possa ritirarlo e ti sfili il profilattico ormai inutilizzabile. Con un fazzoletto di carta ti dai una rapida pulita un po’ sommaria, poi con un colpo di bacchetta lo fai evanescere insieme al condom usato e ti riallacci i pantaloni.
Ti tiri addosso la ragazzina per il braccio e la baci.
Il morso che le hai lasciato sulla spalla continua a sanguinare ed il colletto della camicetta sta cominciando inevitabilmente a macchiarsi di rosso.
Ghigni.
« Rivestiti su, che andiamo a disinfettare quello e poi passiamo a fare un giro dalle cucine, ho fame ».