(no subject)

Dec 01, 2009 12:51

Неизвестный римский мастер конца 13 века. Фрагмент фрески из базилики Sant'Agnese fuori le Mura (Sepoltura dei Sapienti). Музеи Ватикана.
Фреска была представлена на выставке "Римские художники времени Джотто и Каваллини [Dipinti romani tra Giotto e Cavallini] состоявшейся в 2004 году в палаццо Каффарелли в Риме.






(Перевести можно здесь http://translate.google.com/?hl=ru#)

Gli affreschi con storie francescane della basilica superiore di San Francesco ad Assisi non sono di Giotto. Lo sostenne, non molto tempo fa, suscitando un certo scandalo, Federico Zeri, attribuendoli invece alla coeva scuola romana, già attiva in basilica nelle scene del registro superiore della navata, e identificandone l'artefice in particolare nella figura dell'artista Pietro Cavallini. La querelle relativa al cantiere assisiate, centro di grande innovazione e di passaggio dal "parlar greco" al "parlar latino", mette in evidenza come la storiografia moderna debba tenere conto che la concezione "toscanocentrica" del Vasari ha in parte influenzato la nostra visione dei fatti artistici del Trecento.

Senza entrare nei meriti della complessità di un cantiere come quello assisiate, la cui centralità e forza d'irradiazione sono universalmente riconosciute, è tuttavia importante rivalutare il ruolo di prim'ordine giocato dalla scuola romana del Trecento, secolo aperto dal primo Giubileo voluto da Bonifacio VIII e caratterizzato da importanti commissioni e dal fiorire di apprezzabili personalità e botteghe, in continuo dialogo con le novità portate da Cimabue e Giotto, l'uno documentato nell'Urbe nel 1272, l'altro attivo in città per importanti commissioni, come la perduta Navicella nell'atrio di S. Pietro in Vaticano, o il Polittico Stefaneschi, realizzato per l'altare maggiore del medesimo tempio.

Proprio questo l'assunto di base proposto dalla piccola ma suggestiva esposizione dei Musei Capitolini a Roma, che presenta una ventina di rari capolavori, frammenti di affreschi e tavole, inediti o poco conosciuti, come occasione di stimolo per una maggiore conoscenza delle fondamentali opere della scuola romana del Trecento, purtroppo parziale testimonianza sopravvissuta di uno dei particolari volti di Roma antica.

Dal superbo ciclo musivo di Pietro Cavallini in Santa Maria in Trastevere agli affreschi di Santa Cecilia, nella medesima zona, ai mosaici di Iacopo Torriti e Filippo Rusuti in Santa Maria Maggiore, ai raffinati cibori del grande Arnolfo di Cambio: rare e suggestive testimonianze di un'Atlantide perduta, una stagione artistica di cui ci sono rimasti frammenti, riflesso nascosto nei sottotetti delle chiese o nelle intercapedini dei solai, o rare e delicate tavole, preziosi tasselli di un complicato puzzle che spesso è impossibile ricomporre.

Proprio di quest'ultimo nucleo si vuole occupare la mostra romana, come occasione per ammirare, riunite, alcune tra le più significative testimonianza di questo periodo e della rapida e straordinaria metamorfosi stilistica che conduce dal timbro ancora marcatamente bizantino e rigido della Croce dipinta di Sant'Alberto al modernissimo naturalismo del disegno preparatorio in terra rossa del Volto di Cristo di Assisi, concordemente attribuito al Torriti. Opere tra loro molto diverse, punte di un iceberg in gran parte sommerso, ma segno evidente di una vivacità culturale senza precedenti. L'icona dei Santi Cosma e Damiano è un caso raro di pittura strettamente toscaneggiante, realizzata a Roma a ridosso di opere di Cavallini e Rusuti. Nell'ambito dei rapporti tra Roma e Firenze alla fine del Duecento occupa un posto di rilievo anche la dibattuta croce di Gallico, probabile lavoro di un maestro di area romana influenzato dal timbro duccesco. Proviene invece dal Collegio Teutonico del Vaticano ed è attribuito a Pietro Cavallini il Volto del Redentore, alla cui paternità si fa risalire anche la tavola del Museo della Cattedrale di Anagni, realizzata in un serrato dialogo con Giotto e Simone Martini.

Conclude questo interessante excursus tra pezzi rari e difficilmente avvicinabili la copia dell'Acheropita del Sancta Sanctorum, ritenuto, quest'ultimo, dipinto "da mano non umana". Rarissima testimonianza del cambiamento apportato all'icona all'epoca del pontificato di Innocenzo III, quando il corpo di Cristo venne coperto da una lastra di argento sbalzato e dorato.

http://www.museicapitolini.org/mostre_ed_eventi/mostre/dipinti_romani_tra_giotto_e_cavallini
Другие экспонаты этой выставки:
http://www.sapendi.it/tca/minisite/arte/nonsolomostre/2004giotto_cavallini/giotto_cavallini_gall.html
Каталог выставки:
http://books.google.com/books?id=sgerAAAACAAJ&dq=Dipinti+romani+tra+Giotto+e+Cavallini&ei=vuoUS7HQJJaizAS91pnnDA&hl=ru

xiii, -Италия, -Рим

Previous post Next post
Up