Fandom: Once Upon a Time
Prompt: 265. Meglio che resti non detto
Titolo: Fame d'aria
Autore:
gw_at_ecateWordcount: 2308
Rating: rosso
Avvertimenti: lime
Introduzione: "Il giovedì sera è il momento più noioso dell’intera settimana a Storybrooke. Del resto il giovedì è un giorno veramente stupido, almeno secondo Ruby."
Il giovedì sera è il momento più noioso dell’intera settimana a Storybrooke.
Del resto il giovedì è un giorno veramente stupido, almeno secondo Ruby: tutti restano a casa, perché tanto usciranno venerdì sera, sabato e magari anche domenica.
Il giovedì è ancora piena parte della settimana lavorativa, fatta di sveglie la mattina presto, caffè bevuti frettolosamente e abbigliamento da ufficio. Non che l’ultima parte sia un suo problema. Persino i teppisti non hanno voglia di darsi da fare il giovedì sera, e infatti lo sceriffo non è in centrale, ma lì da Granny’s, e Ruby gli sta versando il terzo scotch.
Qualche cliente solitario guarda Graham giocare a freccette, Sidney tenta di convincere Leroy a scommettere sulla mira dello sceriffo, ma l’uomo lo ignora, scocciato. Tutti sanno Graham ha una mira infallibile, a prescindere da quanto possa bere.
Le lancette dell’orologio scorrono lentamente in avanti, i pochi clienti se ne tornano a casa sonnolenti, persino Leroy, che in genere ordina birre in continuazione finché Granny non lo caccia. Ma per stasera la nonna non c’è: ha l’influenza e quindi si è presa una sera di riposo, lasciando tutto in mano a Ruby, che comunque è abituata a fare la chiusura del locale.
Rimane solo Graham.
Ruby pulisce i tavoli, lo sceriffo tiene l’ennesimo bicchiere di scotch in mano, mentre con l’altra soppesa una freccetta e la lancia. Ruby si concede di controllare che abbia fatto centro, sorride, e rimette a posto le sedie.
Le piace stare sola con Graham alla tavola calda. È una presenza familiare. Quando c’è la vecchia proprietaria, lo sceriffo se ne va insieme a tutti, però quando ne ha la possibilità rimane, e la sua compagnia indifferente diventa qualcosa di intimo per Ruby, come se loro due fossero abituati a stare insieme nella stessa stanza, senza farsi fastidio, senza dover per forza parlare e colmare un silenzio in verità piacevole.
Quando la ragazza apre la cassa per fare i conti della giornata, Graham si gira verso di lei e tira fuori il portafogli.
«Devo pagare.»
Ruby fa spallucce e gli sorride.
Graham solleva le sopracciglia ed insiste «Ho bevuto parecchio, Ruby.»
Lei gli fa semplicemente cenno di avvicinarsi al bancone. Riempie ancora il bicchiere dello sceriffo e poi versa dello scotch anche per sé.
«Stasera mi va bene così.» spiega allegramente.
Graham sorride, batte il bicchiere contro quello di Ruby e sorseggia.
«Cincin.»
A Ruby non piace granché lo scotch. Non ha una grandissima simpatia per liquori e distillati in generale, ed i cocktail li sceglie in base al colore che più la ispira nella data sera. Tuttavia ha voglia di stare ancora in compagnia di Graham, e lo scotch insieme è una scusa come un’altra. Lui deve essere un po’ alticcio, perché ha gli occhi lucidi e la fissa in modo strano.
Per loro due è normale flirtare spesso e in modo scherzoso, ma Graham ha i suoi buoni limiti, che rispetta sempre prima che le battute si facciano troppo cariche. Non la guarda con l’interesse lascivo di tutti gli altri, quindi ora è strano avere i suoi occhi addosso, eppure le fa piacere.
Graham si riscuote e sorride, accigliato.
«Sai che penso di non averti mai vista senza trucco?»
Ruby ride «Penso di non essermi mai vista nemmeno io senza trucco.»
Sorseggia lentamente lo scotch, mentre Graham lo beve in generose sorsate. Lo sguardo di lui indugia per alcuni istanti sulle labbra rosse di Ruby, poi risale all’altezza degli occhi, ma forse è un errore, perché anche la ragazza lo sta fissando, e per un momento c’è uno scoppio di elettricità.
Graham sorride, sospira e si allunga per lasciare il bicchiere vuoto sul cesto della lavastoviglie, oltre il bancone.
«Ho bisogno di prendere un po’ d’aria. Mi accompagni all’auto? Ti porto a casa io.»
Ruby annuisce. Non è la prima volta che le fa questa cortesia. Prende la giacca rossa dall’appendiabiti, e mentre se la infila Graham spegne le luci e la attende fuori. Quando Ruby chiude la porta del locale con tre giri di chiave, il giovane ha la faccia di chi ha bisogno di una sigaretta, nonostante lei non l’abbia mai visto nemmeno masticarne una di cioccolata.
Graham le porge il braccio e azzarda un inchino «Prego, signorina.»
Ruby si appoggia volentieri. La notte è fresca e l’estate arriverà a breve, ma intanto è bello avere un corpo caldo al proprio fianco.
L’odore del deodorante di Graham è penetrante, fresco e buono, e Ruby ci si culla voluttuosamente. È stanca, e se ne rende conto solo ora. Piega la testa e la appoggia sulla spalla del giovane, che libera il braccio dalla presa della ragazza per passarglielo attorno alle spalle.
«Aspetta di essere a casa prima di addormentarti.» la prende in giro.
«Ripensandoci, non voglio andare a casa. La notte è giovane!» sorride lei. L’abbraccio amichevole di Graham è comodo e confortante.
«Dunque che vuoi fare?»
«Andare in qualche locale. Incontrerò un conturbante sconosciuto che mi offrirà da bere-»
«Ci sono sconosciuti a Storybrooke?» lo sceriffo ride di gusto.
«Certo! Ci innamoreremo perdutamente, e poi scapperemo insieme sulla sua motocicletta.» fantastica lei felicemente.
Graham ridacchia, inizia a cercare nella tasca del chiodo in pelle le chiavi dell’auto.
«Sai già anche quanti figli avrete?»
«Molly, la primogenita, e i gemelli William e Nathan. Avranno i miei occhi, naturalmente.» spiega lei con ovvietà.
«E non dimenticare il tuo sorriso.» concorda Graham. Poi si fa pensieroso.
Ruby scivola dal suo abbraccio e va di fronte alla portiera dell’auto dello sceriffo. Lui la segue senza aprire il veicolo.
«Ruby, hai così tanta voglia di andartene da qui? Ti conosco da anni e non ti ho mai sentita parlare d’altro.» le domanda, serio in volto.
Lei si mordicchia un labbro. Lo guarda.
«Non lo so. Voglio un posto in cui sentirmi me stessa, e qui non l’ho ancora trovato. Quindi sì, certo che me ne voglio andare. Ma ogni volta che ci provo, succede sempre qualcosa che mi tiene intrappolata qua.»
Si appoggia all’auto con un sospiro, e guarda le scarpe rosse con il tacco spiccare contro l’asfalto nero, ormai persa nei suoi pensieri.
«Perché non provi ad essere te stessa anche a Storybrooke?» le chiede Graham. Nel frattempo ha rimesso le chiavi in tasca.
«Non posso. Non è… non so. A volte credo semplicemente che rimarrò bloccata qui per il resto della mia vita.»
Graham si avvicina. Lei stringe le spalle e continua a pensare a tutte le occasioni perse.
All’improvviso delle mani le sollevano il viso, e labbra morbide la baciano. La barba corta le gratta il mento.
Ruby spalanca gli occhi, sopraffatta, e prima di poter schiudere la bocca, Graham si tira indietro.
«Scusa. Scusa, non dovevo.» si affretta a dirle.
Lo sceriffo guarda oltre le spalle della ragazza, turbato, non si spiega il desiderio irrefrenabile che l’ha spinto a baciarla. È stato più ubriaco di così, a volte proprio in compagnia di Ruby, ma non ha mai fatto stupidaggini prima d’ora.
Lei si tocca le labbra con le dita. Le è piaciuto.
Sorride. Fa un passo in avanti, i tacchi rintoccano secchi sulla strada. Prende un lembo della giacca di Graham nel pugno.
«Non c’è problema.» lo rassicura dolcemente, e mentre parla alza il mento, lo guarda negli occhi, ed il messaggio è inequivocabile.
Attende solo un attimo, poi le bocche si incontrano di nuovo, la stessa foga contraccambiata, denti che mordono labbra, e il respiro accelera quando le mani di Graham affondano tra i capelli scuri.
È irruente, Ruby viene spinta contro l’auto mentre lui scende a baciarle il collo, e lei non sa dove toccare. Vorrebbe stringerlo alle spalle, accarezzare la schiena, sbottonare la camicia sotto la giacca, ma due mani non bastano per fare tutto contemporaneamente, e quindi le muove in fretta, ovunque, la bocca del giovane la distrae.
La canottiera che indossa è scollata, si vede il pizzo del reggiseno, e Graham ha facile accesso alle sue curve, le abbassa gli indumenti e bacia i seni, le labbra si chiudono attorno al capezzolo e leccano. Ruby lascia andare un gemito e lo afferra per la cintura, tirandolo a sé. Alza una gamba, che passa attorno al fianco di Graham, la gonna corta sale, i bacini collidono, e sentirlo rigido contro i jeans, sulle mutandine, le mozza il fiato.
La bocca di Graham ripercorre il collo di Ruby, torna sulle sue labbra, torna a baciarla. Lo scotch che copre i loro sapori porta con sé anche la voglia di liberarsi di tutte le etichette che hanno addosso da anni. Graham muove i fianchi contro di lei, la gonna si alza sempre di più, ma lui si fa un po’ indietro con la testa.
Sorride, ansima.
«Questi potrebbero essere atti osceni in luogo pubblico.» la avvisa.
Ruby ride, sollevata da quell’attimo di tregua «Cosa vuoi che ci succeda? Lo sceriffo sei tu!»
Anche Graham ride. Appoggia le mani contro l’auto, Ruby è ancor più chiusa in una gabbia formata dal corpo sopra il suo e la macchina alle sue spalle.
Si morde un labbro, indecisa, poi gli sussurra all’orecchio.
«Non ti fermare.»
Il respiro di Graham contro il collo è una tortura.
«No, non mi fermo.» la rassicura.
La bacia ancora, ma questa volta è più lento. Sempre famelico, ma non la divora: la assapora. Ruby inarca la schiena, spinge il bacino. Graham geme e si allontana ancora.
Le tocca le labbra «Ti è andato via il rossetto.»
«Non volevi vedermi senza trucco?»
Graham annuisce, e la guarda. Ruby gli lecca le dita, e a quel punto lui le fa scivolare via dalla sua bocca. Sempre guardandola, le infila sotto la gonna, solleva le mutandine e la accarezza.
Ruby non prova neanche a trattenere gli ansiti, fissa gli occhi su quelli di Graham, e mantiene il contatto finché può. Le guance le vanno a fuoco, così come il ventre, le gambe. Si aggrappa a lui.
Le dita di Graham sono ruvide, la toccano con decisione ma lentamente. Ruby vorrebbe gridargli di andare più veloce, di slacciarsi i pantaloni e prenderla lì, sulla strada, contro l’auto, dove qualunque passante potrebbe vederli. Invece geme, morde il labbro, getta la testa indietro quando arriva all’orgasmo.
Graham la schiaccia contro il metallo freddo dell’auto, la bacia, la sua mano è ancora lì sotto gli slip, e le dà i brividi, la fa sussultare, continua ad accarezzarla, a pizzicare piano e indugiare su quel punto caldo, bagnato.
Prima che le dia troppo alla testa, Ruby armeggia con la cintura del giovane, riesce a slacciarla, ma a quel punto le mani tremano troppo perché riesca anche a sbottonargli i jeans. Lo lascia fare a Graham, che per grazia divina allontana le dita da sotto la gonna e le dà un attimo di respiro.
Le mani cercano di tornare su di lei, ma Ruby le ferma, se le fa scorrere sulle gambe, poi spinge Graham appena di un passo indietro, si inginocchia di fronte a lui. Il giovane sospira con anticipazione, e quando la bocca della ragazza è sul suo sesso riesce a soffocare il primo gemito in gola, ma poi Ruby si fa più audace, le labbra bollenti e la lingua sono di lui, e trattenersi non è più facile. Picchia un pugno contro l’auto, ansima, con la mano libera le tiene i capelli scostati dal viso, ma tiene gli occhi chiusi, perché guardarla è troppo.
Si arrischia ad osservarla solo per un attimo, Ruby ricambia il suo sguardo, e lui teme di impazzire per la voglia di strapparle i vestiti di dosso.
Le appoggia una mano sulla spalla e la fa scostare prima di venirle in bocca. La ragazza sembra confusa, ma sorride, lo tocca ancora finché fa male, finché è l’orgasmo anche per lui, e nel sorriso selvaggio di lei Graham si sente un’altra persona, persino più animale che uomo.
Una minima parte del suo cervello è ancora lucida a sufficienza da impedirgli di continuare, di caricarla sui sedili posteriori o sul cofano dell’auto e fare sesso fino a togliersi di nuovo il fiato.
Non è questo che merita Ruby. Non una strada deserta nel cuore della notte, e mani frettolose.
Per un prezioso istante, Graham prova qualcosa di travolgente, di intenso, e il cuore gli si stringe in una morsa, come mai prima nei suoi ricordi. Poi quel sentimento sconosciuto muore, e gli lascia la bocca impastata come cenere.
Porge una mano a Ruby e l’aiuta a rialzarsi Piccoli sassolini d’asfalto le sono rimasti sulle ginocchia, e lei li spazza via prima ancora di risistemarsi la gonna.
Graham si abbottona la camicia e la lascia fuori dai jeans. È ancora troppo sensibile per poter chiudere la cerniera. Si appoggia all’auto e riprende fiato, guarda Ruby far scivolare di nuovo il seno sotto i vestiti, pettinarsi le lunghe ciocche nere con le dita. Ansima ancora pure lei, ha le guance rosse, gli occhi brillano anche nel buio della strada.
«Penso sia ora di andare a casa.» gli dice.
Graham annuisce, riallaccia i jeans, ma prima di far scattare le chiavi tira a sé la ragazza e la bacia un’ultima volta. Sente anche il proprio sapore nella sua bocca, ma non gli dà troppo fastidio. È bello come Ruby ceda morbidamente tra le sue braccia.
La stringe, la accarezza, poi appoggia la fronte sulla sua, i nasi si schiacciano. Parla, e le loro labbra sono così vicine che ancora si toccano.
«Questo è stato un po’ fuori dall’ordinario.»
Ruby annuisce. Non si ripeterà. Lo hanno saputo entrambi fin da subito.
«Ma è stato bello.» conclude lei al suo posto.
La ragazza si scosta, sorride stringendosi nella giacca, ha un brivido di freddo.
«Dai, andiamo.» propone Graham. Le apre lo sportello, finalmente accende il motore dell’auto e la riaccompagna a casa.
Il viaggio è breve, solo una decina di minuti, ma il silenzio è strano. Non imbarazzante, ma comunque carico. Entrambi pensano a quel che è appena successo, ai desideri forti che hanno lasciato dei dubbi.
Graham accosta davanti alla casa di Ruby.
«Grazie.»
Lei scende dall’auto, indugia un momento prima di richiudere lo sportello.
«Forse potrei provarci. A restare qui a Storybrooke, intendo.»
Gli regala un’occhiata dolce prima di salutarlo.
«Buonanotte, Graham.»
«A domani, Ruby.»