Fandom: Labyrinth
Prompt: 4. Ballando col diavolo
Titolo: Doloroso live concert
Autore:
gw_at_ecateWordcount: 668
Rating: verde
Avvertimenti: post!movie
Introduzione: "C’era differenza tra gli occhi di chi è triste perché la sua ultima storia è stata una delusione, e quelli di chi lo è perché sta pensando ad un’occasione persa."
I rimpianti sembrano far parte della vita di ogni adulto. Sarah l’aveva compreso molto presto, e questo suo padre lo intuiva dallo sguardo amareggiato con cui la figlia fissava il mondo fuori dalla sua finestra, ogni volta che si lasciava con un fidanzato.
C’era differenza tra gli occhi di chi è triste perché la sua ultima storia è stata una delusione, e quelli di chi lo è perché sta pensando ad un’occasione persa. A suo parere certe cose le dovrebbero notare le madri, piuttosto che i padri, ma la sua nuova moglie non era particolarmente materna, quindi il compito era ricaduto su lui. Purtroppo, non è un compito difficile, consolare una figlia che non vuole essere confortata.
Così lascia Sarah osservare le strade bagnate con il viso appoggiato sui pugni, le gambe incrociate, e in grembo un libro con la copertina rossa.
La pioggia ticchettava insistentemente sull’asfalto e contro i vetri. La ragazza ha lasciato Luke dopo il ballo scolastico, quando i goffi tentativi di seduzione del compagno di classe erano diventati troppo volgari e persistenti. Sarah non ne era innamorata. Non era mai nemmeno stata innamorata. Solo una persona era riuscita a mandarla in confusione proprio come l’amore poteva fare, ma lei ci aveva rinunciato ormai da troppo tempo.
Poggiò la mano sulla finestra, lasciando l’impronta sulla condensa gocciolante del vetro.
«Vorrei che il Re dei Goblin mi portasse via.» sussurrò.
Fuori continuava a piovere, e il cielo andava scurendosi. Sarah ebbe un brivido di freddo che le fece male alla schiena.
Sfilò i jeans e i calzini e si distese sotto le coperte del letto con ancora indosso il maglione. Appoggiò Labyrinth sul comodino, e si addormentò guardandone la copertina consumata.
Il sogno era bello, riposante come devono essere i sogni.
Sarah si trovava in una sala bianca dalla luce ovattata, ma i contorni erano sfocati e neri. C’era una musica dolce in sottofondo, le note prepotenti di un pianoforte si univano a quelle più serene delle viole, e Sarah riconobbe d’essere in una sala da ballo, dove bolle di sapone brillavano sulle pareti come lanterne.
La musica le corroborò lo spirito. Chiuse gli occhi e fece una giravolta. L’ampia gonna di un abito verde le vorticò attorno alle gambe. Si sentiva una principessa. Volteggiò ancora, aprendo le braccia. Qualcuno le prese dolcemente le mani, e ballò con lei.
Sarah spalancò gli occhi.
Ciocche bionde. Occhi azzurri.
Jareth le sorrise.
«E così vorresti che ti portassi via.»
Il Re si godette la sorpresa sul suo volto. Le fece fare una giravolta.
«Non dirmi che non pensavi ti ascoltassi. Tengo molto a te, Sarah. Voglio esaudire ogni tuo desiderio.»
«A patto che io ti obbedisca.» ricordò lei.
«Ovviamente. Però pensaci, mia cara. Il mio mondo si inginocchierebbe a te, e non solo. Governo molto più di quello che sai. Lasciami essere tuo schiavo.»
Le parole di Jareth erano allettanti, cadenzate, seguivano il ritmo di quella musica meravigliosa, ipnotizzandola.
La gonna frusciava, il Re dei Goblin la guidava nella danza come se l’avesse sempre fatto: la sollevava, lasciava andare, ballava con lei seguendo ogni suo desiderio di movimento.
Quando le posò una mano sul braccio, Sarah si accorse che l’abito la lasciava nuda dalle spalle fino ai polsi. Ebbe la pelle d’oca.
Un crescendo di viole. Abbellimenti con il pianoforte.
«No.»
Si scansò da lui.
«No, non obbedirò a nessuno.»
Doloroso, fortissimo. I tasti del pianoforte gemevano una musica sofferente.
Jareth smise di ballare. Le viole cessarono di suonare.
«Non impari mai dalle tue scelte passate, vero Sarah?» chiese retorico, rammaricato.
«Ci sono cose che non possono cambiare.»
Anche il pianoforte si zittì.
Il Re sogghignò.
«Tutto può cambiare, mia dolce Sarah. Quel che credo, piuttosto, è che non vuoi che cambi.»
La ragazza ammutolì, e fece un passo indietro.
Jareth la guardò negli occhi.
«Hai perso l’ennesima occasione, e non ce ne saranno altre. Per questo, concediamoci almeno un ultimo ballo.»
Le tese la mano, inchinandosi.
La musica ricominciò.