Sfida: 500 prompt
Prompt: 223. Toccami
Fandom: Shingeki no Kyojin
Personaggi: Jean Kirschtein, Marco Bodt
Pair: Marco/Jean
Numero capitoli: 10/500
Generi: slice of life, sentimentale, introspettivo, erotico, Marco ha dei fetish strani
Avvertimenti: yaoi
Rating: rosso
Numero parole: 1492
Note: Freckles è una brutta persona che mi da troppe idee <3 La adoro per questo <3
Quello non era il primo Natale che passavo assieme. Non sarebbe neppure stato l’ultimo.
Era però il primo Natale che passavano nella loro nuovo casa. Il primo Natale tra le quattro mura che avevano deciso di abitare insieme. Il primo Natale da conviventi.
Fosse stato per lui, Jean si sarebbe accontentato di avere un piccolo albero da mettere sul tavolo. Di quelli che compravi a pochi soldi in qualche negozio cinese. Sul camino in salotto avrebbero appeso le vecchie calze che aveva cucito la madre di Marco per loro quando ancora erano bambini. Forse avrebbero messo qualche candela come soprammobile. Ma poi quella follia natalizia sarebbe finita lì.
Solo che Marco non era di tale avviso.
Quella mattina era entrato in casa assieme a Reiner. Si stavano trascinando dietro un enorme abete natalizio. Di quelli veri che poi avrebbero perso tutti gli aghi e lui stava già pensando che non aveva alcuna intenzione di pulirli. Li avrebbe lasciati a Marco, e se si fosse lamentato glieli avrebbe fatti pulire con la lingua.
Era rimasto seduto sul divano tutto il tempo, senza muovere neppure un dito mentre guardava i due uomini trasportare l'albero. Aveva usato la scusa che non era abbastanza muscoloso per un lavoro del genere. In realtà era troppo pigro per aiutarli, e troppo poco incline a qualsiasi spirito natalizio.
***
Non si era mosso dal divano quasi per tutto il giorno. Aveva continuato una maratona di film che aveva visto e rivisto centinaia di volte, e stava ignorando il compagno che stava trasformando casa loro nel laboratorio di Babbo Natale.
O almeno cercava di ignorarlo. Ma non era molto facile ignorare quasi due metri di muscoli che si muovevano per il salotto, canticchiando e fischiettando motivi natalizi, mentre addobbava l'albero. Aveva addosso uno di quei orrendi maglioni natalizi e, se lo ricordava bene, doveva avere delle renne sul davanti.
Verde. Rosso. Bianco. Renne.
L'antisesso più puro. Secondo solo ai calzini che lui stesso aveva addosso. (A righe verdi e viola. Con le dita separate. Un regalo di sua nonna.)
Riusciva a non guardare il maglione solo perché Marco indossava i suoi jeans migliori. Quelli che gli fasciavano i fianchi e le gambe in modo impeccabile. E che accentuavano la curva perfetta del suo fondoschiena.
“Jean, mi aiuti con questa ghirlanda?” Il moro teneva in mano un ghirlanda rossa e dorata. Classico, doveva immaginarlo.
Con uno sbuffo si era alzato dal divano e gli si era avvicinato. Doveva fare almeno un po' di scena, altrimenti non sarebbe stato lui.
“Non credo di voler sapere quanto hai speso per tutti questi addobbi. Spero solo che tu abbia usato i tuoi soldi, e non i nostri.”
Marco aveva ridacchiato mentre osservava Jean sbirciare nella scatola in cui aveva riposto palline, ghirlande e decorazioni varie.
“Non ho comprato tutto. Certe cose le ho recuperate a casa dei miei e dei tuoi. Sono stati più che felici di darmi tutto quello che gli ho chiesto.” Aveva iniziato ad avvolgere la ghirlanda attorno all'albero, mentre Jean cercava di aiutarlo.
Cercava, perché non si stava minimamente impegnando, ma Marco non aveva neppure sperato nel suo aiuto. Gli piaceva solo l'idea di fare l'albero insieme. Il primo nella loro nuova casa.
“Ehi, Freckles.”
“Mh?” Marco era sbucato da dietro l'albero, per guardare il compagno che lo guardava con il broncio stampato sulle labbra. Poteva solo sorridere.
“Te lo scordi, Marco. Non mi metto una cosa del genere addosso.” Jean aveva in mano un maglione identico al suo.
“Non fare il Grinch della situazione!” Il moro gli si era avvicinato e lo aveva guardato. “Da bambino li mettevi sempre questi maglioni. E non puoi dire di no perché me lo ricordo, e se anche non mi ricordassi, tua madre mi ha fatto vedere foto interessanti mentre cercavamo gli addobbi.”
“Mi avete costretto a diventare il Grinch! Siete tutti fissati con il Natale! Oh, no no, Marco! Non mi guardare così! Sto maglione non lo metto neppure se mi paghi! Lo regali ad altri, o finisce a far compagnia alla legna nel camino!”
***
Non solo aveva finito con l'indossare il maglione che gli aveva appena regalato Marco. Aveva anche finito per aiutarlo ad addobbare la casa e l'albero. Gli aveva anche promesso che lo avrebbe aiutato a preparare il pranzo di Natale, dall'antipasto al dolce. Aveva anche acconsentito a invitare entrambe le loro famiglie a pranzo. Fratelli compresi.
Perché quando aveva sentito le labbra di Marco sulle proprie, il suo cervello aveva avuto un corto circuito. Le mani di Marco si erano subito appoggiate sui suoi fianchi, mentre approfondiva il bacio.
Jean era sicuro lo avesse fatto apposta, perché sapeva quanto il biondo bramasse le sue attenzioni.
Quando aveva sentito la mano di Marco spostarsi più in basso, a stringere la sua natica, allora perso anche quell'ultimo flebile legame che il suo cervello aveva con il suo corpo. Perché aveva passato buona parte della giornata a guardare il compagno, e ad immaginare cosa avrebbe voluto fargli.
Solo perché indossava i suoi pantaloni migliori.
Non aveva protestato quando Marco gli aveva tolto la maglia che indossava per fargli mettere quell'orrendo maglione.
Non aveva protestato neppure quando lo aveva preso in braccio per portarlo sul divano.
Non aveva protestato quando le labbra di Marco avevano raggiunto il suo collo, anzi. Aveva subito inclinato la testa per permettere al moro di continuare a baciarlo, leccarlo, succhiarlo. Le sue dita accarezzavano la nuca del compagno, mentre le mani di Marco stringevano con forza le sue natiche e lo attiravano di più a lui.
Bacino contro bacino, e questo era bastato per far partire un brivido di piacere in tutto il suo corpo, che ovviamente si stava andando a concentrare tra le sue gambe. Le attenzioni di Marco lo facevano sempre sentire come un adolescente che non sapeva controllare le proprie pulsioni, ma gli importava poco.
Sapere che Marco lo desiderava anche mentre indossava quel ridicolo maglione lo eccitava. Sentire le dita di Marco che lentamente si faceva largo sotto il suddetto maglione gli fa faceva venire i brividi ad ogni tocco. Le sue labbra e la sua lingua sul collo gli mandavano scosse elettriche che stavano finendo direttamente nella sua povera erezione, ormai troppo stretta nei jeans che indossava.
E Marco se n'era accorto. Sapeva quanto Jean lo desiderasse in quel momento, perché il biondo lo aveva notato nel suo sguardo. I suoi occhi lo guardavano come se stessero per mangiarlo.
Se il moro non avesse fatto qualcosa, sarebbe venuto come un ragazzino alle prime esperienze, senza neppure essere sfiorato da qualcuno.
“Marco...” Aveva mugugnato, non riuscendo più a trattenere la voce. Il suo bacino si era mosso di più verso l'altro, cercando almeno uno momentaneo sollievo.
“Dimmi, Jean?” Marco gli aveva morso il lobo dell'orecchio, mentre portava una mano tra i loro ventri e sfiorava l'erezione ancora coperta di Jean.
Il biondo non aveva risposto. Si era solo mosso contro la mano di Marco, sperando di fargli capire cosa volesse, anche se era sicuro che l'altro già lo sapesse, e volesse solo stuzzicarlo.
“Se non mi dici cosa vuoi, non posso capire.” Gli aveva morso lievemente il labbro inferiore, prima di baciarlo. La sua mano che ancora si muoveva sopra i jeans del compagno.
“Sei un bastardo...” Aveva mormorato sulle sue labbra, guardandolo negli occhi.
“Si, me lo dici spesso. Anche in questi contesti.” Aveva premuto di più la mano contro la sua erezione, godendosi Jean che si mordeva le labbra e inarcava la schiena.
“Toccami, cazzo...! Non voglio venire così...!”
Lentamente Marco aveva aperto i suoi jeans. Prima il bottone, poi la zip. Tutto con una lentezza che era sicuro stesse uccidendo l'altro. Aveva di nuovo baciato il suo collo. Questa volta più delicatamente, sapendo che questo avrebbe fatto impazzire Jean.
“Rischiamo di rovinare i maglioni.” Lentamente aveva abbassato i jeans sui suoi fianchi, subito seguiti dai boxer. Con piacere aveva notato le condizioni del compagno. Completamente teso. E già in procinto di venire.
“Fanculo tu e i maglioni.”
Marco aveva ridacchiato, portando finalmente una mano sul sesso di Jean, che si era lasciato sfuggire un gemito di puro piacere a quel contatto.
“Però ti sta bene.” La sua mano si era chiusa attorno a Jean, l'aveva subito mossa deliziandosi delle reazioni del biondo che subito aveva mosso il bacino.
“Sta zitto... Non parlarmi dei tuoi fetish natalizi ora..” Avrebbe voluto controllarsi un po' di più, ma la voce gli usciva rotta da gemiti più o meno trattenuti. Marco aveva imparato nel corso degli anni come muovere quella maledetta mano per farlo arrivare subito in paradiso. O forse era solo colpa sua che desiderava sempre il compagno e si eccitava facilmente.
“Ne parliamo più tardi in camera, allora?” Marco aveva mormorato al suo orecchio, e questa era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Con un gemito più acuto degli altri aveva finito per sporcare la mano di Marco e quei ridicoli maglioni.
Il moro lo aveva baciato subito, per non permettergli di protestare, mentre si alzava dal divano e lo teneva in braccio. In camera da letto avrebbe trovato altri modi per finire di sporcare i maglioni, perché forse Jean aveva ragione.
Si era eccitato nel vederlo con quel maglione natalizio addosso.