Autore:
gw_at_ecateFandom: Frozen/Le 5 Leggende
Titolo: Ritratto di famiglia
Rating: nc17
Prompt: 139 Guardiano
Elsa si sporge sopra la culla, la fa dondolare lentamente mentre canticchia una ninnananna sottovoce.
Suo figlio dorme, avvolto in spesse coperte azzurre. Elsa le ha volute di quell’esatto colore, e non si è stupita quando guardando negli occhi il suo bambino, ha trovato la medesima sfumatura.
Si accarezza la pancia con aria distratta. A tre mesi dal parto le sembra ancora strano sentirsi così vuota. Un po’ le dispiace dover condividere suo figlio con il mondo. Finché era dentro di lei, le sembrava di poterlo proteggere meglio.
Sorride e bisbiglia piano per non svegliare il piccolo. «Ma la mamma ti difenderà da tutto. Non ti lascerà mai solo.»
Alza la testa e sorride dolcemente nell’incontrare lo sguardo di Jack all’altro lato della culla. Gli stessi occhi del loro bambino si specchiano nei suoi.
Lo spirito dell’inverno allunga una mano verso il bimbo. Sa di essere freddo, ha quasi paura di toccare suo figlio.
Elsa lo vede titubare, lo raggiunge e lo abbraccia da dietro.
«Fallo, non ti preoccupare. Non gli dà fastidio il freddo.» gli sussurra incoraggiante.
«Come fai a saperlo?»
«Perché è nostro figlio. È il nostro bambino.»
Il ragazzo si decide infine a muovergli una carezza. Il piccolo si agita nel sonno, ma quando Jack fa per ritrarsi, il neonato afferra un dito del padre, stringendolo con tutta la manina.
Le loro pelli a contatto si illuminano per un istante, e due piccoli fiocchi di neve si posano sul dorso della mano di Jack.
«Hai visto? È come noi. E con il tempo gli insegneremo tutto sul suo potere.» mormora Elsa felice. Stringe l’amante con più forza, poggia la guancia contro la sua schiena.
Jack è immortale, ha quasi due secoli di vita alle spalle, e non invecchia. Eppure a Elsa sembra cresciuto, più adulto, più forte, e ha notato minuscoli cambiamenti in lui da che hanno scoperto entrambi di amarsi.
Le risate di Jack erano infantili quando lei era solo una bambina, poi sono diventate complici, confortanti mentre lei cresceva e lui tentava di aiutarla. Hanno preso un tono roco la prima volta che hanno fatto l’amore e hanno coperto il pudore con i sorrisi. Ora sono rassicuranti. Jack continua a ridere, ma ride come farebbe un adulto mentre suo figlio abbandona la mano paffuta contro il letto e gli lascia libero il dito.
«È bellissimo.» le sussurra meravigliato.
Elsa annuisce contro la sua schiena. «Ti somiglia.»
«Avrà le lentiggini?»
«Può darsi. Le lentiggini e gli occhi azzurri del padre.»
Jack si gira tra le braccia di Elsa e la guarda malinconico.
«Mi dispiace di non esserci stato. Mi dispiace di non esserci. Se solo mi vedessero potrei-»
«Ci sei adesso. Ci sarai per lui, e questo è quanto basta.» lo interrompe.
«E per te? Ho sentito quello che dicono di te, e Elsa, non è giusto. Non te lo meriti.»
Elsa sorride, cancella con le carezze la tristezza dal volto di Jack.
«Sono la regina, e nessuno può permettersi di dire alcunché. Il regno avrebbe avuto bisogno di un erede al trono prima o poi, e se avessimo dovuto metterlo nelle mani dei figli che avranno Anna e Kristoff…» la prospettiva la fa ridere. «Non ho bisogno di un marito, o di un uomo che la gente possa immaginare al mio fianco per fare un figlio e amarlo. Ho bisogno di te.»
Il dolore di Jack si scioglie in un sorriso, e abbassa le mani sulla vita di Elsa. La stringe e la bacia, si lascia accarezzare da lei, finché non è il momento di prenderla tra le braccia e stenderla sul letto.
Si spogliano in silenzio, slacciano i vestiti baciandosi senza fare rumore, per non svegliare il bambino che dorme. Il loro bellissimo figlio, che ha nel sangue la neve e il gelo, ma che Jack ha visto sorridere pochi giorni dopo la sua nascita, mentre Elsa dormiva esausta accanto alla culla.
L’estate è stata troppo calda perché Jack potesse starle accanto durante la gravidanza, ma nel vento l’ha sentita tante volte piangere da sola, senza poter dire a nessuno chi fosse il padre del bambino che le cresceva dentro, senza poter nemmeno contare sull’abbraccio di quel compagno che sembrava averla abbandonata.
Elsa sospira mentre Jack la bacia tra le gambe.
Lui la guarda mentre cerca di nascondersi nonostante il piacere, coprendosi il ventre con le braccia.
«Elsa.» la chiama a voce bassissima, le prende i polsi, cercando di scostarglieli.
«Per favore, Jack. Non mi sento…» Elsa si morde le labbra, vergognandosi ad ammettere la propria debolezza. «Non mi sento bella abbastanza.»
Forse Jack non dovrebbe sentirsi in colpa per questo, ma se fosse stato lì in quei mesi, avrebbe potuto dire ad Elsa quanto fosse meravigliosa, come splendesse di luce propria mentre accarezzava il bambino dentro di lei e camminava fiera, ignorando le voci della corte.
Le bacia le mani mentre le accarezza piano i polsi, le dita. Percorre con le labbra la strada delle vene, fino a baciarle i gomiti.
«Sbagli. Sei bella come sempre.» le confida piano. La sente rilassarsi, e alla fine un braccio gli passa attorno al collo. Con l’altro lo cerca e gli stringe la mano.
Jack la bacia sullo stomaco, sulla pancia, e sarà anche vero che il corpo di Elsa non è tonico e magro come prima che rimanesse incinta, ma dentro di lei c’è stato il loro bambino, è cresciuto suo figlio, e nella morbidezza della pelle della regina, Jack trova tutto l’amore che è in grado di dare.
La stretta di Elsa sulla sua mano si rafforza quando lui le torna tra le gambe.
Morde piano sulle cosce. Avrebbe voglia di farla gridare, di farla gemere e ansimare, ma il bambino dorme, e quindi si fa tutto piano, in silenzio, anche se lei gli è mancata tanto da star male.
Bacia il suo sesso umido, ne lecca il calore, succhia lentamente fino a farla spasimare. Elsa soffre, si morde le guance pur di rimanere zitta, ma quella tortura è così lenta che il primo orgasmo fa quasi male da quanto ne aveva bisogno.
Jack la lascia riprendere fiato, le bacia solo i fianchi e le cosce a fior di labbra. Quando il respiro è quasi tornato regolare, il ragazzo risale il suo corpo, lo massaggia, lo accarezza, e si lascia accarezzare e massaggiare a sua volta dalle mani di Elsa, che lo cercano, lo stringono. La regina è diventata ormai abilissima a controllare il suo ghiaccio, e solo rari puntelli freddi graffiano la pelle di Jack, che si lascia colpire senza neanche un brivido.
Ha sempre amato il gelo, quello con cui Elsa lo circonda è speciale.
Appoggia la testa accanto alla sua, nascondendo la faccia nel cuscino quando la penetra: non gli vengono in mente altri modi per celare il gemito roco che si libera dalla sua gola.
Elsa lo stringe, lo culla su di sé, accogliendolo. Lo accarezza lungo la spina dorsale e muove con lui i fianchi.
Sono stanchi entrambi, hanno bisogno di sfogare il piacere e abbandonarsi, ma continuano ad affondare lentamente l’uno nell’altro, godendo di ogni istante, ogni centimetro di pelle fredda riscaldata dal loro ghiaccio.
Jack sente la testa girare e infine cede, continua ad andare lento ma spinge con più forza, gemendo a denti stretti. Elsa sussulta sotto di lui ad ogni affondo, gli morde la spalla e allarga di più le gambe, muovendo il bacino per fargli spazio, per sentirlo del tutto.
Vengono insieme, una cosa rara che li fa sorridere, e abbracciarsi fino a non avere più nemmeno lo spazio per respirare.
Sono i genitori dell’inverno, sono due ragazzi troppo giovani e già vecchi che si sono innamorati.