[Game of Thrones] Not here looking for absolution

Oct 21, 2013 15:17

Autore: AliYe
Fandom: Game of Thrones
Titolo: Not here looking for absolution
Genere: Angst, Sentimentale, Introspettivo
Personaggi/Pairing: Jon Snow, Robb Stark (Robb/Jon)
Warnings: AU, Cousin Incest
Parole: 1211 disse Word
Rating: R (arancione - me ne vergogno ma vabbeh)
Prompt: 49 - Confessione tra gli ansiti
Riassunto: Robb ci aveva visto rosso nel momento in cui, nel bel mezzo del litigio, Jon gli aveva voltato le spalle sputando un << Al solito non ci capisci nulla, Stark >> per dirigersi ad ampie falcate in camera sua - la camera in cui non dormiva sin dal primo giorno in cui avevano comprato l’appartamento.
Disclaimer: Se i personaggi mi appartenessero in qualche modo, fidatevi che Jon e Robb avrebbero fatto tante belle cose prima delle Nozze Rosse. Ma d'altro canto, fossi stata GRRM, non ci sarebbero state le Nozze Rosse. Non sono Florence Welch e non ho scritto Bedroom Hymns, che mi ha accompagnato nella stesura della one-shot :3
Attenzione!: chiunque dovesse plagiare questa fanfiction sarà perseguito a termini di legge - o, siccome i metodi burocratici mi sono sempre sembrati un po’ lenti, mi vedrà uscire dal suo armadio con un sorriso inquietante sul volto . Ed una motosega - in funzione - fra le mani <3

Robb ci aveva visto rosso nel momento in cui, nel bel mezzo del litigio, Jon gli aveva voltato le spalle sputando un << Al solito non ci capisci nulla, Stark >> per dirigersi ad ampie falcate in camera sua - la camera in cui non dormiva sin dal primo giorno in cui avevano comprato l’appartamento.
Non erano soliti urlarsi contro, e forse era stato proprio per questa ragione che Robb gli era andato dietro, seguendo l’istinto che mai lo aveva colto quando si trattava di Jon, quello che gli diceva di continuare la lite, magari di dargli anche un pugno - due volte in vita loro erano arrivati allo scontro fisico, e, dimentico di quanto si fossero feriti a vicenda, sia fisicamente che emotivamente, non aveva problemi ad aggiungerne una terza alla lista; nemmeno Jon era parso tanto contrario all’idea quando lo aveva spintonato con forza contro la porta che Robb si era chiuso alle spalle con un calcio.
E allora come cazzo erano finiti in un ammasso di arti avvinghiati contro la superficie di legno, una gamba di Jon spinta fra quelle di Robb e le labbra di uno alla ricerca di quelle dell’altro nel tentativo di marchiare, mordere, graffiare e ferire?
Robb non lo sapeva, così come non sapeva nemmeno quando, esattamente, avesse dato un colpo di reni per capovolgere le loro posizioni e intrappolare Jon alla parete, né perse tempo a chiedersi quanto di quello che stesse facendo fosse sensato - era cieco di amarezza e furia e doveva rilasciarle in qualche modo, o sarebbe scoppiato.
Gli morse il lobo dell’orecchio e la pelle morbida del collo da esso celata con più decisione di quel che volesse: sentì la gola di Jon tremare sommessamente mentre un gemito vi veniva trattenuto, le unghie graffiargli la scapola e lasciare segni superficiali sulla spina dorsale.
Morse e leccò e succhiò ancora il collo teso e la clavicola di Jon prima di portare con uno scatto rapido il volto ad un soffio di quello dell’altro: << Non lo dire mai più >> gli intimò in un ringhio, riprendendo le ultime parole dell’accesa discussione che non avevano ancora terminato, prima di far scontrare la bocca del ragazzo con la propria in un bacio tanto violento da rendere udibili lo scontro dei loro denti e le proteste che si perdevano fra le loro labbra.
Godette nel percepire la bocca di Jon aprirsi sotto la sua con un ansito rumoroso e sorpreso quando la mano di Robb scivolò oltre l’orlo dei pantaloni e l’elastico dei boxer per stringere l’erezione già dura e dolorosamente costretta nel tessuto rigido dei jeans, nel sentire il bruciore dei lunghi solchi rossi e profondi che le unghie di Jon avevano scavato sulla sua schiena.
<< P-perché no? Perché non dovrei? È la verità. >>
Anche affannato e intrappolato contro la parete, Jon non era disposto a negare nulla di ciò che avesse affermato - o sbottato - prima, al ristorante, di fronte a decine e decine di persone, e di nuovo in macchina e nel salotto dell’appartamento, quando erano rimasti soli.
Robb rafforzò la presa sul rigonfiamento che già aveva teso all’impossibile la stoffa dei pantaloni di Jon e prese a massaggiarlo con un ritmo erratico e discontinuo, rapido per la cieca furia: << È la nostra famiglia >> ripeté per l’ennesima volta, ogni volta sempre meno convinto e più adirato della precedente - sapeva di non poter incolpare Jon di tutto, non quando era stata Sansa a cominciare e Catelyn ad assecondarla tacitamente; e allora perché si era trattenuto quando Sansa aveva parlato?
<< Siete cugini, per l’amor del cielo. Siete disgustosi. >>
“Non capisci un accidente, Sansa.”
Ed il dolore che Robb già provava e tentava di nascondere sotto tutta quella rabbia - rabbia che poi dirigeva a Jon solo perché nessun altro sarebbe stato disposto a sopportarne il peso - aumentò quando le mani di Jon gli si appoggiarono alle spalle nel tentativo di porre un minimo di distanza fra loro: << È la tua famiglia, Stark. Io non ne ho una, ricordi? >> e c’era tanta di quella convinzione nelle sue parole - lo stesso, silenzioso messaggio che la vedova Stark pareva insinuare in ogni frase - che Robb sentì confusione e risentimento annebbiargli il giudizio per un secondo.
“Sono io la tua famiglia.”
Jon tentò di respingerlo di nuovo quando sentì le dita della mano libera di Robb afferrargli il mento - ci provò, ma Robb era troppo testardo e Jon troppo innamorato di lui perché tentasse di resistergli una terza volta.
“Sono io la tua famiglia.”
Robb non osò pronunciare quelle parole, ma tentò di imprimerle nel tocco più fermo delle dita e nella torsione del polso quasi immobilizzato dal tessuto rigido dei jeans, nel muoversi frenetico delle loro bocche, fra gli ansiti di entrambi e i gemiti che Jon consumava mutamente.
“Sono io la tua famiglia.”
Robb tornò a baciargli il collo per sentirlo mormorare insensatezze - << Cristo santissimo >> e << Cazzo, Stark- >> - e vederlo spingere i propri fianchi contro la sua mano, chiedendo, supplicando, anche se in silenzio, di avere di più, piuttosto che per aggiungere altri marchi freschi ai numerosi già presenti sulla sulla pelle sudata.
Non gli fu chiaro il momento in cui Jon li spogliò entrambi; quando Robb si trovò cavalcioni su di lui, che era steso di schiena sul materasso scomodo e rigido per il disuso, intravide con la coda dell’occhio una scia di vestiti scaraventati con malagrazia sul parquet, sulla scrivania, sul cassettone… poi Jon lo strattonò verso il basso e Robb dimenticò qualsiasi cosa non riguardasse le labbra fottutamente perfette di Jon, e la maniera in cui il suo corpo si irrigidiva e tendeva fino a sembrare che fosse sul punto di spezzarsi mentre la mano di Robb riprendeva la sua discesa, i talloni che affondavano nella base della sua schiena (e premevano con una forza tale che, Robb ne era sicuro, il giorno dopo ci sarebbero stati due lividi bluastri e dolenti) e tutte le maledizioni che sibilava nel conficcare le unghie nello scalpo di Robb, nel far vagare le mani sulla schiena di quest’ultimo, nel seguire la linea della spina dorsale e lasciare ovunque graffi che ci avrebbero messo tempo a rimarginarsi, che, con un crepitante dolore sottopelle, avrebbero impedito a Robb di muovere liberamente la schiena e di dimenticare quella notte anche solo per un secondo.
<< Sono io la tua famiglia. >>
Le parole gli scapparono di bocca prima che potesse rendersene conto: fermò le dita che stava spingendo febbrilmente dentro Jon e alzò la testa di scatto, incerto se cercare il suo sguardo ribadendo la propria affermazione o se nascondere il volto nella curva descritta fra il collo e la spalla, vergognoso delle parole pronunciate, egoistiche e totalmente ingiuste, e continuare ad affondare in lui fino a quando non fossero stati entrambi esausti e sudati e senza un briciolo di fiato per poter mormorare qualcosa di diverso dal nome dell’altro.
“O forse dovrei andarmene. Forse vuole-”
Fu colto di sorpresa quando una mano gli si posò fra le scapole, un tacito invito ad alzare lo sguardo.
C’era ancora amarezza, negli occhi di Jon, ma, fra un ansito e l’altro, le labbra gli si tesero in un sorriso stanco: << Lo so, Robb. Lo so, lo so. >>

autore: aliye, fandom: game of thrones, rating: r

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