The other night I wouldn't believe

Oct 17, 2013 15:50

Autore: AliYe
Fandom: Game of Thrones
Titolo: The other night I wouldn't believe
Genere: Angst, Sentimentale, Introspettivo
Personaggi/Pairing: Jon Snow, Robb Stark (Robb/Jon)
Warnings: AU, Incest (che poi in realtà in questa shot non è specificato; c'è solo una frase che possa rimandare a quell'idea, e sta al lettore interpretarla)
Parole: 1016 disse Word
Rating: Pg13 (Giallo)
Prompt: 399 - Miracolo
Riassunto: A volte, quando il desiderio si faceva insopportabile, tendeva le mani e, passandole più e più volte sulle lenzuola, gli pareva di sentire il fantasma di Jon - ma Jon non era lì, e Robb non sapeva se,cercandolo fra le coperte, tentava di convincersene o sperava di sbagliarsi e trovarlo addormentato al suo fianco.
Disclaimer: Se i personaggi mi appartenessero in qualche modo, fidatevi che Jon e Robb avrebbero fatto tante belle cose prima delle Nozze Rosse. Ma d'altro canto, fossi stata GRRM, non ci sarebbero state le Nozze Rosse.
Attenzione!: chiunque dovesse plagiare questa fanfiction sarà perseguito a termini di legge - o, siccome i metodi burocratici mi sono sempre sembrati un po’ lenti, mi vedrà uscire dal suo armadio con un sorriso inquietante sul volto . Ed una motosega - in funzione - fra le mani <3



C’erano state notti che Robb aveva trascorso con gli occhi fissi al soffitto e le mani strette attorno alle lenzuola, cercando di non cedere alla tentazione di allungare le dita sull’altro lato del letto, sulle coperte intatte e vuote e fredde che gli parevano ancora grondare di calore. A volte, quando il desiderio si faceva insopportabile, tendeva le mani e, passandole più e più volte sulle lenzuola, gli pareva di sentire il fantasma di Jon - ma Jon non era lì, e Robb non sapeva se,cercandolo fra le coperte, tentava di convincersene o sperava di sbagliarsi e trovarlo addormentato al suo fianco.
Altre notti, invece, chiudeva gli occhi e respirava a fondo - inspira, espira, inspira, espira - fino a quando il sonno non gli concedeva una pausa dall’incessante pensare (e sperare): i suoi sogni si limitavano alla sensazione soffusa della mano di Jon sulla sua spalla, al ricordo della sua risata, che, per quanto rara, era incredibilmente genuina e contagiosa al suono, del modo in cui sussultava quando Robb gli prendeva il volto fra le mani e lo baciava all’improvviso. A volte, l’alba lo coglieva insonne e con gli occhi umidi.
Era raro che trascorresse le notti con gli occhi chiusi ed un singhiozzo intrappolato sul fondo della gola - o almeno, era diventato raro da qualche settimana a quella parte, perché i primi giorni Robb li aveva trascorsi con i denti serrati sulle nocche della mano sinistra nel tentativo di mantenere un briciolo di autocontrollo. Pensava alla missiva dell’esercito e all’elicottero schiantatosi sull’altopiano iraniano e al corpo di Jon - “che non è stato trovato” si ripeteva “non l’hanno trovato, quindi non è morto, non è detto” - coperto di sabbia e polvere e sangue e nonèmortononèmortononèmortocazzoJonnonpuoiesseremorto.
Era stata durante una di quelle notti che Spettro si era avvicinato al letto matrimoniale, uggiolando per la pioggia che tamburellava il vetro della finestra, presagio di un temporale tipico del tardo autunno, mentre Vento Grigio rimaneva accucciato affianco al comodino con la testa nascosta dalla coda: nessuno dei due cani-lupo era mai stato terrorizzato dai temporali, ma, forse memori del periodo trascorso in strada (“Se non fosse stato per Jon non sarebbero qui - e io dove sarei?”), cercavano sempre la compagnia dei loro padroni - anche Robb, imitando il loro esempio, avrebbe voluto cercare una schiena da spingere contro il proprio petto ed una spalla contro cui poggiare la fronte. Ma nel letto c’era solo lui, nella casa intera e in quella vita che avevano tentato di ricostruire insieme, lontano dalla casa in cui entrambi erano nati, c’era solo lui e avrebbe dovuto farci l’abitudine. Robb si era liberato dalle coperte scalciandole con violenza, ed aveva trascorso il resto del temporale a sfilare ogni foto dalla sua cornice, a svuotare la libreria da qualsiasi volume non avesse comprato lui, a riempire tre scatoloni con roba che non era sua e che non ti serve più, nessuno la userà e a te non fa bene, non fa bene, meglio dimenticare.
Di dimenticare, però, Robb non era capace, e due giorni dopo aveva rimesso ogni cosa al suo posto, una mano piena di foto e l’altra stretta attorno al collo di una bottiglia di whiskey.
Eppure, quella notte Robb non dormiva, non fissava il soffitto, non si mordeva l’interno guancia a sangue nel tentativo di trattenere le lacrime, nè si scolava una bottiglia di liquore (aveva smesso di farlo quando aveva capito che, se la maggior parte delle persone lo faceva per dimenticare, lui lo faceva per ricordare meglio - e forse era anche questo a distruggerlo) o provava ad allontanare i due cani dal lor- suo- loro letto per via della tempesta che imperversava fuori: tremava, e non per la folata gelida e le sporadiche gocce violente che, cogliendolo impreparato e a petto nudo sull’uscio, oltrepassavano la protezione della tettoia che copriva il balcone su cui le porte degli appartamenti si affacciavano. Vento Grigio e Spettro gli sfrecciavano attraverso le gambe per raggiungere la figura che aveva bussato nel cuore della notte, e Robb teneva la porta aperta mentre tentava di regolarizzare il respiro - inspira, espira, inspira, espira.
Jon - e non sembrava Jon, non con quella pelle bruciata dal sole, con un’abrasione che, come se un artiglio gli avesse attaccato il volto, gli attraversava la fronte, ed un corpo smagrito da giorni di digiuno, “Non sembra Jon e non può esserlo, ma lo è” - alzò lo sguardo da Spettro e dalla mano fasciata che il cane-lupo gli leccava freneticamente, mentre Vento Grigio gli strofinava il muso contro le gambe e annusava curioso il borsone che reggeva nella mano libera: << Io- >> esordì, interrompendosi nell’istante in cui incontrò lo sguardo sbigottito e confuso di Robb, come se non sapesse come continuare,<< Sono arrivato adesso - mi hanno trovato pochi giorni fa e non mi hanno lasciato telefonare prima di- >>
Non ebbe il tempo di finire la frase che Robb già lo aveva stretto in un abbraccio, un braccio attorno alla vita e una mano che saliva ad afferrargli la nuca.
Sussultò quando le labbra di Robb si schiantarono sulle sue con frenesia: << Robb, io- >>
<< Sei qui, sei qui >> e Robb lo diceva più a se stesso che a lui, lasciando che quelle parole si perdessero fra di loro mentre lui tentava di premersi contro Jon, temendo che, se lo avesse lasciato, si sarebbe svegliato da solo in un letto che doveva chiamare solo suo, << Sei qui >> ripeté in un singhiozzo mentre impediva a Jon - a quell’incredibile idiota di Snow - di parlare di nuovo.
Le mani di Jon lasciarono il borsone e la pelliccia di Spettro per aggrapparsi a qualsiasi parte di Robb riuscissero a raggiungere - il braccio che gli stringeva la vita, il fianco nudo, la spalla, i ricci ramati: << Mi spiace >> ansimò quando Robb cominciò a baciargli smaniosamente la guancia umida e ispida di barba, lo zigomo, la mascella, i segni rossi della ferita superficiale, << Dei, Robb, mi sei mancato così tanto- >>
Dopo quarantasette notti trascorse in un letto freddo, Robb sorrise fra le lacrime.

La trovate anche nella raccolta su efp.

prompt: 399, autore: aliye, rating: pg13, fandom: game of thrones

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