[Inazuma Eleven] As Usual

Mar 31, 2013 18:42

Autore: AliYe
Fandom: Inazuma Eleven
Titolo: As Usual
Genere: Fluff, Slice of life, commedia (più che commedia è ‘na stronzata colossale)
Personaggi/Pairing: Nagumo Haruya, Suzuno Fuusuke (BanGaze)
Warnings: AU, Shonen-ai
Parole: 2509 disse Word
Rating: Pg13 (Giallo)
Prompt: 169 - Un momento di tenerezza / Vocabolario (il primo è per la 500 themes_ita, il secondo per il prompt-Friday che io e colfersdietcoke abbiamo istituito. È stata una stron- una strega a darmi il prompt “vocabolario, Bangaze”, ma d’altronde io sono stata altrettanto strega a darle il prompt “colla vinilica, johnlock”).
Riassunto: la campanella suonò, segnalando la fine delle lezioni, ed i ragazzi prepararono i propri zaini per poter finalmente abbandonare la prigione in cui si ritrovavano rinchiusi quaranta ore a settimana. Per Nagumo Haruya non era altro che la fine di una giornata straordinariamente normale.
Disclaimer: Inazuma Eleven e i suoi personaggi non mi appartengono in alcun modo - purtroppo.
Attenzione!: chiunque dovesse plagiare questa fanfiction sarà perseguito a termini di legge - o, siccome i metodi burocratici mi sono sempre sembrati un po’ lenti, mi vedrà uscire dal suo armadio con un sorriso inquietante sul volto . Ed una motosega - in funzione - fra le mani <3



La campanella suonò, segnalando la fine delle lezioni, ed i ragazzi prepararono i propri zaini per poter finalmente abbandonare la prigione in cui si ritrovavano rinchiusi quaranta ore a settimana.
Per Nagumo Haruya non era altro che la fine di una giornata straordinariamente normale: aveva fatto tardi alla prima ora, entrando circa mezz’ora dopo il suono della campanella - come al solito -, si era addormentato sul banco durante tutta la seconda ora - come al solito -, aveva pranzato con Netsuha e Atsuishi - come al solito -, era scoppiato a ridere quando la Takagi, professoressa di letteratura, si era seduta con fare provocante sui banchi dei suoi alunni preferiti mentre spiegava - come al solito - e aveva litigato con Suzuno Fuusuke per circa la metà del tempo, che fosse tramite occhiatacce o commenti pungenti (<< Dai soddisfazione a quella povera donna… >> aveva ghignato prima che la docente di letteratura entrasse in classe, e Suzuno lo aveva gelato con lo sguardo, ben consapevole di essere il non-tanto-fiero possessore del banco su cui la Takagi si sarebbe seduta accavallando le gambe, sbattendo con incredibile entusiasmo le ciglia finte nella sua direzione) - come al solito.
Come al solito, durante l’intervallo, prima che la Nogi, insegnante di inglese, entrasse in classe pronta a controllare maniacalmente che ogni ragazzo avesse il vocabolario (‘Non si può imparare la lingua senza una vasta conoscenza dei vocaboli!’), i due ragazzi avevano quasi rischiato di venire alle mani: Nagumo aveva preso il vocabolario dal banco di Suzuno con l’intenzione di sbatterglielo in testa - cosa che avrebbe fatto con molto piacere se i loro compagni di classe non fossero intervenuti come pacificatori.
Come al solito si era dovuto sorbire la ramanzina di Maki, che era accorsa dalla classe affianco nel sentire il chiasso e gli aveva fatto sorbire il solito predicozzo sul loro comportamento (“Non si può continuare su questa linea! Sono anni che andate avanti così, dovrete smetterla di odiarvi prima o poi!”), andandosene nel momento in cui aveva visto la Nogi ed il suo professore di storia chiacchierare amabilmente fuori la porta.
L’unica cosa che dalla quotidianità aveva differito era stato lo spettacolo comunemente noto come ‘il bigliettino di Suzuno’; per qualche ignota congiunzione astrale, oltre alla professoressa di letteratura, anche le ragazze parevano incredibilmente attratte da quel ghiacciolo con i capelli assurdi (per quanto Haruya fosse perfettamente consapevole di non potergli rinfacciare nulla su quest’ultimo punto, dato il bizzarro ciuffo che gli cresceva sulla sommità del capo che per anni gli era valso soprannomi come “tulipano” e “carciofino”) e, invece che affrontarlo di persona, spaventate anche solo all’idea di essere trafitte da quello sguardo di ghiaccio, preferivano scrivere su bigliettini rosa, profumati e pieni di cuoricini le più sdolcinate dichiarazioni d’amore.
Le prime volte ciò aveva destato un immenso scalpore e qualsiasi ragazza avesse osato tanto veniva considerata un esempio di coraggio, virtù e fortezza morale (perché - altra cosa che Nagumo proprio non riusciva a capire - tutti i bigliettini, salvo un paio, mandati da ragazze eccessivamente timide, erano firmati; e Suzuno non si faceva problemi ad andare dalla ragazza, consegnarle il bigliettino e dire, di fronte al resto della classe o, a volte, della scuola, che no, non era assolutamente interessato); già dopo un paio di mesi il fatto aveva perso il gusto della novità e quindi la ragazza rifiutata non veniva più considerata un’eroina tragica - a consolarla, tuttavia, c’erano non solo le amiche, ma anche la massa solidale delle ragazze che, come lei, si erano viste restituire il biglietto che si erano impegnate a decorare con brillantini, cuori rossi e rosa, scritte svolazzanti e frasi da diabete.
Quel giorno, invece, il bigliettino che era volato fuori dal vocabolario di Suzuno era un comune pezzo di carta bianca strappato da un quaderno a quadretti: il ragazzo dai capelli bianchi lo aveva raccolto da terra e, spiegatolo, ne aveva letto il contenuto.
Stranamente non si era alzato per andare dalla mittente, ma era rimasto seduto con il biglietto tra le mani e lo sguardo fisso su di esso - se la persona in questione non fosse stata Suzuno Fuusuke, quell’espressione si sarebbe potuta dire stranita.
Tutto questo, ovviamente, aveva suscitato l’interesse dei compagni, che gliel’avevano fregato con entusiasmo.
Era stato Netsuha, alla fine, a leggere il contenuto del biglietto ad alta voce: sulla carta bianca, priva di ghirigori o cuoricini, non c’era nemmeno una vera e propria dichiarazione, ma solo la frase “Hai dimenticato la camicia a casa mia.”
Inutile dire che sette parole avevano scatenato il putiferio - ecco, forse era stato questo a rendere la giornata un po’ particolare. I ragazzi avevano cominciato a insistere con Suzuno per sapere l’identità del mittente (perché, per non essere firmato, gli doveva essere per forza chiaro chi avesse mandato il bigliettino), le ragazze avevano organizzato una vera e propria caccia alla strega (era colpa di quella bastarda, solo colpa sua se Suzuno aveva rifiutato ciascuna di loro! Chi era ‘sta tipa? Che cosa aveva fatto per conquistarlo? Loro dovevano saperlo. E poi, oddio, ma se Suzuno aveva dimenticato la camicia a casa di questa bastarda ruba-futuri-mariti voleva dire che se l’era tolta, giusto? - era stato più o meno questo il percorso che aveva portato, in meno di due secondi, la ragazza-che-si-era-accaparrata-Suzuno-Fuusuke allo stadio di ragazza-che-aveva-profanato-la-purezza-di-Suzuno-Fuusuke-cosa-che-avrei-dovuto-fare-io ).
Peccato che, mentre tutto ciò avveniva in classe, Haruya si stesse infiltrando - come al solito - nella sala professori per dare una singola, innocente occhiata ai test che la Nogi intendeva portare il lunedì successivo; non che lui morisse dalla voglia di assistere a questo spettacolo pietoso, era stato più che sufficiente per lui arrivare nel momento in cui le ragazze stavano uscendo dall’aula, incuranti del fatto che il professore di fisica sarebbe arrivato a breve.
Atsuishi gli aveva riassunto con estrema dovizia di particolari l’intera vicenda, mentre Netsuha, più sulla sua lunghezza d’onda, gli aveva descritto la reazione di Suzuno: era chiaro come il sole che fosse imbarazzato - non c’erano state guance rosse o frasi balbettate nel rispondere ai quesiti dei compagni, ma aveva tenuto lo sguardo fisso sul vocabolario per un sacco di tempo e quando, alla fine, si era degnato di rispondere, aveva alzato gli occhi, chiaramente infastidito, e aveva sbuffato: << La persona più stupida che conosca. >>
Fu solo nel sapere come l’albino aveva reagito che Haruya quasi rimpianse di non aver assistito - non era certo che, in futuro prossimo, tale scena si sarebbe ripetuta. In compenso si era segnato le domande del compito d’inglese e a lui tanto bastava.
Dunque, fatta eccezione per quel strano biglietto volato fuori dal vocabolario, la giornata era trascorsa senza eventi di nota: uscendo nel cortile della scuola mentre chiacchierava con Netsuha e Atsuishi, Nagumo ebbe modo di constatare che le ragazze non la pensavano allo stesso modo: la ben nutrita folla di spasimanti che correva per il cortile, cercando la stramaledetta ruba-futuri-mariti, confermava tale tesi.
<< Sinceramente, non capisco cosa ci trovino in quel pezzo di ghiaccio >> commentò Netsuha, una volta giunti alle biciclette.
Haruya scrollò le spalle, come a dire “cose da ragazze”, e si chinò per levare la catena dalla ruota, mentre Atsuishi ipotizzò: << Forse è proprio fare il pezzo di ghiaccio che attrae le ragazze . >>
Lasciarono cadere il discorso quasi subito, un po’ perché non sapevano spiegarselo, un po’ perché nessuno dei tre aveva voglia di parlarne - Suzuno poteva anche essere un loro compagno di classe, ma di certo non era loro amico (era difficile essere amici quando Suzuno e Nagumo si scontravano praticamente ogni giorno).
Il cortile si era già parzialmente svuotato quando i tre si separarono, ognuno diretto a casa propria: si erano messi d’accordo per uscire il giorno dopo, sabato, che arrivava sempre come una manna dal cielo.
Atsuishi li lasciò quasi subito, giacché abitava praticamente a due passi dalla scuola. Nagumo e Natsuhiko proseguirono per un po’ prima di dividersi: Natsuhiko girò a destra, mentre Haruya proseguì dritto per qualche decina di metri, accelerando prima di girare a sinistra nei pressi del lungofiume.
Non dovette pedalare a lungo prima di intravedere una figura che con tutta calma camminava dandogli le spalle.
Rallentò quando fu a pochi metri da lui, frenando nel trovarsi al suo fianco: la suddetta persona girò di poco il capo, rivolgendogli un’occhiata particolarmente seccata.
<< Ci hai messo una vita ad arrivare, tulipano. >>
Haruya ghignò, per una volta non (eccessivamente) irritato dal nomignolo che si portava dietro dalle elementari: << Ciao anche a te, Fuusuke. Che ci fai da queste parti? >>
<< Non fare il finto tonto >> nel vedere che l’altro non rispondeva, il ragazzo dai capelli chiari sbuffò: << Pare che io abbia dimenticato qualcosa a casa tua. La mia camicia. >> precisò.
<< Oooh, ecco di chi era quella camicia orribile. Infatti, mi era sembrato strano di averne una così brutta: io non ne indoss- ahia! >> si massaggiò la nuca, dove Fuusuke lo aveva colpito con il vocabolario di inglese: << Non è così che ti guadagnerai un passaggio fino a casa mia >> lo minacciò, cercando di allievare il dolore.
Suzuno alzò lo sguardo dallo zaino in ci stava riponendo il vocabolario: << E come vorresti darmi un passaggio? Non mi pare un tandem, la tua bicicletta. >>
Fu il turno di Haruya di sbuffare: << Sali dietro, con i piedi sui perni >> spiegò con un tono da maestrino irritante, come se la cosa fosse incredibilmente ovvia - “e poi dicono che sia tanto intelligente.”
Fuusuke rimase fermo accanto alla bicicletta, negli occhi (che, per qualche strana congiunzione astrale, provocavano una stretta a metà tra il doloroso e il piacevole nel petto e nello stomaco di Haruya) una chiara espressione interdetta e infastidita: << … è da ragazze >>
<< Tu sembri una ragazza >> ribatté Nagumo, beccandosi un pugno nel costato - non che gli avesse fatto male, Suzuno non ci aveva messo forza eccessiva. Il perché di quell’inaspettata gentilezza (normalmente una battuta del genere avrebbe portato ad un calcio particolarmente forte) arrivò subito dopo: << Non sono io quello che le nostre compagne di classe credono una ragazza >> replicò Suzuno, riferendosi al putiferio che si era andato a creare quella mattina.
<< Perché sono solo ragazze ad inviarti i biglietti. Come avrei dovuto dirtelo? >> il tono si alterò leggermente << Venire da te e dirti “guarda che hai dimenticato la camicia da me” a scuola? Non ci possiamo nemmeno parlare perché tutti sono convinti che ci odiamo e se venissero a sapere che- mmpf! >>
Colto in contropiede dalle mani di Suzuno sulle sue guance e dal bacio improvviso, Haruya si ritrovò sbilanciato, con il serio rischio di cadere dalla bicicletta e trascinare nella caduta il veicolo. Un po' per non cadere, un po' perché a lui baciare Fuusuke piaceva parecchio, si aggrappò alla giacca del ragazzo, costringendolo ad avvicinarsi di più ed approfondendo il contatto, dimentico completamente dell’irritazione che aveva preso a montargli dentro - era poco, il tempo che potevano passare assieme, e lo trascorrevano sempre a casa dell’uno o dell’altro quando i rispettivi genitori erano assenti. Non valeva la pena lagnarsi della recita che portavano avanti ogni giorno.
Fuusuke si allontanò, sul volto un’espressione soddisfatta: << I discorsi seri non sono da te, tul- >> non poté nemmeno finire la frase che già Haruya lo aveva tirato in un altro bacio prepotente e avventato e entusiastico - forse un po'’ troppo per il loro stesso bene.
Fu infatti Suzuno a trovarsi privo di equilibrio ed appoggiarsi a Nagumo, che, privo di stabilità sulla bicicletta, cadde all’indietro portando con sé sia il ragazzo che la bici. Atterrò pesantemente sulla gamba sinistra, che si ritrovò schiacciata tra il veicolo e l’asfalto, mentre Fuusuke gli cadde sopra.
Con la gamba dolente, il corpo bloccato dalla bicicletta e il naso di Fuusuke a pochi centimetri dal proprio, Haruya non poté fare a meno che scoppiare a ridere.
<< Cadi a terra e ridi. Che c’è di sbagliato in te? >> Fuusuke puntellò mani e ginocchia per terra per non gravare del tutto addosso al compagno; le sue labbra, però, erano inarcate in un raro sorriso che si estendeva a tutto il volto e gli faceva socchiudere gli occhi chiari, e che solo ad Haruya era concesso di vedere tanto spesso.
<< Anche tu stai ridendo >> ribatté, tentando di mettersi in piedi.
<< Sto sorridendo >> precisò Fuusuke senza nemmeno provare a negarlo, << C’è differenza. >>
<< Non ti sopporto quando fai il saccente… anzi, non ti sopporto e basta >> sbuffò allora, levando il cavalletto alla bicicletta.
<< Questo non l’avrebbe mai messo in dubbio nessuno >> il tono di Fuusuke si alterò leggermente nel vedere la stoffa dei pantaloni di Haruya cominciare a macchiarsi di sangue all’altezza del polpaccio sinistro: << Non puoi pedalare. >>
<< E perché mai? >>
<< Sei ferito, deficiente. >>
Nagumo abbassò lo sguardo e, appurato che Suzuno aveva ragione, scrollò le spalle: << Non fare il tragico. Non è nulla >> piegò e distese più volte la gamba, come a volergli dimostrare l’effettività dell’ultima affermazione.
<< Stai sanguinando. Ti pare nulla? >>
Haruya ghignò: << Quando arriviamo a casa mia potrai fare la crocerossina per tutto il tempo che vorrai. >>
Invece di dargli un pugno o una risposta secca, Suzuno insistette per essere lui a pedalare fino a casa di Nagumo e quest’ultimo, più per la sorpresa di vederlo reagire così che per il vero dolore e l’incapacità di pedalare, si arrese.
In piedi sui perni della bicicletta, appoggiato alla schiena del suo ragazzo (era strano pensarci, ma lui e Fuusuke erano una coppia a tutti gli effetti), Haruya si rese conto che anche solo stare in quella posizione alla lunga diventava faticoso - non sarebbe mai riuscito a portare lui e Fuusuke sulla bicicletta, ma ovviamente, non l’avrebbe mai ammesso.
Già i suoi compagni di classe consideravano il misterioso mittente del bigliettino una ragazza, ed era lui a farsi dare un passaggio fino a casa. Avesse ammesso la sua incapacità a camminare e si sarebbe sentito come quelle ragazze degli shoujo manga che insistono per farsi portare in braccio.

Il lunedì successivo, passata l’ora d’inglese, durante la quale la professoressa aveva portato dei test da svolgere, fuori dal vocabolario di Suzuno Fuusuke volò un altro misterioso biglietto bianco e privo di qualsivoglia decorazione.
Di nuovo i compagni smaniarono per leggerlo, e di nuovo le ragazze assottigliarono gli occhi, pronte a sentire cosa avesse da dire la loro nemica giurata.
Poiché era corso fuori dalla classe per restituire il vocabolario d’inglese a Maki, nella classe affianco - si era dimenticato il suo; grazie a Dio c’era la sua amica d’infanzia pronta a prestarglielo, o la Nogi l’avrebbe trucidato - Nagumo non assistette allo spettacolo: ci pensò Netsuha a descrivergli per filo e per segno le varie emozioni che erano apparse sul volto di Suzuno tutte insieme - rabbia, rassegnazione, stupore e divertimento - nel leggere quelle tre frasi.
“Certo che sei un genio, hai preso la vecchia camicia e hai lasciato la giacca.
Giocare al paziente e l’infermiera è stato divertente. La prossima volta lo rifacciamo.”

prompt: 169, au, autore: aliye, fandom: inazuma eleven, rating: pg13

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