November Mourning

Feb 09, 2011 20:10

Titolo: November Mourning
Fandom: Inception
Personaggi: Arthur, Cobb, nominata Mal
Pairing: Arthur/Cobb
Rating: NC-17
Prompt: perché lui c’era del porn_fest di fanfic_italia 
Warnings: Angst a palla, ovviamente U,U come ogni volta che si parla di Cobb
Disclaimer: Tutto ciò appartiene a Christopher Nolan, davanti al cui genio mi inchino. Niente è mio, e non ci guadagno assolutamente niente.
Avvertenze: La storia è a tematica omosessuale. Se non vi piace non leggete, ma siete davvero delle cattive, cattive persone U,U
Note: ambientata prima degli eventi del film, ovviamente. C’è stato un terribile “gap”, e mi sono totalmente dimenticata di questa fanfic U,U chiedo venia a tutti (ma infondo, a chi interessa?)


Sarebbe potuta essere considerata come circuizione di incapace, Arthur ne era sicuro. Da parte di un amico, il che era anche peggio.
Sapeva che non avrebbe dovuto farlo. Non avrebbe dovuto essere lì, così, vicino a Dom, con la sua testa contro la spalla e in quel modo così...ambiguo. Non avrebbe dovuto provare il forte desiderio di baciarlo, ma il fatto era che le cose stavano così.
Ne aveva il diritto, da un certo punto di vista. O almeno, così gli sembrava.
Del fatto che se fosse stato possibile avrebbe portato la sua relazione con lui a livelli più alti e nobili della semplice amicizia pensava fossero tutti a conoscenza - lui stesso a parte, ovviamente, sapeva che Dom sapeva. Supponeva anche Mal, nonostante nessuno dei due avesse mai affrontato l'argomento assieme a lui per tatto, molto probabilmente, o semplicemente perché non si era mai posto il bisogno. Non era una minaccia per il loro rapporto - ma cosa sarebbe lo sarebbe mai potuto essere, del resto? - e Arthur non esternava la cosa, né aveva intenzione di intromettersi.
Per quel che lo riguardava, gli andava benissimo stargli semplicemente vicino da amico.
La cosa era diventata di un'irrilevanza quasi stupida, quando poi si erano dovuti fronteggiare problemi molto più grandi. Troppo grandi.
Arthur era leale e rispettoso di chiunque e di qualsiasi cosa. Oltretutto lui adorava Mal, le voleva bene sul serio. Sperava che Dom sapesse che il suo dolore per la sua morte - il suo suicidio, ma non voleva nemmeno dirlo - erano sinceri, che era veramente dispiaciuto, che mai - nemmeno per una frazione di secondo - aveva neanche pensato di essere contento perché ora aveva una minuscola possibilità in più. L'unica cosa che era riuscito a pensare era che in quel momento doveva stare vicino a Dom, più di quanto mai gli fosse stato prima. Sia fisicamente - al cimitero, quando era rimasto solo con lo sguardo fisso sulla fossa una volta che tutti se n'erano andati, visto che non aveva nemmeno potuto essere presente al funerale di sua moglie - ma anche nel senso di essere pronto a mollare qualsiasi cosa stesse facendo per andare da lui in caso di bisogno, perchè non poteva certo sfogarsi con i genitori di Mal che avevano appena perso la loro bellissima bambina per colpa sua - o almeno così pensavano - né coi propri figli, ovviamente, che nonostante fossero passati mesi ormai dalla sua morte ancora non avevano ben capito che la mamma non sarebbe più tornata e che se n'era andata per sempre, e che anche per questo papà era dovuto partire.
Del resto, nemmeno Dom lo aveva capito, o almeno accettato, molto bene.
Probabilmente era per questo che adesso si ritrovava lì, in una stanza di un hotel di terza categoria - "Niente hotel di lusso, Arthur. Per favore." - con la testa di Dom appoggiata alla sua spalla e tre bottiglie di birra a terra, una praticamente piena e le altre due ormai vuote. Aveva cercato per un po' di convincerlo a lasciar perdere le bottiglie, ma si era accorto subito che più beveva e meno sembrava soffrisse.
Sapeva che era probabilmente un'illusione, una cosa passeggera, ma almeno per qualche ora si sarebbe meritato se non altro di non provare il senso di colpa che gli leggeva negli occhi.
"E' colpa mia Arthur."
"Non è una buona idea mettersi a pensare così, visto che dobbiamo cercare un modo per provare la tua innocenza."
"E' colpa mia. Avrei dovuto essere più convincente con lei. Avrei dovuto fare di meglio. Avrei potuto fermarla, avrei potuto..." le ultime parole si persero in un mormorio, probabilmente perché lui stesso non sapeva esattamente cos'avrebbe dovuto dire. Arthur poteva immaginare più o meno come si sentisse, o almeno credeva. Sapeva che qualsiasi cosa avesse provato a dire per convincerlo che non era colpa sua sarebbe stata inutile, in quel momento, e si limitò semplicemente a rimanere in silenzio, offrendogli la birra e la propria spalla e un debole, ma convinto: "Non è colpa tua."
"Forse dovrei solo...solo accettare la mia pena e basta."
"No, Dom. Tu non hai fatto niente, non meriti nessuna pena."
"Ma lei..."
"Dominic." lo guardò con viso serio: "Per quanto la cosa possa non avere significato per te in questo momento, non è stata colpa tua. Non meriti di finire in prigione per nessun motivo, se Mal ha...ha fatto quello che ha fatto non è stato per colpa tua. E' chiaro?"
Vide Dom alzare gli occhi e guardarlo con aria quasi speranzosa, come se davvero volesse credere alle sue parole. Poi però sospirò, e scosse il capo.
"Tu non capisci." disse. "Tu non sai come sono andate le cose, come sono andate davvero."
"Qualsiasi cosa sia successa, sono certo che non comprende tu che la uccidi o che le fai qualcosa di male. So che la amavi tantissimo." ingoiò il rispo, per quanto difficile. "E non ho dubbi su questo."
Stavolta, per la prima volta, gli parve di vedere le labbra di Dom che cercavano di abbozzare un sorriso, per quanto gli fosse possibile in quel momento. Di certo c'era gratitudine nei suoi occhi, come nella sua voce quando mormorò un "grazie" mentre si rilassava, almeno un po', contro la sua spalla.
"Penso tu sia l'unico a reputarmi innocente."
"Hanno appena perso la figlia, Dom. Loro darebbero la colpa a chiunque in questo momento, e tu non gli sei mai stato molto simpatico." alzò le spalle: "Dai loro tempo."
"Tu non sei obbligato a stare qui, comunque. Puoi andartene se vuoi, Arthur..."
"No. Per me non c'è nessun problema a stare qui." alzò le spalle. "Anzi, direi che aiutarti è la cosa che preferisco fare, in ogni senso."
Stavolta toccò a Dom non rispondere alla frase.

Arthur avrebbe giurato che Dominic si era addormentato nel momento in cui aveva deciso che era meglio tornare in camera sua, dopo essersi dato una rinfrescata e tolto la stanchezza di dosso. Forse era rimasto in bagno più del previsto, a chiedersi per quanto tempo questa sensazione di dolore sarebbe aleggiata ancora per l'aria. Degli altri giorni, altre settimane? Altri mesi?
Quanto ci voleva per attutire la sofferenza per la perdita della persona che si amava?
Quando aveva riaperto la porta Dom era in piedi, con lo sguardo semi-addormentato ma nonostante questo l'espressione risoluta, come se lo stesse aspettando. Arthur gli avrebbe intimato di rimettersi a letto, se avesse avuto il tempo di parlare. Davvero, lo avrebbe fatto - ma Dom gli si era avvicinato pericolosamente, e lui era troppo debole per poter resistere. Troppo per rendersi conto che probabilmente non sapeva neanche bene cosa stesse facendo, e che era passato troppo poco tempo dalla morte di Mal, solo pochi mesi, e lui era...ancora troppo sconvolto.
Insomma, probabilmente sarebbe toccato a lui rifiutare. Ma non poteva. Semplicemente non poteva, una cosa del genere non sarebbe mai e poi mai ricapitata.
Si limitò solo a chiamare il suo nome debolmente, prima di permettergli di spingerlo contro il muro e poi baciarlo, trattenendo quasi il fiato per la sorpresa. L'aveva fatto veramente, Cristo, nemmeno nei suoi sogni più sfrenati avrebbe mai immaginato che davvero...
Deglutì a fatica quando Dom si staccò da lui, fissandolo quasi impaurito che avrebbe potuto dargli la colpa di qualcosa - non sapeva cosa, ma di qualcosa - e di essere cacciato via dalla stanza, di aver rovinato tutto per un unico bacio. Ma Dom ancora lo guardava risoluto, come se nonostante tutto fosse più che convinto di quello che stava facendo.
"S-senti Dom, non devi..."
"No." subito lo interruppe: "No, è...è quello che voglio. Va bene?"
"Sì, ma..."
"E' quello che voglio." ripeté di nuovo, cercando di convincere sia l'amico che se stesso - e di nuovo Arthur non se la sentì davvero di dirgli di no, nonostante sapesse benissimo che sarebbe stata la cosa migliore da fare, o perlomeno la più giusta. Ma aveva voluto Dominic per troppo tempo, e non poteva negarlo a se stesso proprio ora. Non se lo sarebbe mai perdonato.
Non lo invitò a continuare né si lasciò andare in dichiarazioni d'amore o altro, ma non appena Dom lo baciò di nuovo, quasi schiacciandolo contro il muro dietro di sé, non riuscì a resistere all'impulso di infilargli le dita tra i capelli, lasciandosi scappare giusto un gemito quando l'amico lo strattonò fino a costringerlo a stendersi sul letto, mettendosi poi su di lui.
Lo baciava, lo accarezzava attraverso la camicia leggera, e Arthur si ritrovò a chiedersi se era la prima volta che Dom lo faceva con un uomo, se lo faceva perché lui era Arthur, o semplicemente perché non riusciva più ben a capire cosa stesse facendo e con chi, e se fosse passato di lì un altro uomo o donna avrebbe fatto la stessa cosa. Si chiese se non stesse pensando a Mal in qualche modo, ma fortunatamente almeno quel pensiero ebbe vita breve. Era improbabile che stesse pensando a lei, o non gli starebbe togliendo la camicia in quel modo, senza una piega. Si sarebbe sentito se non altro colpevole, si disse mentre sospirava debolmente nel sentire le labbra di Dom che gli baciavano il collo, le spalle, poi il petto...
non osava dire, o fare, niente, giusto ricambiare debolmente le carezze per far capire che c'era, che stava apprezzando quel che Dominic stava facendo. Ma davvero non riusciva ad incitarlo, e preferiva che fosse lui a baciarlo ed accarezzarlo - come se fosse stato Dom quello innamorato, quello che avrebbe fatto qualsiasi cosa per averlo, e non il contrario.
Quando gli abbassò i pantaloni quasi tremò per l'eccitazione che percorreva il suo corpo, e gli fu difficile controllare le mani per riuscire a slacciargli la cintura e fare lo stesso con lui per liberare il suo sesso. Cercò di aprire le gambe e dargli il miglior accesso possibile, senza bisogno di grandi stimoli - bastava che fosse Dom, era sufficiente. Sapeva di non poter contare su un suo grande autocontrollo o esperienza per quanto riguardava il sesso con un uomo, ma...si sarebbe adattato.
"Sei sicuro?" si permise ancora di chiedere, e nemmeno gli rispose stavolta. Lo sguardo di Dom era puntato sull'apertura di Arthur e sul come avrebbe potuto non fargli male, almeno in parte. Quando si convinse ad agire lo alzò per controllare che la cosa non fosse per lui troppo dolorosa, e a giudicare dal modo in cui ansimava e si spingeva contro di lui...doveva esserci riuscito abbastanza bene.
Si chinò su di lui nuovamente, e ancora lo baciò con passione sulle labbra, senza nemmeno sentire quel rimorso terribile che provava ogni volta che guardava o pensava ad una donna che non fosse Mal - ma Arthur era diverso. Mal lo avrebbe perdonato per questo, tutte le volte che ci scehrzava su, perché a lei non importava che fosse innamorato di lui...lei sapeva che Dominic amava lei, e lei soltanto. Anche se stava facendo sesso con Arthur, non voleva dire niente.
Lui aveva bisogno di sentire di nuovo quella sensazione, di rendersi conto che era ancora vivo, e non il guscio vuoto che era stato in questi mesi. E lui...anche lui si meritava qualcosa per essergli stato accanto fino a quel momento che andasse oltre ad uno stupido grazie, no?
Sentì le dita di Arthur stringersi attorno alle sue spalle fino quasi a fargli male, mentre si inarcava contro di lui con un gemito e venivano entrambi, quasi contemporaneamente, stringendosi con più forza l'uno contro l'altro. Per un secondo rimasero immobili in quella posizione, persino con il respiro trattenuto, finché Dominic non ansimò e si lasciò cadere sul suo corpo, cercando di non fargli male nonostante la differenza di peso.
Non osò proferire parola, e lo stesso fece Arthur. Entrambi erano confusi - era stato tutto molto veloce, frenetico, ma per quanto la soddisfazione fisica ci fosse stata, e da entrambe le parti, c'era qualcosa nell'aria di diverso. Non era imbarazzo, era una sensazione scomoda e indefinibile che assomigliava vagamente alla vergogna, o almeno così sentiva Arthur.
"Dom?" gli mise una mano sulla spalla, scrollandolo lentamente per riportarlo alla realtà. "Tutto bene?"
"Sì. Tutto bene." annuì debolmente con il capo, e si lasciò cadere al suo fianco senza dire altro. Sembrava confuso, osservò l'amico, ma decise di non tormentarlo ulteriormente. Non sapeva nemmeno se rimanere lì o andarsene.
"Forse dovremmo..."
"Stai qui." disse prontamente Dom, senza nessuna incertezza nella voce. "Se... puoi, ovviamente."
Arthur sorrise.
"Ma certo." rispose prontamente, stendendosi al suo fianco e fissandolo finché non avesse chiuso gli occhi, con attenzione, sperando che almeno nei sogni potesse trovare pace per un momento.

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