Titolo: Birthday Boy
Fandom: Supernatural RPF
Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins, menzionato Jim Beaver
Pairing: Jared/Jensen, Jared/Jensen/Misha
Rating: NC-17
Prompt: lussuria dalla mia tabella del
bingo_italia, “merrier the more, triple fun that way” dai prompt del
p0rn fest di
fanfic_italiaWarnings: sesso tra TRE uomini - e CHE UOMINI! - bitchy!Jared. Ma TANTO bitchy. Forse un po’ troppo.
Disclaimer: I tre non sono miei, non mi pagano per scrivere queste cose e ovviamente non li possiedo. In nessun senso. Sì, potete anche fare i maliziosi, chi se ne frega.
Avvertenze: Storia a tematica omosessuale. Molto omosessuale. Regolatevi voi…
Note: Voi non avete idea quanto tempo io abbia impiegato per scrivere tutto ciò.
Davvero, non ce l’avete. Ho quattro versioni diverse sul mio computer, ho di tutto, è…è stato allucinante. Un’esperienza extrasensoriale, praticamente.
Comunque sia…ecco, tutto questo è per voi, figliole mie. Volevo postarla, ma mi sono trattenuta fino al p0rn fest. Nel momento in cui ho deciso di postarla, il mio computer ha smesso di funzionare. Quindi forse c'è una qualche maledizione, o cose del genere...
Spero che vi piaccia in qualche modo, che non vi sconvolga e…che non sia troppo volgare. Del resto, è stata portata avanti con l’ascolto di tre canzoni che non penso avrei mai potuto nemmeno scaricare se non per ammmmoore puro e totale per il p0rn e per questi tre amabili uomini e soprattutto per voi, donne mie affamate di addominali perfetti. Perché non mi piegherò mai a dire che mi piacciono. Non lo saprete mai.
ps. Non c’è mai stata nessuna convention a Las Vegas. Lo so. Faccio mea culpa e mi ritiro in quell’angolino buio.
“…è uno scherzo vero?”
Che attore fantastico che era.
Misha non poteva non ammetterlo. Le capacità di Jared erano veramente incredibili, al punto che per un momento gli aveva quasi creduto. E ancora adesso aveva quell’espressione convinta, come se volesse continuare a prenderlo in giro e fargli credere che non stava solo scherzando.
Ma su, era impossibile. Va bene tutto, ma non avrebbe mai potuto proporgli per davvero una cosa del genere.
“Dai, Jared. È uno scherzo, vero?”
“Ehm…ad essere sinceri no. Perché dovrebbe esserlo?” non sembrava nemmeno imbarazzato. Anzi, tutt’altro, sembrava completamente a suo agio nonostante la proposta che gli aveva fatto. “Non mi sembrava una cosa così tanto fuori dal normale.”
“Non stai…dicendo sul serio, vero?” fu l’unica frase che riuscì ad uscire dalle labbra di Misha, troppo sorpreso e sconvolto per riuscire a dire qualsiasi altra cosa o anche solo cambiare espressione del viso - cosa che evidentemente Jared trovava molto divertente, visto il modo in cui ridacchiava.
“Ti facevo meno bigotto, lo sai?”
“Non…non sono bigotto! Ma questo è…insomma, come puoi venirtene improvvisamente fuori con una proposta del genere?” allargò le braccia, sinceramente confuso: gli sembrava una cosa del tutto ridicola, nemmeno fosse una specie di candid camera o scherzo. Magari c’era Jensen nascosto da qualche parte e da un momento all’altro sarebbe saltato fuori e sarebbero entrambi scoppiati a ridere chiedendogli come poteva pensare che gli potesse proporre davvero una cosa del genere…
Sarebbe stata la cosa migliore che sarebbe potuta accadere.
“Jensen ha detto tutto quello che volevo. Avanti Misha, non dire che non ci hai mai pensato.” Sorrise il minore, con quel suo sguardo languido e allo stesso tempo supplichevole che non era del tutto sicuro di poter sostenere, non rimanendo fisso nella sua protesta almeno. Dovette scostare gli occhi per riuscire a borbottare un “non capisco cosa vuoi dire”, che gli uscì anche abbastanza debole evidentemente, perché Jared rise.
“Oh, andiamo. Ho visto il modo in cui mi guardi. E come allunghi le mani…”
“Io non allungo le mani!”
“Diciamo che con me e Jensen sei particolarmente espansivo. Anche con Jim in effetti, ma a dire il vero su quello non voglio indagare troppo. L’importante.” Di nuovo sorrise: “E’ che a te piacciamo sia io che Jensen. Tutto qui.”
“Jay. Io sono sposato. Ricordi? E tu e Jensen siete…beh…siete voi due!” Non era un granché come protesta, ma era talmente ovvio che non riusciva a spiegarlo in nessun altro modo.
Insomma, si parlava di mettersi in mezzo tra Jensen e Jared. Loro due, voi due. Concepirli divisi o comunque non come coppia era talmente ridicolo da sembrare impossibile: erano sempre stati loro due, e probabilmente lo sarebbero stati per il resto della loro vita, indipendentemente dalle loro donne o da altro. Lui sarà anche potuto essere loro amico, ma non c’entrava niente in tutto questo.
“E per tutti lo sarete fino alla tomba! Non voglio mettermi in mezzo.”
“Primo: sono sicuro che tua moglie è abituata ormai ad alzare gli occhi al cielo e fingere di non vedere, sia per…un certo tipo di cose, o per evitare di vederti con addosso un vestito da sposa.”
“Ehi, era per scherzo. D’accordo?”
“Sì, sì, certo…pizzo a parte, non è questo il punto. Non ti metteresti in mezzo da nessuna parte.” pessima frase da usare, si disse, in verità lo scopo è proprio quello. “Te lo stiamo chiedendo noi.”
“Noi?”
“Beh, non ne ho ancora parlato con Jensen perché volevo essere sicuro che tu fossi d’accordo. Ma non avrà obiezioni al riguardo, visto che…del resto, scommetto che ci ha già pensato, almeno una volta. Come te.”
Dannazione. Jared poteva essere quello che era - e a Misha era appena venuto in mente un nuovo aggettivo da affibbiargli, da adesso in poi - ma non poteva mentirgli. Certo che ci aveva pensato - Dio, quei due erano assolutamente meravigliosi sia presi soli che assieme, come avrebbe mai potuto non farlo? Probabilmente nessuno dei loro colleghi non aveva mai pensato almeno una volta ad una cosa del genere, ne era sicuro.
Ma una cosa era pensarci, un’altra passare ad un piano pratico. Quello era troppo, persino per lui.
“Non saprei nemmeno cosa fare, Jared.”
“Oh, dai…non avevi detto che volevi provarle tutte, e che le avresti provate tutte? E poi.” Sorrise: “Tua moglie ha scritto persino un libro sull’argomento. Dovresti giocare in casa.”
“Perché, tu pensi che l’abbia aiutata nelle ricerche?”
“Non è così?”
“Se anche fosse, non sarebbero comunque affari tuoi.” Il volto di Misha diventò un colore tra il rosso e il viola, mentre cercava di non incrociare quei maledetti occhi. Riusciva a tentarlo anche solo con lo sguardo, il maledetto.
“Parlerà io con Jensen non appena mi darai la conferma. Prendila come una cosa divertente. Una serata tra amici, colazione assieme compresa. Non si tratta di farti un amante o qualcosa del genere, sarà solo per una notte.” Sorrise di nuovo, senza nemmeno aspettare una protesta da Misha che, ovviamente, non arrivò.
“E ti risparmierai di dovermi fare un regalo, inoltre.”
“Aspetta, Jared…” cominciò quasi meccanicamente, ma l’altro lo ignorò completamente e prima che potesse aggiungere altro se ne andò a salutare Jim con entusiasmo decisamente sospetto, senza preoccuparsi del fatto che Misha fosse rimasto con gli occhi fissi davanti a sé e lo sguardo sconvolto. Riusciva a malapena a pensare.
Una puttana. Jared era una puttana, ecco.
Più che altro il problema stava nel fatto che - come Jared non era mancato a sottolineare - sì, lui ci aveva pensato a loro. Ad entrambi. Se ne vergognava profondamente, ma si era ritrovato più di una volta a chiedersi se avesse mai potuto avere una possibilità con Jensen, o con Jared. E l’unica cosa che l’aveva davvero frenato non era stato l’essere sposato - orribile. Era una persona orribile - ma più il fatto che sapeva perfettamente che nessuno dei due avrebbe incasinato il loro rapporto per nessun motivo al mondo.
E poi, non era niente di così serio. Era un capriccio. Perché spaccarsi la testa e mettere in pericolo tutto ciò che aveva per una sciocchezza?
Ma ora quello che gli veniva proposto era decisamente troppo accattivante per non essere preso in considerazione. Era quasi certo che la cosa avrebbe comunque avuto ricadute sul rapporto che c’era tra loro tre, ma era stato Jared a mettergli sul piatto la possibilità di avere quello che desiderava da troppo tempo e che continuava, imperterrita, a martellargli la testa.
Cominciava a pensare che non considerare questa possibilità fosse un’idea non solo affrettata, ma anche stupida.
Alla fine, la cosa “migliore” sarebbe stata che Jensen si rifiutasse categoricamente, che dicesse al proprio fidanzato che no, a tutto c’era un limite. Ovviamente Misha confidava più in lui che in quella puttana di Jared.
E come al solito, faceva male. Molto male.
Si accorse subito che i due fidanzatini avevano parlato: Jensen sarà stato un bravo attore, ma era impossibile che il suo evitare di guardare Misha negli occhi per un giorno intero fosse solo una coincidenza, ma fortunatamente nemmeno lui aveva voglia di giocare ad evitarsi. Jensen l’afferrò per la giacca e lo costrinse a seguirlo non appena fu sicuro che nessuno li vedesse, senza trovare da parte sua nessuna resistenza né domanda. Non ce n’era alcun bisogno.
“Ehi.” Chiuse la porta alle proprie spalle. “Hai…Jared ti ha…”
“Hm, già.”
“Già…”
Si schiarì la voce, cercando di darsi un tono e trovare qualcosa da dire. Cos’avrebbe dovuto…fare? Non voleva mostrarsi troppo ansioso agli occhi dell’amico, ma nemmeno fargli pensare che l’idea lo disgustava.
“Insomma, è…strano vero?” disse solo, e Jensen sospirò.
“Senti, non immaginavo che mi avrebbe chiesto una cosa del genere…beh, ecco, probabilmente avrei dovuto tenere in conto che lui è un po’…diciamo…troppo disinibito riguardo a certi argomenti. Mi sono fatto prendere dall’entusiasmo e gli ho detto che mi sarebbe andata bene qualsiasi cosa, ma non avrei dovuto.”
“No. Immagino di no.” sospirò e si passò una mano tra i capelli, senza sapere cosa dire - cosa rarissima. “Insomma, quindi tu gli hai detto…”
“Jared mi ha detto che tu sembravi d’accordo.”
“Jared deve smetterla di parafrasare e attenersi a quello che dico. Non ho detto che sono d’accordo. Cioè, nel senso…diciamo che l’idea non mi disgusta.” Spiegò cautamente, e Jensen annuì.
“Nemmeno a me. Solo che, non lo so…cioè, è troppo strano per riuscire veramente a credere che lui abbia pensato ad una cosa del genere.” Alzò appena gli occhi, incrociando per la prima volta lo sguardo di Misha e rendendosi conto di cosa stesse pensando in quel momento.
“Sembriamo due idioti.”
“Lo so, ma non voglio costringerti a fare niente che tu non voglia fare, né farti pensare che l’idea mi disgusti. Perché se devo essere sincero Jen, non è così.”
“Per me è lo stesso.”
Beh, se non altro avevano superato l’ostacolo maggiore: era chiaro a tutti e due che l’altro lo voleva, anche se non ci tenevano particolarmente a renderlo evidente.
Jensen si lasciò scappare una risatina nervosa.
“Siamo ridicoli. Non siamo nemmeno capaci di dire quello che vorremmo anche se abbiamo la strada praticamente spianata…almeno in questo devo ammettere che Jay è decisamente più bravo di noi.”
“Vuoi parlare chiaro? D’accordo.” Misha sospirò, incrociando le braccia e preparandosi: “Tu mi piaci, Jensen. Mi piaci più di quanto dovresti in ogni senso, e sì, anche in quel senso mi piaci. Non posso certo dire che una cosa del genere sarebbe un sacrificio per me. Ma mi vergogno…per quanto possa sembrare incredibile. Non voglio mettervi in mezzo tra voi due, e nemmeno che questa…idea di Jared intaccasse in nessun modo la mia vita, o la vostra, o il lavoro. Nient’altro.” Prese fiato a fatica dopo il discorso, con le mani che quasi gli tremavano.
“Ecco, questo è quello che penso.”
Jensen rimase in silenzio, senza aggiungere altro. Non era bravo come Misha con le parole, e di certo non sarebbe mai riuscito ad articolare un discorso così chiaro su due piedi. La sua idea di base era stata di andare da lui e sentirsi dire che era assurdo, che Jared aveva capito male e che lui non l’avrebbe mai e poi mai fatto. La cosa lo avrebbe costretto a mettersi il cuore in pace.
E non sapeva se considerare una fortuna o una sfortuna il fatto che l’altro non avesse risposto in quel modo.
“Beh, per quanto non mi piaccia ammetterlo, più o meno la penso allo stesso modo.” dovette confessare: “Sei…sicuramente molto bello, mi piaci. Ma non credo ci sia nemmeno bisogno di giustificarlo. E anche a me l’idea non dispiace poi tanto.”
“Non pensi che poi tu e Jared potreste avere qualche problema?”
“Siamo bravi a far funzionare il rapporto indipendentemente da…esterni. Oppure sarebbe un inferno, considerato il fatto che siamo entrambi impegnati.” Alzò le spalle: “A meno che non ti abbia detto che vuole che la cosa duri più di una notte, in quel caso il discorso cambia…”
“No, non ha detto niente del genere. E non sarà così, io…posso gestire benissimo una notte sola. Anzi, è anche meglio.” Cercò di sorridere.
“Allora gli diremo che va bene.”
“Sì, va bene. Ma non riesco a credere che stiamo facendo sul serio una cosa del genere.” Scosse il capo: “Il tuo fidanzato è una puttana.”
“Siamo tutti e tre delle puttane, Misha. Solo che lui non ha nessuna paura a dire quello che gli piace e noi invece sì.”
Non poté far altro che abbassare la testa, senza difese.
Si sarebbe aspettato che Jared gli stritolasse le ossa - in senso buono ovviamente - e lo ringraziasse felice come un bambino a Natale non appena gli avesse balbettato la sua risposta, una specie di assenso nascosto tra “hmmm” “beh…” e “se proprio vuoi…” debolissimi.
Invece lo guardò con viso impassibile, lasciandosi scappare solo un sorriso.
“Era ora.”
“Cosa vorresti dire?”
“Sapevo che avreste detto tutti e due di sì, altrimenti non ve l’avrei nemmeno chiesto. Mi chiedevo solo quanto tempo ci avreste messo per convincervi. Dai Jen.” Continuò ridacchiando davanti all’espressione incredula del proprio fidanzato: “Ti conosco probabilmente meglio di qualsiasi altra persona al mondo, lo so benissimo che ti piace Misha…anzi, ho l’impressione che ultimamente capiti spesso che ti metta a pensare a lui mentre mi sto slogando la mascella per farti contento. O mi sbaglio?”
Jensen avrebbe voluto morire in quel preciso istante. Maledizione, era sempre stato certo di aver ben nascosto il fatto che il loro relativamente nuovo collega gli piacesse troppo, ma a quanto pareva Jared era anche più furbo di quel che lui pensava - o comunque estremamente intuitivo.
“Jay, senti…”
“Non farti problemi, non mi preoccupa la cosa. Anche a me piace, e noi piacciamo a lui. Un gran bel gruppo di poco di buono, ma perlomeno abbiamo gli stessi obbiettivi.” Scosse il capo: “Lo sai che non sono geloso.”
Annuì senza problemi. Il fatto che non lo fosse non solo non lo infastidiva, anzi: pensava che fosse probabilmente la cosa migliore del loro rapporto. Per quanto Jared potesse essere un poco di buono Jensen sapeva benissimo che non avrebbe mai potuto sostituirlo con nessun’altro, e ovviamente la stessa cosa valeva per lui. Non c’era nessuna possibilità che qualcun altro si intromettesse da loro, e ancora più assurda era l’idea che potesse addirittura dividerli.
Jensen gli credeva sul serio quando diceva che non c’era persona al mondo che avrebbe potuto essere importante quanto lui, per il semplice fatto che provava la stessa identica cosa.
Tra di loro la gelosia semplicemente non esisteva. E questo gli permetteva anche di prendersi qualche sfizio, come appunto questo, a cuor leggero.
“Insomma, senti, io sono d’accordo, mettiamola così. E visto che Misha è d’accordo…” alzò le spalle. Cos’avrebbero dovuto fare? Fissare un giorno e…farlo? “Insomma…fai un po’ quello che vuoi.”
“Ti ringrazio, anche se la tua mancanza di entusiasmo mi raffredda un po’ i bollenti spiriti.” Sorrise, e si sporse verso di lui per baciarlo sulle labbra. “Per fortuna i tuoi occhioni fanno tornare tutto a posto.”
Jensen non poté fare altro che sorridere, per poi nascondere il viso nel collo del proprio ragazzo.
“Sei un poco di buono, lo sai? Avresti dovuto fare il ragazzo squillo.”
“Mmmh…avrei guadagnato troppo e mi sarei annoiato troppo presto.”
“Non ho nessun dubbio. Sarei stato io stesso la tua prima fonte di guadagno.” Sospirò profondamente contro la sua pelle. “Quindi, hai intenzione di…”
“Quando sarà il momento. Fidati di me, d’accordo?”
Annuì debolmente. Cos’altro poteva fare?
Come ogni cosa che non sarebbe dovuta succedere, tutto ebbe inizio a Las Vegas.
Era stato un insieme di coincidenze, più che altro. Si erano divertiti come dei matti alla convention, come raramente avevano fatto prima. Era passata già qualche settimana da quando avevano dato il loro assenso per l’idea assurda di Jared, ma di fatto sembrava che il minore se ne fosse quasi dimenticato. Non ne parlava con Jensen, né con Misha, niente. A quanto pareva aspettava il momento opportuno.
I primi giorni erano rimasti costantemente sul chi va là aspettandosi che da un momento all’altro dicesse che era quello il momento giusto, ma piano piano era uscito loro di mente. Tempo di arrivare a Las Vegas e quasi non se l’aspettavano più. Nessun segno dell’imbarazzo che c’era stato tra di loro, come se se ne fossero dimenticati.
Cosa a cui Jared teneva particolarmente. Era ovvio che non se ne poteva essere dimenticato - come avrebbe potuto? - ma l’idea che la cosa fosse una specie di appuntamento di lavoro non gli piaceva per niente. Doveva capitare per caso, per quanto possibile - e quello era il momento ideale.
“Divertente, eh?” infilò sotto il naso del proprio ragazzo la terza birra, sfoderando il migliore dei suoi sorrisi mentre lui scuoteva debolmente il capo.
“Basta.”
“Eddai…Misha?”
“No, ti prego.” Anche per l’altro sembrava di una difficoltà estrema riuscire a muoversi. “Potrei star male.”
“Non sia mai.” Rise, mentre metteva le banconote sul bancone e si alzava dal proprio sgabello con la mano stretta attorno al braccio di Jensen: “Andiamocene a letto, se non volete più bere non c’è motivo per rimanere qui. Femminucce.” Ridacchiò: “Non riuscite a resistere nemmeno a quattro giri di alcolici.”
“Non tutti sono degli armadi come te.” rispose Misha sconnessamente, e Jared sorrise.
“Meglio prendere l’ascensore.”
“Sono d’accordo.”
Nessuno dei due si accorse dello sguardo del minore mentre stavano salendo verso le loro camere, troppo impegnati a parlare di qualcosa che Jared non riusciva a capire, e che comunque sembrava essere particolarmente divertente per qualche motivo non meglio chiarito. Gli prudevano le mani dalla voglia di agire, dopo settimane, e trattenersi non era facile: ma meglio che la cosa rimanesse tra di loro, e anche se sarebbe stato maledettamente facile bloccare l’ascensore e rimanere completamente indisturbati e isolati sapeva che probabilmente c’era come minimo una telecamera fissa sopra le loro teste che avrebbe registrato ogni loro mossa.
Il viaggio in ascensore più lungo della sua vita. Quando finalmente le porte si aprirono ormai le sue mani si muovevano quasi da sole, impedendogli di trattenersi. Non appena Misha cercò di entrare nella propria camera lo bloccò per le spalle, costringendolo ad appoggiarsi al muro.
“Che c’è?”
“Adesso.”
“Adesso cosa?”
Sorrise, senza bisogno di spiegare niente di più all’amico che sgranò gli occhi, per poi ricambiare il sorriso. Imbarazzato, ma almeno non cercò di sottrarsi. Mormorò solo un debole “ah…”, mentre Jared avvicinava sempre di più le labbra sulle sue sotto lo sguardo di Jensen che sentiva fisso sulla propria schiena.
Avrebbe pensato che il vedere Jared baciare un’altra persona lo avrebbe fatto comunque ingelosire, indipendentemente dal loro rapporto, e invece...
Incrociò gli occhi di Misha giusto per vederli chiudersi debolmente, un secondo prima di permettere a Jared di baciarlo senza alcuna protesta: lo vide dischiudere lentamente le labbra, lasciando che facesse scivolare la propria lingua senza trovare resistenza - avrebbe potuto descriverlo perfettamente, e il ricordare le sensazioni che provava quando baciava anche lui in quel modo...
Chiuse gli occhi e prese un profondo respiro: non poteva certo biasimare Misha per gemere in quel modo e attaccarsi alla camicia di Jared senza riuscire a trattenersi.
Cristo. Vuoi vedere che per una volta quel poco di buono aveva avuto un’ottima, ottima idea?
Fu Jared stesso a sciogliere il bacio, con le dita ancora tra i capelli dell’altro per trattenerlo vicino a sé e ridacchiando divertito quando incrociò lo sguardo di Jensen, che li fissava con gli occhi sgranati e le labbra semiaperte.
“Visto il modo in cui ci guardi, immagino che tutto sommato l’idea ti piaccia, vero?”
Deglutì a fatica e fece cenno di sì con il capo, avvicinandosi a loro senza quasi rendersene conto. Il minore aprì la porta alle proprie spalle ed entrò velocemente, con la mano attorno al braccio di Jensen per stringerlo a sé che tremava per l’eccitazione. Non sapeva esattamente cosa fare - per quanto fosse sicuro, era la prima volta che faceva una cosa del genere - ma questo non lo avrebbe di certo fermato.
“Letto.“ biasciò solo, indicando al proprio fidanzato il materasso su cui Misha si era seduto a fissarli, con espressione vuota. “Ora. No, tu e basta.”
“Perché?”
“Perché per adesso preferisco guardare.” Rispose nel suo orecchio, dandogli un bacio rumoroso sul collo mentre gli toglieva la maglietta.
Jensen annuì. Si sedette vicino all’amico, che l’aveva seguito con lo sguardo come imbambolato finché non era andato da lui e gli aveva passato la mano tra i capelli - cosa che lo fece deglutire a fatica, senza riuscire a proferir parola.
“Sei ancora sicuro?” gli chiese a pochi millimetri dalla sua bocca, ma nemmeno riuscì a finire la frase che si ritrovò le labbra di Misha sulle proprie che premevano prepotentemente, mozzandogli il fiato.
Fu Jared a lasciarsi scappare un gemito di piacere stavolta. Non era certo di cos’avrebbe provato nel vedere Jensen che baciava un altro sotto i suoi occhi, ma...ma cazzo, non avrebbe mai immaginato una cosa del genere. Non riusciva a staccare gli occhi dalle loro labbra mentre si baciavano, mordendosele leggermente e gemendo senza riuscire a trattenersi.
Evidentemente, a ogni secondo diventavano sempre più entusiasti dell’idea.
Si sedette vicino a loro, e passò lentamente la mano sulla spalla di Misha, cominciando a baciargli le spalle e il collo mentre apriva lentamente la sua camicia dal basso sfiorandogli il petto con le dita - meno muscoloso di quello di Jensen, ma non per questo meno eccitante. Infondo era giusto che il nuovo arrivato fosse messo più a suo agio come prima cosa, no?
Strappò le labbra di Misha dal bacio, e lo costrinse a voltare il viso per riuscire a mordergli le labbra e baciarlo con violenza, fino quasi a farlo svenire dalla sorpresa e dal piacere.
“Cazzo.” Ansimò Jensen, aprendosi i pantaloni e cercando di trovare un po’ di sollievo. Abbassò i propri pantaloni e cominciò a armeggiare con la cintura del maggiore e allo stesso tempo ad accarezzare lentamente il rigonfiamento palese dei jeans, costringendolo a interrompere il bacio con Jared per riprendere un po’ di fiato (o non morire, se possibile)
Jensen sorrise, lo lasciò stendere sul letto mentre si avvicinava al proprio fidanzato per baciarlo velocemente. Adesso le sue labbra erano calde, morbide, e avevano un vago sapore di birra.
“Tutto bene?” chiese Jared insospettito dalla sua circospezione.
Jensen fece cenno di sì con il capo, sporgendosi lentamente verso il proprio amico per baciare anche lui. Era tutto così naturale, non l’avrebbe mai pensato: immaginava che sarebbe stata una cosa meccanica e programmata, e invece si trovava stranamente a suo agio.
“Sono contento che ti stia divertendo anche tu.” mormorò Jared nel suo orecchio, mentre gli succhiava il collo sotto lo sguardo vacuo di Misha, steso vicino a loro. Lo baciò un’ultima volta sulla spalla, prima di costringerlo a voltare il viso e dargli un colpetto coi fianchi.
“Bacialo ancora. Mi piace guardarvi.”
Non se lo fece ripetere due volte: lasciò che Misha gli accarezzasse il viso lentamente prima di riprendere di nuovo a baciarlo, un bacio anche più profondo, più passionale di quello che si erano scambiati poco prima. Era strano baciare Misha e intanto lasciarsi accarezzare dalle mani di Jared, ma piacevole: non riusciva a fare a meno di sorridere, o almeno l’avrebbe fatto se avesse avuto le labbra libere.
Ma l’amico sembrava non volergli dare questa possibilità - e anzi, anche le sue mani cominciarono a scorrere lungo il petto di Jensen, scendendo fino alle sue gambe e massaggiandogli poi il cavallo del pantaloni con metodo, costringendolo a sciogliere il bacio per riuscire a riprendere fiato - o almeno ci provò, ma subito Jared lo costrinse ad alzare il viso, baciandolo più eccitato che mai.
“Perfetto.” ansimò: “Era esattamente questo che volevo.”
Slacciò i propri pantaloni più in fretta possibile, abbassandoli poi assieme ai boxer così da liberarsi finalmente dalle costrizioni che l’avevano fatto impazzire fino a quel momento. Notò di sfuggita lo sguardo di Misha, che sembrava del tutto incapace di scostarlo dalle sue gambe, e lo trascinò vicino a sé, così da poterlo baciare su corpo e viso e permettergli allo stesso tempo di dedicarsi a Jensen, che a quanto pareva aveva perso ogni capacitò di reazione e si limitava a guardarli e sospirare sotto le carezze degli altri due, senza fare altro. Allungò solo una mano fino ad arrivare al membro del proprio fidanzato, che cominciò ad accarezzare lentamente, trovando sempre più spazio non appena Jared si rese conto delle sue intenzioni.
Indirizzò Misha di nuovo verso Jensen e fece stendere il minore dei due sul letto con delicatezza, sempre facendogli tenere la mano attorno al proprio membro, rapito dal suo sguardo - che sembrava quello di un bambino che aspetta l’approvazione della mamma per quello che sta facendo.
“Va bene?”
“Continua.” Deglutì a fatica, con il fiatone: “Oh Cristo Jensen…ti prego continua…”
Cercò lui stesso il tocco della sua mano, muovendo i propri fianchi a vuoto sempre più veloce - cosa che in un altro momento sarebbe stata anche ridicola, ma ora come ora sembrava vitale non solo a lui, ma anche agli altri due. Persino a Misha mancava il fiato, e sentiva quasi anche lui l’istinto di seguire i movimenti della mano di Jensen.
“Oh cazzo.” Ansimò, guardandoli col fiatone: “Oh…cazzo, ragazzi, davvero…”
“Sapevo vi sarebbe piaciuto.” Jared riuscì a curvare le labbra in un sorriso agitato, prima di fermare la mano di Jensen con la propria - non era ancora il momento di finire. Si lasciò cadere vicino a Misha, infilandogli un braccio attorno alle spalle e riprendendo a baciare e succhiare la pelle del suo collo e del suo mento.
“Sei…oh…sei contento di essere qui, vero?”
L’unica risposta da parte dell’altro fu una specie di miagolio, più o meno, che si accentuò ancora di più quando passò a concentrarsi sul suo petto e sui capezzoli, lasciando che gli passasse la mano tra i capelli e lo baciasse dolcemente sulla fronte, così strano che riuscì quasi a distrarlo dalle mani di Jensen che gli toglievano i pantaloni e i boxer prima di cominciare a baciargli appena sotto l’ombelico, poi le gambe, le cosce e infine arrivando finalmente al suo membro che baciò e leccò lentamente, aspettando che Jared confermasse quanto gli piacesse tutto ciò - cosa che non tardò ad arrivare ovviamente, visto che si inarcò non appena sentì il respiro di Jensen sulla propria pelle, cercando qualcosa in più e praticamente singhiozzando il nome del proprio ragazzo contro la pelle di Misha, che intanto si era abbassato i boxer con un sospiro di sollievo: ancora un altro secondo o un altro gemito di uno dei due e sarebbe potuto svenire, ne era certo.
“Jen, no, ‘spetta…” riuscì a mormorare tra un sospiro e l’altro, e sia il fidanzato sia l’amico lo guardarono come se fosse un pazzo furioso, quasi facendolo ridere. Scosse il capo:
“Ehi, sono io il festeggiato.” Ricordò: “Sono io che scelgo cosa fare stasera.”
“E quindi?”
Sorrise, e riuscì sedersi praticamente con uno scatto sul letto per poi posizionarsi con le gambe ben spalancate e il viso vicino al ginocchio di Misha, in attesa. Il maggiore alzò gli occhi e incrociò lo sguardo tra il piacevolmente stupito e lo sconvolto di Jensen, ridacchiando.
“Seriamente, dovresti farlo lavorare per strada. Guadagnereste il triplo di quello che prendete adesso.”
“Ma io non voglio andare con il primo che passa. Solo con voi.” Fu la risposta, per quanto poco credibile, di Jared, che si appoggiò alla coscia del maggiore e cominciò a baciargliela dolcemente, con metodo, riuscendo addirittura a zittirlo, in attesa di altro.
Jensen intanto baciava il petto di Jared, passandogli le mani tra i capelli e muovendolo senza alcun riguardo. Se doveva dividere il proprio ragazzo, almeno voleva avere la libertà di fare ciò che voleva.
“Quanto ti amo…” disse senza quasi rendersene conto, perché sì, sarà anche stato timido, poco intraprendente, ma davanti a Jared - e a Misha - nudi e stesi sotto di lui sul letto…trattenersi sarebbe stato impossibile per chiunque.
Doveva ammetterlo, era fidanzato con un genio.
Ma Jared non rispose, si limitò a fare un cenno con il capo e a trascinare Misha alla sua altezza per riuscire a baciarlo con un sorriso ridicolmente felice, che non perse nemmeno quando Jensen lo penetrò lentamente, cercando di non fargli male.
“Tutto ok?” chiese debolmente contro il suo petto, e subito Jared fece cenno di sì, stringendosi ancora di più al maggiore ogni volta che Jensen si muoveva dentro di lui, prima piano, poi sempre più forte, più veloce.
“Siediti.” Disse, anzi, ordinò a Misha quasi senza fiato: “Siediti, apri le gambe…no, aspetta, Jen…”
“Cosa, cosa?”
“Lasciami un secondo per voltarmi!”
Jensen sospirò, ma fece come gli aveva chiesto: gli diede il tempo per voltarsi velocemente e mettersi sui propri gomiti e ginocchia, finché non ebbe il viso tra le gambe spalancate di Misha, che lo guardò ridacchiando mentre si metteva seduto contro la testiera del letto.
“Puttana.” Disse ancora una volta, non sapendo nemmeno lui se lo intendeva come offesa o se, ormai, era quasi un complimento.
“Non sono una puttana. Come se a voi due non piacesse fare sesso.” Arricciò le labbra, ma il resto della frase gli morì in gola, a causa di Jensen che lo penetrava senza nessun avviso con un sospiro di piacere, arpionando senza quasi rendersene conto i fianchi del minore.
“N….non lo sono più di voi, almeno.”
“Chi ha mai detto il contrario?” gli posò la mano tra i capelli sudati e appoggiò la testa contro la testiera del letto, sobbalzando non appena sentì la mano e poi la bocca di Jared sul proprio membro, nonostante la considerevole distrazione di Jensen alle sue spalle che aumentava l’intensità delle proprie spinte di secondo in secondo.
Infatti fu Jared stesso il primo a venire, con un lungo gemito represso dopo l’ennesima volta che il proprio fidanzato toccava quel punto dentro il suo corpo, al quale sapeva arrivare senza problemi non appena avesse voluto farlo impazzire di piacere. E tale orgasmo fu sufficiente a bruciare anche l’ultimo briciolo di razionalità di Jensen, già decisamente minato dallo spettacolo delle labbra perfette del proprio ragazzo attorno al membro di Misha: pochi secondi dopo e si ritrovò quasi steso sulla schiena di Jay, urlando senza nemmeno accorgersene e venendo dentro di lui con tanta forza che faceva quasi male - quasi. E assieme a lui doveva essere venuto anche Misha, pensò non appena riuscì ad aprire gli occhi, visto il respiro pesante e il suo viso congestionato nonostante il sorriso di completa beatitudine angelica - anche se non era la frase più esatta, pensò con un sorriso, visto che l’addome era completamente sporco a causa di Jared e visto il modo in cui quest’ultimo si puliva la bocca con il dorso della mano, che di angelico non aveva proprio niente.
Ma la testa ancora gli faceva male per l’eccesso di alcool, per cui la cosa non era che estremamente divertente in quel momento. Quando poi vide l’espressione completamente beata di Jared proprio non riuscì a trattenere una risata.
“Che hai da ridere?”
“Sei ridicolo.” Disse solo, e il minore arricciò le labbra stendendosi vicino a Misha, infilandogli un braccio attorno alle spalle e dandogli un bacio.
“Grazie.” Mormorò contro la sua tempia, facendogli aggrottare le sopracciglia.
“Grazie di cosa?” abbassò lo sguardo fintamente perplesso, guardando il proprio sesso ancora eretto e le lenzuola sporche sotto di lui: “Ti sembra che sia stato un problema per me?”
“Beh, comunque non eri costretto.” Di nuovo lo baciò, evitando di chiedergli se si fosse sentito escluso o cos’altro - grazie a Dio, evidentemente non era così. Si limitò a tenere il braccio attorno alle sue spalle e facendo contemporaneamente cenno a Jensen di stendersi assieme a loro, di modo da poterlo abbracciare con il braccio libero.
Per quanto potesse essere un pensiero da fan sedicenne in crisi ormonale, stare steso - nudo - tra Misha e Jensen era probabilmente il posto migliore in cui potesse concepire di trovarsi al mondo.
“E’ stato decisamente il regalo migliore che mi sia mai stato fatto.” Disse senza il minimo dubbio, con lo sguardo fisso sul soffitto. “Grazie.”
“Ma figurati…” ridacchiò Jensen, prima che il minore sorridesse amabilmente ad entrambi per poi alzarsi con uno “scusate” e dirigersi verso il bagno, lasciandoli soli.
Per qualche secondo nessuno dei due parlò, rimasero semplicemente a guardarsi col respiro ancora affannoso. Poi Jensen sorrise, prontamente ricambiato.
“Ehi.”
“Ehi.”
“Andrà tutto bene vero? Voglio dire, le cose non si rovineranno per questo?”
Il sorriso di Jensen non lo convinceva per niente. Ancor di meno il modo in cui gli rispose, con gli occhi fissi sulle spalle di Misha dove notò un segno rosso che lui stesso gli aveva lasciato.
“No, tornerà tutto come prima. Stai tranquillo.” mormorò debolmente, accarezzandogli la spalla in un modo che fece pensare al maggiore tutt’altro, soprattutto visto come Jensen lo fissava insistentemente. Si limitò a voltarsi fino a dargli le spalle, cercando qualcosa che gli facesse capire perlomeno in che stanza si trovava, prima di notare il depliant abbandonato sul comodino.
“Quello che succede a Las Vegas rimane a Las Vegas.”
Misha rilesse più volte la frase, come se fosse ipnotizzato, per poi voltarsi verso Jensen e sospirare.
Francamente, in quel momento non sapeva davvero cosa augurarsi.